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    Venezia-Cremonese: chi si prende la A?

    TORINO – Stasera, fischio d’inizio alle 20.30, sapremo chi fra Venezia e Cremonese salirà in Serie A, raggiungendo Parma e Como, già promosse direttamente. Al “Penzo” si gioca una finale di ritorno fra arancioneroverdi e grigiorossi che si annuncia equilibrata come quella dell’andata, giocata giovedì scorso, quando ne è uscito uno 0-0 gradevole e intenso, col Venezia che è andato più vicino al gol con la traversa colta su punizione da Pierini anche se la Cremonese ha avuto le palle gol più ghiotte e col Venezia salvato dalle superbe parate di Joronen. Vanoli, a fine gara, era comunque contento per un dato: alla gara di Cremona scendevano in campo ben otto diffidati fra i suoi ma nessuno di loro è stato ammonito, dunque il tecnico dei lagunari non ha perso nessuno per la gara di stasera. Tuttavia, la Cremonese ha fatto una bella figura nella sfida d’andata. Con un pizzico di fortuna in più, avrebbe potuto vincerla, avrebbe così levato al Venezia il vantaggio regolamentare che consente ai lagunari di salire in A anche con due pareggi, perché a parità di risultati, salirà il Venezia, in virtù del miglior piazzamento in campionato (hanno chiuso al terzo posto, contro il quarto della Cremonese). Ha invece un po’ deluso Pohjanpalo, capocannoniere della B con 22 gol, ancora a secco nelle tre gare di playoff disputate dal Venezia, tuttavia stasera Mauro Balata, presidente della Lega B, consegnerà al bomber finlandese, richiestissimo in A, il premio Pablito, riservato al capo cannoniere della B per ricordare che Paolo Rossi, l’eroe del Mundial 1982, ai tempi del Vicenza in B, diventando capo cannoniere della seconda serie, mise le basi per diventare forse il più importante calciatore nella storia del calcio italiano. Sul fronte grigiorosso, nella finale d’andata, non ha fatto meglio di Pohjanpalo bomber Coda, il re degli attaccanti della B, entrambi sono stati sostituiti, stasera ci si attende qualcosa di più da tutti e due, troppo anonimi nella sfida d’andata, siamo abituati a vederli lasciare quasi sempre il segno e invece giovedì sera non sono neanche riusciti ad andare al tiro. Rispetto alla gara d’andata, con le squadre disposte a specchio col 3-5-2 e abbastanza bloccate, stavolta il tema tattico potrebbe cambiare per l’obbligo della Cremonese di vincere al “Penzo” per aggiudicarsi la A. Stroppa ha dimostrato nella gara d’andata che i suoi non sono inferiori al Venezia, squadra che fino all’ultima giornata aveva conteso al Como la seconda piazza, composta da tanti giocatori da mesi finiti nel mirino di società di Serie A. Resta il fatto che gli arancioneroverdi sono abbastanza vicini al ritorno in A dopo due stagioni, stasera basterà non perdere, si replicasse il pareggio dell’andata, niente supplementari, va in A il Venezia, la ritroverebbe dopo due anni, in virtù della miglior piazzamento in campionato. Invece, se la spunterà la Cremonese, i grigiorossi ritroverebbe la massima serie dopo un solo anno. LEGGI TUTTO

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    Occhio al Mantova di Possanzini

