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    Sentenza Diarra, rivoluzione dei mercato? Ecco che cosa potrà accadere nel 2025

    La Luiss (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali intitolata a Guido Carli), è stata teatro del primo convegno nazionale che un ateneo abbia dedicato alla sentenza della Corte di Giustizia Europea sul caso Lassana Diarra, oggi trentanovenne, francese, ex calciatore, fra le altre, di Chelsea, Arsenal, Real Madrid, Lokomotiv Mosca, Marsiglia e Psg, 34 presenze con i Bleus. Nel 2014, vistosi ridotto l’ingaggio dalla Lokomotiv, Diarra volle rescindere il contratto con il club moscovita che fissò un risarcimento di 10,5 milioni di euro. La società belga Charleroi, intenzionata a ingaggiare il giocatore, rinunciò al progetto poiché temeva di essere costretta a pagare una parte della somma, secondo quanto stabilito dalle norme Fifa. Diarra si oppose alla richiesta russa: così, cominciò la decennale battaglia legale che ha raggiunto il culmine con il verdetto emesso dalla Corte di Giustizia Europea, in base al quale la Corte d’appello di Mons prenderà la sua decisione finale.
    LA LIBERA CIRCOLAZIONE. I giudici Ue hanno stabilito: “Le norme sui trasferimenti rischiano di ostacolare la libera circolazione dei calciatori che vorrebbero andare in un nuovo club di un altro Stato Ue e avrebbero lo scopo di limitare, addirittura impedire, la concorrenza tra le società di calcio che operano nell’Unione”. Tradotto in soldoni, la Corte ha dato ragione a Diarra, poiché alcune norme della Fifa sono contrarie al diritto dell’Unione e la Fifa dovrà modificare alcuni articoli del suo regolamento. Nello specifico, si tratta del caso in cui un club ritenga che uno dei suoi giocatori abbia risolto il contratto senza «giusta causa», prima del termine di scadenza naturale del rapporto di lavoro. Sino a quando la Fifa non modificherà le norme inserite nell’articolo 17.2 e 17.4, esse oggi recitano così: 1) “Il calciatore e qualsiasi club che intenda ingaggiarlo sono responsabili in solido per il pagamento di un’indennità al club di provenienza”; 2) “se non rispetta la regola, il nuovo club è passibile di una sanzione sportiva: divieto di ingaggiare nuovi giocatori per un determinato periodo”; 3) “la federazione nazionale dalla quale dipende il club di provenienza del giocatore, deve negare il rilascio di un certificato internazionale di trasferimento alla federazione presso la quale è iscritto il nuovo club fino a quando fra il club di provenienza e il giocatore è pendente una controversia in merito alla risoluzione del contratto”. Per procedere alla modifica delle regole dopo l’intervento della Corte Europea, la Fifa ha aperto una consultazione pubblica fra tutte le parti in causa (società, sindacato calciatori, Leghe, Uefa, Eca), chiusa il 15 novembre. Ora l’organizzazione di Infantino deve trarre le conclusioni. Dati i tempi ristretti (il mercato invernale aprirà il 2 gennaio e chiuderà il 3 febbraio 2025), si presume che il nuovo regime possa andare in vigore nella sessione estiva 2025. Ma quale sarà? E davvero causerà un terremoto sulle operazioni di acquisto e cessione dei calciatori, come paventato da diverse parti all’indomani della sentenza della Corte Europea? Risponde Giuseppe Cavallaro, adjunct professor Luiss Business School, docente di formazione legale presso la stessa Luiss che ha promosso il convegno romano insieme con il professor Enrico Lubrano, professore di Diritto dello Sport alla Luiss. Vi hanno partecipato il prorettore Luiss, Francesco Di Ciommo; il capo del dipartimento di giurisprudenza, Antonio Punzi; il professor Gian Domenico Mosco, professore di diritto commerciale; l’on. Luciano Ciocchetti, vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera; il procuratore Alessandro Canovi, agente fra gli altri di Thiago Motta; Luca Bergamini, consigliere d’amministrazione del Bologna; Valerio Bernardi in rappresentanza dell’Associazione Calciatori; Laura Barth, giornalista sportiva e chi scrive.
