in

De Siervo esclusivo: “Il campionato si salva così”

Il capitano Salazar del calcio italiano ha 56 anni, è nato a Firenze, ha tre figli maschi e – mi dicono – una moglie bellissima, Veronica. Da tempo combatte i pirati del Mar dei Pezzotti e adesso l’ha giurata anche a quelli dell’isola dei ceferin che per frenare la corsa al tesoro Superlega hanno creato la Super Champions: altro non è che l’idea di Agnelli e Florentino sviluppata all’interno di un’istituzione onnivora. Ieri, nel corso di un convegno sul calciomercato, presente tra gli altri Beppe Marotta, giunto alla centesima partecipazione a una campagna acquisti e cessioni (gli manca giusto il mercatino del Forte) Luigi Salazar De Siervo non l’ha mandata a dire. Prima ha fatto i complimenti (di rito) per la trasmissione, poi ha puntato il dito sulla sottrazione di risorse e valore che subiscono già e subiranno sempre di più le competizioni nazionali. «La Champions si avvia a generare 5 miliardi, 5 e mezzo di fatturato lordo e da dove pensate che proverrà gran parte di quei soldi?», si e ci chiede. «La crescita non è a saldo zero per le principali leghe, soprattutto per quanto riguarda i diritti all’estero. Il rischio è che i campionati nazionali diventino residuali. Qualcuno pensa che non dovrei preoccuparmi?». 

La capisco, ma prosegua provando ad arrivare a tutti. 
«Il mercato dei diritti tv del calcio sta affrontando un momento di saturazione e razionalizzazione a livello internazionale. Per mantenere i propri valori, la Premier ha dovuto offrire il 20% in più di partite, per non parlare delle difficoltà riscontrate perfino dalla Fifa per la vendita del Mondiale per club di giugno».  
 
One billion, un miliardo. Sappiamo come l’ha risolta Infantino: coinvolgendo gli alleati mediorientali. 
«Non è più una notizia. Ma restiamo positivi perché nel lungo periodo potranno entrare sul mercato altri attori e nuove tecnologie. Siamo ormai in un’epoca in cui gli scenari mutano di continuo. Come Lega abbiamo avviato un processo di insourcing di determinate competenze per individuare nuove opportunità che possano catturare l’attenzione delle future generazioni». 
 
Scommetto che la Champions non la guarda per principio. 
«Si sbaglia. Mercoledì ero a Barcellona a tifare Atalanta. Di fianco a me, in tribuna autorità, c’erano persone che non guardavano la partita, andavano di iPad, concentrando tutta l’attenzione sulla diretta delle altre perché i risultati avrebbero determinato la classifica, il passaggio diretto o i playoff». 
 
Se un uomo col fucile incontra un uomo con la pistola, l’uomo con la pistola è un uomo morto: le dice qualcosa? A voi sono rimaste solo pistole.  
«Al contrario, siamo partiti in ritardo, questo è vero. La Lega avrebbe dovuto muoversi vent’anni fa, ma negli ultimi tempi ci siamo attrezzati e oggi il prodotto è più forte, più attenta è la cura dei contenuti che non è delegata a terzi. La Lega si è rimessa in moto e corre veloce. Il risultato ottenuto con i diritti nazionali non ha eguali altrove, Premier a parte. Soffriamo all’estero, questo sì». 
 
Tra quattro anni, quando si esaurirà il quinquennio Dazn and friends, saranno volatili senza zucchero, giusto per pareggiare il suo “insourcing”. 
«Sfrutteremo al massimo le potenzialità del mercato, oggi all’interno della Lega c’è una nuova consapevolezza e il tema delle risorse per il futuro è sempre attuale e discusso. Conosco bene la realtà delle cose, per due anni e mezzo sono stato consulente per Infront e da sei anni sono ad, la visione della Lega è molto chiara a tutti». 
 
Con l’uscita di Satana è cambiato qualcosa, il clima ad esempio? 
«Sta cambiando parecchio». 
 
