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    Donadoni esclusivo: “Questo Milan la mia sofferenza, ha perso lo stile”

    Perché non alleni da oltre quattro anni e in Italia da sette?, perché il Milan non ti ha mai chiamato?, perché non sei stato in corsa per il Parma?, perché i presidenti non ti considerano più?, perché quando c’è un cambio di panchina leggo i nomi più improbabili e il tuo mai? Porti sfiga e non lo sapevamo? Sai bene che questo è un mondo di perversioni, pregiudizi, etichette e scaramanzie. Pensa soltanto al colore delle cravatte di Galliani, che è un po’ il nostro Picasso: ha avuto il periodo giallo e quello azzurro,,, «Calma».

    Sono calmissimo: mi sono semplicemente fatto prendere dal por qué! por qué! por qué! di Mourinho. «L’ultima esperienza in Italia è stata a Bologna. Poi in Cina, allo Shenzhen. L’ho preso che stava retrocedendo e ci siamo salvati. La stagione successiva, dopo pochi mesi ho litigato col direttore sportivo, lo stesso che era stato al Tianjin Quanjian con Cannavaro. Sintesi del soggetto fatta da Fabio: «Un delinquente». So che è finito in galera perché ha combinato altri disastri, insomma l’hanno blindato… Alla festa dei 125 anni del Milan, a inizio dicembre, ho incontrato il dottor Galliani». 

    Lo chiami ancora dottore? «E come dovrei chiamarlo? Mi ha chiesto del Monza. A Nesta non stava girando bene. Saltato Nesta…». 

    Ha preso Bocchetti. «Ho sperato che Monza fosse una possibilità. Mi è capitato spesso di pensare…».

    A cosa?, a chi?«A perché il Milan non cercasse anche me. Ci sono passati Leonardo, Inzaghi, Seedorf, Brocchi, Gattuso con l’altra gestione… Galliani diceva che era Berlusconi…».

    E Berlusconi?«Una volta gliel’ho anche domandato».

    E lui?«È Galliani che non ti vuole. Non sono mai entrato nelle scelte di persone alle quali sono legato, nonostante pensassi che sarebbe stata quella la mia destinazione ideale, la più naturale, quasi fisiologica. Negli ultimi anni si sono fatti vivi altri, anche il Cagliari un paio di volte, ma le trattative non si sono mai intavolate, a volte per scelta mia, altre per volontà dei club. Che hanno tutto il diritto di fare come vogliono».

    Non sei portato al compromesso, questo si dice da sempre.«Non lo so, penso di essere sufficientemente intelligente e in grado di capire le esigenze di una società. E so accettare i buoni consigli».

    Avverto un pizzico di amarezza nelle tue parole.«La provo. Ma vivo ugualmente bene. Vedo tanti colleghi che attraverso mille peripezie riescono a dare continuità al loro lavoro… La verità è che non posso essere o mostrarmi diverso da quello che sono».

    E cosa sei, come sei?«Nel modo di fare mi rivedo in Carlo (Ancelotti, nda), la stessa mentalità, cultura, educazione. Non sono un carabiniere. Lo ripetevo spesso ai ragazzi che allenavo: “non sono un carabiniere, vi osservo, controllo gli atteggiamenti e traggo le conclusioni”. Mi piace dare libertà ai collaboratori, so ascoltare, alla fine però sono io che mi occupo delle scelte. In panchina non mi agito, non sono un urlatore, non faccio casino. Ricordo che una volta Mazzone venne a vedermi a Ascoli. Allenavo il Livorno, ma quel giorno in panchina c’era il mio secondo, Bortolazzi, io mi ero appena dimesso. A un certo punto, dalla tribuna, la buonanima di Carletto gridò a Bortolazzi “Te devi agita’!, te devi muove!”».

    Hai 61 anni, il tuo sta diventando un inaccettabile pensionamento anticipato.«Ci sono situazioni che non posso governare, mi spiace di non poter lavorare con i giovani, di non provare il gusto di migliorarli, di farli crescere. Il sapore del risultato mi manca».

    La tua stagione migliore al Parma, se ben ricordo.«In condizioni assurde. La società aveva problemi serissimi e la Federcalcio ci chiese di portare a termine il campionato per evitare di falsarlo. Facemmo splendide cose, il primo anno raggiungemmo la qualificazione in Europa League. Il club era praticamente fallito, il periodo di Ghirardi».

