“Con il Verona una vittoria di cui c’è poco da gioire. Pioli deve rendere la sua squadra un collettivo e ha bisogno di tempo. Il portoghese rimane fuori dalla manovra”
Alla fine della partita mi telefona un mio amico e mi fa: “Adesso sì che sarai contento, il Milan ha vinto”. E io: “Poco”. “Perché?”mi domanda lui. Risposta facile: “Perché ho visto un Milan che ancora arranca”. Non mi faccio incantare dal risultato, anche se battere il Verona non è mai semplice. Il problema è che la squadra di Pioli non è ancora un collettivo. Essere un collettivo significa avere undici giocatori attivi con e senza palla, significa fare pressing, significa non fare lanci, significa tenere il pallone rasoterra, significa muoversi sempre. Il Milan dev’essere come una fisarmonica, deve sapere aprirsi e chiudere al momento opportuno. Il collettivo, nonostante qualcuno la pensi diversamente, esalta il talento, non lo imprigiona. Se invece non c’è il collettivo, cioè non c’è gioco di squadra, il talento da solo serve a poco. Questa è una lezione che tutti dovrebbero mandare a memoria, ma in Italia vedo che pochi l’hanno capita. La sconfitta nel derby, così netta, ha certamente provocato qualche problema nell’ambiente. Normale che sia così.