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    La differenza tra il Decreto Caivano e il tatami di Maddaloni

    Il nuovo provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri aprirà le celle ai minori. Ma serve educazione più che repressione. E lo sport può dare un contributo decisivo

    Venerdì, in Georgia, davanti al napoletano Kvaratskhelia, Lamine Yamal, figlio di emigrati africani, ha segnato il gol più giovane nella storia della Spagna, a 16 anni e 5 giorni, abbassando il limite di Ansu Fati (16 anni e 311 giorni). Da noi si discute per limare un altro tipo di precocità, quello dell’ingresso in carcere. Il Decreto Caivano, approvato dal Consiglio dei ministri, per combattere la criminalità giovanile, prevede, tra l’altro, l’abbassamento della soglia della pena da 9 a 6 anni che consente la misura della custodia cautelare. In due parole: più facile ora, per i ragazzi oltre i 14 anni, finire in carcere. Si era pensato anche di abbassare l’età della punibilità a 12 anni, ma non si è scesi a tanto. Provvedimenti speciali, per rispondere alla pancia del Paese, dopo le recenti violenze a Caivano, comune dell’hinterland napoletano. Che la giustizia debba riabilitare e non reprimere, da Cesare Beccaria in poi, pare un dato acquisito. Che l’esperienza in un carcere cronicamente super-affollato, con detenuti di età diversa, sia un’esperienza devastante nel percorso di riabilitazione, per quanto violento sia il giovane, è intuibile. Difficile non condividere l’analisi di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e conoscitore profondo del disagio delle periferie e dei giovani: “Arrestare i ragazzi non è la soluzione. Bisogna rispondere al malessere dei giovani, alle paure, alla rabbia delle periferie”. Cioè, lo Stato deve lavorare perché i ragazzi non arrivino in carcere, non per farceli andare, migliorando i contesti sociali, creando strutture ed attività che diano loro opportunità e stimolino interessi.  LEGGI TUTTO

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    Quelle invenzioni che cambiano il Milan: come nascono le “piolate”

    Il tecnico rossonero e l’arte di stupire gli avversari: mediani sulla trequarti, terzini in mezzo al campo, interni che fanno gli esterni…

    “I terzini-mediani e le felici intuizioni del mister”. Regia e sceneggiatura di Stefano Pioli. Non è la Mostra Internazionale del Cinema, in questi giorni d’attualità a Venezia, ma per il mondo rossonero le folgorazioni del tecnico potrebbero giocarsela per qualche premio. Se non altro per colpi di scena spesso diventati vincenti, come visto nelle prime gare della nuova stagione. LEGGI TUTTO

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    Kovacevic: “Juve da scudetto. Vlahovic da 25 gol, con Chiesa è più pericoloso”

    L’ex attaccante bianconero non ha dubbi: “Senza gli infortuni Allegri ha una squadra superiore”. Su Milinkovic: “A Roma manca tanto, ma capisco la sua scelta”

    Juventus e Lazio sono state le sue squadre italiane. A cavallo tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila, Darko Kovacevic assaggiò la Serie A, come tanti altri calciatori slavi. “Era il campionato migliore al mondo ai miei tempi”, ricorda il centravanti, che oggi vive in Grecia. Pure ai giorni nostri i serbi continuano ad andare di moda, sia in maglia bianconera che con quella biancoceleste. Anche se la Lazio è rimasta orfana di Milinkovic… LEGGI TUTTO

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    Dal quasi addio al diventare incedibile. Gol, assist e giocate: così Vlahovic ha conquistato la Juve

    La Juventus e Dusan Vlahovic, in estate vicinissimi al divorzio, non solo hanno iniziato bene la stagione, ma adesso cominciano a ragionare su un possibile rinnovo “breve”, di almeno un anno. Nonostante gli alti e bassi della scorsa stagione, il serbo ha regalato ai bianconeri bei gol e ottime giocate: guarda i suoi migliori momenti alla Juventus nella stagione 2022-23. LEGGI TUTTO

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    Julio Cruz: “Vi racconto mio figlio, è più forte di me”

