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    Phillips, 90′ in panchina: è ai margini col City e la Juve avanza

    Il mediano non è sceso in campo in Premier e Guardiola conferma la sua partenza. Bianconeri in pole per gennaio

    Si ferma il campionato, non il mercato. I dirigenti della Juventus sfrutteranno la sosta per proseguire sondaggi e incontri. La priorità dei bianconeri resta il centrocampo, ridotto dalle squalifiche di Pogba (sospeso per doping) e Fagioli (scommesse), e il nome più caldo resta quello di Kalvin Phillips del Manchester City. L’inglese è ai margini dei campioni d’Europa, tanto che il d.t. Giuntoli e il d.s. Manna hanno già incassato l’apertura del City al prestito secco. Ieri Phillips è rimasto 90’in panchina nel 4-4 contro il Chelsea e Pep Guardiola, a margine della partita, ha confermato che non tratterrà gli scontenti: “Venderò tutti quei giocatori che vogliono andarsene. Qualcuno andrà e qualcuno arriverà al suo posto”. 

    gradimento—  Phillips, che non vuole perdere l’Europeo, ha già espresso un gradimento di massima all’ipotesi Juve. Alla Continassa, registrato il primo sì dell’inglese, proseguono le valutazioni. Resiste la candidatura di Pierre-Emile Hojbjerg, nel mirino da almeno due mesi e visionato dal vivo la scorsa settimana. Ma il Tottenham, a differenza del City, non è ancora sicuro di volersi privare del danese e comunque lo valuta non meno di 30 milioni. Sabato l’ex Bayern è partito titolare nella sconfitta contro il Wolverhampton e a inizio 2024 gli Spurs perderanno Sarr e Bissouma, entrambi impegnati in Coppa d’Africa. Nella lista bianconera, a ruota di Phillips e Hojbjerg, ci sono sempre De Paul (Atletico Madrid) e Samardzic (Udinese). Un nuovo tentativo, a gennaio, verrà effettuato anche per Domenico Berardi del Sassuolo. LEGGI TUTTO

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    Napoli al bivio: Tudor il “sergente” che gioca a tre, Cannavaro lo “spallettiano”. Cosa cambia

    Il croato ha già lavorato in A e in Europa. Fabio ha seguito spesso le sedute degli azzurri l’anno scorso

    Due leader naturali, due modi di allenare profondamente diversi. Così Aurelio De Laurentiis è davanti al bivio: Igor Tudor o Fabio Cannavaro, per raccogliere l’eredità di Rudi Garcia e risollevare immediatamente una stagione che presto sarà al primo vero momento di svolta. Il croato è più accreditato per diverse ragioni, a cominciare dall’esperienza accumulata sia in Serie A sia in Europa. Ha inoltre quell’atteggiamento quasi militare che è ideale per compattare nel minor tempo possibile la squadra intorno a nuovi concetti di gioco, con una predisposizione al sacrificio e all’applicazione ben più marcata. 

    tattica—  Le incognite maggiori sono sempre di natura tattica quando si verifica un avvicendamento e in questo caso qualche dubbio in più è assolutamente legittimo. Tudor ha sempre schierato le sue squadre con la difesa a tre, che fosse 3-4-2-1 con due rifinitori a ridosso della punta o 3-4-3 con due esterni d’attacco di ruolo. La prima opzione è quella più utilizzata, nel Napoli questo aprirebbe ad un dilemma non di poco conto, cioè dove schierare Kvaratskhelia. Preferisce partire largo e se migliorasse la partecipazione alla fase difensiva potrebbe essere l’esterno a tutta fascia, con Raspadori e Zielinski ad agire alle spalle di Osimhen; a destra il quesito non si pone perché Di Lorenzo potrebbe sicuramente assumere simili mansioni. Un assetto incredibilmente offensivo, dunque, che permetterebbe l’impiego contestuale di tanti calciatori di qualità ma renderebbe indefettibile l’equilibrio nelle due fasi. In alternativa, per non snaturare eccessivamente l’identità che da anni si sviluppa attorno al 4-3-3, il Napoli potrebbe disporsi comunque con il tridente, con uno tra Zielinski e Anguissa che resterebbe fuori o comunque dovrebbe reinventarsi.

    come luciano—  Ben diversa è la scuola di Fabio Cannavaro, che invece si inserirebbe nel solco tracciato da Luciano Spalletti. Ne è un appassionato seguace, l’anno scorso ha seguito diversi allenamenti a Castel Volturno soltanto per vederlo all’opera e arricchire la propria conoscenza, e volentieri si sono confrontati a cena insieme sul lungomare. Non ci sarebbe da sorprendersi, dunque, se l’interpretazione richiesta del 4-3-3 – oltre al modulo in sé – fosse molto simile alla stagione passata. Cannavaro non è un dogmatico, è flessibile, si avvale di metodi e strumentazioni moderne e pretende che l’intensità del lavoro quotidiano sia uguale alle partite, così che i giocatori si abituino ad esprimersi a ritmi altissimi. Il suo trascorso da calciatore ne aumenta la presa sul gruppo, la voglia di non stravolgerlo giocherebbe soltanto a suo favore. L’undici titolare, quindi, sarebbe sostanzialmente lo stesso che ha individuato anche Rudi Garcia, con l’unico ballottaggio ad oltranza sulla fascia sinistra tra Mario Rui e Olivera e tutti gli oneri che ne derivano. Uno su tutti: come valorizzare Raspadori nel tridente. LEGGI TUTTO