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    Szczesny senza filtri: “Arabia? Preferisco le sfide. Resto alla Juve finché mi vorranno”

    Wojciech Szczesny ha rilasciato una lunga intervista ai polacchi di TVP SPORT, parlando in più punti anche della Juve tra passato, presente e futuro.NIENTE COPPE – “Siamo stati espulsi dalle coppe europee e non ho intenzione di fare nulla al riguardo. È quello che è e ora ci sarà più tempo per allenarsi adeguatamente e un po’ più di riposo, per la prima volta nella mia carriera. Non è la fine del mondo per me, siamo stati trattati come siamo stati trattati”. SCUDETTO – “Avremo sicuramente tutto il tempo per lavorare durante la settimana. Quando giochi partite ogni due giorni, il programma della settimana prevede che giochi una partita, poi ti alleni per il recupero, poi ti prepari per la partita successiva e giochi una partita. Non c’è tempo per costruire durante la stagione. Ora tutto sembrerà un po’ diverso. Dobbiamo abituarci e lavorare il più possibile per raggiungere il successo in quelle competizioni in cui possiamo giocare”. VOCI DI MERCATO – “Che maglietta indosso davanti a te? Sì, quella della Juve. Ho detto più volte che finché la Juventus mi vorrà, resterò lì. Non tengo conto delle voci. So che sono e sarò un giocatore della Juventus. A meno che non mi vogliano. Sono legato a questo club, rispetto le loro decisioni. Mi vogliono qui per difendere la porta della Juventus”.SE CHIAMA L’ARABIA – “Ho un sacco di soldi nella mia vita. Preferisco le sfide divertenti e difendere la porta della Juventus è la sfida più bella che posso darmi”.VOGLIA DI SCUDETTO – “Questo club è così abituato a vincere che il giorno dopo aver vinto un campionato avevi voglia di vincerne un altro. C’è frustrazione per il fatto che non abbiamo avuto successo ultimamente. C’è la motivazione per tornare a lottare per gli obiettivi più alti”.EMOZIONE – “Sta diventando sempre più grande perché so di avere sempre meno stagioni davanti a me. Cerco di godermi il momento perché non so per quanto tempo potrò giocare ai massimi livelli. Per ora mi sento bene, ma non mi sento pronto per giocare fino ai 40 anni. Come Buffon? No no. Penso di non avere molto tempo a disposizione. Cerco di godermi il momento e il fatto di trovarmi in un posto del genere, mi sento una figura importante nel club. Farò del mio meglio per riportare questo club al top”.RITIRO – “Ho sempre pensato di concludere la mia carriera mentre ero ancora al top. Non vorrei continuare la mia carriera dopo, solo per scoprire che non ho idea di cosa fare della vita. Non sono triste, sono motivato a fare il più possibile per il club e per me stesso negli ultimi anni”. FUORI DAL CAMPO – “Credo che, prima di tutto, devo molto tempo alla mia famiglia. Ho molto da recuperare negli ultimi 17 anni. Oltre ai miei piani professionali, vorrei restituire loro ciò che hanno perso a causa delle mie scelte professionali”.FINE CARRIERA – “A 20 anni sapevo già che non avrei giocato fino a quarant’anni. Non so quanto la mia situazione di vita cambi la decisione, ma è sicuramente uno dei motivi che mi aiuterà, spero, ad accettare più facilmente che debba finire”.IL FIGLIO LIAM – “Gli piace molto giocare a calcio, conosce molto bene tutti i giocatori, colleziona carte. È bello condividere la mia passione con la persona a me più vicina, spiegargli certe cose, parlare di giocatori diversi, giocare a calcio con lui. Devo ammettere che i miei allenamenti sono duri, ma quelli che faccio il pomeriggio a casa con mio figlio sono molto più impegnativi. Per fortuna indossa la maglia “Szczesny”, perché abbiamo lo stesso cognome. Non nascondo che gli piace indossare una maglietta bianca (del Real Madrid, ndr.) più di una maglietta in bianco e nero. Tuttavia, devo accettare la sua scelta”.AL REAL AL POSTO DI COURTOIS? – “Non mi interessano storie del genere”. Carica altri LEGGI TUTTO

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    Kaio Jorge, dubbio Juve: subito in prestito o aspettare gennaio?