    El Jardinero seguirà il figlio Juan Manuel, attaccante, neo acquisto del Verona: “Tecnicamente mi è superiore, fisico e gol sono uguali”

    “a desso tocca a lui”. Julio Cruz, El Jardinero per tutti, amato ad ogni latitudine (Inter, Bologna e Lazio le sue squadre in Serie A) non sente nemmeno il fuso orario. “Abbiamo dormito il giusto: ma la mia e la nostra felicità ti sveglia, fa tutto”. Juan Manuel Cruz, il suo “bimbo” di 24 anni, ormai ex Banfield, per tutti “El Jardinerito”, altezza notevole, piede destro, è arrivato l’altroieri in Italia e lunedì, post visite mediche, dovrebbe firmare un quadriennale col Verona da calciatore svincolato. Cruz torna in A. LEGGI TUTTO

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    Lukaku non incide, Sommer due gol da Muriqi, Rrahmani sciagurato: la serata degli “italiani”

    Big Rom può festeggiare i te punti ottenuti dal suo Belgio in casa dell’Azerbaigian, e il ritorno in campo da titolare che gli mancava dall’ultima giornata dello scorso campionato (Torino-Inter del 3 giugno). Il nuovo centravanti della Roma ha svolto il solito lavoro di fisico spalle alla porta, ma non ha trovato l’appuntamento con il gol. Il c.t. Tedesco lo ha tenuto in campo per 66 minuti prima di sostituirlo: la condizione fisica non è ancora quella dei tempi migliori. LEGGI TUTTO

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    Azmoun, l’uomo chiamato coraggio. E adesso vuole farsi spazio nella Roma

    L’attaccante iraniano ha sempre affrontato le difficoltà a testa alta, dagli infortuni alla lotta per le donne durante il Mondiale: “Il mio obiettivo ora è vincere in giallorosso”. E in allenamento a già confezionato un gol su pallonetto da sogno

    Qualche volta le parole, nel calcio, assumono un peso diverso rispetto alla realtà da cui sono sgorgate. Pensiamo al termine “paura”. Nel calcio si ha paura di una sconfitta, magari – se sei un attaccante – del marcamento rude di un difensore o del fatto che per un lungo lasso di tempo non si riesca a segnare. Ecco, vedendo la biografia di Sardar Azmoun, ci si potrà dividere sul fatto che sia o meno un campione, ma di sicuro la punta iraniana sa declinare il coraggio – cioè l’antitesi del timore – in modo che i suoi colleghi (spesso terrorizzati a esprimere qualsiasi parere che vada oltre il banale) neppure immaginano. Così Azmoun, in una Roma che aspetta solo di santificare la coppia Dybala-Lukaku mentre si gode la parziale resurrezione di Belotti, cerca di ritagliarsi spazio in silenzio, cercando di fare il proprio mestiere, cioè i gol. LEGGI TUTTO

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    Milan, Theo e Maignan non si allenano con la Francia: tra i tifosi scatta l’allarme derby

    I due rossoneri hanno saltato la seduta di gruppo con i Bleus, ma le loro condizioni non sembrano preoccupare lo staff sanitario della nazionale

    Gli impegni delle nazionali sono da sempre croce e delizia dei tifosi. Se da un lato c’è l’orgoglio di vedere il proprio club rappresentato nel mondo, dall’altra c’è il costante timore che un carico di lavoro eccessivo possa fermare i propri gioielli. È questo il caso dei tifosi del Milan, che da qualche ora sono a caccia di notizie per capire che cosa sia accaduto a Theo Hernandez e Mike Maignan, visto pure che il derby è alle porte.

    strategie—  I due campioni rossoneri non hanno infatti preso parte all’allenamento con la Francia.  Fortunatamente si è trattato solo di uno stop precauzionale: il portiere si è sottoposto a  trattamenti di recupero in un’area ad hoc nel ritiro dei Bleus, Hernandez è stato tenuto a riposo dopo una leggera botta al polpaccio che comunque non preoccupa. Entrambi dovrebbero essere disponibili sabato per Inter-Milan. Niente a che vedere insomma con quanto accaduto a Giroud, infortunato alla caviglia e già rientrato a Milanello. LEGGI TUTTO