    FRA BOSMAN E DIARRA. Professor Cavallaro, come andrà a finire? C’è chi esulta, sostenendo che si tratti della “nuova sentenza Bosman”, in virtù della quale i calciatori dell’Unione europea possono trasferirsi gratuitamente, alla scadenza del contratto, in un altro club; inoltre, se il contratto corrente ha una durata residua non superiore al semestre, il calciatore può firmare un precontratto gratuito con la nuova società. Tuttavia, allo stato attuale non ci sono ancora elementi fattuali e giuridici per comprendere l’impatto della decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, d’ora in avanti CGUE. A ventitré anni dall’approvazione del regolamento sullo status e trasferimento dei calciatori, approvato nel 2021, il calcio europeo e le sue istituzioni sono chiamate a un intervento organico sul reticolato normativo che disciplina il trasferimento di giocatori e necessita di un correttivo sulla base dei nuovi principi della concorrenza e della libera circolazione dei lavoratori, quali sono gli stessi calciatori, nella Ue.
    In pratica, che cosa potrebbe accadere?
    “Prima del verdetto CGUE, il recesso unilaterale dal contratto sportivo professionistico del calciatore era una prassi estremamente minima, in virtù della responsabilità solidale fra il giocatore e il nuovo club. Ad esempio, come non citare il caso di Leao tra Sporting Lisbona, Nizza e Milan, con il club rossonero che, all’atto del rinnovo, ha destinato una somma di denaro per coprire l’esborso per i club portoghese previsto dal regolamento. D’ora in poi, l’unico soggetto responsabile sarà il calciatore e quindi potremmo assistere ad un aumento di rescissioni unilaterali, con un incremento dei contenziosi per stabilire se esista la giusta causa di rescissione.
    Ufficialmente, la Fifa ha accolto con favore il pronunciamento dei giudici europei. Tuttavia, nei fatti, al momento manca la modifica della norma. E quindi?
    “Potrebbero aumentare i casi di recesso unilaterale: essi possono comportare un danno per il club che perde il calciatore, vedendo minata la possibilità di ricevere un congruo indennizzo qualora non ci sia la giusta causa. Allo stesso tempo, non si può limitare la libera circolazione dei calciatori e, soprattutto, non può essere limitato il trasferimento al nuovo club che non deve accollarsi l’indennizzo da pagare alla vecchia società. Di conseguenza: la Fifa deve intervenire rapidamente per colmare il vuoto normativo evidentemente creato dalla sentenza Diarra.
    È vero che aumenterà il potere dei procuratori?
    “E’ una possibilità che potrebbe impattare negativamente sui contratti professionistici”.
    E potrebbero esserci ripercussioni sui contratti collettivi stipulati tra la Figc e l’Assocalciatori?
    “Dipende. Potrebbero essere inserite clausole specifiche che regolamentino, in applicazione dell’art. 17 Fifa, i casi di recesso con giusta causa e norme specifiche che possano regolare i casi di recesso senza giusta causa, oltre all’ inserimento dei criteri di calcolo oggettivi per dare certezze ai club e ai giocatori sul modo di regolare i loro rapporti contrattuali. Ancora: fra le ipotesi di lavoro, ci sono le clausole di stabilità, con indennizzo a favore del calciatore, per evitare che lo stesso possa rescindere dai contratti prima del tempo, salvi i casi di giusta causa. Se mancherà una normativa forte e chiara, si correrà il rischio di abusi e posizioni dominanti tanto degli agenti quanto dei club”. LEGGI TUTTO

