Antonio Conte non ha Romelu Lukaku dal 14 agosto, ma in fondo non l’ha mai perso per davvero: lo ha semplicemente clonato, ringiovanito e reso più affamato. Il nuovo modello si chiama Rasmus Hojlund, ha ventidue anni, viene dalla Danimarca e in questo momento è il capocannoniere del Napoli. L’impatto del centravanti scandinavo nella sua seconda vita italiana è stato devastante: 9 gol e 3 assist in sole 20 presenze ufficiali tra tutte le competizioni. Numeri che, nelle prime 20 partite in maglia azzurra, sono stati superati soltanto da due monumenti come Gonzalo Higuaín (11 gol e 7 assist) ed Edinson Cavani (15 gol e 3 assist). Un’evoluzione quasi innaturale per l’attaccante classe 2003 che, appena dodici mesi fa, in Premier League arrancava: 4 reti in 32 presenze con la maglia del Manchester United.
I numeri di Hojlund
Oggi, invece, in Serie A è già a quota 6 centri in 12 apparizioni. E non si tratta solo di freddi numeri: è cambiato il linguaggio del suo calcio. Hojlund ha imparato a fare il pivot con le spalle alla porta e ora sa dialogare con i compagni, quando il pressing avversario si fa asfissiante. Ma soprattutto è tornato a fare ciò che gli riesce meglio: attaccare la profondità con una ferocia e una continuità che ricordano il miglior Lukaku, quello della maturità interista proprio con Conte. Quella di domenica contro la Cremonese è stata la terza doppietta stagionale per il numero 19 dei partenopei in 20 match: in era De Laurentiis solo Milik (5 partite), Cavani (12) e Higuain (18) hanno impiegato meno gare per riuscirci. La coppia con Neres, poi, funziona alla grande: hanno portato ben 12 degli ultimi 14 gol realizzati dal Napoli. Il rientro di Big Rom, che resterà ai box ancora per un po’, non sembra in grado di incrinare la nuova gerarchia. In questo momento il centravanti titolare del Napoli è Hojlund. E Lukaku, da grande leader qual è, lo ha accettato senza battere ciglio.
La convivenza con Lukaku
Conte sta già studiando la possibile convivenza. Le caratteristiche dei due si completano in maniera quasi naturale: il danese che corre e allarga il campo, il belga che fa da boa, scarica e finalizza negli ultimi 16 metri. Non è escluso, anzi appare sempre più probabile, che possano coesistere in campo, dando vita a un tandem offensivo di rara pericolosità. Sarà più una soluzione a gara in corso, magari nelle partite bloccate. Del resto il feeling tra i due esiste già: lo ha certificato quell’abbraccio stretto, in Arabia, dopo il gol di Hojlund in semifinale di Supercoppa contro il Milan. Un gesto semplice, ma eloquente. C’è anche un dettaglio importante, tre dei nove gol del danese hanno sbloccato il risultato e ben sei di questi sono valsi tre punti per gli azzurri. Conte dichiarò, ad inizio stagione, che «potenzialmente può diventare un crack». Hojlund ha accelerato i tempi.
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