consigliato per te

  • in

    Fagioli esclusivo: “Per la Juve ho pianto, la Fiorentina mi ha restituito il sorriso”

    Il mister, il mister. Allegri. «Li ho in allenamento»… (Ride). «Allegri lo stimo tanto anch’io, mi ha fatto crescere e nel periodo della squalifica mi è stato molto vicino».

    Eravamo d’accordo che non ne avremmo parlato. Se dev’essere rinascita piena, che rinascita piena sia. Giusto una curiosità: hai affrontato quei mesi con lo spirito del post-infortunio?«Non ero infortunato, no, e non mi sono mai raccontato bugie. È stato altro. Un bene e un male. Perché potevo lavorare, correre e fare palestra, ma sapendo che non avrei giocato».

    In fondo è ciò che sta vivendo per altri motivi Edo Bove.«Quella roba lì. Ci conosciamo dall’Under 21, Edo è un bravissimo ragazzo. Mi rendo conto di quanto gli manchino il campo, la partita. Però è con noi, l’abbiamo sempre accanto».

    Mi trovo di fronte un Nicolò Fagioli nuovo. Un talento quieto e iperconsapevole che in campo riesce finalmente a sfruttare i suoi innegabili punti di forza.

    Sembra che sia arrivata la serenità.«Lo sono, sereno. Mi sto divertendo, il divertimento è la base di ogni cosa, avverto anche il peso delle responsabilità e, devi credermi, è piacevolissimo. L’assenza dal campo, il grande vuoto mi ha fatto recuperare la passione».

    La tua è una sorta di resurrezione umana, oltre che sportiva.

    «Mi sono riappropriato della mia vita… Alla Juve sono stato undici anni, quando a fine dicembre ho deciso che me ne sarei andato mi sono sentito più leggero. Ma nel momento dell’addio ho pianto. Una bella botta. Ho pianto senza accorgermene, quel giorno mi sono reso conto che si chiudeva una lunga fase della vita, lasciavo i posti, i compagni, il tragitto di tutti i giorni. È stato traumatico. La Fiorentina mi ha accolto con tanto affetto e la novità ha finito per prevalere sul resto».

    Dalla Juve a Firenze il passaggio non è storicamente dei più comodi. Le pressioni esterne sono forti.«Per me è lavoro, non riesco a pensare ad altro».

    Il processo di formazione mentale alla Juve è comunque servito.«Alla Juve non riesci nemmeno a godere delle vittorie. Hai vinto una partita, la devi subito dimenticare e guardare avanti. Se non vinci ti senti addosso tutte le responsabilità del mondo. Indossare quella maglia non è semplice».

    Hai ventiquattro anni, non sei più un ragazzino.«Anche la partenza da Torino mi ha permesso di esaurire la fase del ragazzino. Che mi stava molto stretta. La stessa cosa l’ha provata Moise (Kean, nda). Alla Juve eravamo sempre quelli del settore giovanile, della Next Gen, trattati come tali. Uno scotto che abbiamo pagato».

    In che modo?«Alla Juve devi vincere vincere vincere, non puoi sbagliare. Se sbagli vai fuori. E se sei il giovane diventi il primo cambio e nessuno dice niente. Solo Allegri mi ha dato la possibilità di giocare con continuità. Dopo Genoa e Lipsia Motta non mi ha più considerato. Firenze mi ha restituito il piacere e la leggerezza. Fagiolino è morto, oggi sono Nicolò».

    Piacere e leggerezza che avevi incredibilmente perduto.«Quando sai che l’allenatore non ti vede, se manca la fiducia ti prepari peggio, vai al campo, senti la pesantezza dell’allenamento e naturalmente non rendi. Se entri per tre, quattro minuti e ti dicono che devi entrare meglio, dentro di te scatta qualcosa di negativo. La testa gira diversamente».