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    Thohir esclusivo: “Con me l’Inter è ripartita”

    «Senza dubbio. Sono stato proprietario anche di due squadre indonesiane, del Dc United nella Mls, e adesso dell’Oxford United nella Football inglese. Ma l’Inter è qualcosa di completamente diverso. E’ un club leggendario».

    Ci fosse una nuova occasione di acquistare una squadra italiana ci penserebbe?

    «E’ capitato che qualche tifoso mi chiedesse di tornare in Italia. Ma non potrei mai farlo. Amo troppo l’Inter. Il legame è troppo forte. Sono sempre un tifoso e seguo tutti i risultati».

    Allora, ha festeggiato anche per lo scudetto?

    «Sì sono stato contentissimo».

    Rispetto ad ora, la situazione era molto diversa quando ha acquistato il club da Moratti.

    «L’ho detto fin dall’inizio. Sono arrivato per aiutare l’Inter a crescere e a ritornare in alto. Magari qualcuno avrebbe potuto mirare subito alto, ma io conoscevo bene la situazione ed era necessario recuperare innanzitutto. La sostenibilità finanziaria era fondamentale. Alla riprova dei fatti e delle promesse che avevo fatto allora, dopo 5 anni, l’Inter è tornata a giocare in Champions League. E avrebbe potuto arrivarci anche prima, quando c’ero io, se le squadre italiane qualificate fossero state 4 e non 3. Voglio aggiungere un’altra cosa».

    Prego…

    «La serie A ha bisogno di cambiare. Già ai miei tempi spingevo perché si guardasse anche ai mercati esteri, e in particolare a quello asiatico. E’ successo, ma è durato solo un paio d’anni. Poi si è tutto fermato. L’economia globale si sta spostando verso l’Asia. Con me, l’Inter ha iniziato la sua espansione verso gli Usa e, appunto, l’Asia. Non a caso, c’è stato subito un aumento ricavi commerciali».

    Sa che l’Inter vuole costruire il suo nuovo stadio insieme a al Milan?

    «Sì ne ho parlato anche Gerry Cardinale, quando ci siamo incontrati di recente qui a Giacarta. Gli ho detto che la strada giusta è proprio di fare il nuovo impianto insieme. E sarà un bene anche per la serie A. All’epoca ne avevo discusso pure io con Barbara Berlusconi, che però ha poi voluto proseguire da sola (per poi rinunciare, ndr). Così, avevo provato a chiedere al sindaco di Milano di avere San Siro per l’Inter, ma ho dovuto fermarmi davanti alla complessità di leggi e regolamenti».

    E’ ancora in contatto con qualcuno del mondo Inter?

    «Si, ho anche incontrato Massimo Moratti l’ultima volta che sono stato a Milano».

    E Piero Ausilio? Era dirigente allora e lo è ancora.

    «Me lo saluti, visto che non ci sentiamo da tempo. Sono stato io a nominarlo direttore sportivo. Ho sempre pensato che fosse un valido manager. E lo sta dimostrando».

    Steven Zhang, invece?

    «Ho perso i contatti. Quando ho lasciato la presidenza della società, ho preferito anche lasciargli campo libero, evitando di interferire».

    Ha saputo del modo in cui ha “perso” l’Inter?

    «Sì l’ho letto sui giornali. Dico solo che ai miei tempi, il debito del club era solo di 160 milioni, mentre ora è molto più alto».

    Ha un preferito nell’Inter di adesso? Un nuovo Nicola Ventola…

    «Certo che c’è. Ma prima voglio spiegare perché avevo fatto il nome di Ventola. Non avevo detto che era il mio preferito, ma, soltanto, che conoscevo anche lui tra tutti i giocatori nerazzurri della storia. Sarebbe stato troppo semplice indicare uno dei tanti grandi campioni che tutti ricordano. Oggi, quindi, faccio il nome di Dimarco. Ai miei tempi era solo un ragazzo delle giovanili, adesso è diventato o ra uno dei migliori della squadra. Avrei potuto citare Lautaro Martinez, ma sarebbe stato troppo facile».