    TORINO – Per la prossima stagione, andrà tenuto d’occhio il Mantova, promosso in B dopo aver vinto il girone A della Serie C. Certo, delle squadre provenienti dalla Lega Pro, magari ci saranno formazioni a cui prestare più attenzione, come il Cesena, ad esempio, che potrebbe puntare alla A più o meno dichiaratamente. Ma il Mantova potrebbe essere un’outsider interessante, in grado di stupire tutti. I biancorossi saranno ancora guidati da Davide Possanzini, allenatore che, dopo tanti anni passati da vice di De Zerbi, s’è messo in proprio. Per lui, portare in B il Mantova con tre giornate d’ anticipo è stata la conferma che quanto di buono si diceva su di lui, aveva un fondamento. Eppure, soltanto a inizio 2023, quando debuttava da primo allenatore su una panchina, durava solo due partite: in B, Cellino l’aveva promosso dalla Primavera del Brescia, era il periodo che le rondinelle si stavano avvitando e chiunque fosse chiamato a guidarlo, con il patron del Brescia durava appunto due turni. Così, un anno fa, non gli restava che ripartire dalla C, da quel Mantova riammesso in Lega Pro dopo la retrocessione in Serie D. Insomma, nessuno si aspettava che potesse portare i lombardi in B, le favorite erano ben altre e nessuno quotava minimamente il Mantova per la promozione, visto il punto di partenza. E invece, con un gioco spumeggiante e ficcante, Possanzini ha stupito tutti, s’è lasciato alle spalle le favorite del girone ed è salito in B quasi a mani basse. Dando la sensazione di poterlo fare senza neanche pigiare troppo sull’acceleratore. La classifica finale del girone A, dice che il Mantova è salito in B con tre punti di vantaggio sul Padova. Però è una graduatoria non veritiera. Perché a promozione ottenuta, i biancorossi hanno tirato i remi in barca. In realtà, il divario sulla seconda era molto più ampio. Basti pensare che nel girone di ritorno, Possanzini era andato a vincere 5-0 a Padova, una prova di forza che la dice lunga sulle potenzialità di una squadra che appunto, in B andrà tenuta d’occhio come un’outsider che potrebbe stupire tutti. Anche perché il suo Mantova sa essere una squadra generosa, come lo era Possanzini da giocatore, attaccante che magari non segnava tantissimo ma che sul campo dava sempre tutto. Ha senso fino a un certo punto considerarlo un “allievo” di De Zerbi, di cui fu a lungo il vice. Il suo 4-3-3 sa essere spumeggiante come quello delle squadre viste con l’ex tecnico del Brighton. Ma allo stesso tempo, si ha la sensazione che Possanzini curi di più l’equilibrio di squadra, anche se è presto per tracciare un parallelo, siamo sono agli inizi della sua carriera. E chissà che, anche in questa stagione, il Mantova, partendo a fari spenti, perché di sicuro le favorite per la A saranno altre, possa sorprendere nuovamente, spinto da una piazza in estasi per la B ritrovare dopo 14 anni, alla ricerca di quella A accarezzata nel 2006, quando il Mantova perse dal Toro la finale playoff per andare in A. Con il ritorno in B, in città si vive l’entusiasmo giusto, quello che può portare lontano, entusiasmo che ha accompagnato tutta la stagione appena trascorsa, c’era fin dall’inizio, quando dopo lo spavento per la caduta in D, dopo la riammissione in C, erano stati sottoscritti 4000 abbonamenti. Il tifoso del Mantova sa che i tempi duri vissuti negli ultimi tre lustri, segnati da retrocessioni e fallimenti societari, sono alle spalle. Che adesso c’è una certa solidità societaria che può portare lontano una squadra che sa essere un bel collettivo, una roba da uno per tutti e tutti per uno, tant’è che la rosa sarà in larga parte confermata, proprio in questi giorni, stanno arrivando i rinnovi dei contratti dei protagonisti della promozione. Insomma, ben tornato Mantova. Chissà, magari non lo sappiamo ancora, ma questa squadra potrebbe anche emulare quel Mantova che dalla fine degli Anni ’50, partendo dalla Quarta Serie, seppe salire in A, guidata da Edmondo Fabbri, in seguito ct dell’Italia, un Mantova che per il gran gioco che sapeva esprimere venne soprannominato il Piccolo Brasile, squadra che fu costruita da un allora sconosciuto Italo Allodi, poi architetto della grande Inter di Angelo Moratti, il primo super manager del calcio italiano. Certo, i tempi sono cambiati, il Mantova ora dovrà misurarsi con fior di squadre. Eppure, Possanzini, allenatore che dà l’impressione di poter dare qualcosa di più a tutto quello su cui mette le mani, potrebbe scrivere nuove gloriose pagine della storia del club e della sua stessa carriera. LEGGI TUTTO

