Aria fresca per la Fiorentina. Aria frizzante e ossigeno puro. Da respirare a pieni polmoni. I viola a 19 punti, dietro Napoli e Inter: dopo il pessimo avvio di stagione, queste sei vittorie consecutive fra campionato ed Europa fanno stropicciare gli occhi. E certificano che i viola possono entrare al gran ballo dell’alta classifica, con uno sguardo sognante che si allunga fino alla Champions. Se resteranno lassù nessuno può dirlo o prevederlo, ma tanti segnali dicono che può essere un’annata divertente. Ieri la Fiorentina ha vinto una partita sporca, molto ruvida, contro un Genoa disperato e disposto a lottare su ogni zolla del campo. Eppure la squadra di Palladino ha trovato la chiave per portarsi via i tre punti, grazie a Gosens, alle parate straordinarie di De Gea, a una difesa sempre concentrata, a una mediana (Bove e Richardson all’inizio, poi Adli e Mandragora) di grande sostanza. E tutto questo nella giornata in cui Kean non era neppure in tribuna. Se Palladino, nell’intervallo di Fiorentina-Lazio, aveva finalmente compreso cosa doveva fare per sistemare e rilanciare la squadra (dalla difesa a tre alla difesa a quattro), ieri i suoi giocatori gli hanno detto che possono tramortire gli avversari ma che sanno anche adattarsi a gare fisiche, toste, dure. Vincendole. Manca ancora il 100% di Gudmundsson, va recuperato Pongracic, però la Fiorentina di oggi ha iniziato una marcia che può portarla lontano (a proposito: una sola sconfitta, con l’Atalanta, in 14 partite). Di sicuro, va dato atto che il mercato estivo è stato tra i più precisi e ficcanti delle ultime stagioni. Basta citare i due protagonisti di ieri: Gosens (il gol) e De Gea (due parate straordinarie). Se acquisti grande qualità, i risultati arrivano. E proprio pensando alla qualità e alle ambizioni che potrebbero consolidarsi nei prossimi mesi, è giusto soffermarsi sull’unico ruolo che appare parzialmente scoperto. L’assenza di Kean a Marassi si è fatta sentire per lunghi tratti della gara. La dipendenza da Moise, a lungo andare, può diventare un problema. Negli anni scorsi, quelli del dopo Vlahovic, in rosa si è sempre cercato di inserire due prime punte: Cabral e Jovic prima, Nzola, Beltran (con tutte le distinzioni del caso, viste le caratteristiche dell’argentino) e Belotti dopo. Il livello era più basso, ma c’erano. Ora che il livello tecnico del centravanti è stato alzato, manca la controfigura. O comunque uno che abbia cucito addosso il vestito di quel ruolo. Il primo tempo ieri di Kouame, chiamato a sostituire Kean, lo testimonia: fuori contesto, senza i movimenti, la fisicità e la ferocia di Moise, in un ruolo che forse non sente suo. Nella ripresa, dopo dieci minuti, Beltran lo ha servito al limite dell’area: l’ivoriano non ha aggredito il pallone e la difesa avversaria come fa Kean, lo hanno subito risucchiato e bloccato. Poi nel finale ha sciupato un invitante contropiede con un tiro senza senso. Kouame è un buon giocatore e ha le qualità per fare l’esterno di attacco, ma non per fare il centravanti (almeno in questo momento). Considerato che non si può ipotizzare che Kean giochi tutte le partite, ci sono solo due strade: o Palladino dà seguito a quanto ha detto su Beltran, cioè che possa essere lui il vice Kean (ma viste le esperienze passate c’è comunque del lavoro da fare) o a gennaio sarà necessario un intervento sul mercato. Ricordiamoci della stagione scorsa: Vincenzo Italiano aveva bisogno di un esterno offensivo in più, la Fiorentina iniziò a trattare Gudmundsson senza chiudere il cerchio. L’islandese è arrivato sei mesi dopo, lasciando un po’ di rammarico per quello che avrebbe potuto dare nella seconda parte della stagione, finale di Conference in testa. Oggi, con la Fiorentina lassù e un futuro che può dischiudere prospettive interessanti, sarebbe un peccato non rimediare all’unica vera mancanza nella rosa viola.
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