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    Cairo: “I big del Toro sono rimasti tutti. Mai voluto venderli”

    Il patron granata parla dopo il pari col Cagliari all’esordio in campionato: “Faceva davvero tanto caldo, è stata dura per tutti. A San Siro col Milan mi aspetto una squadra pimpante”

    “Aver tenuto tutti i giocatori che avevamo non è poco: credo rimangano tutti, non ho mai voluto venderli”: così il presidente del Torino, Urbano Cairo, sulla permanenza dei gioielli granata. Cairo ha poi analizzato lo 0-0 col Cagliari proiettandosi anche sulla prossima sfida contro il Milan: “Contro il Cagliari è stata dura per tutti, faceva davvero tanto caldo. E adesso a San Siro contro il Milan mi aspetto un Toro pimpante: abbiamo ancora tempo per preparare bene questa partita”. 

    rodriguez—  Il patron si è intrattenuto a lungo nel post-gara con Rodriguez: “Mi ha fatto piacere, lui è un vero leader e un punto di riferimento – i complimenti per lo svizzero – e abbiamo ripercorso insieme la sua carriera. Il suo rinnovo? Vediamo, intanto ci siamo dati degli obiettivi ma non li diciamo”. LEGGI TUTTO

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    Inzaghi alza il muro: cosa porta Pavard all’Inter

    Esperienza al top e centimetri utili nelle due aree. Il francese nasce terzino, ma non di grande spinta: ha passo e letture per essere il nuovo Skriniar dei nerazzurri

    L’ultimo tassello verrà inserito nelle prossime ore, ma adesso sì che l’Inter è al completo. Anche il vuoto lasciato dall’addio di Milan Skriniar è stato colmato, ora Simone Inzaghi ha i famosi sei titolari di cui ha bisogno per puntare allo scudetto. E ovviamente per provare a ripetere una cavalcata emozionante anche in Europa. Ma come cambia l’Inter con l’arrivo di Benjamin Pavard? Poco o molto, a seconda del termine di paragone. La difesa nerazzurra dagli ultimi mesi della passata stagione ha cambiato i suoi interpreti titolari e di fatto pure modificato le caratteristiche: con l’ascesa di Matteo Darmian nel ruolo di esterno destro titolare del tridente arretrato, Inzaghi ha trovato più rapidità nelle scalate e più imprevedibilità nella costruzione del gioco e nelle sovrapposizioni interne. Darmian, da vecchio terzino o esterno a tutta fascia, aveva tempi di gioco diversi rispetto a Skriniar, una confidenza diversa nella fase offensiva e una predisposizione naturale ad accompagnare la manovra e a cercare il cross vincente una volta arrivato a ridosso dell’area. Se poi la mettiamo sulla fisicità, beh, senza Skriniar l’Inter ha perso ovviamente centimetri e muscoli a protezione della porta: in Italia l’assenza si è notata parecchio, in Europa invece le cose sono andate decisamente meglio, con l’ex United che ha garantito equilibrio e solidità, specie quando c’era da affrontare avversari brevilinei e portati alla continua ricerca dell’uno contro uno.

    Nuovo ruolo—  Pavard, in questo senso, è il giusto compromesso tra i due. Il passato da terzino lo rende abituato a fronteggiare gli avversari che puntano palla al piede: nonostante l’altezza (186 centimetri) e le gambe lunghe, Benjamin è reattivo nello stretto e veloce in progressione. Non amava spingere, non era uno da continue sovrapposizioni, non una fabbrica di cross, ma sapeva inserirsi con i tempi giusti e creare superiorità numerica. A tre ci ha giocato nel Bayern, ma raramente e quasi sempre da perno centrale. Ecco, ora rispetto al passato dovrà stringere leggermente la posizione ma non sarà certo un problema: la grande intelligenza calcistica lo aiuterà a capire in fretta le richieste e le esigenze di Inzaghi. Però, a livello fisico, il francese rialza il muro, permetterà all’Inter di avere una torre in più nell’area di rigore, sia a difesa della porta sia per sfruttare i corner a favore. Ma soprattutto, porta un’esperienza internazionale da primo della classe: campione del mondo con la Francia nel 2018 (con tanto di gol all’Argentina negli ottavi), col Bayern ha vinto tutto, dai campionati (4) alle coppe nazionali (3), fino alla Champions e al Mondiale per club. La personalità è smisurata: questa sì può fare in fretta la differenza. LEGGI TUTTO

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    Juve da scudetto, a patto che Max insista con il cambiamento

    Allegri si è convertito a un calcio aggressivo e costruttivo. Ma gli serve la classe di Pogba. E Lukaku porterebbe i bianconeri fuori rotta

    Senza l’Europa, con l’Italia come unica meta: è naturale, quasi obbligatorio candidare la Juve allo scudetto. La vittoria di Udine ha aggiunto un altro elemento, la conversione di Massimiliano Allegri a un calcio aggressivo e costruttivo. La traiettoria di Allegri è curiosa. Allegri nasce come allenatore “giochista”, sotto l’ala di Giovanni Galeone. Proprio all’Udinese, nel 2006-07, faceva da assistente al maestro, in forma semi-clandestina. Era stato esonerato dal Grosseto e non avrebbe potuto lavorare in un altro club nella stessa stagione, non a caso lo squalificarono. Galeone è stato un allenatore scapigliato e gaudente, quasi disinteressato alla fase difensiva, il nostro Zeman. Allegri poteva essere il suo clone, ma a un certo punto, tra Milan e Juve, ha virato sul pragmatismo, prima temperato e intelligente, poi esasperato e indisponente. La Juve allegriana delle due finali di Champions giocava un calcio utile e bello, coniugava pratica ed estetica. La Juve allegriana della scorsa stagione era inguardabile, involuta, e non vale giustificarsi con le vicissitudini giudiziarie e la penalizzazione. LEGGI TUTTO

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    Milan, Pellegrino atterrato a Linate. Oggi visite mediche e firma

    Per il centrale difensivo argentino pronto un contratto di cinque anni. È il nono acquisto del mercato estivo rossonero

    L’arrivo è stato un po’ in sordina, perché è atterrato a Linate quando tutte le attenzioni del mondo rossonero erano focalizzate sul Dall’Ara di Bologna. Dettagli, comunque. Ciò che conta è che Marco Pellegrino è sbarcato a Milano e si avvia a diventare un nuovo giocatore del Milan.

    Il programma del 21enne argentino (con passaporto italiano) per oggi, martedì, è il consueto: visite mediche in mattinata, quindi l’idoneità sportiva e infine la firma sul contratto (quinquennale) che lo legherà al Diavolo. Pioli sta quindi per avere in rosa il quinto centrale di difesa, considerando che Caldara è in uscita, o comunque fuori dal progetto rossonero. Pellegrino è il nono acquisto del mercato estivo del Milan. LEGGI TUTTO