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    Diretta Cremonese-Venezia ore 20.30: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    Entrambe le formazioni hanno dimostrato di volere fortemente raggiungere l’ultima doppia sfida dei playoff, dominando le semifinali di ritorno rispettivamente contro Catanzaro e Palermo. Nel corso della stagione regolare, Cremonese e Venzia si sono affrontate la prima volta allo Zini per la 16ª giornata di campionato, che ha visto vincere i padroni di casa con il finale di 1-0. Al Penzo invece, a vincere furono gli uomini di Vanoli per 2-1. Finale di ritorno in programma domenica 2 giugno.
    Segui la diretta di Cremonese-Venezia su Tuttosport.com
    Dove vedere Cremonese-Venezia: streaming e diretta tv
    Il match tra le formazioni di Stroppa e Vanoli è in programma giovedì 30 maggio alle ore 20.30 allo stadio Zini di Cremona. L’incontro sarà trasmesso su DAZN e sui canali Sky Sport Uno (201), Sky Sport Calcio (202) e Now. 
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    Cremonese-Venezia: le probabili formazioni
    CREMONESE (3-5-2): Saro; Bianchetti, Ravanelli, Antov; Sernicola, Pickel, Castagnetti, Collocolo, Zanimacchia; Vazquez, Coda. Allenatore: Stroppa.
    A disposizione: Jungdal, Livieri, Marrone, Tuia, Ghiglione, Quagliata, Lochoshvili, Falletti, Abrego, Majer, Ciofani, Buonaiuto, Tsadjout.
    Indisponibili: Afena-Gyan, Della Rovere, Johnsen, Rossetti, Sarr.
    Squalificati: nessuno.
    Diffidati: Quagliata, Vazquez.
    VENEZIA (3-5-2): Joronen; Idzes, Svoboda, Sverko; Bjarkason, Ellertsson, Tessmann, Busio, Candela; Pohjanpalo, Pierini. Allenatore: Vanoli.
    A disposizione: Bertinato, Grandi, Modolo, Altare, Dembelé, Zampano, Ullmann, Lella, Jajalo, Andersen, Gytkjaer, Olivieri, Cheryshev.
    Indisponibili: nessuno.
    Squalificati: nessuno.
    Diffidati: Joronen, Idzes, Candela, Zampano, Busio, Bjarkason, Lella, Tessmann.
    ARBITRO: Colombo di Como.  ASSISTENTI: Preti-Perrotti. QUARTO UFFICIALE: Feliciani. VAR: Di Paolo. ASS. VAR: Abisso.
    Cremonese-Venezia: scopri tutte le quote LEGGI TUTTO

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    Cremonese-Venezia: 1° round per la A