    Allora la “sua” Inter rivincerà lo scudetto?

    «Come tutti i tifosi, anche io voglio vincere ad ogni occasione. L’Inter è ancora la più forte. Ha giocatori straordinari, come Lautaro, appunto, Thuram, Barella e Bastoni, oltre a Dimarco. Attenzione, però, alle altre grandi, che stanno tornando: Juventus, Milan e Napoli. Sarà un campionato combattuto» LEGGI TUTTO

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    Zola: “Napoli da scudetto con Conte. Ranieri a Roma? La scelta migliore”

    E a lei, Zola, toccò la numero 10. Con Ranieri in panchina segnò tre gol alla Roma in quattro incroci. Una sentenza.  
    «Sono sempre state partite belle e molto combattute. A livello personale ho raccolto soddisfazioni anche con il Parma».  
    A proposito: che fine hanno fatto i numeri 10?  
    «Il calcio è cambiato. Ci sono strutture diverse di gioco: oggi costruiscono tutti, anche i difensori. I fantasisti sono diventati esterni o attaccanti».   
    Cosa si aspetta domenica dal Maradona?  
    «Un’altra sfida molto combattuta, c’è una certa rivalità». 
    Le esigenze di classifica sono diverse: chi rischia di più? 
    «Rischiano tutti, ognuno a suo modo: sarà dura, anche se il Napoli mi pare favorito per il percorso e il fattore casa».  
    Quanto la convince Ranieri per la Roma? 
    «È la scelta migliore. Conosce bene la piazza e può portare tanta esperienza e serenità: in questo momento storico sono fattori fondamentali».   
    Dovrà mettere ordine.  
    «Senza mancare di rispetto, ha sorpreso un po’ tutti la decisione di mandare via De Rossi, ma non entro nel merito. Poi è arrivato Juric, tecnico bravo che ha bisogno di un certo tempo e certi giocatori. Sono state scelte particolari, non vado oltre». 
    A Napoli, invece, c’è Conte.  
    «Assolutamente la scelta migliore dopo quello che è successo un anno fa».  
    Stima a parte, vuole bene a entrambi.  
    «Ranieri è stato l’allenatore dei miei inizi e della fine: a Napoli finimmo quarti al primo anno senza Diego giocando un bel calcio offensivo. Antonio, invece, è stato un compagno di Nazionale da rispettare e un avversario molto tosto. C’è affetto con tutti e due. E ne sono orgoglioso».  
    Anche Ranieri e Conte sono grandi amici, come sa. Ma quanto sono diversi?  
    «Ranieri ha un impatto molto importante sul gruppo con mezzi e sistemi diversi da Antonio: uno è più sereno, tranquillo, punta sul dialogo; l’altro è più intenso, esigente, lavora moltissimo a livello fisico. Però sa cosa?».  