    Dopo il rientro positivo in precampionato i bianconeri vorrebbero aggregarlo alla Next Gen con vista sulla prima squadra, il brasiliano però spinge per andare subito altrove

    Ci sono almeno tre strade che riportano Kaio Jorge al calcio che conta. Forse non tutte così veloci, ma dopo 531 giorni di stop forzato serve cautela. Il brasiliano è pronto per rimettersi in gioco, dopo aver messo in archivio il periodo più brutto e buio della sua vita. Nell’ultima amichevole in famiglia giocata all’Allianz Stadium, lo scorso 9 agosto, ha mostrato l’entusiasmo giusto per ritrovarsi. Anche se il piano di rientro che gli propone la Juve lo entusiasma meno di ciò che vorrebbe. 

    RITORNO DA PROTAGONISTA—  Serve continuità, ma senza forzature. Tant’è che la Juve vorrebbe tenere ancora un po’ in casa Kaio Jorge, giusto qualche mese di rieducazione con la Next Gen. In seconda squadra avrebbe l’opportunità di giocare molto e senza pressioni, con la possibilità d’incrementare il lavoro con qualche allenamento alla Continassa e magari anche qualche apparizione in prima squadra. Tutto ciò fino a gennaio, in modo da valutare successivamente la destinazione migliore per un trasferimento temporaneo. Il brasiliano ha più fretta e vorrebbe tornare protagonista da subito, avendo ricevuto qualche offerta allettante. Sulle tracce del ragazzo si sono mossi i dirigenti delle neopromosse, Frosinone e Cagliari: lì troverebbe spazio e modo per riproporsi subito in massima serie, ma col serio rischio di trovare poco minutaggio. Si valuterà con calma la situazione: necessario che il ventunenne torni a giocare con una certa continuità e si ritrovi al passo col proprio programma di rientro, per questo a fine mercato la dirigenza e il suo entourage valuteranno la soluzione migliore per tutti. Kaio Jorge scalda i motori: il semaforo verde scatterà a breve, guai a sbagliare la scelta. LEGGI TUTTO

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    Mago, Kapò, spia, faccendiere: l’uomo senza passato che trucca il pallone

    Aveva tre passaporti e alcuni Picasso arrotolati in soffitta, gestiva prostitute, era stato assistente di Mengele. E metteva le mani nel mondo del calcio. Storia di un fantasma che a lungo si è aggirato per l’Europa

    Se questa storia fosse un film, sarebbe un film in bianco e nero, con le immagini sgranate ripescate in qualche archivio e le figure dai contorni sfuggenti che si muovono al rallentatore. Sarebbe un film con molte interruzioni, come quando una volta si rompeva la pellicola e tra una scena e l’altra c’erano salti temporali che andavano riempiti con un po’ di logica e molta fantasia. Il nostro film avrebbe per protagonista un uomo che maneggia un sacco di soldi, un faccendiere che si fa passare da giornalista – sul suo passaporto c’è scritto esattamente questo: giornalista – e intanto lavora come agente segreto, un uomo ammanicato con il Potere, uno di quei tipi loschi – il mister Wolf di Pulp Fiction, se avete presente – che risolvono problemi, con le buone o con le cattive.  LEGGI TUTTO

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    Pogba e i giovani: come sarà il 3-5-2 di Allegri

    RCS MediaGroup S.p.A.Via Angelo Rizzoli, 8 – 20132 Milano.Copyright 2023 © Tutti i diritti riservati. CF, Partita I.V.A. e Iscrizione al Registro delle Imprese di Milano n.12086540155. R.E.A. di Milano: 1524326 Capitale sociale € 270.000.000,00 ISSN 2499-3093 LEGGI TUTTO