    A gennaio la Juve aveva ricevuto numerose offerte.«C’era il Marsiglia, c’erano diversi club. Ho scelto chi mi ha voluto di più, sono state fondamentali le chiacchierate con Pradè, con Goretti e Palladino. Moise? Lui mi ha detto “vieni qui che si sta bene”. Il Viola Park è davvero fantastico». LEGGI TUTTO

  • in

    Il calendario di Inter, Napoli e Atalanta: la corsa scudetto in nove giornate

    ROMA – La prova del nove per vedere chi vincerà lo sprint finale. Inter, Napoli e Atalanta, dopo la sosta per gli impegni delle nazionali, inizieranno la volata per lo scudetto. Nove giornate di campionato da giocare senza respiro, due mesi tiratissimi senza più pause. La squadra di Inzaghi, che difende il titolo conquistato l’anno scorso, parte favorita con tre punti di vantaggio su Conte e sei su Gaperini, ma gli impegni aggiuntivi nelle coppe (la doppia sfida di Coppa Italia con il Milan e soprattutto quella di Champions contro il Bayern Monaco) potrebbero incidere profondamente. Ecco, nello specifico, il calendario della Serie A, delle tre sfidanti: LEGGI TUTTO

  • in

    Yildiz e la Juve, cosa sta succedendo? Il retroscena su alcuni club inglesi. E Vlahovic intanto…

    Chiudi menuCorriere dello Sport.itCorriere dello Sport.itabbonatiLeggi il giornaleNaviga le sezioniSegui le DiretteLiveI nostri socialFacebookInstagramTwitterTelegramContinua ad esplorareContattaciFaqRSSMappa del SitoLa RedazioneEdizione DigitaleAbbonamentiFaqCookie PolicyPrivacy PolicyCondizioni generaliNote legaliPubblicitàChiudi menuCorriere dello Sport.itCorriere dello Sport.itLoginregistratiabbonatiLeggi il giornaleCorriere dello Sport.itABBONATI LiveABBONATI Leggi il giornaleCercaAccedi LEGGI TUTTO

  • in

    Samp, tre allenatori per continuare a non vincere. Manfredi chiamato alle scelte

    Leonardo Semplici finora – da quando siede sulla panchina della Sampdoria – ha messo insieme 14 punti in 14 partite. Fin troppo facile il giochino della media punti, del resto lo testimoniano anche i 4 pari di fila conquistati in vario modo con Sassuolo, Bari, Palermo e Reggiana. Non bisogna essere professori di matematica per capire che con un pareggio alla volta non si va molto lontano. Oggi la Sampdoria ha 32 punti, si trova in piena zona play off e con al LEGGI TUTTO

  • in

    Napoli, per lo scudetto non è finita finché non è finita

    Lawrence Peter Berra, detto Yogi, americano, è una leggenda del baseball. Figlio di Pietro e Paolina, una coppia italiana immigrata negli Usa, è scomparso nel 2015, all’età di 90 anni.  Giocatore e allenatore dei New York Yankees, Berra ha vinto 13 delle 21 World Series che ha giocato, stabilendo un record assoluto, tanto da entrare nella Hall of Fame del suo sport nel 1972. A Little Falls, New Jersey, lo stadio e il museo sono intitolati a lui. Berra divenne fam LEGGI TUTTO

  • in

    L’Inter resta tabù per l’Atalanta e s’invola. Dea, una grande occasione perduta

    È infrangibile il tabù Inter per l’Atalanta: ottava sconfitta consecutiva, 10 i gol incassati nelle ultime tre sfide senza segnarne uno, 2.317 i giorni inutilmente trascorsi nel tentativo mai riuscito di battere gli omologhi nerazzurri milanesi. Il cui allungo nella volata scudetto li porta a +3 sul Napoli, frenato a Venezia e a +6 sui bergamaschi che hanno perso una grande occasione per agguantare il primo posto, sia pure in condominio. LEGGI TUTTO

  • in

    Roma, Sir Claudio Ranieri ambasciatore del made in Italy

    È meglio che i Friedkin non pensino troppo a dove sarebbe adesso la Roma se alla quinta giornata di campionato, al posto di De Rossi, avessero ingaggiato Claudio Ranieri e non Ivan Juric. È meglio che non ci pensino perché non la finirebbero più di tormentarsi. L’allenatore romano è arrivato a metà novembre, dopo dodici giornate. La Roma aveva 13 punti. La zona Champions era a 25, quasi il doppio. Dodici punti più su, sem LEGGI TUTTO

  • in

    Senza Castellanos e Tavares non è Lazio

    A mezz’ora dalla fine Baroni ha gettato la spugna. Fuori Zaccagni e Isaksen, dentro Noslin e Tchaouna. Il migliore della sua squadra e il cecchino più probabile rimpiazzati dai due fiori del mercato da tempo appassiti. Come a dire: vabbeh, è andata, prendiamoci la grandinata e pensiamo al domani. Un domani assai ombroso, Torino, Atalanta, Roma e due sfide con il Bodø che a questo punto diven LEGGI TUTTO