    Cosa.  
    «Con metodi diversi ottengono il massimo dal gruppo. E questo li accomuna».  
    I tifosi del Napoli la chiamavano Zoladona. Oggi c’è Kvaradona.  
    «Kvara è molto bravo: è determinante con la palla, sa fare gol e assist ma si mette tanto a disposizione della squadra. Mi è sempre piaciuta questa cosa».  
    Kvara contro Dybala: sfida chiave di Napoli-Roma? 
    «Sono entrambi capaci di decidere la partita. Dybala è un giocatore fantastico, di enorme intelligenza calcistica. Avrebbe potuto incidere di più, purtroppo è stato limitato dai problemi fisici. Peccato. Comunque, saranno tanti i giocatori importanti in campo. Il Napoli ne ha diversi».  
    Le piace McTominay? 
    «Tra i colpi migliori dell’ultima estate. Qui, in Inghilterra, non si capacitano di come abbia fatto lo United a lasciarlo andare. Fanno fatica a capirlo, forse è una scelta dovuta al Fairplay finanziario. Non è stata digerita tanto». 
    E ancora: Lukaku contro Dovbyk.  
    «Due prime punte molto forti fisicamente. Lukaku magari è più veloce e bravo in campo aperto, ma entrambi determinano molto. Romelu, per Conte, è una chiave».   
    Le piace il campionato? 
    «Molto bello, pieno di competizione e senza un padrone. Inter e Juve stanno crescendo. Il Napoli manterrà questo livello fino alla fine. L’Atalanta quando è in giornata può battere anche il Real e il City. E poi complimenti a Baroni e Palladino per quello che stanno facendo con Lazio e Fiorentina». 
    Il Milan è già fuori dai giochi?  
    «Troppo presto, no. Ha ottime potenzialità ma deve risolvere qualche problemino. La mia favorita resta l’Inter, ma avrà vita dura».  
    Il Napoli può sognare o deve credere?  
    «È primo in classifica, ha un organico di primo livello e un grande allenatore. Ha cominciato da poco, ma le squadre di Antonio vanno sempre in crescendo».  
    Le piace la Nazionale?  
    «Sta facendo molto bene, ma servono più cartucce dai settori giovanili».  
    E la nuova formula della Champions? 
    «Tra un po’ vi dirò se mi piace».   
    La sua vita in Lega Pro? 
    «Quella si, moltissimo. Sono davvero contento. Ha potenzialità enormi, io la definisco: paradiso per i giovani. Un campionato dove i più giovani possono imparare e giocare a buon livello, confrontandosi con calciatori più navigati. È un’esperienza straordinaria».   LEGGI TUTTO

