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    Il segreto del Milan d’assalto di Pioli: come funzionano i terzini-mediani

    Pioli chiede a Theo e Calabria di avanzare molto di più diventando centrocampisti aggiunti e dando slancio alla manovra

    La parola chiave è verticalità. Che non a caso, fa rima con imprevedibilità. Il dizionario del nuovo Milan parte da qui e da concetti di gioco chiariti dalle prime tre vittorie in campionato. La ricostruzione rossonera passa poco o nulla dallo scambio orizzontale: la squadra di Pioli si diverte soprattutto alzando la testa e andando all’attacco. Per farlo, uno dei cambiamenti più evidenti è nel lavoro dei terzini. Sempre più proiettati in avanti.  LEGGI TUTTO

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    Da Facundo Gonzalez a Yildiz: la Juve di oggi pensa a domani, puntando sui giovani

    I bianconeri si sono assicurati il difensore campione del mondo Under 20: Facundo Gonzalez. L’uruguaiano è arrivato dal Valencia, operazione da 3 milioni bonus compresi: prospettiva da prima squadra. Per questo il classe 2003 è stato dirottato immediatamente alla Sampdoria, in prestito, così per avere la possibilità di giocare molto e fare esperienza. Con l’addio di Alex Sandro previsto per l’estate prossima, il centrale mancino potrebbe candidarsi anche al rientro alla Juventus. LEGGI TUTTO

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    Il Genoa compie 130 anni. Buon compleanno, “guasto d’amore”

    È il titolo della recente canzone di Bresh, tifoso rossoblù la cui storia s’incrocia (anche) con quelle di De André, Brera, Sinatra ed è stata segnata dalle tante disillusioni che si racchiudono in una domanda: “Sei genoano e vuoi anche vincere?”

    Primi a nascere, ultimi a morire. Così recita uno slogan dei tifosi del Genoa. Sul primo assunto, nessun dubbio: il Genoa è il club calcistico più antico d’Italia. Nato il 7 settembre 1893, tra pochi giorni festeggerà il 130esimo compleanno. Quanto al resto, chi lo sa, ma se morisse, il Genoa rinascerebbe un attimo dopo perché ha radici ultracentenarie e profonde, impossibili da estirpare. Genoa è l’equivalente inglese di Genova. A volte qualche telecronista o opinionista disattento ci casca e lo chiama Genova, in italiano, come ai tempi del ventennio fascista, quando le parole straniere erano vietate. Il Genoa si chiama Genoa perché venne fondato da un gruppo di cittadini di sua maestà la regina Vittoria, all’epoca regnante sulla Gran Bretagna e sul relativo impero. Accadde appunto il 7 settembre 1893, alle ore 21, nella sede del consolato britannico di Genova, in via Palestro 10 interno 4. Lo battezzarono Genoa Cricket and Athletic Club: quei signori, per lo più armatori e imprenditori legati ai traffici del porto, erano appassionati di cricket e di atletica. Dal primo giorno prese però corpo una sezione dedicata al pallone, un ramo che diventò via via preminente, fino a determinare il cambio di nome della società, nel 1899: Genoa Cricket and Football Club. Cricket e calcio, un binomio molto british. A Genova resiste il vezzo di dire “Cricket” per dire Genoa. Il simbolo è il grifone, mutuato dallo stemma della città. LEGGI TUTTO

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    Claudio Gentile: “Non ho accettato i loro soldi. E mi hanno fatto fuori”

    Nel 2006, con un europeo U21 vinto in panchina, rifiutò di allenare la Juve “perché alla Figc avevano grandi progetti su di me”. Invece non successe niente. Da allora, il terzino campione del mondo ’82 non ha più allenato: “Questione di giustizia, dignità, orgoglio”

    Il tempo di Claudio Gentile si è fermato diciassette anni fa. Una telefonata, un destino interrotto, una domanda senza risposta. Sempre la stessa. “Perché non alleno più?”. LEGGI TUTTO

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    Derby Parma-Reggiana: Nesta vuole fermare Pecchia

