«David attraversa un periodo favorevole, ma anche in questo caso “Jona” sfoggia buone prestazioni perché c’è una squadra dietro di lui, un gruppo, giocatori che lavorano sodo e gli permettono di realizzare gol. La chiave della partita sarà il collettivo. Come contro il Real, tutto il club e tutta la squadra dovranno giocare una partita perfetta se vogliamo ottenere un risultato positivo. La Juve è favorita, ma noi abbiamo le nostre qualità e i nostri argomenti da far valere».
A proposito di David, come procedono le trattative per il rinnovo del suo contratto che scade il 30 giugno?
«Stiamo parlando con “Jona” e lui ha una proposta in mano. Ha detto che il LOSC è il suo club. Le nostre discussioni devono però rimanere tra noi».
Si potrebbe dire che lei è un po’ come l’ex presidente del Porto, Pinto da Costa: una capacità unica di acquistare giocatori a prezzi più che ragionevoli e poi rivenderli a cifre da capogiro. Da dove viene questo dono? Forse dal fatto che lei è stato direttore sportivo al PSG e prima ancora, quando era centrocampista professionista allo Stade de Reims, ha svolto contestualmente la funzione di direttore amministrativo e finanziario del club per poi essere promosso amministratore delegato?
«Lavoriamo molto. Abbiamo meno risorse finanziarie dei nostri concorrenti, quindi dobbiamo essere diversi, dirompenti e creare un vantaggio competitivo rispetto ai nostri rivali. Nel calcio, se incontri qualcuno che ti dice che devi fare così o così e vincerai, allora scappa a gambe levate. In questo campo ci vuole molta umiltà, perché se fai tutto alla perfezione forse, solo forse, puoi vincere. Per tornare al sottoscritto, ho un profilo totalmente atipico: sono stato un giocatore professionista, mi sono formato come revisore dei conti, ho trascorso due anni a conseguire un MBA (ndr: Master in Business Administration), mi sono qualificato come allenatore in età molto giovane, sono stato direttore finanziario, amministratore delegato (allo Stade de Reims) poi direttore sportivo di uno dei più grandi club d’Europa e infine presidente (ndr: al Rennes prima del Lille). È probabilmente questa cultura a 360° della gestione di un club che mi aiuta nei periodi di mercato. È essenziale fornire un supporto umano ai giocatori, ma anche alle persone. Bisogna metterli nelle migliori condizioni possibili, farli crescere, prendersi cura di loro e delle loro famiglie. Ingaggiare un calciatore non è sufficiente, è solo l’inizio di un processo. Prima di essere giocatori, sono persone, quindi a prescindere dall’aspetto sportivo, è basilare l’aspetto umano. Il mio mercato? D’accordo, ok, ma per me è fondamentale vincere titoli e portare emozioni, orgoglio e passione alla nostra comunità».