Nell’estate dei giocatori che si chiamano fuori perché sotto stress certificato dal medico; di quelli che sono messi fuori rosa; di quelli che vorrebbero essere finalmente fuori squadra perché desiderano giocare in un’altra, ma sono prigionieri di clausole ipertrofiche, spicca un grande portiere e ottimo pianista che ha tolto il disturbo senza suonare La Patetica di Beethoven. Si chiama Wojciech Szczesny, per tutti semplicemente Tek (“In Polonia mi chiamano Wojtech, come vuole la giusta pronuncia. Quando giocavo in Inghilterra, l’ho spiegato a un mio amico e, da allora, tutti mi chiamano Tek”). Nomen omen, il tek è un legno pregiato ed è contraddistinto da elevata durezza e resistenza. Come quella che nell’arco di sette stagioni bianconere Szczesny ha opposto agli attaccanti avversari: 252 presenze; 100 partite senza subire gol, 103 comprese quelle in cui non era partito titolare; 3 scudetti, 2 Coppe Italia, 3 Supercoppe di Lega e, in Nazionale, 84 presenze. Tutto questo, però, non gli è bastato per rimanere alla Juve, nonostante un contratto in scadenza il 30 giugno 2025. Nell’estate della tabula rasa, capita l’antifona, Tek si è reso malleabile anteponendo l’interesse societario al proprio: “Per me i contratti si rispettano, ma se la società che mi ha dato tanto, ha deciso in questo modo, lo accetto”.
Così, il portiere poliglotta ha concordato con Giuntoli una buonuscita di 4 milioni di euro, pagabile a rate, risolvendo il contratto con una stretta di mano dopo avere autografato l’accordo con il club. Gli uomini dei conti hanno calcolato: la Juve si accollerà un onere di 7 milioni lordi, risparmiandone però cinque rispetto a quanti ne avrebbe dovuto versare, sempre lordi, al giocatore in questa stagione. Risultato: una perdita di 1,6 milioni per il bilancio 2023/24, che diventerà però un risparmio di 1,6 perché non ci sarà il relativo ammortamento nel bilancio successivo e un regalo di 2,5 milioni di Szczesny al club. Il campo premierà o boccerà la scelta tecnica di Motta che a Szczesny ha preferito Di Gregorio, protagonista di una brillante stagione nel Monza, epperò a giugno di esperienza internazionale nell’anno del ritorno in Champions dei bianconeri, sebbene la domanda s’imponga: come può un portiere maturare esperienza internazionale se non comincia a giocare in campo internazionale? Transeat. Qui si scrive l’elogio di Tek, campione di valore, aduso dire ciò che pensa, raffinato battutista. Nel maggio dell’anno scorso, dopo l’eliminazione di Siviglia in semifinale di Europa League, sbottò: “Se io faccio tante parate, non è un buon segnale. Sono inutili, avrei preferito una partita da senza voto, ma passare il turno. Alla Juve si compete per vincere i trofei, non tanto per partecipare”. Allegri s’inalberò, sostenendo che Tek non conoscesse bene l’italiano, ma i tifosi si schierarono con il loro grillo parlante. Oppure, nel novembre sempre 2023, dopo la sofferta esibizione della Juve a Firenze, Szczesny sorrise ironico: “Abbiamo vissuto momenti difficili per circa 89 minuti”. Ecco perché il cuore dei tifosi è di Tek. E perché la sua classe, riaffermata anche in occasione del congedo, merita il giro d’onore allo Stadium.