    TORINO – Oggi comincia la 4ª giornata di Serie B con quattro partite, fischio d’inizio alle 18.30, le altre sei gare tutte domani. Il clou al Tardini dove si gioca uno dei derby più sentiti d’Italia, Parma-Reggiana. Favoriti i ducali di Pecchia, anche se nei derby, spesso la più debole sorprende. Però questo Parma, in testa da solo alla B a punteggio pieno, inizia ad avere numeri interessanti: due gol segnati in ogni partita, solo uno incassato (nell’ultima uscita, il temporaneo pareggio del Pisa su rigore inventato dall’arbitro Volpi), una superiorità sugli avversari che inizia a farsi evidente. Ecco, un derby così caldo pare proprio la partita giusta per capire fino a che punto il Parma può essere la squadra da battere. Ma è evidente che il buon lavoro fatto da Pecchia nella passata stagione è alla base degli iniziali successi di questa annata (mettiamoci anche il passaggio di turno in Coppa Italia con uno straordinario 3-0 al San Nicola di Bari). Sull’altro fronte però, c’è una Reggiana guidata da Nesta che potrebbe fare buone cose in questa stagione, anche alla luce dei colpi di mercato dell’ultimo giorno: Crnigoj, Da Riva, Antiste e Melegoni, nomi non da poco. Certo, a Reggio Emilia il primo comandamento è volare bassi e la testa dev’essere solo al mantenimento della categoria, anche perché la Regia, in tre uscite, ha fatto un solo punto (il 2-2 in rimonta in Como, prima e dopo i ko di Cittadella e in casa col Palermo). Però i valori per stupire non mancano, specie quando gli ultimi arrivati saranno assemblati al resto della squadra. Ma intanto, se la Regia dovesse fare un figurone al Tardini, si potrebbero mettere le basi per provare ad alzare l’asticella. Certo, la squadra di Nesta è reduce dall’1-3 subito dal Palermo. Ma il risultato inganna. Contro una delle candidate alla A, la Reggiana era riuscita a pareggiare in dieci con Lanini (uno che da tempo meritava di stare in B), salvo poi incassare due reti nel negli ultimi 20’ quando forse nei giocatori stava iniziando a subentrare il pensiero per quel derby che la città vive come il momento più importante della stagione. Sempre in Emilia, a Modena sbarca il Pisa. Attenzione ai canarini guidati da Paolo Bianco, esordiente in B: hanno giocato solo due partite, vincendole entrambe, devono recuperare la sfida col Brescia della prima giornata. Dunque, potenzialmente, potrebbero essere in testa assieme al Parma. Quello col Pisa però, è il primo vero test probante per capire se il Modena ha i mezzi per fare meglio della scorsa stagione quando, con un pizzico di continuità in più, si potevano acciuffare i playoff. Ma anche il Pisa di Aquilani sta ben impressionando. Pure i toscani hanno saltato il turno d’esordio per poi debuttare a Marassi mettendo sotto la Samp. Poi il ko interno col Parma, da cui sono comunque usciti a testa alta. Dunque il Modena sembra fatto a posta per misurare le ambizioni dei nerazzurri ma al momento, quel che più conta, è che la squadra abbia un avvenire: Aquilani sta dando identità e gioco a una squadra che nella passata stagione aveva chiuso un ciclo terminando all’11° posto. Sul mercato il Pisa non s’è mosso male (Vignato dal Bologna l’ultimo colpo), ci sarebbero insomma le condizioni per migliorare la scorsa deludente annata. Il Palermo invece, non può fallire in casa contro la Feralpisalò, assoluta debuttante in B. Sui siciliani inizia a tirare una buona aria, dopo un inizio un po’ tormentato. All’esordio, lo 0-0 di Bari coi pugliesi rimasti in doppia inferiorità numerica, aveva fatto storcere il naso alla critica. Così Corini è sbottato e ha chiesto maggior considerazione per i suoi, ora reduci dal 3-1 in casa della Reggiana, dopo aver saltato la seconda uscita. Vittoria che però non scaccia qualche dubbio sulla squadra di Corini, anche se fa ben sperare, dopo un mercato già sontuoso, l’arrivo di Di Francesco: questa è la B oggi, può permettersi d’ingaggiare un attaccante che nella prima giornata di Serie A, con il Lecce, ha segnato il gol vittoria a una squadra che farà la Champions, la Lazio. E la Feralpisalò? Dopo tre uscite e altrettante sconfitte, nessun gol segnato e sette incassati, adesso è il momento di non disunirsi. Tutto sommato, anche la rivelazione della scorsa stagione, quel Sudtirol che nel 2022 si affacciava come i gardesani per la prima volta in B, perse le prime tre partite. La sfida di stasera del Barbera magari non sarà l’ideale per cambiare registro ma bisogna provarci, anche se dopo l’ultima uscita, il 3-0 incassato ad Ascoli, i ragazzi di Vecchi hanno giocato la peggiore delle tre gare, pur affrontando la squadra meno attrezzata di quelle incontrate. Si gioca anche Sudtirol-Ascoli. Sugli altoatesini si sono scritte un po’ di fesserie quest’estate, ci si è spinti a parlare di smobilitazione per alcune partenze (i difensori Zaro e Curto, su tutti). Poi il campo è un’altra cosa e dice che gli altoatesini sono in classifica sesti (il piazzamento finale della scorsa annata), pur avendo giocato solo due gare, nelle quali hanno imposto il pari allo Spezia (scoppiettante 3-3, acciuffando per tre volte i liguri) e la convincente vittoria a Piacenza sulla Feralpisalò con le reti di Odogwu e Merkaj, le due punte. Altro che smobilitazione degli altoatesini, i due marcatori dimostrano che è l’esatto contrario. Odogwu andava in scadenza a giugno e il Sudtirol gli ha prolungato il contratto con mesi d’anticipo, scacciando tante squadre che ronzavano sull’italo-nigeriano. L’italo-albanese Silvio Merkaj invece, giunto da pochi giorni dall’Entella dove aveva grandi numeri, potrebbe stupire esattamente come stupì Odogwu un anno fa. E l’Ascoli? Sulla squadra di Viali è meglio astenersi da ogni giudizio, almeno per ora. La brutta partenza ad handicap (il 3-0 incassato a Cosenza con la squadra che andava all’intervallo con tre espulsi), aveva fatto temere il peggio. Poi è arrivato il ko di Modena (1-0) e la squadra s’è sbloccata solo col 3-0 alla povera Feralpisalò. Ma la rosa è stata completata solo negli ultimissimi giorni di mercato, serve tempo per capire cosa potrà fare quest’anno il Picchio, ancora a lutto per la scomparsa di Carletto Mazzone che da decenni viveva ad Ascoli perché ne aveva fatto la storia. LEGGI TUTTO