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    Roma, un altro pieno d’amore: con la Salernitana il 34°sold out consecutivo

    Si tratta di un dato ancora più indicativo rispetto al passato, perché da quest’anno il club ha attuato una politica dei prezzi al rialzo (aumento medio del 25%): eppure, nulla è cambiato sul fronte della vendita dei singoli tagliandi per partita. Sarà un altro pienone

    SI riparte dallo Spezia. Nel senso che esattamente come nell’ultima di campionato, anche domenica prossima all’Olimpico ci sarà il pienone. Sold out, tutto esaurito. L’ultima volta fu proprio il 4 giugno scorso, contro lo Spezia, la prossima sarà invece la gara con la Salernitana, la prima della nuova stagione. E sarà il 34° sold out consecutivo, quasi un fenomeno sociologico. Da studiare ed apprezzare. Perché rispetto ai precedenti 33 pienoni, questo ha un sapore tutto diverso.

    la fidelizzazione—  Già, perché per la prima volta la Roma farà il tutto esaurito con i prezzi dei biglietti in crescita. Nelle ultime due stagioni, infatti, il club giallorosso aveva attuato una politica dei prezzi al “ribasso”, volta a riportare la gente allo stadio. Con l’effetto-Mou, poi, il risultato è stato perfetto, con uno scenario meraviglioso come l’Olimpico pieno, in ogni occasione. Da questa stagione, però, sarà diverso. Perché la Roma ha attuato una politica dei prezzi differente, con un rialzo dei biglietti medio del 25%, che peserà soprattutto nei top match (alla terza giornata, contro il Milan, ad esempio una curva ha il costo di 75 euro). La strategia del club, infatti, è stata quella di spingere la gente ad abbonarsi (lo hanno fatto in 40mila), cosa che permette un prezzo singolo delle partite assai più basso rispetto alla vendita del biglietto singolo. Ed allora vedere l’Olimpico ancora pieno fa un effetto ancora più bello, perché vuol dire che la gente in questi due anni si è fidelizzata davvero e che la politica della società ha raggiunto il suo obiettivo: stare vicino alla Roma, a prescindere da tutto. Certo, poi gli ultimi due acquisti (Paredes e Renato Sanches) hanno anche tolto qualche ansia, ma il pienone con la Salernitana era arrivato anche prima del loro sbarco nella Capitale. Diciamo che loro e le punte che arriveranno aiuteranno, in caso, a proseguire su questa scia. E con il Milan si va già verso un altro sold out. A prescindere da tutto e da tutti. LEGGI TUTTO

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    Cittadella, giusto fare la rivoluzione