    Cassano si sfilò. Dissero che avevate litigato.«Mai avuto problemi con Antonio, mai litigato con lui. Ebbe semmai da dire con Ghirardi. Scelse di non scendere in B, eravamo a un passo dal baratro, liberissimo di decidere della sua carriera, della sua vita».

    Pensavo che nei giorni scorsi il Parma ti chiamasse.«Ho sperato che lo facesse. A Parma sono legato, lì ho battezzato mia figlia. Ci sarei tornato di corsa. Hanno scelto Chivu, non mi pare che abbia mai allenato in serie A».

    È così. Cherubini ha investito su un progetto a lungo termine.«Parlare di progetti e programmi in Italia è fuori luogo ormai. Oggi conta il risultato immediato. Ovunque, a tutti i livelli. Se poi alleni Inter, Juve o Milan hai solo l’obbligo di vincere, ho letto cos’ha detto Conte, sto con lui, capisco che è la scoperta dell’acqua calda. Tuttavia da noi, dove dominano le proprietà straniere, c’è qualcuno che prova a fare le cose giuste e ha ancora un briciolo di capacità. L’Atalanta ad esempio. Anche lì c’è la presenza americana, ma ci sono dirigenti abili. La competenza oggi è il petrolio. Mi fa rabbia pensare che ci siamo ridotti così, e non mi riferisco solo al calcio. Il giudizio lo estendo al Paese».

    Il Milan oggi è una combinazione di nervi, fegati e manager.«Ero in tribuna l’altra sera, ho sofferto. Fatico a riconoscere il Milan. Mi procura sofferenza, non c’è più quello stile e non penso soltanto al campo».

    Sei rimasto molto legato a Berlusconi e Galliani.«Berlusconi con me fu eccezionale, ogni tanto lo sentivo ancora. Sette giorni prima della sua morte chiamai il San Raffaele, mi rispose la segretaria, le chiesi di riferire che l’avevo cercato per un saluto. Il giorno dopo telefonò lui, la voce stanca “Oh Roberto”, disse, “mi fa piacere che ti ricordi del tuo presidente”. Un groppo in gola, ero a un passo dalle lacrime. Ancora oggi, se ci penso, mi vengono i brividi. È un ricordo che conserverò. Berlusconi ha sempre avuto attenzioni per le persone con le quali ha lavorato».

    Credi davvero che Sacchi voglia tornare al calcio a 78 anni?«Sono molto affezionato ad Arrigo, giorni fa l’ho chiamato. L’operazione al cuore è stata pesante e lui ha bisogno di affetto, l’affetto della sua gente e del calcio, è pieno di umanità».

    Roberto, torneresti a lavorare anche all’estero?«Certo, se il calcio non si ripresenterà, me ne farò una ragione».

    Immagino che tu abbia una sala dei trofei piena zeppa di coppe e medaglie.«Ho una vetrinetta con poche cose che non mostro. Non amo mettermi in mostra».

    È il tuo limite, nella stagione dell’apparire.«Quante volte me lo sono sentito ripetere. Perché dovrei cambiare? Una ragione, me ne basta una sola. E perché dovrei raccontarmi per come non sono?».

    Fosti il primo italiano d’Arabia?«Non mi prese il club, bensì il principe. Che pensavo fosse scapolo e invece aveva sposato la figlia del re. Vincemmo il campionato, andammo in finale nella King’s Cup».

    Come si chiamava il principe?«Noi lo chiamavamo Al».Per non sbagliare. LEGGI TUTTO

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    Roma, perché Dybala è più unico che raro (grazie a se stesso e a Ranieri)

    L’uomo in più ha preso per mano la Roma e l’ha portata negli ottavi di finale di Europa League. Giustamente, oggi il Corriere dello Sport ha titolato in prima pagina: “Dybala ci salva la faccia”: dopo l’ecatombe di Atalanta, Juve e Milan in Champions League, la qualificazione della Roma tiene viva anche la flebile speranza di continuare a lottare per la quinta squadra in Champions, LEGGI TUTTO

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    Via con Sampdoria-Sassuolo. Guida alla 27ª giornata della Serie B

    Sampdoria-Sassuolo venerdì ore 20.30

     

    Partita chiave per i blucerchiati di Semplici: per l’organico di cui dispone, assai rinforzato a gennaio, dovrebbe avere ben altra classifica, la quale invece dice che oggi la Samp disputerebbe il playout col Sudtirol, da cui hanno perso – sciaguratamente e in 9 – nello scorso turno. A Marassi sbarca il super Sassuolo di Grosso che è primo a +11 sullo Spezia terzo, cioé ha la Serie A in tasca, dunque i liguri per fare risultato dovrebbero sperare in una serata svagata dei neroverdi, visto che ci sono 33 punti di differenza. Resta il fatto che se questa Samp vuole provare a salvarsi direttamente – l’unico obiettivo stagionale possibile – dovrà provare a fare punti anche con la regina del campionato. La lotta per la permanenza in B è intricatissima, la Samp ha i mezzi per venirne fuori ma deve dimostrarlo e il tempo inizia a stringere.

