Erik Sviatchenko, il primo capitano dell’esterno durante i suoi anni nel Midtjylland, racconta la sua crescita: “In quel 5-1 ai biancocelesti fu magico. E quanto è scaramantico…”
Un incrocio stradale, una dozzina di tetti e neanche un campo da calcio. Gustav Isaksen è cresciuto in un luogo senza porte dove l’impianto più vicino è a un’ora di macchina. Una di quelle cartoline del passato dove gli zainetti diventano i pali. Si chiama Hjerk ed è a ssettanta chilometri da Herning, casa del Midtjylland, il paradiso dei dati dove Isaksen è diventato grande sfornando un dribbling dopo l’altro. “Il bello è che la prima volta che l’ho visto stava cantando…”. E giù a ridere.