Non mi ha chiesto chi sarebbe Satana. 
«Un personaggio che ha sempre avuto uno spazio rilevante. Preferisco evitare personalizzazioni. Stiamo lavorando per cercare di intercettare e interessare tutti i target e i profili. Le operazioni Fantacalcio e Kings League vanno in questa direzione, potrei farle mille esempi di cross market. Il Fantacalcio interessa 4 milioni e mezzo di utenti attivi. Anche sul piano sportivo qualcosa è cambiato». 
 
In che senso? 
«C’è molta più competitività, il campionato è più combattuto. Negli ultimi anni la vittoria non è andata sempre allo stesso club e anche quest’anno potrebbe farcela un vincitore diverso dall’ultimo (immagino Marotta e Ausilio con le mani sotto il tavolo, nda)». 

Molte partite di campionato risultano inguardabili. 
«I numeri dicono altro, abbiamo il record di presenze allo stadio, l’audience segna un calo del 4% senza considerare l’incidenza della pirateria. Gli ultimi sviluppi della piattaforma Piracy Shield ci confortano poiché consentono alle forze dell’ordine di individuare il singolo utente e, soprattutto, di sanzionarlo per il reato che commette a danno di tutto il sistema. Multe, non minacce: si va in tasca ai pirati, alcuni dei quali sono nomi noti». 
 
Quindi siete vivi e vegeti. 
«Vivi e vegeti. È un fatto che il numero dei talenti sia inferiore rispetto a trent’anni fa e che ci sia minore capacità di investimento, gli italiani sono comunque capaci di cucinare con quello che hanno…. Il centro di Lissone e la media company dimostrano che non siamo stati con le mani in mano». 
 
Dicono che adesso l’agenda la detti Marotta . 

 «No, credo sia una semplificazione. Marotta ha grande esperienza, è il veterano, ma all’interno della Lega stanno crescendo notevolmente altre realtà. Il Napoli di De Laurentiis e Conte, l’Atalanta di Percassi e Gasperini, il Bologna di Saputo e Fenucci. Un grande vecchio non esiste più, glielo posso garantire». 

Negli ultimi tempi, anche prima del passaggio a Elkann, la Juve brillava per la sua assenza. 
«Immagino che pensasse ad altro. Ma la prossima settimana la Juve rientrerà dopo anni in consiglio federale». 
 
Con Francesco Calvo, già… A proposito, Gravina sta per essere rieletto con una maggioranza bulgara. 
«È cambiato anche il rapporto tra Lega e Figc, abbiamo lo stesso obiettivo, la valorizzazione del calcio italiano». 
 
Lei è favorevole a un nuovo mandato per Malagò? 
«Per Giovanni, sì. Ma non sono sicuro che possa farcela, considerate le regole attuali». 
 
Il ministro Abodi è un alleato attivo? 
«Con Andrea ci conosciamo dal ‘99, il rapporto è eccezionale, ci darà una mano per il betting».  
 

Dica la verità: è soddisfatto di come viene trattata televisivamente la Serie A? 
«Dal punto di vista tecnico lo storico gap nella digitalizzazione del Paese è stato superato solo quando si è reso necessario lo sviluppo delle infrastrutture di rete per permettere la visione fluida del prodotto live delle gare di campionato. Dal punto di vista editoriale ciascun licenziatario lo racconta secondo il proprio dna. Noi vorremmo sempre più investimenti nel prodotto tv da parte dei broadcaster perché i tifosi possano godere di un prodotto sempre più accattivante. Per questo motivo abbiamo deciso di sperimentare nuovi paradigmi di racconto, attraverso la nascita di Radio TV Serie A. Siamo partiti da un canale che può essere ascoltato 18 ore al giorno via radio in auto o via web, per trasformarla in una tv vista gratuitamente su Dazn e sui nostri siti e app». 
 
Vuole invecchiare sulla poltrona della Lega?  
«Voglio portare a termine questo mandato, altri quattro anni e chiudo, se mi regge la pompa». 



Fonte: http://www.corrieredellosport.it/rss/calcio/serie-a

Musiala e i suoi… fratellini! Il Bayern è già nel futuro: tutti i talenti

Diretta Monza-Verona ore 15: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni