in

“La mia Juve come un rock ‘Stupendo’, ma ora serve un’impresa cinica”

“La mia Juve da 8. I titolari? Si scelgono da soli…”

Che voto dà alla stagione della sua Juve finora?
«Otto. Perché siamo in testa alla Serie A e fino al momento, al di là dei risultati, anche in Europa ce la siamo sempre giocata abbastanza alla pari e non c’è mai stata una sensazione di netta inferiorità. Senza dimenticare che l’obiettivo iniziale, non scontato, era l’accesso ai gironi. In Italia abbiamo disputato ottime gare, ora la difficoltà e la bravura sarà confermarsi e non considerare scontato quello che abbiamo fatto».

In questi mesi le ragazze hanno spesso sottolineato la sua capacità di farle sentire tutte sullo stesso piano: è questo il suo grande pregio?
«Io le ruoto così tanto perché loro hanno dimostrato di meritarsi di essere quasi tutte titolari. Quindi mi viene da dire che è più merito loro che mio. Ho sempre detto ai miei giocatori che la maglia da titolare se la mettono e se la tolgono loro, io semplicemente rilevo quello che vedo in settimana».

Braghin ha detto di lei: “Raramente nella mia carriera sono riuscito a centrare un profilo che incarnasse così bene il mister che volevo”. Una benedizione niente male. Che rapporto ha con lui?
«Rientrando a casa dopo il nostro incontro, mi sono reso conto di quanto mi avesse colpito: sono in questo mondo da tanti anni e ho incontrato tanti profili standardizzati e stereotipati. Lui è una persona completamente diversa, una persona di una cultura, non solo calcistica, straordinaria. Si è creato un rapporto di stima e di confronto, forse perché entrambi siamo in quella fase della carriera in cui, almeno parlo per me visto che ho 58 anni, abbiamo la necessità di fare qualcosa che ci piaccia tanto. Venire in questo ambiente mi ha ridato tantissimo entusiasmo è molto è stato grazie al suo modo di vedere il calcio, che deriva anche dai tanti anni di gavetta, un’altra cosa che ci accomuna».

L’emozione della gara allo Stadium è sul podio delle più belle della sua vita?
«Senza dubbio. Ho vissuto partite anche con più spettatori, fino a 80.000, ma non avevo la responsabilità diretta della squadra, facevo il secondo o il collaboratore. Così è completamente diverso, tra l’altro in una partita importante e vinta bene. Un’esperienza che spero di poter vivere ancora, come spero che anche altri club, come la Juventus, decidano di fare questa scelta».

Schatzer, Beccari, ma prima Lenzinie Cantore: sono tante le sue giocatrici che in bianconero sono anche cresciute, ultime Gallo e Ferraresi che lei ha già convocato, a conferma della qualità del settore giovanile. Riesce a seguire da vicino questo lavoro?
«Sono in contatto continuo con Bruzzano, il tecnico della Primavera, e appena riesco mi piace vedere le loro partite perché credo che rientri nei miei doveri fare in modo che tutto quel lavoro, che è davvero tanto, venga valorizzato».

A proposito, Schatzer è in lizza per vincere il premio di miglior italiana Under 21 nell’ambito del nostro European Golden Boy: qual è la caratteristica per cui lo meriterebbe?
«Sono molto contento che se lo giochi, perché è una ragazza del 2005 che ha una maturità personale e calcistica invidiabile, una di quelle che in questi mesi è cresciuta di più e sono certo che abbia ancora ampi margini di miglioramento. Mi piace anche perché è molto forte psicologicamente, a volte in campo sembra una veterana: è molto stimata da tutte le compagne, anche le più esperte, una stima guadagnata attraverso il lavoro e le prestazioni. Sicuramente all’inizio del campionato era una seconda linea, adesso è al pari delle altre».


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


Tagcloud:

“Vanoli non si tocca. Sono i giocatori del Toro a dover dare di più”

Manna: “Alla Juve stavo benissimo, ma quando ti chiama il Napoli…”