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Marin è sicuro: “Il Cagliari può dare fastidio alla Juve”

Marin, la prima cosa che mi viene da dire è che ha la faccia da bravo ragazzo. 

«Perché sono un bravo ragazzo. Mi alleno col sorriso, sono contento di questo lavoro, ho coronato il mio sogno da bambino, giocare un giorno in uno dei primi cinque campionati europei». 

È nato a Bucarest nel 1996, in una Romania che stava profondamente cambiando. 

«Sì, lo so anche se non ho vissuto il periodo prima della caduta del Muro di Berlino. Adesso, Bucarest è una città vivace, in crescita, piena di locali e giovani». 

Cresce anche il calcio rumeno? 

«Sì, lo abbiamo dimostrato agli Europei. Un gruppo di giocatori, tra i quali io, è più maturo. Allo stesso tempo, stanno venendo su giovani di valore». 

Un buon Europeo per la Romania ma anche per lei. 

«Ho segnato due gol. Ricordo la gioia immensa che ho provato per il primo, in un’atmosfera fantastica. Vorrei riviverla ai Mondiali». 

Prima dell’Italia, esperienze allo Standard Liegi in Belgio e all’Ajax nei Paesi Bassi. Cosa ricorda? 

«Allo Standard è andata bene ma l’inizio è stato difficile, non parlavo francese e solo un po’ di inglese. Però, ho giocato tanto, se ricordo bene 104 partite e segnato 18 gol». 

All’Ajax impatto duro? 

«Sono approdato in una squadra di grande qualità tecnica e umana. Ho imparato tanto. Ho dato il meglio di me, poi è arrivato il Covid che ha complicato tutto».  

Nel momento più difficile, si è fatto vivo il Cagliari. Quanto ha impiegato ad accettare? 

«Niente, ero entusiasta. Ero in ritiro in Austria con l’Ajax ma è stata una scelta facile. Arrivavo in Italia, in una squadra di Serie A, proprio quello che desideravo». 

Però, è arrivata la retrocessione e il trasferimento a Empoli. 

«Sono tornato più maturo e carico a mille dopo l’Europeo».  

A Cagliari, dopo due anni in Toscana, ha trovato molti volti nuovi. 

«Non solo. Ho trovato una società cambiata in meglio, più matura, con più ambizioni». 

E i giovani che sono arrivati? 

«Carichi di entusiasmo. Mi sono trovato bene, dopo tutto, l’ho già detto, sono un bravo ragazzo, tranquillo. E se qualcuno di loro viene a chiedermi un consiglio, sono felice di aiutarlo». 

Obiettivo salvezza, la vittoria di Parma è stata una bella spinta. 

«Certo, anche perché è arrivata dopo una grande prova da parte nostra». 

Dopo due traverse con Roma e Napoli, ha segnato un gran gol. Cosa ricorda? 

«Quando ho calciato, ho pensato: l’ho presa proprio bene. Infatti…»

Una bella prestazione venuta dopo il blackout con l’Empoli. Si è dato una spiegazione a quell’inatteso 0-2? 

«Ha detto bene, inatteso. In tutte le altre partite, anche quelle perse con Lecce e Napoli, avevamo fatto bene. Forse quella sconfitta ci è servita a riordinare le idee». 

E domani c’è la Juventus, una partita che tutti i calciatori vorrebbero giocare. 

«Squadra fortissima, non c’è neanche bisogno di dirlo. Se riusciamo a mettere in pratica quello che abbiamo provato, possiamo darle fastidio». 

E’ una Juventus diversa da quella degli anni passati? 

«Sì, prova a giocare di più, a essere più propositiva. Una cosa non è cambiata, è sempre fortissima». 

Quali squadre vede impegnate nella lotta per non retrocedere? 

«Preferisco concentrarmi su di me e sulla mia squadra, su quello che possiamo fare. Alla fine, saranno le solite cinque o sei ma non è un problema che mi pongo. Pensiamo a fare quello che dobbiamo». 

Raza, cosa è per lei il calcio? 

«Tutto. E’ la mia vita». 

Il centrocampista a cui si è ispirato, quello che preferisce? 

Sorride furbescamente. «Risposta semplice: Gheorghe Hagi, il più grande. Il figlio Ianis è mio amico, gioca nei Rangers di Glasgow». 

Un altro idolo? 

«Mio padre Petre, ex terzino della Steaua Bucarest. Guarda tutte le mie partite e dopo ne parliamo. E’ il mio consigliere più fidato».      



Fonte: http://www.corrieredellosport.it/rss/calcio/serie-a


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