    TORINO – Tutto pronto, in uno “Zini “esaurito, per la finale d’andata dei playoff di B, Cremonese-Venezia, fischio d’inizio alle 20.30. Sfida che s’annuncia incerta ma con gli ospiti che, in virtù del miglior piazzamento in campionato, salgono in Serie A anche con due pareggi (nella gara di ritorno, prevista il 2 giugno dunque, non vi saranno supplementari ed eventualmente rigori, se c’è equilibrio fra le due squadre, vanno in A gli arancioneroverdi che hanno chiuso la stagione regolare al terzo posto contro il quarto della Cremonese). Dunque, i lombardi di Stroppa sono chiamati a vincere la gara d’andata per levare al Venezia il vantaggio regolamentare. Ciò potrebbe accadere? Perché no. La Cremonese che s’è qualificata per la finale, tritando il Catanzaro 4-1 nella semifinale di ritorno (dopo il 2-2 dell’andata), ha i. mezzi per battere anche il Venezia che però resta la più forte delle partecipanti ai playoff e che è giunta in finale dopo aver superato due volte il Palermo (0-1 al Barbera, 2-1 al Penzo), partite dove gli arancioneroverdi hanno giocato senza dover mettere in campo tutto il loro potenziale e che invece si dovrebbe vedere stasera. Pohjanpalo ad esempio, capo cannoniere della B con 22 reti, non ha ancora segnato nei playoff, sarà interessante il confronto con Coda, lo storico bomber della B, finora in stagione 18 reti complessive per la Cremonese. Tuttavia, potrebbe uscirne una partita piuttosto tattica, con le squadre schierate “a specchio” , entrambe secondo il 3-5-2, modulo di riferimento da sempre per Stroppa (e con quale è già salito in A con Crotone e Monza), il prevalente per Vanoli che lo sviluppa soprattutto col gran lavoro sulle fasce degli italiani Candela e Zampano (gli altri nove, di solito, sono tutti stranieri). A giochi fatti, poi, ci sarà da vedere che ne sarà delle due squadre. Il Venezia deve risolvere certe beghe economiche che pesano sul futuro societario, al punto da metterne a rischio l’iscrizione, qualsiasi sia la categoria. Da mesi Nienderauer, il patron statunitense degli arancioneroverdi, rassicura tutti, garantisce che, da ex ad e presidente della Borsa di New York, troverà i soci in grado di acquistare il 40% del club e fornire il cash necessario ad iscriversi. Però è da qualche mese che dà per imminente l’ingresso di nuovi capitali e la situazione resta sempre la stessa, il Venezia ha una pesante situazione debitoria (anche e soprattutto coi fornitori) e non ha ricevuto penalizzazioni durante il campionato, soltanto perché ha sempre trovato le risorse per pagare regolarmente gli stipendi (come a gennaio, quando proprio alla Cremonese vendette il fantasista norvegese Johnsen, cessione utile a dare ossigeno alle casse arancioneroverdi, senza rinforzare troppo un’avversaria, considerato il contributo molto ridotto che ha dato Johnsen in grigiorosso, oggi non convocato per un affaticamento muscolare). La Cremonese invece, riportata in auge da patron Arvedi, il re dell’acciaio italiano, ha una solidità economica innegabile, sarebbe interessante vedere come affronterebbe la A, visto che vi ritornerebbe dopo un solo anno e stavolta ci sarebbe da affrontare la massima categoria con un atteggiamento diverso dall’ultima esperienza, dove con Max Alvini in panchina, piaceva per quel che mostrava ma raccoglieva troppo poco. Il lavoro fatto da Stroppa, tuttavia, potrebbe portare a proporre in A una squadra stavolta più concreta. Poi il fatto stesso che il confronto avvenga sui 180’, potrebbe produrre una gara tattica, con un certo timore da parte di entrambe nell’affondare i colpi perché chi perde l’andata rischia di compromettere la gara di ritorno. Il Venezia resta indubbiamente più forte. Però la Cremonese ha una sua solidità e ha chiuso il campionato con la miglior difesa, di gran lunga la meno perforata (32 gol subiti e una differenze reti di +18) mentre il Venezia resta la squadra col migliore attacco del campionato (69 reti segnate e una differenza gol di +23). Valori che dimostrano come la differenza fra i due club è veramente minima, può bastare un episodio a fare la differenza. LEGGI TUTTO

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    Aquilani, che fallimento a Pisa