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    Monza, ufficiale Bianchessi nuovo direttore sportivo. Al suo fianco Floccari

    Dopo le indiscrezioni, adesso è arrivata l’ufficialità: Mauro Bianchessi è il nuovo direttore sportivo del Monza. L’ex Lazio affiancherà Michele Franco, che resterà nei quadri societari. Resta all’interno dell’organigramma anche François Modesto. Inoltre, l’ex attaccante Sergio Floccari, in precedenza coordinatore del settore giovanile del club brianzolo, assumerà il ruolo di Coordinatore tecnico della prima squadra. LEGGI TUTTO

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    Prandelli: “Vlahovic? Deve stare zitto e seguire Thiago Motta, può dare di più”

    Il nuovo Vlahovic come lo vede? «A inizio stagione ho pensato che sarebbe potuto arrivare a 25 gol. Ora è a 9. Ma può dare di più».
    «Quando presso e rincorro gli avversari, poi rischio di arrivare stanco e meno lucido in fase di finalizzazione». Sono parole del ragazzo, pronunciate dal ritiro della Serbia. «Sono dell’idea che un attaccante debba pensare prima di tutto a segnare. Se difendere lo porta a perdere sensibilità sotto porta, allora c’è qualcosa da rivedere. Negli ultimi 20 anni non abbiamo proposto centravanti di un certo livello anche perché nelle giovanili riempiamo le loro teste di concetti tattici: fare sponda, difendere, rincorrere gli avversari. Gli allenatori non devono rovinare l’istinto del bambino che è in ogni calciatore. Ma Thiago sa il fatto suo».
    Ha detto anche che con un’altra punta accanto si trova meglio. «Due modi diversi di giocare. Io gli affiancavo Ribery, ma Frank partiva da sinistra e veniva in mezzo per assisterlo, poi c’era Bonaventura che faceva la mezzala e a volte la seconda punta. Nella Juve con i due esterni che puntano l’uomo, tagliano e vanno in profondità, lui deve solo concentrarsi sui tempi di smarcamento e chiusura dell’azione».
    Ha un suggerimento per lui? «Gli voglio bene, ma deve stare zitto e seguire Motta».
    Lei affidò a Motta il centrocampo della Nazionale. Si aspettava che facesse questa carriera da allenatore? «Conosco allenatori che vanno fuori di testa se i moduli che hanno in mente non ingranano. Lui interpreta il calcio non in maniera rigida e per questo ha un futuro luminoso. Da calciatore vedeva il gioco prima degli altri. Diventavo matto quando dicevano che era lento, perché di testa dava una pista a tutti». 
    Sabato c’è Milan-Juve. Fuori una per lo scudetto? «Manca ancora tanto, però qualche risposta la darà. Dalla Juve mi aspetto più sicurezza nel gioco. Dal Milan non so… vive un momento strano perché è tra le più forti ma Fonseca mi sembra un uomo solo». 
    Per il titolo ci sono 6 squadre in due punti. Non è mai successo negli ultimi 40 anni. «Con due sorprese notevoli. L’Atalanta per me lotterà fino alla fine per lo scudetto, mentre la Lazio è la vera outsider e sta finalmente offrendo a Baroni quella vetrina che meritava da una vita».
    E la Fiorentina? Là in alto c’è anche un pezzo del suo cuore. «Un pezzo? La Viola è il mio cuore e vederla lassù non è una sorpresa. Palladino è camaleontico e ha una squadra con un blocco di giovani e di italiani che lo porterà lontano».
    Con un Kean in più. «Ecco, Palladino ha fatto con Moise quello che io feci con Dusan: gli ha liberato spazio».
    Alla Roma è invece tornato Ranieri. «Lo ammetto: sono tra quelli che si è chiesto “ma chi glielo ha fatto fare?”».
    E che risposta si dà?«All’amore che risposte vuoi dare? Quando batte il cuore puoi solo seguirlo. Claudio è garanzia di risultati, saggezza, etica e rispetto».
    La Nazionale è davvero uscita dall’incubo? «Eravamo tutti preoccupati dopo l’Europeo. Complimenti a Gravina, che ne è uscito bene pur avendo qualche problema da gestire con la Lega: dare un ruolo importante a Buffon è stata una scelta felice. Luciano è tornato Luciano, e si vede. E in più adesso c’è Tonali: fa tutta la differenza del mondo».  LEGGI TUTTO

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    “Tieni in gioco la vita”: rinnovata la campagna della Roma per un corretto stile di guida

    “Tieni in gioco la vita”. Dopo il successo della prima edizione, svolta a marzo 2024, la Roma ha deciso di rinnovare l’impegno con Automobile Club Roma e Toyota, per la promozione di uno stile di guida sicuro e responsabile tra i giovani della Capitale, coinvolgendo oltre cento studenti dell’ultimo anno di tre istituti scolastici e l’intera squadra della Primavera come testimonial del progetto. Un’iniziativa ideata dal club giallorosso, insieme ad Automobile Club Roma con il supporto di Toyota per cercare di contrastare il drammatico bilancio di vittime di incidenti stradali che avvengono ogni anno nelle strade della Capitale.  LEGGI TUTTO

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    Campionato, tra le sei sorelle comanda il Grande Fratello

