Gara decisiva contro la Dea
Tanti, anzi quasi tutti erano tifosi del Torino, e quindi in fibrillazione nei giorni che intercorrono tra il successo sul Milan e la partita di domenica contro l’Atalanta, decisiva per le ambizioni europee dei granata. «Sarà una gara importantissima, ma la prepariamo come tutte le altre, cioè dando il massimo – dichiara guardando all’ultima di campionato Buongiorno -. Siamo fortunati, il gruppo di lavoro è bello e pulito. Negli ultimi due o tre allenamenti siamo andati molto bene, ed è vero che a fine stagione qualcosa fisicamente perdi, ma questo vale anche per gli avversari. Noi dovremo essere lucidi e concentrati, e sono sicuro che arriveremo a Bergamo al meglio delle nostre possibilità».
Il rapporto con Juric
Restando sull’attualità il difensore accarezza il proprio allenatore: «Lavorare con Juric è straordinario, per me è come un padre, un uomo vero che ti dice come la pensa nel bene come nel male. Dal punto di vista tecnico mi ha fatto maturare, ed è stato decisivo nella crescita di alcuni compagni che, prima che lui arrivasse, stavano rendendo meno del previsto. È un grande allenatore e una grande persona». Buongiorno svela poi quali siano gli attaccanti più tosti che si è trovato a marcare: «In questo momento il peggiore è Lukaku. Fisicamente è… beh, è veramente grosso. Se con lui vai allo scontro fisico ti sposta, vanno letti i passaggi dei compagni per interpretarne i movimenti. E tra le mie… materie di studio c’è proprio la lettura dei passaggi verso gli attaccanti, in modo da prevederne appunto i movimenti. Un altro impressionante era Ibra: per fortuna l’ho marcato per poco tempo, nella partita in cui me lo sono trovato di fronte è dovuto uscire per infortunio. Aveva una personalità unica, tanto che forse lo temevano più i suoi compagni che non gli avversari…». Già, a più riprese Buongiorno ha evidenziato pure una spiccata nota ironica. «Tra gli italiani, e al netto della leggera flessione che ha avuto in questa stagione, dico Immobile: sul contromovimento è letale».
Una vita dedicata al Torino
Sempre giocando con l’ironia, un capitolo del libro della vita di Ale può avere quale titolo: “E dire che non volevo il Toro”. «Ho cominciato con il nuoto, poi ho iniziato con il calcio nel vivaio dilettantistico del Barracuda perché ci giocavano gli amici. Quando è arrivato il Toro, considerato il legame con gli amichetti, mica ero sicuro di accettare. Fu decisivo Silvano Benedetti», all’epoca responsabile della Scuola calcio granata: «Mi disse di provare tre settimane e poi decidere: quanto sono durate, quelle tre settimane…». E così Buongiorno si trova a dover conciliare studi e calcio: «Non è stato facile, soprattutto al liceo (Majorana di Torino, ndr) quando giocavo nella Primavera e spesso ci allenavamo al mattino. Mi è capitato di far notte per preparare le lezioni, o di sostenere compiti in classe alle 7.30 per accorciare i tempi e potermi allenare. Il consiglio che do a voi ragazzi è di dare, qualsiasi cosa si stia portando avanti, il 100%: impegnarsi è fondamentale per non avere rimpianti. Ora sto affrontando la Magistrale in Management dello Sport, e verifico come lo studio mi aiuti anche nel calcio, sia a recepire i concetti del mister che al momento di leggere le situazioni di gioco in campo. La molla è scattata quando ero in prestito a Carpi: mi sembrava di buttare il tempo a disposizione: da lì ho deciso di iscrivermi all’Università».
Rapporto viscerale col Torino
Ampio lo spazio dedicato al Buongiorno più intimo. A partire dal legame con il Toro che raggiunge l’apice il 4 maggio a Superga: «La prima volta che ho letto i nomi mi sono tremate le gambe. La seconda volta pensavo di essere preparato, e invece le gambe tremavano ugualmente. Si avverte un’atmosfera speciale, una connessione tra tifosi, giocatori e società che trova la sua massima espressione al momento della lettura dei nomi». Toccato il capitolo famiglia («I miei genitori si sono fatti in quattro per dare la giusta educazione a me e a mia sorella Francesca, una persona alla quale voglio un mondo di bene»), Alessandro con pudore parla dei tanti episodi di beneficenza che lo vedono coinvolto: «Con il Torino For Disable collaboro, ma siamo anche diventati amici. Tutto è nato casualmente in un centro commerciale: ho incrociato il presidente Gilardi che mi ha parlato del progetto e ne è nato un bel rapporto. Vedere uomini e bambini con difficoltà che si aiutano, giocano a calcio e vincono pure lo scudetto mi riempie il cuore. Di questo parlo poco, ma con alcuni compagni siamo andati a trovare bambini malati, cercando di strappare loro un sorriso e portare un po’ di gioia, tuttavia ho ricevuto molto più di quanto non abbia dato. Assieme al papà della mia ragazza, invece, abbiamo organizzato alcune cene per raccogliere fondi per la sua “Onlus Ausilia” che si occupa di bambini». Poi i saluti, tra «a scacchi sono ancora il più forte, ma anche Vanja (Milinkovic-Savic, ndr) sta migliorando», e «mi dicono che faccio bene la carbonara, diciamo che in cucina o sbaglio del tutto piatto o ne realizzo uno speciale». E se nella vita di ognuno c’è un giorno più bello e uno più brutto, anche qui Buongiorno opera una sintesi: «È lo stesso, quello del debutto nel Toro contro il Crotone, contestuale all’infortunio alla spalla che mi è costato l’uscita dopo pochi minuti». Il futuro dopo l’Atalanta? Quando si parla di Nazionale si cuce la bocca, ma il gesto a incrociare le dita è chiaro. Salvo pessime sorprese, sarà un punto fermo dell’Italia che parteciperà ai prossimi Europei.