    Cittadella-Modena sabato ore 15

     

    Nello scorso turno il Cittadella di Dal Canto stava strappando un prezioso pareggio a Catanzaro. La differenza l’ha fatta una frittata in difesa che ha concesso la rete-partita del solito Iemmello. Ora i veneti hanno solo 2 punti di margine sulla zona playout e non possono fallire questo scontro diretto per la salvezza, visto che il Modena li precede di un solo punto. Mandelli, che da novembre guida i canarini emiliani, sta facendo un lavoro egregio: da Bisoli aveva preso una squadra depressa e penultima in classifica e ora è al 10° posto. Nel 2025, sembrava che il Modena avesse perso un po’ di smalto. Poi, nell’ultimo turno, è arrivato il confortante 1-1 in casa con lo Spezia terzo in classifica. E lì s’è capito che la squadra ha i mezzi per mantenere la categoria, anche senza troppi patemi.

    Mantova-Bari sabato ore 15

     

    Gara fondamentale per il Mantova di Possanzini che negli ultimi tempi sta perdendo colpi (solo 2 punti nelle ultime 4 uscite) e adesso ha una sola lunghezza di margine sulla zona playout, stanno insomma venendo a galla i limiti di una rosa composta in gran parte da elementi non molto pratici di Serie B, anche se finora s’era riuscito a mascherare tutto grazie alla buona e collettiva organizzazione di gioco che Possanzini ha dato alla squadra, sempre con la testa fuori dalla zona calda della classifica. Nell’ultimo turno comunque, è arrivato il 2-2 di Palermo, risultato tutt’altro che trascurabile, col Mantova capace di ribaltare la gara in pochi minuti prima di subire su rigore il definitivo pari. Anche il Bari negli ultimi tempi non sta particolarmente incantando e nella scorsa giornata ha raccolto il pari interno con la Cremonese solo in extremis e grazie a un autogol. Però Longo sta pilotando i Galletti al 7° posto e dunque in zona playoff, in linea con le ambizioni d’inizio stagione. Ma per garantirsi un posto agli spareggi promozione, questo Bari deve fare un ulteriore step di crescita.

    Pisa-Juve Stabia sabato ore 15

     

    Nelle ultime due uscite, il Pisa di Filippo Inzaghi ha avuto non pochi problemi: prima il ko interno col Cittadella (prima sconfitta in casa), poi l’1-1 di Cesena, coi toscani raggiunti dai romagnoli ridotti in 10. Non bei segnali, insomma, e lo Spezia terzo resta in agguato a 4 punti, di questo passo c’è il rischio di perdere la promozione diretta anche se, va ricordato, a inizio stagione nessuno chiedeva la A a questa squadra. La Juve Stabia di Guido Pagliuca invece, viaggia che è una meraviglia: viene da due vittorie di fila con 3 successi nelle ultime 4 uscite. Presto le Vespe stabiesi potrebbero gettare la maschera: va bene parlare solo di salvezza, memori della brutta fine che fece la Juve Stabia in B nel 2020. Però, la permanenza nella categoria è ormai acquisita. E questa squadra – com bomber Adorante vice capo cannoniere, 12 reti – ha le carte in regola per giocarsi, assieme a Catanzaro e Cremonese, la volata per il 4° posto che ai playoff consente di saltare il turno preliminare, accedendo direttamente dalle semifinali.

    Reggiana-Carrarese sabato ore 15

     

    Delicatissimo incrocio salvezza. La Reggiana di Viali, a +1 sulla zona playout, continua a viaggiare a corrente alternata e nell’ultimo turno, dopo due sconfitte di fila, ha buttato via due punti a Frosinone, subendo l’1-1 al 92’, la vittoria avrebbe dato tutt’altra classifica. Discorso non molto diverso per la Carrarese, a +2 sulla zona playout. Prima della scorsa uscita, nel 2025 non aveva ancora fatto punti, passando dalla zona playoff, conquistata a fine 2024, a lambire quella playout. Poi, una settimana fa, è arrivato il confortante 3-2 alla Salernitana che non avrà rimesso le cose a posto ma di sicuro ha dato un po’ d’ossigeno. Ora urgono conferme per capire se gli apuani hanno i mezzi per restare in B.