    TORINO – In tutti quelli che amano il miracolo calcistico chiamato Cittadella, c’era un po’ d’apprensione per questa stagione dei granata veneti. Dopo due annate terminate fuori dai playoff (i veneti prima li avevano fatti per cinque anni di fila, raggiungendo due volte la finale), dopo l’ultima stagione un po’ sofferta ma comunque chiusa con la salvezza, il dg Marchetti, deus ex machina dei granata, ha optato per una doverosa rifondazione, con tutti i rischi che però comporta. Pareva un azzardo imbottire la squadra di giovani promesse pescate dalla C (ma meno male che c’è il Citta a fare queste scelte). E invece, le intuizioni di Marchetti potrebbero pagare, visto che al primo turno di Coppa Italia i granata sono stati capaci di eliminare una squadra di A (l’Empoli), impresa riuscita solo agli altri granata della B, la Reggiana, che ha ribaltato il Monza casa sua. Ma cosa ha detto per il Cittadella la vittoria in rimonta per 2-1 di Empoli? Almeno due cose. La prima: la squadra potrebbe non risentire della cessione di Mirko Antonucci, il trequartista venduto per quasi 2 milioni allo Spezia. Era stato il capo cannoniere di squadra della passata stagione e ancora tante grazie a quel che ha fatto per lui il Cittadella: quando due anni fa Marchetti lo acquistò dalla Roma per un tozzo di pane, era un talento che rischiava seriamente di perdersi, adesso è un patrimonio del calcio italiano, nella scorsa stagione è stato il miglior trequartista della B. Ha firmato anche uno dei momenti più alti della storia del Citta: la vittoria a Marassi contro il Genoa, coi granata che a fine gara lasciavano il campo fra gli applausi dei tifosi rossoblù. Giusto dunque, dopo averne fatto un calciatore vero, incassare una bella plusvalenza che permette al Citta di tenere a posto i conti societari, fondati, tradizionalmente, sul budget più basso di tutta la B. Poi, il successo in rimonta sull’Empoli, ha detto che, fra i dieci acquisti operati da Marchetti (Cassano, Pittarello, Angeli, Carissoni, Tessiore, Amatucci, Kornvig, Pandolfi, Sottini e Rizzo) ci possono essere le plusvalenze di domani. Ma soprattutto, per l’immediato, giocatori funzionali al progetto di una squadra che da sempre gioca con una tigna particolare, alla base di tutti i successi degli ultimi vent’anni. Ragazzi che, mixati a ciò che è rimasto del nucleo storico (Vita e Branca su tutti), possono prodursi in una bella annata, magari senza i patimenti della passata stagione, come lo scorso dicembre, quando la squadra s’era all’improvviso piantata e pareva avvitarsi verso la C. Insomma è un Cittadella-gatto, con almeno sette vite. Se non fa i playoff dal 2021 – anno che sfiorò la A, sconfitto in finale dal Venezia – non è perché il progettò-Citta ha perso di smalto. Ma perché nel frattempo la concorrenza in B si è fatta più accesa. Anche se per questa annata non sono pochi quelli che vedono una B meno competitiva di quella andata in scena negli ultimi due campionati. E se ciò sarà vero, chissà che non si riveda il Citta nelle posizioni di vertice, come ai vecchi tempi. Intanto, bisognerà confermarsi al debutto in campionato. Il Cittadella di Gorini comincia domenica sera alle 20.30, nella propria tana del Tombolato, affrontando guarda caso la Reggiana, neo promossa che potrebbe stupire. Pareva una sfida marginale del turno d’esordio e invece sarà il confronto fra chi in B ha fatto meglio in Coppa Italia. Insomma, è la solita Serie B, che non finirà mai di stupire. E questo Cittadella probabilmente ha le carte in regola per farlo ancora. Magari anche col contributo dell’attaccante Baldini, ancora reduce da un brutto infortunio e che va gestito. Ma che ai playoff del 2021, di fatto portava i granata in finale segnando una tripletta al Monza di Berlusconi e Galliani. Lunga vita al Citta, al suo calcio e al dg Marchetti, capace di dire no al Napoli, pur di continuare a coltivare la sua creatura, il più bel miracolo calcistico d’Italia. LEGGI TUTTO

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    Juve, ecco la terza maglia: la presenta Pogba

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    Rivera: “A 80 anni voglio salvare il calcio dai soldi. E mi candido per fare il ct”

    L’ex Golden Boy si confessa alla Gazzetta “Ho fatto della mia passione un lavoro, il Milan per me è stato vita. Mancini? Non mi sono piaciuti i modi, doveva lasciare prima”

    Mamma mia, come passa il tempo: Gianni Rivera domani compie 80 anni. No, scusate, sono due volte quaranta, o quattro volte venti. Alcuni giorni fa gli hanno chiesto: ma Gianni Rivera oggi quanti anni ha? E lui con il suo eterno e imperioso sorriso ironico: “Gianni Rivera non ha età”. Forse è vero.  LEGGI TUTTO