consigliato per te

  • in

    Mou: “La finale col Siviglia? Se parlo, prendo 10 giornate di squalifica”

    Ospite su Sky Sport di “This or that”, lo Special One ha raccontato le sue grandi sfide europee: “La semifinale di Champions del 2010 è stata pura gioia”

    La carriera di José Mourinho nelle competizioni europee è costellata di sfide emozionanti e momenti memorabili, nonché di successi: le sue squadre hanno conquistato in totale 2 Champions League, 2 Europa League e 1 Conference League. Non sorprende dunque la scelta di Sky Sport, all’interno del format “This or that”, di ripercorrere con lo Special One alcune delle sue sfide internazionali più iconiche alla guida di club italiani. Si parte dalla semifinale di Champions del 2010 con l’Inter e da due fotogrammi in particolare: la frase sussurrata a Guardiola a bordocampo e la corsa sotto il settore ospiti al fischio finale. Mou ammette: “Con Pep si trattò di ‘mind games’, di provocazione tattica, mentre lo scatto verso i tifosi è stato un atto di pura gioia”.

    in giallorosso—  Ma anche nelle ultime due stagioni con la Roma non sono mancati attimi dal forte carico emotivo, dall’esaltazione alla rabbia. Anzitutto il percorso che ha portato i giallorossi a vincere la prima edizione della Conference League: “Ho pianto sia per la semifinale contro il Leicester che per la finale di Tirana, – ricorda Mourinho – sono stati risultati storici per la Roma.” E infine la controversa finale di Europa League contro il Siviglia del 31 maggio scorso, segnata dalle decisioni arbitrali fortemente contestate dallo Special One, che ha pagato con una squalifica di 4 giornate. Mou equipara la finale persa alla sua precedente vittoria con lo United, poi glissa in tono polemico: “Se dico cosa penso me ne danno 10 di giornate di squalifica…” LEGGI TUTTO

  • in

    Milan, lo strano caso di Calabria: leader con Pioli, escluso dalla Nazionale

    Nonostante la titolarità nei rossoneri e la fascia al braccio, Davide non riesce a trovare spazio in maglia azzurra

    C’è pochissima Italia nel Milan di oggi, e non c’è Milan nell’Italia di Spalletti. Davide Calabria, capitano rossonero, è l’unico titolare dell’undici di Pioli che potrebbe vestirsi d’azzurro: maglia che ha invece lasciato nello spogliatoio ormai più di un anno fa, dopo i 90 minuti di Nations League contro la Germania del giugno scorso. Anche oggi che lo spogliatoio sarebbe il suo: la Nazionale il 10 e l’11 settembre frequenterà Milanello in preparazione alla partita di San Siro con l’Ucraina, Donnarumma e Tonali faranno base al centro sportivo rossonero. Calabria in quei giorni riposerà per lasciare spazio agli azzurri: lui si allena con Sportiello, Mirante, Caldara, Kalulu, Pellegrino, Loftus-Cheek, Adli, Pobega e Romero, gli unici altri milanisti senza nazionale. Mentre il c.t. Mancini gli preferiva anche Florenzi, suo vice nel club, Spalletti punta forte sul fedele Di Lorenzo, riferimento del Napoli campione. Escluso in azzurro, Calabria è stata la sorpresa tattica dell’Olimpico: il Milan che ha battuto la Roma, potendo preparare il derby a punteggio pieno, aveva due play di centrocampo, Krunic e appunto Calabria, e un difensore di destra che ha presidiato con cura la zona, sempre Calabria. “Abbiamo un nuovo modo di giocare, non è facile vedere un terzino che lavora in questo modo” ha detto Davide di se stesso nell’intervallo dell’ultima partita. Neppure il doppio ruolo lo ha riportato in Nazionale: l’azzurro resta uno degli obiettivi personali della stagione. Nel frattempo ha scelto di distrarsi dagli impegni sportivi: su Instagram ha postato vari scatti di una gita al lago con gli amici.

    cuore rossonero—  Nato a Brescia, Davide è milanista dall’età di undici anni. Da “esordiente” a capitano della prima squadra: è alla decima stagione in cui compare nella rosa dei grandi. Ha trascorso oltre metà della vita da giocatore rossonero: ventisei anni compiuti a dicembre, quindici festeggiati con la maglia del Milan. “Sono rossonero da una vita e mi auguro di poter finire qui la mia carriera. Assurdo crederci sazi dopo uno scudetto, vogliamo vincere ancora proprio perché ora sappiamo ciò che si prova. Sogno di essere il capitano che alza un trofeo”, dato che la Coppa del maggio 2022 fu sollevata da Romagnoli. Intanto, senza fatiche nazionali, potrà preparare meglio il prossimo derby: l’Inter è la seconda squadra più affrontata in carriera, 16 volte, la prima la sera del 3 settembre 2015. Oggi è capitano anche oltre la fascia: “I nuovi si sono inseriti alla grande, il nostro è un gruppo facile in cui entrare, siamo tutti giovani e abbiamo voglia di fare. Si sono applicati tutti e hanno capito immediatamente le direttive dell’allenatore e il nostro modo di giocare”. Anche i nuovi potranno aiutarlo a riconquistare l’azzurro. Che oggi sembra così vicino, ma in realtà è lontanissimo. LEGGI TUTTO

  • in

    Saelemaekers: “Ho deciso di andarmene dal Milan dopo l’addio di Maldini”

    L’ex rossonero si è presentato ai tifosi del Bologna in conferenza stampa: “Thiago Motta decisivo”

