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    Da Monza e Sassuolo a Lecce e Frosinone: quale sarà la sorpresa del campionato?

    Palladino, Dionisi, D’Aversa e Di Francesco hanno vissuto un inizio di stagione speciale e vogliono continuare a stupire

    Qualcuno pensava che il Monza fosse più debole rispetto alla scorsa stagione. E invece la prima parte del campionato ha dato una risposta differente. Può anche darsi che la rosa abbia meno qualità complessiva, d’altronde pesano gli addii di Sensi, Rovella e soprattutto Carlos Augusto. Però Raffaele Palladino ha già trovato nuovi equilibri cambiando la posizione di Pessina, lavorando molto sull’identità della sua squadra e su principi-base che poi possono essere eseguiti anche in modalità differenti. Il Monza è una formazione intelligente, che è sempre dentro la partita: la vive, non la subisce. Può perdere o commettere errori, ma sa cosa fare e come mettere in difficoltà gli avversari. Adriano Galliani, che di calcio capisce parecchio e che quindi aveva ben chiaro il deficit tecnico rispetto alla rosa della scorsa stagione, ha piazzato il colpo-Gomez, che al momento non risalta perché il giocatore deve trovare la condizione. Ma il Papu sarà un valore aggiunto in tempi brevi, magari anche solo part-time. E poi c’è Andrea Colpani, una delle grandi sorprese di quest’avvio di Serie A: corsa leggera e ondulante, dribbling facile, senso del gol. Occhio che se qualcuno lassù stecca, il Monza si iscrive volentieri alla corsa per l’Europa. LEGGI TUTTO

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    Cardinale, Pulisic e Musah: Milan, l’anima americana ti fa bene

    Il proprietario ha le carte per vincere, come ha già dimostrato. i due nazionali hanno dato un contributo importante in questa ottima partenza: fanno squadra e portano mentalità vincente

    mi prendono in giro! Mi dicono, “Dan! Tu, che dovevi diventare l’allenatore del Milan nel lontano 1987, cosa ne pensi del fatto che, oggi, una bella fetta dei successi del Milan all’apertura di questa stagione di calcio sia arrivata grazie agli Americani?”. Chiarisco: primo, non mi hanno “offerto” la panchina del Milan nel 1987. Mi hanno chiesto se se ne poteva parlare. Ho preso tempo dicendogli che sarebbe stato possibile parlarne alla fine della mia stagione di basket, a bocce ferme. Poi, come si sa, il Milan ha preso il leggendario Arrigo Sacchi. Per quanto riguarda la nuova proprietà, nella persona di Jerry Cardinale, e la sua società Red Bird, posso dire che è un esempio. I proprietari americani hanno le carte per vincere, come lo scudetto del Milan di due anni fa ha dimostrato.  LEGGI TUTTO

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    Le scelte di Spalletti e la Serie A che non lo aiuta

    Infortuni, Locatelli che scappa, il blocco interista distratto e il rebus centravanti. Il c.t. dell’Italia chiede affetto invano

    “Tutti devono amare la Nazionale”, ha auspicato Luciano Spalletti. Ma, a giudicare dalla prime otto giornate, non pare che il campionato abbia sperperato affetto per il c.t. azzurro. Una cosa chiedeva più delle altre, come il suo predecessore, peraltro: la candidatura forte, perentoria, di un centravanti. E invece, come in tutte le vigilie degli ultimi anni, siamo qui a chiederci chi giocherà, senza che i campi della Serie A lo abbiano suggerito in modo insindacabile.  LEGGI TUTTO

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    Danilo come Pozzo, Nesbø & co.: storie di calciatori scrittori

    Il capitano della Juve avrà una rubrica fissa su una rivista brasiliana: ma prima di lui ci sono stati tanti casi di calciatori che hanno fatto del racconto e delle parole un secondo mestiere

    Sui calciatori che si misurano con la scrittura della loro autobiografia circola questa battuta non meritata: hanno scritto più libri di quanti ne leggono. Facile ironia, per una categoria che certamente non annovera premi Pulitzer ma che tutto sommato annovera qualche prezioso esempio di calciatore-scrittore. La recente nuova avventura del brasiliano Danilo – il capitano della Juventus avrà una rubrica fissa sulla rivista del suo paese, “Vida Simples”, e racconterà ogni mese curiosità e retroscena legati al suo lavoro – rispolvera una tradizione che possiamo tranquillamente definire antica, perché affonda le sue radici in tempi insospettabili e lontani. Basti qui dire che il c.t. più vincente della nostra storia, Vittorio Pozzo, era un uomo di grande cultura, cosmopolita, un perfetto esemplare di cittadino d’Europa che nel Novecento trovò il suo habitat naturale per contribuire alla crescita del football. LEGGI TUTTO