    TORINO – Curioso, come dopo una stagione così fallimentare come quella che ha vissuto a Pisa, Alberto Aquilani sia così corteggiato, anche dalla Serie A, i miracoli che fa l’avere avuto un nome da calciatore. All’inizio era stato addirittura accostato alla Fiorentina, la squadra che lo ha svezzato da allenatore a livello giovanile, anche se riproporlo in prima squadra dopo la gestione Italiano, appariva quasi una bestemmia calcistica. Poi è venuto fuori il Sassuolo che avrebbe pensato a lui come l’uomo giusto per rifondare la squadra dopo la retrocessione in B. Resta il fatto che si fatica a capire quali referenze guadagnate sul campo abbia Aquilani per poter ambire a piazze simili. Beninteso, l’inizio della storia in panchina di Daniele De Rossi – flop alla Spal, trionfo a Roma -ci ricorda che forse, è più difficile allenare in B che in A, dunque non è il caso di gettare troppo la croce sull’ex centrocampista, onusto di gloria, che già indossò dopo la maglia della Roma, quella di, fra le altre, Liverpool, Juventus, Milan, Fiorentina e Sporting Lisbona. Tuttavia, allo stesso tempo, non si può nascondere quanto sia stata deludente la sua annata per il Pisa di Knaster. A fine stagione, Aquilani ribadiva: “Nessuno mi aveva chiesto i playoff”. Ed è vero. Diciamo che l’obiettivo di chiudere la B nelle prime otto, nel clan nerazzurro c’era ma rimaneva saggiamente tenuto nascosto. Però, ad esempio, nessuno l’aveva chiesto neanche al Brescia di Maran (guarda caso un ex allenatore del Pisa che in nerazzurro ha fallito miseramente), che con una squadra inferiore a quella toscana, un posto ai playoff se l’è conquistato sul campo, di fatto scalzandovi il Pisa. Poi, è anche sbagliato dare tutte le colpe ad Aquilani. La piazza toscana ha vissuto giornate difficili, tensioni con la tifoseria, già abbastanza delusa per come era andata l’annata precedente. Ecco, Aquilani non ha avuto la forza di invertire la tendenza negativa iniziata nella primavera del 2022 quando il Pisa uscì sconfitto dalla finale playoff col Monza. Però c’è modo e modo per provare a risalire, si può anche fallire il piazzamento playoff ma riuscendo comunque a dare un’identità alla squadra, delle basi da sviluppare. E questo con Aquilani non è avvenuto: molto rare le volte che la squadra ha vinto e convinto, per non parlare della difficoltà a calarsi nella mentalità della B, proponendo per lo più uno sterile e stucchevole possesso palla che non portava punti, senza dimenticare lo scarso e tardivo utilizzo di Arena, ragazzo 23enne molto interessante scovato dal Pisa in C nel Gubbio, presentatosi in avvio di campionato con una rete da fuoriclasse alla SamPirlo battuta a Marassi, e poi troppe volte relegato in panchina, quando, per i mezzi tecnici che avrebbe, poteva essere l’elemento su cui quasi impostare la stagione. Questo si imputa ad Aquilani, il suo Pisa, ogni volta che stava per spiccare il volo, regolarmente falliva, barcamenandosi fra playoff e playout, senza avere la forza di conquistare i primi, senza correre quasi mai il rischio di essere risucchiati dai secondi e lasciamo stare gli infortunati (non pochi) che sono quasi sempre un alibi. Giova infine ricordare che Aquilani, nonostante questi illustri corteggiamenti, ha in essere un contratto col Pisa che lo lega al club di Knaster anche per la prossima stagione. LEGGI TUTTO

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    Cremonese o Catanzaro, si decide l’altra finalista