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    Le pagelle del mercato: quattro squadre da 8. Juve, un solo colpo da 6

    Per il Napoli l’affare Lindstrom e la conferma di Osimhen e Kvara, ma col contratto da blindare. Lazio più completa, il Bologna è tutto nuovo

    I l consueto strapotere della Premier, la novità devastante rappresentata dalla ricchissima Saudi Pro League. Da Tonali a Hojlund finiti rispettivamente a Newcastle e allo United, fino ai vari Milinkovic-Savic e Brozovic coperti d’oro in Arabia: l’avvio di sessione aveva fatto temere il peggio per la nostra A sempre alle prese con equilibri economici delicati e monte-ingaggi da abbassare. Da gennaio a oggi la Juventus ha fatto solo un acquisto, un inedito se non qualcosa di mai visto. La fotografia di una situazione difficile. Eppure i nostri dirigenti sfruttando in maniera oculata le risorse arrivate dalle cessioni, le occasioni rappresentate dai parametri zero e anche con coraggiosi investimenti sono riusciti comunque a far sì che il torneo si presenti equilibrato e avvincente. Le milanesi sono pronte a dare battaglia al Napoli di Osimhen per centrare la seconda stella, la Juventus ha dato addio tra gli altri a Di Maria per tagliare i costi, ma non può non partire con ambizioni da scudetto. Con Roma, Lazio e Atalanta alla finestra e una bella bagarre in vista per i posti in Europa. Buon divertimento. LEGGI TUTTO