Sentenza Diarra, rivoluzione dei mercato? Ecco che cosa potrà accadere nel 2025
La Luiss (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali intitolata a Guido Carli), è stata teatro del primo convegno nazionale che un ateneo abbia dedicato alla sentenza della Corte di Giustizia Europea sul caso Lassana Diarra, oggi trentanovenne, francese, ex calciatore, fra le altre, di Chelsea, Arsenal, Real Madrid, Lokomotiv Mosca, Marsiglia e Psg, 34 presenze con i Bleus. Nel 2014, vistosi ridotto l’ingaggio dalla Lokomotiv, Diarra volle rescindere il contratto con il club moscovita che fissò un risarcimento di 10,5 milioni di euro. La società belga Charleroi, intenzionata a ingaggiare il giocatore, rinunciò al progetto poiché temeva di essere costretta a pagare una parte della somma, secondo quanto stabilito dalle norme Fifa. Diarra si oppose alla richiesta russa: così, cominciò la decennale battaglia legale che ha raggiunto il culmine con il verdetto emesso dalla Corte di Giustizia Europea, in base al quale la Corte d’appello di Mons prenderà la sua decisione finale.
LA LIBERA CIRCOLAZIONE. I giudici Ue hanno stabilito: “Le norme sui trasferimenti rischiano di ostacolare la libera circolazione dei calciatori che vorrebbero andare in un nuovo club di un altro Stato Ue e avrebbero lo scopo di limitare, addirittura impedire, la concorrenza tra le società di calcio che operano nell’Unione”. Tradotto in soldoni, la Corte ha dato ragione a Diarra, poiché alcune norme della Fifa sono contrarie al diritto dell’Unione e la Fifa dovrà modificare alcuni articoli del suo regolamento. Nello specifico, si tratta del caso in cui un club ritenga che uno dei suoi giocatori abbia risolto il contratto senza «giusta causa», prima del termine di scadenza naturale del rapporto di lavoro. Sino a quando la Fifa non modificherà le norme inserite nell’articolo 17.2 e 17.4, esse oggi recitano così: 1) “Il calciatore e qualsiasi club che intenda ingaggiarlo sono responsabili in solido per il pagamento di un’indennità al club di provenienza”; 2) “se non rispetta la regola, il nuovo club è passibile di una sanzione sportiva: divieto di ingaggiare nuovi giocatori per un determinato periodo”; 3) “la federazione nazionale dalla quale dipende il club di provenienza del giocatore, deve negare il rilascio di un certificato internazionale di trasferimento alla federazione presso la quale è iscritto il nuovo club fino a quando fra il club di provenienza e il giocatore è pendente una controversia in merito alla risoluzione del contratto”. Per procedere alla modifica delle regole dopo l’intervento della Corte Europea, la Fifa ha aperto una consultazione pubblica fra tutte le parti in causa (società, sindacato calciatori, Leghe, Uefa, Eca), chiusa il 15 novembre. Ora l’organizzazione di Infantino deve trarre le conclusioni. Dati i tempi ristretti (il mercato invernale aprirà il 2 gennaio e chiuderà il 3 febbraio 2025), si presume che il nuovo regime possa andare in vigore nella sessione estiva 2025. Ma quale sarà? E davvero causerà un terremoto sulle operazioni di acquisto e cessione dei calciatori, come paventato da diverse parti all’indomani della sentenza della Corte Europea? Risponde Giuseppe Cavallaro, adjunct professor Luiss Business School, docente di formazione legale presso la stessa Luiss che ha promosso il convegno romano insieme con il professor Enrico Lubrano, professore di Diritto dello Sport alla Luiss. Vi hanno partecipato il prorettore Luiss, Francesco Di Ciommo; il capo del dipartimento di giurisprudenza, Antonio Punzi; il professor Gian Domenico Mosco, professore di diritto commerciale; l’on. Luciano Ciocchetti, vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera; il procuratore Alessandro Canovi, agente fra gli altri di Thiago Motta; Luca Bergamini, consigliere d’amministrazione del Bologna; Valerio Bernardi in rappresentanza dell’Associazione Calciatori; Laura Barth, giornalista sportiva e chi scrive.
FRA BOSMAN E DIARRA. Professor Cavallaro, come andrà a finire? C’è chi esulta, sostenendo che si tratti della “nuova sentenza Bosman”, in virtù della quale i calciatori dell’Unione europea possono trasferirsi gratuitamente, alla scadenza del contratto, in un altro club; inoltre, se il contratto corrente ha una durata residua non superiore al semestre, il calciatore può firmare un precontratto gratuito con la nuova società. Tuttavia, allo stato attuale non ci sono ancora elementi fattuali e giuridici per comprendere l’impatto della decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, d’ora in avanti CGUE. A ventitré anni dall’approvazione del regolamento sullo status e trasferimento dei calciatori, approvato nel 2021, il calcio europeo e le sue istituzioni sono chiamate a un intervento organico sul reticolato normativo che disciplina il trasferimento di giocatori e necessita di un correttivo sulla base dei nuovi principi della concorrenza e della libera circolazione dei lavoratori, quali sono gli stessi calciatori, nella Ue.
In pratica, che cosa potrebbe accadere?
“Prima del verdetto CGUE, il recesso unilaterale dal contratto sportivo professionistico del calciatore era una prassi estremamente minima, in virtù della responsabilità solidale fra il giocatore e il nuovo club. Ad esempio, come non citare il caso di Leao tra Sporting Lisbona, Nizza e Milan, con il club rossonero che, all’atto del rinnovo, ha destinato una somma di denaro per coprire l’esborso per i club portoghese previsto dal regolamento. D’ora in poi, l’unico soggetto responsabile sarà il calciatore e quindi potremmo assistere ad un aumento di rescissioni unilaterali, con un incremento dei contenziosi per stabilire se esista la giusta causa di rescissione.
Ufficialmente, la Fifa ha accolto con favore il pronunciamento dei giudici europei. Tuttavia, nei fatti, al momento manca la modifica della norma. E quindi?
“Potrebbero aumentare i casi di recesso unilaterale: essi possono comportare un danno per il club che perde il calciatore, vedendo minata la possibilità di ricevere un congruo indennizzo qualora non ci sia la giusta causa. Allo stesso tempo, non si può limitare la libera circolazione dei calciatori e, soprattutto, non può essere limitato il trasferimento al nuovo club che non deve accollarsi l’indennizzo da pagare alla vecchia società. Di conseguenza: la Fifa deve intervenire rapidamente per colmare il vuoto normativo evidentemente creato dalla sentenza Diarra.
È vero che aumenterà il potere dei procuratori?
“E’ una possibilità che potrebbe impattare negativamente sui contratti professionistici”.
E potrebbero esserci ripercussioni sui contratti collettivi stipulati tra la Figc e l’Assocalciatori?
“Dipende. Potrebbero essere inserite clausole specifiche che regolamentino, in applicazione dell’art. 17 Fifa, i casi di recesso con giusta causa e norme specifiche che possano regolare i casi di recesso senza giusta causa, oltre all’ inserimento dei criteri di calcolo oggettivi per dare certezze ai club e ai giocatori sul modo di regolare i loro rapporti contrattuali. Ancora: fra le ipotesi di lavoro, ci sono le clausole di stabilità, con indennizzo a favore del calciatore, per evitare che lo stesso possa rescindere dai contratti prima del tempo, salvi i casi di giusta causa. Se mancherà una normativa forte e chiara, si correrà il rischio di abusi e posizioni dominanti tanto degli agenti quanto dei club”. LEGGI TUTTO