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Fiorentina, il momento di chi comanda

Prima della partita, l’allenatore aveva mostrato tutto il suo ottimismo: «Con gli allenamenti che ho visto in settimana, oggi mi aspetto una grande risposta». Non sappiamo quali e come siano stati gli allenamenti della Fiorentina, sappiamo che la grande risposta non c’è stata, anzi, non c’è stata proprio la risposta, ma solo la conferma di una situazione che prende i contorni di una crisi. È vero, come dice Palladino, che la Fiorentina è ancora sesta in classifica, al pari del Bologna di Italiano, ma quello che sta succedendo a questa squadra da un po’ di tempo a questa parte deve far riflettere, anzi, deve preoccupare. La Fiorentina è irriconoscibile. Otto vittorie di fila, poi due punti in sei partite, un exploit inatteso come la crisi successiva. Crisi totale, di testa, di cuore, di gambe e di gioco. 

Cominciamo dalla testa. C’è un’immagine eloquente intorno al 40′ del primo tempo, quando la Fiorentina è già sull’1-0 ed ha già il vantaggio di un uomo: Adli ha la palla a metà campo e si ferma, guarda, osserva, scruta, da fermo. Gestisce. Ma la partita va chiusa. Comincia in quell’istante la paura. La testa frena i viola, nel secondo tempo giocano (anzi, stanno in campo…) aspettando solo l’errore dell’avversario, che invece sfrutterà l’errore dei viola.  

Il cuore. È una squadra che ha perso coraggio, che non morde più, che ha timore di chi gli sta davanti, è una squadra fragile, triste, depressa. Nessuno si prende responsabilità pesanti, basta ricordare il duetto Adli-Kean in area di rigore nei primi 45′, tiri tu, no, tira te, e occasione sprecata. Poi, nel secondo tempo, è stata una “non squadra”.  
Le gambe. Non girano come un mese fa, i muscoli si sono appesantiti, nessuno fa quella famosa corsa in più, non c’è brillantezza, gli spunti sono rarissimi e su quelli andati a buon fine (il gol di Kean) la Fiorentina è incapace di costruire la sua partita.  

Il gioco, infine. Qui si richiamano le scelte di Palladino: Colpani non è presentabile, l’allenatore che lo ha voluto a Firenze lo sta mandando al massacro, i fischi con cui il Franchi ha accolto la sua uscita sono l’inevitabile conseguenza della sua ennesima partita deprimente; Comuzzo è da almeno un mese che dà sicurezza solo agli avversari (e Pongracic resta in panchina: deve essere a pezzi); Gudmundsson va recuperato, d’accordo, ma Beltran ora è più vivo dell’islandese; Dodo non sprinta più come tempo fa (e Kayode continua a rimanere fuori); Adli passeggia e sbaglia (e qui l’alternativa non c’è).  

Non è facile saltar fuori da un momento del genere, tutti devono dare di più, a cominciare dall’allenatore che deve farsi sentire se è vero che in settimana vede la squadra allenarsi bene per perdersi poi in partita. Ma soprattutto deve farsi sentire Commisso. Non c’è tempo da perdere, questo è il momento di chi comanda



Fonte: http://www.corrieredellosport.it/rss/calcio/serie-a


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