    Cremonese-Cesena sabato ore 17.15

     

    La Cremonese continua a mancare il definitivo salto di qualità. Questo ha detto l’ultima uscita, coi grigiorossi raggiunti a Bari in extremis su autogol. Partita che ha lasciato uno strascico che potrebbe avere un grosso peso sul resto della stagione: il barese Dorval accusa Vazquez di averlo insultato in maniera razzista, cosa smentita dall’argentino e dalla stessa Cremonese. Il Giudice Sportivo, a riguardo non ha ancora deciso, ordinando un supplemento d’indagine per chiarire il tutto. Ma se il “Mudo” Vazquez dovesse rimediare una pesante squalifica, per Stroppa sarebbe un grosso problema, visto che è il capo cannoniere di squadra con 9 centri. Il Cesena invece è reduce dall’1-1 interno col Pisa vice capolista, con la squadra capace di pareggiare in inferiorità numerica. Davvero un bel segnale, i romagnoli di Mignani potrebbero aver messo alle spalle il periodo più difficile: il Cesena è ottavo (con gli stessi punti del Bari settimo) e può chiudere al meglio la stagione, ai playoff, sempre una bella soddisfazione per chi arriva dalla C. 

    Brescia-Sudtirol domenica ore 15

     

    Dopo la sconfitta in casa della capolista Sassuolo (2-0), al Brescia non resta che guardarsi alle spalle, visto che la zona playout dista un solo punto. Prima Maran – tornato al Brescia dopo l’infruttuosa parentesi con Bisoli – aveva fatto 4 punti in 2 gare ma nessuno s’era illuso. Certo, la squadra ha i mezzi per centrare la salvezza. Ma, probabilmente, ci sarà da sudare sino all’ultimo o quasi. E attenzione al Sudtirol, rivitalizzato da Castori, gli altoatesini hanno raccolto tre vittorie nelle ultime 4 uscite con lo scalpo della Samp nell’ultimo turno. In trasferta poi, talvolta il Sudtirol sa essere temibile: il Brescia è avvisato.

    Cosenza-Palermo domenica ore 15

     

    Duro momento per il Cosenza, sempre più ultimo, con la società in difficoltà e in vendita e la squadra a -7 dalla zona playout. Sembra insomma che stia calando il sipario sui calabresi che in qualche modo frequentano la B dal 2018. Stavolta però, l’epilogo sembra dietro l’angolo. Ma è un momento difficile anche per il Palermo. Dopo il deludente 2-2 interno col Mantova nell’ultimo turno è esplosa l’ira della tifoseria nei confronti del tecnico Dionisi, col quale, per usare un eufemismo, mai c’è stato feeling. Di questo passo, il Palermo rischia di non fare neanche i playoff (oggi distano 2 punti). La proprietà del City, non avvezza all’esonero dell’allenatore, ha dato un’altra chance a Dionisi, nonostante la piazza lo abbia sfiduciato da tempo. Ma se si dovesse sbagliare anche la partita contro il derelitto Cosenza, probabilmente si faranno altri ragionamenti.

    Spezia-Catanzaro domenica ore 15

     

    La partita più interessante del turno. Lo Spezia la giocherà sapendo il risultato del Pisa, impegnato in casa con la rivelazione Juve Stabia. E se i toscani dovessero perdere ancora altri colpi, allo Spezia potrebbe venire l’acquolina in bocca, visto che dista solo 4 punti dal Pisa secondo, cioé dalla zona promozione diretta. A La Spezia si respira un grande entusiasmo, polverizzati i mini abbonamenti varati per il finale di stagione. E lo stadio Picco, per come è fatto e per i caldi tifosi che ospita, può dare la spinta in più agli aquilotti liguri. Ma attenzione al Catanzaro, imbattuto da 8 gare nelle quali ha raccolto 16 punti, anche grazie alle reti dell’infinito Iemmello, capo cannoniere della B con 13 reti assieme a Pio Esposito dello Spezia (sarà bello confrontare i due) e a Laurienté del Sassuolo.