    TORINO – Stasera, fischio d’inizio alle 20.30, si gioca la seconda semifinale dei playoff di B, Cremonese-Catanzaro. Ieri, nella prima, il Venezia ha battuto il Palermo 2-1 con i lagunari che aspettano di sapere quale squadra affronteranno nelle finali playoff, previste per giovedì 30 maggio e domenica 2 di giugno, festa della Repubblica. Giocherò la prima gara in casa la vincente dell’incontro di stasera e allo Zini si annuncia una partita equilibrata, come all’andata. Al Ceravolo, martedì scorso, finì 2-2, con tanti rimpianti per i calabresi che, dopo essere andati sotto di due reti, si stavano producendo nel sorpasso, non fosse che nel recupero, Donnarumma ha colpito un clamoroso palo. Fosse stato gol, sarebbe stata un’impresa quasi leggendaria, che avrebbe permesso al Catanzaro di affrontare il match di Cremona con due risultati su tre. Così invece, ai grigiorossi padroni di casa, per andare in finale basterà replicare il pari dell’andata. Dalle indicazioni avute dalla gara d’andata, è emersa soprattutto la solidità della squadra di Stroppa, i lombardi incassano poco dietro, di solito, ma nonostante le due reti subite al Ceravolo, mantengono una buona compattezza in campo, frutto di quel solido 3-5-2 su cui il tecnico dei grigiorossi spesso sa introdurre varianti interessanti, anche in corso d’opera, grazie a un organico che gli offre ampia scelta. Non ultimo, il capitano, Ciofani, autore di uno splendido gol di testa nella gara d’andata, rete da centravanti mai troppo consumato, nonostante l’età ormai avanzata, compie 39 anni il 31 luglio. Per sbancare lo Zini, e il Catanzaro ha i mezzi per farlo, Vivarini dovrà soprattutto curare la fase difensiva. Si sa, i giallorossi calabresi, spesso concedono troppo dietro, regalando reti da oscar della dimenticanza, come dimostra lo 0-2 che stava maturando nella gara d’andata del Ceravolo al 50’. Tuttavia la Cremonese di patron Arvedi, il più potente imprenditore dell’acciaio italiano, ha tutti i numeri per guadagnare la finale. Ma, quantomeno, se la dovrà sudare, perché il Catanzaro, se è in giornata, può battere qualsiasi squadra della B, come dimostrò quando andò a vincere in casa del Parma, dominatore gentile della Serie B ma che quel giorno subì al Tardini una sconfitta senza attenuanti (0-2), era il 1° Aprile e non fu il classico pesce, ma un successo che infuse a Iemmello e compagni la consapevolezza di essere la possibile sorpresa dei playoff, approcciati però col sofferto successo sul Brescia nel turno preliminare, in cui il Catanzaro acciuffò il pari in pieno recupero e solo ai supplementari domò le rondinelle. Dunque stasera, può succedere quasi di tutto. Chi andrà in finale troverà il Venezia che, grazie al 3° posto ottenuto in campionato, sale in Serie A anche con due pareggi. LEGGI TUTTO

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    Venezia, la finale è vicina

    TORINO – Stasera, fischio d’inizio alle 20.30, riprendono i playoff di Serie B con la prima semifinale di ritorno, Venezia-Palermo, all’andata successo dei lagunari al Barbera per 0-1, rete di Pierini, figlio dì’arte, suo padre fu un discreto difensore, lui è un attaccante sottovalutato ma che nel Venezia di Vanoli, se non ha trovato troppo spazio, è solo perché gli arancioneroverdi dispongono di un attacco formidabile, non era facile trovargli un posto da titolare, o quasi, più di quanto ha fatto per tutta la stagione. Ma nelle occasioni avute, spesso ha lasciato il segno, come col favoloso gol al Barbera che indirizza la sfida di ritorno, nella quale il Venezia, in un Penzo traboccante di passione genuina, colorata e spalti gremiti al limite della capienza, disporrà di due risultati su tre, anzi, di più, può anche permettersi di perdere con un gol di scarto, andrebbe in finale comunque, in virtù del miglior piazzamento in campionato (il Venezia ha chiuso terzo e il Palermo sesto). Dunque, il Palermo di Mignani è chiamato all’impresa, quasi disperata, va in finale se vince solo con due reti di margine. L’allenatore genovese, dopo tante difficoltà iniziali e una sequela infinta di pareggi, è reduce da due vittorie consecutive: nell’ultimo turno di campionato, lo 0-1 del Druso di Bolzano sul Sudtirol, con gol di Diakité, difensore da Serie A, seguita dal successo nel turno preliminare dei playoff, dove al Barbera, Mignani, da ligure, ha liquidato la SamPirlo, con pieno merito. Dunque sarà piuttosto complicato Inporsi stasera al Penzo, per quanto il Palermo sia pur sempre una squadra di proprietà del Manchester City, dotata cioé di risorse pressoché illimitate e dunque ben superiori a quelle che dispone il Venezia dello statunitense Duncan Niederauaer, che di certo non nuota nell’oro. Però, sul campo, ci si attende che prevalgano i valori che bomber Pohjanpalo, capocannoniere della regolar season con 22 gol, e compagnia cantante, hanno mostrato di avere in stagione e che sono superiori a quelli di un Palermo che si presentava ai nastri di partenza come una delle favorite per la promozione diretta ma che ha risentito della decisione sbagliata di iniziare la stagione con Corini che aveva già fallito al termine della passata annata, quando non riuscì a qualificarsi manco per i playoff, pur disponendo già allora di una rispettabile rosa. Che, nonostante gli innesti importanti, estivi e del mercato di riparazione di gennaio, avrebbe dovuto dare molto di più. Così almeno, dicevano certi nomi. Ma poi, si sa, sul campo è (quasi) sempre un’altra storia LEGGI TUTTO

