Sogni e smentite, dubbi e tormenti. «Molte cose sembrano strane… certi comportamenti da tempo di Cairo… la contestazione, una certa stanchezza… la sua prolungata lontananza delle scorse settimane… queste voci sulla Red Bull che continuano nonostante la sua smentita dell’altro giorno… Anche il fatto che non sia stato ancora annunciato il rinnovo di Vagnati… Nello spogliatoio ci sono giocatori che si parlano, ne parlano… Chiedono a noi procuratori se sappiamo qualcosa in più». Anche alti dirigenti di altre società sono sempre più incuriositi: «Dipenderà pure da che tipo di scelte compirà il Torino sul mercato di gennaio… scelte strategiche… Noi potremmo anche essere interessati a uno o due giocatori, ma vorrei capire quale controparte ci troveremmo di fronte, nel caso», ci diceva ieri un ds di Serie A che abita nella parte sinistra della classifica.
Il momento del Torino
Il Torino, grazie al volano eretto nella prima parte della stagione, in quel segmento ha ancora le scarpe, pur faticando a mantenere l’equilibrio per starci anche, in piedi. Cinque sconfitte nelle ultime sei partite Coppa Italia compresa (Empoli), quattro schiaffoni (Lazio, Inter, Cagliari e Roma) nelle ultime cinque gare in campionato (una vittoria solo contro il Como, in coda a una prestazione modesta). Domani la Fiorentina, poi il derby e la nuova sosta della Serie A: dietro l’angolo altri due appuntamenti difficili, complicati, delicatissimi, tra rischi crescenti e massicce dosi di tensione. Sarà da vedersi come e quando si arresterà questo sprofondo nei risultati: dopo quel primo posto in solitudine illusorio alla quinta giornata, il campionato del Torino si è trasformato in un incubo, tra risultati alla mano e referti medici: l’infortunio di Zapata ha levato in un secondo il 30% di potenzialità alla squadra, Adams ha smesso di segnare, il gioco latita di più, a Roma poi si è assistito a una “non partita” che ha fatto andare su tutte le furie lo stesso Vanoli, per primo Vanoli. Che ha parlato, dopo la gara, come un allenatore che faticava a riconoscere la sua squadra. Avanti così, e tra qualche settimana il Torino finirà invischiato nella parte destra della classifica: per forza.
Il Torino e la Red Bull
La rosa, depauperata in estate dalle cessioni di Buongiorno e Bellanova, non rinforzata in ogni reparto con inserimenti di valore, lacunosa in più di un ruolo sotto il profilo della qualità più che della quantità, appare scossa dagli eventi, meno in grado di dominarli. Domani, anche in base al comportamento della squadra persino al di là del risultato, si capirà se si sta dissolvendo qualcosa, se si stanno sgretolando quella fiducia e quelle convinzioni che al contrario avevano animato la prima parte della stagione. I tifosi sognano, aggrappati alla speranza che dietro a tutte queste voci sulla volontà della Red Bull di entrare nel calcio italiano e di acquistare il Torino (di cui è già uno degli sponsor da metà settembre) si possano distendere nel tempo processi, trattative, sviluppi impossibili da verificare per i comuni mortali a chissà quali piani alti della finanza, anche della politica. Nella giornata di ieri la bolla mediatica è tornata a gonfiarsi in rapida successione, con un effetto virale sul web e nei social: altri media italiani sono tornati a riprendere con grande evidenza le voci, le indiscrezioni, i fatti e le parole dei giorni scorsi, che già portarono alle secche smentite di Cairo («totali falsità, nessun incontro, non ho alcuna intenzione di cedere la società»), di cui comunque bisogna sempre tener conto: in base a cosa si potrebbe infatti sostenere che si tratti di una smentita soltanto strategica? Quei dubbi e quei tormenti che possono essere di proprietà dei tifosi albergano in forme diverse anche nel mondo del calcio tra dirigenti, procuratori, intermediari.
E il rinnovo di Vagnati…
E nel Torino pure, sia nello spogliatoio sia in più di un ganglo societario, vivaio compreso. Dalla Francia il media “Footmercato.net” (oltre a seguire l’interesse della Red Bull per la seconda squadra di Parigi) ha scritto che il colosso austriaco avvierà trattative per entrare anche nel calcio italiano, che il Torino rappresenta il piano A e il Genoa (già in vendita) il piano B. La partita si giocherebbe ovviamente anche attorno ai destini dello stadio, con il Comune di Torino che già da anni vorrebbe cedere l’impianto all’interno di una strategia di sviluppo che riguardi l’intera area limitrofa dedicata allo sport e all’intrattenimento, invece di continuare ad affittarlo al club granata (il contratto di locazione scadrà il 30 giugno e i vertici del Municipio hanno già chiesto al Torino una decisione chiara entro Natale). Intanto Cairo non ha ancora annunciato il rinnovo del contratto di Vagnati (in scadenza) nonostante da settimane abbia trovato l’accordo fino al 2027. «Saprete a tempo debito», ha detto una settimana fa: presumibilmente dopo il derby, durante la sosta di metà novembre. Con poi a cascata altre decisioni tra rinnovi di giocatori e piani con vista sul mercato di gennaio. Tutti banchi di prova. Anche cartine di tornasole, volendo, mentre la Red Bull resta in silenzio, come quasi sempre fa per policy aziendale in questi casi.