Questo era il Napoli di due anni fa, una meraviglia europea, una squadra da applausi, una smargiassa prima attrice. L’incanto di prima che un sogno così non ritorni mai più. E non tornò nello smarrimento e nel dileggio della stagione successiva quando ogni incantesimo cessò, in fuga alcuni protagonisti, in arrivo banali comparse, una banda stonata, la banda che aveva suonato il rock, un rock bambino.
Squassato da tre confusi direttori d’orchestra e dall’impresario cinematografico in preda a un delirio egocentrico, il Napoli divenne una discarica di sogni infranti e illusioni, macerie calcistiche. L’impresario, sull’orlo del fallimento, ebbe l’ennesimo intuito di resurrezione. E chiamò Antonio Conte, il restauratore per eccellenza, il costruttore senza trucchi e inganni, molte lacrime e parecchio sangue, lavoro duro e puro.
E così dal Napoli ballerino di undici bellezze, dalla squadra gol e spettacolo, dalla formazione di stelle filanti, si è passati al Napoli di forza e coraggio, di sacrificio e lotta, una squadra solida a immagine e somiglianza del nuovo direttore d’orchestra, inflessibile concertatore, impareggiabile direttore. Se il calcio è musica, con Antonio Conte è come si sia passati dal festival di Sanremo al festival di Salisburgo, da Roberto Murolo a Wagner. Ed eccoci alla cavalcata delle valchirie azzurre. Tutta un’altra musica, solida, potente, trascinante.
Questo Napoli, capolista di un campionato di gagliardia, di volere è potere, di rulli di tamburi, è il Napoli di Conte, una squadra che non fa sconti a se stessa e agli avversari, nata da un progetto concreto, da un lavoro maniacale, da una determinazione assoluta, le virtù di una squadra che punta al sodo, vincere o morire, le premesse per stare in campo sempre da protagonista soffrendo e lottando. I violini dello scudetto sono un ricordo. Ora suona una banda di percussionisti irriducibili.
È il Napoli di Conte che ha assunto orchestrali adeguati alla nuova musica possente, che si è irrobustito con Buongiorno e McTominay, con Lukaku, col brasiliano Neres che non è soltanto un ballerino delizioso, ma è anche un lottatore caparbio perché il nuovo credo è la lotta, l’impegno costante, il potere fisico. Il lavoro di Conte ha rimesso a lucido i protagonisti superstiti dello scudetto nella miscela esplosiva di vecchio e nuovo. Si sta in campo da guerrieri, i ballerini non servono più. È il Napoli nuovo senza Osimhen e Kvaratskhelia. Un’altra squadra alla quale Conte ha trasmesso tutta la sua energia, tenacia e furore. È il Napoli dei tempi nuovi in cui la forza è la nuova bellezza, Anguissa e McTominay paladini del nuovo corso, Politano irriducibile, Lobotka regista e sentinella della difesa, Di Lorenzo e Olivera arrembanti, Rrahmani torre che non crolla. È la squadra che sa che ogni vittoria è fatica, impegno, attenzione, dedizione assoluta.
Questo Napoli non ha ceduto a nessun avversario, fatta eccezione l’Atalanta nel match di andata, però frantumata nella gara di ritorno. Questo Napoli, quando s’è dovuto difendere e stringere i denti, non ha mai perso il controllo. Ha avuto un paio di partite fortunate, ma per il resto ha vinto da squadra energica e risoluta, concreta, resistente.
Lo scudetto brilla all’orizzonte, ma è ancora dura. Serve un forte rincalzo per la difesa. Serve un sostituto valido di Kvaratskhelia. De Laurentiis ha investito tanto nella riscossa, 150 milioni. È necessario un ultimo sforzo mentre arrivano da Parigi i 75 milioni dell’addio di Kvara. Se la rosa sarà adeguatamente completata, l’impresa sarà possibile. Debellata l’Atalanta, una delle tre squadre di vertice, rimandata a sette punti, resta il duello con l’Inter. Si sottolinea il vantaggio del Napoli di avere settimane senza impegni di Coppe, mentre le squadre in alto devono giocare più partite, hanno settimane piene, senza respiro, stress inevitabile. Ma è tutto da vedere. Evitare le vertigini del comando, restare saldamente con “i piedi per terra”, non illudersi d’avere già imboccato il viale della gloria. Conte sa come gestire questa situazione. Ha la squadra in pugno. Napoli sogna, ma bisogna non mollare. Ora viene il difficile. Il successo è arrivato dalla ricostruzione della difesa ed è stato affinato dalle nuove qualità offensive. Tutto è possibile. Il nuovo Napoli, il Napoli di Conte è già un protagonista assoluto.