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    Palermo-Venezia, ai playoff si fa sul serio

    TORINO – Scattano le semifinali d’andata dei playoff della Serie B. Stasera, fischio d’inizio ore 20.30, si gioca Palermo-Venezia, il ritorno giovedì. Il Barbera torna ad affollarsi dopo la serata di venerdì in cui i rosanero hanno eliminato, al turno preliminare, la Sampdoria, un 2-0 ineccepibile – troppo moscia la squadra di Pirlo – dopo il quale la squadra di Mignani va guardata con più rispetto. Prima del confronto coi blucerchiati, c’erano molte riserve sul Palermo, era la grande incognita dei playoff. Sarebbe riuscito il tecnico genovese a spalare le macerie lasciate da Corini? Forse sì. Come si segnalava fin dal suo arrivo, le ultime giornate del campionato sono passate nella gestione del piazzamento playoff, visto che col predecessore, la Serie A diretta era sfumata da tempo. Quindi, prima di giudicare l’operato di Mignani, messo fin troppo presto sulla graticola, sarebbe stato giusto aspettare le partite che contavano. Già nell’ultima giornata, s’era capito che il Palermo stava scaldando i motori con la vittoria di Bolzano in casa Sudtirol, gara decisa dalla rete del difensore franco maliano Salim Diakitè, classe 2000, giunto a gennaio dalla Ternana, risultato poi essere l’uomo in più nella sfida d’esordio dei playoff, è lui che con due reti ha affondato la SamPirlo. Sull’altro fronte, sbarca il Venezia che ha chiuso al terzo posto in campionato e dunque, teoricamente, può salire in A con quattro pareggi, fra semifinali e finali. Lo squadrone di Vanoli appare come la più forte, non avesse sbagliato un paio di partite in stagione (il tonfo di Cosenza, la sconfitta interna con la Reggiana di Nesta, capace di ribaltare la gara all’intervallo, passando dal 2-0 al 2-3), sarebbe salita in A al posto del Como. Ma il potenziale degli arancioneroverdi resta enorme. Davanti, la coppia Pohjanpalo-Gjytkjaer, se schierata insieme, assomma 33 gol (verificare), più in generale, il tecnico Paolo Vanoli che sbarcò in Laguna il 7 novembre 2022, da allora ha fatto un lavoro formidabile: ereditava da Javorcic una squadra allo sbando e sul fondo, che in questi mesi ha plasmato in maniera impeccabile. Tuttavia, l’esito del confronto è tutt’altro che scontato, lo dicono i confronti in campionato: all’andata, il 27 settembre 2023, il Palermo vinse al Penzo 1-3, con la tripletta di Brunori, in una delle sue migliori partite stagionali, quel Palermo era ancora considerato una delle prime favorite alla A, non erano ancora venute a galla certe magagne dell’inconsistente 4-3-3 di Corini, che già poco aveva funzionato nella precedente stagione. Al ritorno, lo scorso 18 marzo, il Venezia restituiva la botta dell’andata, 0-3 al Barbera (2 Pohjanpalo, 1 Gytkjaer), perché la squadra di Vanoli era al top mentre il Palermo si avviava a chiudere l’esperienza con Corini.  LEGGI TUTTO