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    La guida economica al campionato che ha preso il via

    Milan e Napoli, negli ultimi due anni, hanno dimostrato che si può vincere con i conti in ordine. La Serie A è ripartita con il fardello dei debiti e acquisti low cost. Presto si giocherà la partita più importante, quella sui diritti tv

    Ètornato il campionato. Quello che ha smesso da tempo di essere il torneo più bello del mondo, ma che interessa tuttora a un italiano su due. Quello che nelle ultime due edizioni ha lanciato un avviso ai naviganti: vince chi ha i conti in ordine. Il Milan nel 2022 e il Napoli nel 2023 hanno sovvertito un teorema che sembrava ineluttabile. Non bisogna necessariamente spendere più di tutti per cucirsi lo scudetto sul petto. In passato certi presidenti (Cragnotti e Sensi nella capitale) andarono incontro a crac finanziari pur di assecondare le ambizioni della piazza, ma questo è il tempo dei fondi che mirano al ritorno dell’investimento. E chi, come De Laurentiis, resiste alla globalizzazione dei capitali, non può e non vuole di certo scimmiottare il mecenatismo che fu di Berlusconi e Moratti. LEGGI TUTTO

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    Chiesa-Vlahovic, storia di gol, amicizia e infermeria

    Si erano conosciuti alla Fiorentina, sono arrivati a Torino per diventare la coppia del futuro, gli infortuni li hanno rallentati ma ora sono pronti a prendersi definitivamente la Juve

    Sempre loro, ancora loro. Altro che mercato: Federico Chiesa e Dusan Vlahovic danno il via al loro campionato con tanta voglia di Juve. E con efficacia, indirizzando la gara con l’Udinese e trascinando i compagni alla prima prestazione positiva dell’anno. C’è tempo per esaltarsi, ma per Max Allegri non poteva esserci inizio migliore: i nuovi meccanismi miglioreranno col tempo, intanto i suoi attaccanti titolari non perdono tempo per guadagnare la scena sul campo, dove conta davvero. Al termine di un’estate che li ha visti dentro ogni tipo di discorso relativo al mercato, col rischio di giungere ai saluti in nome del bilancio: peraltro ipotesi che non è ancora tramontata del tutto, di fronte a offerte irrinunciabili, ma più ci si avvicina al primo settembre (data di chiusura della sessione dei trasferimenti) e più aumentano le percentuali di permanenza a Torino. I due attaccanti sono intenzionati a rimanere per lasciare il segno, dopo un periodo complicato per entrambi.  LEGGI TUTTO

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    Otto cose della nuova Juve che non sono come l’anno scorso

    Chiesa è tornato al centro del villaggio, una novità a tutto tondo anche se era nell’aria dopo un precampionato maiuscolo. Con tutto quel che ne consegue sul piano tecnico e caratteriale, per la squadra. Perché Fede in campo dà tutto se stesso ed è un trascinatore: cuore, gambe, testa, ferocia al servizio di una squadra, in quel calcio dialogato in cui leader e gregari si interfacciano e interscambiano senza soluzione di continuità. Ha giocato da seconda punta ma con licenza di partire largo per poi accentrarsi, oppure aprire spazi per gli inserimenti da dietro. Cambiaso in primis, ma anche Miretti o Rabiot all’occorrenza, hanno capito al volo, e la Juve di Udine ha trovato sulla sinistra una fonte quasi inesauribile di opzioni, idee, azioni ed occasioni da gol. LEGGI TUTTO

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    Inter, Correa ai minimi storici: può partire in prestito. E si avvicina Sanchez

    Anche Inzaghi ha mollato l’argentino: nemmeno un minuto col Monza. E può tornare Alexis, svincolato

    Come un deja-vù: “Hey amigo, ti ricordi di me?”. E sì, Alexis Sanchez bussa di nuovo alla porta di Appiano Gentile, appena un anno dopo aver organizzato il trasloco da Milano a Marsiglia. Il Niño in Francia è tornato “Maravilla”: 14 reti e tre assist in 35 gare di Ligue 1, più altre due reti in Champions e in Coppa di Francia. Insomma, la sensazione è che forse l’Inter ha rinunciato troppo a cuor leggero al talento e agli strappi del cileno e ora sta pensando seriamente di rimetterlo a disposizione di Simone Inzaghi, con cui ha già vinto una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. Anzi, a essere onesti Inzaghi deve a Sanchez il suo primo titolo da allenatore dell’Inter: la Supercoppa 2022, infatti, fu decisa da Alexis a una manciata di secondi dai rigori. Fu lì che partì il tormentone del “leone in gabbia”, perché “Hey amigo, i campioni sono così…” per dirla alla Sanchez. Il cileno è svincolato e aspetta novità: a Milano tornerebbe di corsa, con ancor più voglia di prima. Ma perché il ritorno si avveri, è necessaria la cessione di Correa. 

    in uscita—  L’argentino è ai minimi storici in nerazzurro: sabato Inzaghi non gli ha concesso nemmeno la passerella finale nel successo contro il Monza, addirittura avanzando Mkhitaryan in linea con la punta dopo aver sostituito Lautaro con un centrocampista. Messaggio chiarissimo: anche Simone ha perso fiducia nel suo pupillo, che da queste parti non ha inciso come ci si aspettava e che ora deve fare i conti con una situazione scomoda. All’Inter non sono arrivate offerte concrete ma ora il club è pronto a valutare anche la cessione in prestito. Correa pensa ancora di poter essere utile, però, a dieci giorni dalla fine del mercato, forzare la permanenza sarebbe un rischio enorme. LEGGI TUTTO

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    Bomber, leader, tifoso, volto del club: tutto quello che Lautaro è per l’Inter

    Doppietta alla prima da capitano, tutt’uno con i tifosi che hanno rivisitato il coro in passato dedicato ad Adriano: il mercato e la tristezza sono alle spalle, ecco come il Toro si è preso il mondo nerazzurro

    C’è stato un Lautaro Martinez che voleva scappare da Milano dopo pochi mesi all’Inter: saliva in macchina e andava in giro da solo per sfogare la tristezza. E anche un Lautaro Martinez che veniva sostituito di fatto a ogni partita, prima di altri, senza riuscire a capacitarsene. Ora non c’è Inter senza il Toro e non ci si riesce a immaginare Lautaro lontano da quello che è un mondo costruito intorno a lui: sempre più leader, sempre più bomber. Capitano riconosciuto, con una fascia al braccio presa a suon di gol, prestazioni, fedeltà, empatia con i tifosi, spirito nerazzurro. La doppietta al Monza – così apparentemente semplice da realizzare, ma che racchiude in sé il Toro d’area di rigore – è uno statement, un avviso ai naviganti: la squadra di Inzaghi ha fame, come il suo trascinatore.  LEGGI TUTTO

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    Uno coi titolari, l’altro con la panchina: come sterzano Garcia e Inzaghi

    I campioni d’Italia migliorati a Frosinone con Anguissa, i nerazzurri contro il Monza hanno chiuso la partita con Arnautovic

    Napoli e Inter, apparentemente, sono usciti dai blocchi di partenza del campionato con la stessa esplosività: vittoria con due gol di scarto su Frosinone e Monza, doppietta abbagliante dei rispettivi centravanti, Osimhen e Lautaro. In realtà, sotto la buccia dell’apparenza, la polpa è diversa.  LEGGI TUTTO