    “Non c’era intenzione di andarmene prima che se ne andasse Maldini”: non si nasconde Alexis Saelemaekers, presentato oggi ufficialmente come nuovo giocatore del Bologna. L’esterno ha sottolineato in conferenza stampa le ragioni del suo addio, da ritrovare anche nella separazione tra il Milan e il dirigente: “Dopo il suo addio ci sono stati un po’ di cambiamenti e io ho preso la decisione di cercare un’altra opportunità in accordo con la società”.

    motta decisivo—  Saelemaekers ha vestito la maglia rossonera tra 2020 e 2023, con uno stesso punto di riferimento: Paolo Maldini. Quel Milan, però, rappresenta il passato, e anche per Alexis era il momento di una nuova sfida: “Sono venuto qua perché ho sentito grande fiducia da parte del mister e della società. Dopo anni belli al Milan, in cui ho vinto anche uno scudetto, volevo più minuti. Credo che Bologna sia la scelta giusta”, ha dichiarato. Determinante nella decisione di trasferirsi in rossoblù è stato Thiago Motta: “Mi ha chiamato dopo un breve colloquio con il mio procuratore. Una discussione così con un allenatore non l’ho mai avuta in vita mia. Mi ha convinto subito. Ruolo? Deciderà lui, io sono a disposizione”. LEGGI TUTTO

  • in

    Firenze, nella corsa al sindaco spunta l’idea di Batistuta candidato

    La suggestione dell’opposizione di centro-destra. Ma resta un nodo: con la sola cittadinanza argentina al momento non è candidabile

    Gabriel Omar Batistuta candidato sindaco di Firenze. È l’idea dell’opposizione di centro-destra del capoluogo toscano in vista della corsa a Palazzo Vecchio. Sulla scia di Damiano Tommasi, ex giocatore della Roma e attuale sindaco di Verona, ma anche di Giovanni Galli, candidato nel 2009 ancora per il centro-destra fiorentino (e battuto al ballottaggio da Matteo Renzi). Contatti avviati e riserbo massimo, scrive oggi il quotidiano La Nazione, ma per il bomber classe 1969 di Reconquista resta il nodo della cittadinanza: essendo argentino, in questo momento non è candidabile.  

    le reazioni—  Primi commenti già in mattinata sull’ipotesi: “Un grande centroavanti che per la Fiorentina e per Firenze ha fatto tantissimo. Ho letto sui giornali che qualcuno, non so chi, si può essere avvicinato a lui – ha detto Marco Stella, coordinatore regionale di Forza Italia -. Io credo che la sfida per Firenze meriti rispetto, con i coordinatori regionali ci siamo già incontrati quattro volte, abbiamo pianificato un percorso che ci porterà all’individuazione dei candidati che non è quello di stare sui giornali. Io l’ho letto stamani, ma non ho letto dichiarazioni di nessuno che si è intestato quella candidatura”. E ancora: “I nomi credibili sono quelli sui quali ci si confronta, si condivide la scelta, sono quelli che alla città possono dare una prospettiva sui contenuti. Io penso che Firenze meriti rispetto da parte del centrodestra e candidature che siano credibili”. LEGGI TUTTO

  • in

    Juve alla ricerca dell’erede di Pogba: perché piacciono Diarra e Koné. E c’è anche Kamara…

    Il piano è crescere in casa il centrocampista del futuro: la Signora guarda oltre la soluzione interna rappresentata da Nonge. A partire dal ragazzo del 2004 dello Strasburgo, che poteva essere già a Torino

    Il piano studi della Juventus prevede un fitto monitoraggio su un centrocampista che possa essere di riferimento grazie alla sua fisicità. Il riferimento è Paul Pogba: ambizioso, sì, ma alla base del ragionamento c’è proprio la volontà di costruire un reparto che possa valorizzare tutte le altre caratteristiche già in casa. Il futuro del centrocampo bianconero passa soprattutto dalla crescita di qualche giovane che sta continuando a fare esperienza: da Miretti a Fagioli, alla Continassa credono di avere la strada spianata nei prossimi anni. Anche se qualcosa manca ancora: l’erede del Polpo non ha ancora una definizione chiara, servono alternative da pescare sul mercato. Tre nomi sulla lista, che però – va chiarito – non è chiusa.  LEGGI TUTTO

  • in

    Due anelli e almeno 70mila spettatori: come sarà il nuovo stadio del Milan

    Sfumato il progetto di abbattere il Meazza (c’è il vincolo della Soprintendenza) e di costruire insieme una nuova casa, i rossoneri hanno intrapreso la strada che porta San Donato

    Avevano iniziato insieme, da cugini affettuosi che ritenevano opportuno condividere un progetto affascinante e allo stesso tempo dispendioso. Un progetto che prevedeva di edificare insieme un nuovo stadio di proprietà, a pochi passi dal Meazza. Una strada obbligata per aumentare i ricavi ed essere competitivi ai massimi livelli in Europa. Poi la strada da complicata si è fatta tortuosa. Curve e ostacoli ad ogni accenno di passi in avanti. Fin quando il Milan si è sganciato, decidendo di proseguire il cammino da solo. Cambia il contesto, ma non cambiano le esigenze: Inter e Diavolo hanno una necessità vitale di poter contare su un impianto proprio. E così sarà, anche perché nel frattempo la Soprintendenza ha certificato che San Siro non si può abbattere. Vediamo a che punto siamo. LEGGI TUTTO