    Salernitana-Frosinone domenica ore 17.15

     

    Posticipo tra due squadre che oggi retrocederebbero direttamente in C. La Salernitana, dopo un interessante mercato di riparazione e con l’avvento di Breda in panchina, pareva in grado di cambiare registro, sino al mantenimento della categoria. Ma nell’ultimo turno è arrivato il preoccupante ko di Carrara, con i campani sotto 3-0 e che si sono svegliati troppo tardi (3-2 in finale). A Salerno si sta preparando con molta cura una gara che non si può fallire, visto che i playout distano 3 punti e la salvezza diretta 4, altri blackout non saranno concessi. E all’Arechi sbarca il Frosinone penultimo e due punti sotto la Salernitana, dove in panchina fa il suo debutto Paolo Bianco, terzo allenatore stagionale dopo Vincenzo Vivarini e Leandro Greco, esonerato dopo l’1-1 interno con la Reggiana dello scorso turno. Insomma, se per la Salernitana è una sfida cruciale, figurarsi per il Frosinone, due tra le più grandi delusioni di questo imprevedibile campionato. LEGGI TUTTO

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    Retroscena infortunio Sommer: il modo in cui si è fatto male è incredibile

    Inter senza Sommer nel periodo decisivo: quando rientra

    Per recuperare da un danno del genere, normalmente, occorrono non meno di tre settimane. Significa che, nella migliore delle ipotesi, Sommer potrebbe rientrare il 16 marzo, nella sfida con l’Atalanta. Che, peraltro, è l’ultima prima della nuova sosta per le nazionali. E, allora, forse sarebbe preferibile attendere anche quella. Ad ogni modo, ciò vorrebbe dire che Inzaghi rimarrebbe senza il suo numero uno per il quarto di finale di Coppa Italia con la Lazio, per lo scontro diretto con il Napoli e per andata e ritorno degli ottavi di Champions, nonché per la gara con il Genoa, di domani sera, e per quella con il Monza, in mezzo alle due sfide di Champions. In casa nerazzurra, per la verità, non si esclude l’eventualità di percorrere una strada alternativa. «Nei prossimi giorni sarà deciso il tipo di terapia da seguire», viene spiegato, infatti, nel comunicato. Significa che esiste qualche piccolo margine di speranza per accorciare i tempi: da escludere o quasi il Napoli, ma magari per uno dei due match di Champions… Ovviamente, dipenderà innanzitutto da Sommer, dalla sua disponibilità e dalla sua capacità di sopportare il dolore. Tutto sarà più chiaro al massimo nel giro di qualche giorno. Ad oggi, comunque, lo scenario più probabile resta la “steccatura” del pollice del portiere svizzero e, quindi, lo stop di almeno una ventina di giorni. 

    L’Inter nelle mani di Josep Martinez: prima da ex

    La scena, dunque, se la prenderà Josep Martinez, acquistato la scorsa estate per 13,5 milioni proprio per diventare l’erede di Sommer. Ma la sensazione è che non tutto sia filato liscio in questi primi mesi alla Pinetina dello spagnolo, particolarmente apprezzato, e di conseguenza scelto, per la sua abilità con il pallone tra i piedi. Altrimenti, la sua unica apparizione non sarebbe stata nell’ottavo di Coppa Italia con l’Udinese lo 19 dicembre. Adesso, però, tocca a lui. Che, peraltro, esordirà in campionato proprio contro il Genoa, la squadra che ha lasciato qualche mese fa. Dallo scorso 19 maggio, vale a dire la sua ultima gara in maglia rossoblù, sono trascorsi ben 9 mesi, e al di là delle amichevoli estive, l’unica gara vera di Martinez è stata appunto quella con l’Udinese. L’auspicio di Inzaghi, dunque, è che non sia troppo arrugginito. In questo senso, c’è un precedente non proprio incoraggiante. Radu, infatti, quando combinò il disastro in quel Bologna-Inter del 28 aprile 2022 che, di fatto, consegnò lo scudetto al Milan, non giocava da quasi un anno e si ritrovò improvvisamente in campo per un guaio muscolare accusato da Handanovic. L’ulteriore curiosità è che, insieme a Sommer, anche il terzo portiere Di Gennaro è fuori causa ormai da diverse settimane, dopo un’operazione alla mano sinistra. Significa che il numero uno della Primavera, Calligaris (classe 2005), già aggregato in prima squadra, salirà a vice di Martinez. Mentre come terzo dovrebbe essere chiamato l’ancora 18enne Zamarian .  LEGGI TUTTO