    NAPOLI – C’è ressa e c’è grande confusione fra le sette sorelle dell’alta classifica. Comanda il Napoli che non eccelle in nulla (seconda difesa fra le squadre di testa e ultimo attacco). L’Atalanta ha il migliore attacco e la peggiore difesa. L’Inter ha segnato 26 gol, ma ne ha incassati 14. La Juve è imbattuta, ma s’è impigliata in sei pareggi. Il Milan è in ritardo. Fiorentina e Lazio sono le sorprese: i viola capaci di fare sei punti in tre scontri al vertice (2-1 alla Lazio, 2-1 al Milan, 2-3 con l’Atalanta), i laziali con la peggiore differenza reti dopo il Napoli.Cifre contraddittorie che non consentono di identificare la squadra più forte, quella che vincerà lo scudetto. Tutti però dicono: l’Inter è la più forte. Negli scontri diretti dell’alta classifica, l’Inter ha fatto gli stessi punti di Napoli e Juventus. Ma l’Inter i confronti diretti li ha giocati tutti a Milano (4-0 all’Atalanta, 4-4 con la Juve, 1-1 col Napoli, 1-2 col Milan). Il Napoli ne ha giocati tre in trasferta (2-0 al Milan, 1-1 con l’Inter, 0-0 con la Juventus), uno in casa (0-3 con l’Atalanta). Se lo scudetto lo vince la squadra con la migliore difesa, dopo dodici giornate la Juve è avanti (7 gol al passivo). Se vince la squadra col migliore attacco, l’Atalanta è in testa (31 gol con Retegui capocannoniere). L’Atalanta è la squadra con la migliore differenza reti (+16), la Juve è terza (+14), il Napoli è penultimo (+10). Nessuna “cifra” sinora indica la squadra-scudetto, la formazione superiore alle altre. Inter e Atalanta hanno il vantaggio della continuità in panchina: Simone Inzaghi guida i nerazzurri da quattro anni, Gasperini è addirittura al nono anno sulla panchina dell’Atalanta. Le altre “sorelle” hanno cambiato allenatore. Il Napoli del magnifico castello difensivo di Conte è alla ricerca del gol perduto. Il Napoli tira di meno, segna di meno dicono le statistiche. Kvaratskhelia con 5 reti, miglior cannoniere azzurro, è il segno dei tempi di magra offensiva. Gli attaccanti segnano poco (Lukaku 4, Politano 1, Simeone 1, Neres 1). Due centrocampisti (Anguissa e due volte McTominay) e due difensori (Buongiorno e tre volte Di Lorenzo) sono dovuti intervenire sotto le porte avversarie. In attesa di sfavillanti fuochi d’artificio offensivi, Conte ha badato soprattutto alla ricostruzione della difesa dopo il flop del campionato scorso, decima difesa del torneo (48 gol incassati). Nelle dodici partite di quest’anno, il Napoli ha tenuto la porta imbattuta per sette gare. Buongiorno è il nuovo leader della trincea azzurra che ha elevato il rendimento di Rrahmani, con Meret cui vanno sempre pochi elogi, ma è stato protagonista a Cagliari e contro il Parma, proteggendo i successi azzurri, e ha ben figurato col Milan e con l’Inter. Come si piazza il Napoli tra le sette sorelle dell’alta classifica? Di che cosa nutre il suo primato, appena un punto avanti ad Atalanta, Fiorentina, Inter e Lazio, due punti avanti alla Juventus, otto davanti al Milan che ha una partita da recuperare? Si dice che per vincere il campionato non bisogna perdere punti con le formazioni medio-basse. Contro le squadre medio-basse, scorpacciata della Lazio 24 punti in nove partite (Napoli 21 punti, Inter 20, Atalanta, Juventus e Fiorentina 19, Milan 14). Contrordine, lo scudetto si vince negli scontri diretti dell’alta classifica. Hanno fatto meglio Atalanta e Fiorentina (6 punti in tre confronti), Napoli e Inter 5 punti in quattro confronti, Juventus 5 punti ma in tre gare. Del Napoli sapremo meglio a gennaio. I “lavori in corso” di Conte non sono finiti. I primi risultati sono apprezzabili. E a gennaio s’aprirà la finestra del mercato invernale. Il Napoli cercherà innanzitutto un centrale di difesa. Sinora Napoli, Atalanta e Lazio sono le squadre che hanno vinto di più (8), ma l’Atalanta e la Lazio (col Milan) hanno incassato più sconfitte (3). La Juventus è imbattuta, Inter e Fiorentina hanno perso una sola partita. La Juventus è in testa nei pareggi (6). L’equilibrio regna sovrano tra il meglio e il peggio. L’Atalanta, però, ha più di una situazione favorevole, compreso il capocannoniere (Retegui 11 gol). Il fiorentino Kean segue a 8 centri. Il Napoli è lontano (Kvaratskhelia 5 reti). Dopo la sosta, subito Napoli-Roma e Milan-Juventus. Riprende la corsa per individuare la squadra-regina. LEGGI TUTTO