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Le parole di Conte e la secca replica di Chivu, pressione alle stelle: Napoli e Inter, si alza la temperatura


Che cos’avrà detto mai Antonio Conte di così sconvolgente? Ieri pomeriggio è scattato l’allarme rosso dopo le dichiarazioni post-partita del tecnico del Napoli. Il mondo giornalistico è andato in fibrillazione, come se l’allenatore salentino avesse violato il Sancta Sanctorum del pallone. In realtà Conte si è limitato a riprodurre una versione ancor più striminzita del Bignami di storia ed economia calcistica. Che in Italia, come sanno anche i disinteressati alla materia, è un ambito a fortissimo traino settentrionale. Anzi, a voler essere precisi, si snoda lungo un’unica direttrice: la Milano-Torino. Che dal 1950 a oggi ha vinto tutti gli scudetti tranne quattordici. Quattordici su settantasei. Tutti peraltro divisi in modo più o meno uniforme. In testa alla classifica degli altri c’è proprio il Napoli che di campionati ne ha vinti quattro. Poi ci sono Lazio, Roma e Fiorentina con due. E uno a testa per Bologna, Cagliari, Verona, Sampdoria. In politica si chiama tutela delle minoranze. Se proprio volessimo infierire, ci metteremmo a fare la conta dei titoli europei. Non ci sembra il caso. 

Le parole di Conte

In una simile cornice, che cosa ha detto ieri Antonio Conte dopo che il suo Napoli ha battuto due a zero la Cremonese? A domanda precisa, ha ribadito il concetto espresso qualche settimana fa e cioè che il Napoli non è la società dominante in Italia. “È un percorso appena iniziato – ha detto -, a livello di struttura non siamo pronti, per tanti motivi. Oggi Juventus, Milan e Inter, per struttura, per seconde squadre, per valore patrimoniale sono diverse da tutti. Non puoi mettere le testa sotto la sabbia e pensare che le differenze non esistano, poi ti metti sotto e con il lavoro cerchi di colmare le distanze“. 

La gestione illuminata di ADL

Che cosa ci sarebbe di rivoluzionario nelle sue parole? Conte ha semplicemente ribadito un’ovvietà. Qualcuno se la sente di affermare che a Napoli sia facile vincere rispetto a Milano e a Torino? O che il valore patrimoniale di Inter, Juventus e Milan sia inferiore a quello del Napoli? È certamente vero che vent’anni di illuminata gestione De Laurentiis hanno risanato il club azzurro e lo hanno proiettato ai vertici del calcio italiano e ai piani alti di quello europeo. Ma sovvertire le gerarchie, beh quello è un altro discorso. La cronaca non va confusa con la storia. Sì, oggi il Napoli è una società sana, probabilmente con più liquidità rispetto alle altre tre ma occorre tempo, tanto tempo, affinché una contingenza si trasformi in realtà consolidata. È un po’ quel che è accaduto al Chelsea di Abramovich che è senza dubbio stato a lungo uno dei club più potenti d’Europa e del mondo ma la sua storia non era certo quella del Manchester United o dell’Arsenal. Ai fini del valore patrimoniale contano il blasone, la tradizione e anche la base di tifosi in Inghilterra e nel mondo. Per non parlare delle strutture. 

La replica di Chivu

Chiarito che Conte ha solo scoperto l’acqua calda con le sue affermazioni, che cosa volete che dicesse Cristian Chivu? L’allenatore interista si è tenuto lontano dalla polemica giornalistica. E bene ha fatto. “A me di quel che dice Conte non interessa“. Per l’occasione, Chivu ha persino abbandonato la dolcezza comunicativa che fin qui lo ha contraddistinto. Ha scelta un insolito modo brusco, non è riuscito a nascondere il fastidio per un tema che non esiste. Marotta ha risposto ma per lui è diverso. Il Beppe è un dirigente di lungo corso. Non gli dispiace battibeccare a distanza con il suo vecchio pupillo Antonio. Ne ha approfittato per rimarcare un concetto a lui caro e cioè che se c’è una squadra favorita per il titolo – e per Marotta c’è – quella è il Napoli “che ha vinto lo scudetto lo scorso anno, ha fatto un mercato con investimenti importanti e non ha cambiato l’allenatore“. Marotta ha applicato un concetto base nella comunicazione politica: approfitta di qualsiasi domanda per ribadire il concetto che ti sta a cuore, anche se non c’entra niente con la domanda che ti è stata posta. Nel perenne gioco del nascondino, ciascuno ha le proprie ragioni. Ciascuno preferisce offrire un lato della torta. Tanto poi, alla fine della fiera, contano sempre le uniche statistiche che non tramontano mai nel football: i gol fatti, quelli subiti e i punti in classifica. Con la certezza che non basta certo un singolo scudetto a invertire il corso della storia.  


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