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    Lazio, da Provedel al rinnovo di Gila

    Provedel è un finto problema. A Formello, in quasi tre anni, ha portato serietà e un secondo posto. Centoundici partite, parate determinanti, nove convocazioni in Nazionale e un minuto da centravanti con un gol di testa all’Atletico Madrid, raccontato anche sui siti del New York Times e di Le Monde. Ora non sta vivendo una stagione perfetta, ma il suo rendimento non può diventare un tema centrale. La Lazio è in corsa per tre obiettivi: come l LEGGI TUTTO

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    “L’Atalanta prima di tutto”: così Percassi ha risolto il caso Lookman-Gasperini

    Quando giocava nell’Atalanta, stopper d’antico stampo, per sventare il pericolo avversario Antonio Percassi non disdegnava i tackle scivolati. Da giocatore a presidente il ruolo è cambiato, ma non è cambiato il genere d’intervento. Così, insieme con Luca, talis pater talis filius, il Primo Atalantino è piombato a Zingonia nemmeno ventiquattro ore dopo Abbonati per continuare a leggere LEGGI TUTTO

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    Milan, Sconceiçao

    Non si può perdere una sfida importantissima e ultimativa nella quale sei tre volte superiore, e oltretutto per un solo tiro in porta (di Carranza) in novantacinque minuti. 

    Non si può insistere su Theo Hernandez già ammonito, ben sapendo che ha il giallo incorporato. 

    Non si possono sostituire nell’ordine Pulisic, Gimenez, Musah e Reijnders pur di conservare João Felix, tecnica invidiabile ma niente di più: lo dice la sua carriera.  

    Non si può essere fuori da tutto già a metà febbraio dopo due mercati dispendiosi: solo a gennaio il Milan ha regalato 46 milioni agli olandesi, tra Gimenez e bonus qualificazione. 

    Non si può affidare il Milan a un tecnico per soli sei mesi, più opzione: Conceiçao è un professionista serio (altri hanno rifiutato) e il Milan un club di prestigio da rispettare nelle scelte-chiave. 

    Il Milan, già: cos’è oggi il Milan? Per ottenere spiegazioni esaustive mi sono rivolto all’agenzia Stefani, la voce del regime di via Aldo Rossi, zona Fiera: “Oggi è una società ben strutturata e soprattutto democratica. I rapporti tra Ibrahimovic e Conceiçao sono fantastici: mai uno screzio, mai un gesto di disapprovazione dello svedese. Anche perché hanno caratteri simili. Zlatan non ripete troppo spesso a Sergio che gli vuole bene ed è confermato soltanto perché, dài e dài – come la moglie alla quale ogni giorno dici ti amo – potrebbe non crederci più. 

    Il presidente Scaroni è attento e competente; l’ad Furlani centrato su obiettivo e metodi. La società non appartiene a Elliott, ma a Cardinale che ieri era in America perché dall’America la partita si vede molto meglio: all’ora di pranzo uno è più fresco, riposato e eccitabile. Il Milan è peraltro il primo interesse di Gerry che adesso sposterebbe volentieri i miliardi destinati all’acquisto della Paramount sul prossimo mercato del club. 

    La comunicazione del Milan, poi, è all’avanguardia: le critiche sono gradite, i complimenti no, perché al Milan le leccate di culo non piacciono. Al Milan preferiscono i diavoli della polemica ai serafini. 

    Al Milan sono talmente buoni di cuore che se ti devono licenziare non te lo comunicano subito: aspettano che tu faccia la tua bella figura da pirla davanti ai giornalisti (Fonseca) prima di inviarti un piccione viaggiatore rigorosamente rossonero”. 

    PS. Quando Luca Marchegiani, uno bravo e serio, non è riuscito ad ammettere per ben due volte che Hernandez aveva simulato, e di brutto, ho provato dispiacere.   LEGGI TUTTO

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    Palermo, il rebus Dionisi: resta, ma è indesiderato. Ora è vietato sbagliare

    PALERMO – Sembrava che il peggio fosse passato, invece è arrivata un’altra tempesta. Ancora più violenta di quella di inizio anno, con tutto lo stadio a gridargli in faccia “vattene via”. È finito di nuovo nell’occhio del ciclone Alessio Dionisi che, alla fine della partita pareggiata con il Mantova, è stato travolto dai fischi dei tifosi. Una contestazione fortissima, ma soprattutto mirata perché la squa LEGGI TUTTO