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    Dopo la sosta di ottobre la sua Inter ha sempre vinto, sia in campionato sia in Champions: ecco come il tecnico ha portato i nerazzurri in vetta alla Serie A e al girone in Europa

    La ricetta “magica” l’ha miscelata nel suo ufficio di Appiano Gentile durante la scorsa sosta, quando allenava un pugno di giocatori non convocati dalle rispettive nazionali (alcuni pure infortunati: Cuadrado e Arnautovic). Simone Inzaghi era reduce dal deludente pareggio casalingo contro il Bologna e nella precedente sfida interna di campionato aveva addirittura perso contro il Sassuolo. Non era certo il tecnico di una formazione in crisi, ma aveva qualcosa da sistemare perché il Milan aveva messo la freccia in Serie A e all’orizzonte c’erano due impegni delicati per il girone di Champions contro il Salisburgo. A distanza di un mese, all’inizio della pausa per le nazionali di novembre, il clima è completamente diverso e la ricetta “magica” ha avuto l’effetto sperato come testimoniano le sei vittorie di fila tra campionato ed Europa. Ma cosa ha fatto Inzaghi per tirare a lucido l’Inter?  LEGGI TUTTO

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    Dalla difesa alla ferocia ritrovata, i cinque punti di forza della nuova Juve

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    Comunque andrà a finire lo scontro diretto con l’Inter, è una Juve diversa da quella dello scorso campionato. Questo almeno è il verdetto al secondo pit-stop del campionato causa Nazionali, che vede la Juve al secondo posto, a due lunghezze dalla squadra di Inzaghi tornata capolista dopo una sola notte, come già alla decima giornata, in una sorta di valzer fra le due pretendenti allo scudetto che pare assicurare una stagione ad alto tasso adrenalinico fino alla fine. La Juve ha mostrato finora due volti, ma ora ha scelto la sua strada.  LEGGI TUTTO

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    Futuro di Garcia? ADL preferisce non rispondere

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    Kvara sfiora il gol: la reazione di Osimhen

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    Osimhen al podcast di Obi Mikel: “Mai pensato di andare via da Napoli, ma la Premier…”

    Così l’attaccante azzurro nel podcast popolarissimo in Nigeria: “Dall’Arabia Saudita offerte clamorose. Non ho una squadra preferita, ma ho due maglie: quella del Chelsea e quella del Manchester United”

    Gianluca Monti

    13 novembre 2023 – 17:34

    – NAPOLI

    Ha scherzato a lungo Victor Osimhen con il connazionale John Obi Mikel che conduce un podcast seguitissimo in Nigeria, al punto che l’ex centrocampista del Chelsea si è offerto per fare da mediatore in una ipotetica trattativa con i Blues. Solo una battuta, però, perché nel corso della chiacchierata Osimhen ha spiegato come la scorsa estate abbia deciso di rimanere a Napoli nonostante offerte più vantaggiose.

    DICHIARAZIONE D’AMORE—  “Devo essere sincero, non avevo mai pensato di andarmene anche perché il Napoli voleva trattenermi. Ma quando è arrivata l’offerta dell’Arabia Saudita è stato difficile rifiutare. Ogni volta che dicevo di no, loro incrementavano la proposta economica e poi ancora e ancora. Era davvero una cifra clamorosa che mi avrebbe cambiato la vita, ma alla fine gli ho detto: no ragazzi, resto dove sono”. Una vera e propria dichiarazione d’amore quella di Osimhen che sembra a tutti i costi voler restare in Europa e sogna ovviamente la Premier: “Non ho una squadra preferita, ma ho due magliette: quella del Chelsea e quella del Manchester United. Tanti amici miei sono tifosi del Chelsea, un po’ di meno lo sono dello United. La Premier League è il campionato più apprezzato e seguito da ogni calciatore africano”.

    Murale e spalletti—  Osimhen ha svelato anche la sua Napoli: “Non posso camminare in centro, non posso neanche visitare il murale di Maradona ma se vado a mangiare una pizza non mi fanno pagare e mi ringraziano per quel che faccio per la città: è pazzesco”. Quello che Osimhen dice su Spalletti non ha invece bisogno di aggettivi: “Quando si stava per avvicinare il momento dello Scudetto, ci ha mandato un lungo messaggio emozionante. Non è nato a Napoli ma sapeva tutto di questa città, del club e delle sue tradizioni. Ci ha evidenziato cosa avesse potuto significare vincere uno Scudetto qui. Ci ha fatto venire la pelle d’oca, non avevo mai vinto un trofeo. Fu un punto di svolta. Da quel momento in poi affrontammo ogni gara dando il massimo per via di quelle parole di Spalletti. Contro la Juventus all’intervallo ci fece alzare tutti in piedi, ci guardò negli occhi e ci disse di aver allenato più di mille partite ma di non aver mai vinto un trofeo. Ci disse che non voleva essere ricordato come l’allenatore senza trofei così come noi giocatori non volevamo essere ricordati come quelli che non avevano vinto nulla. Ci disse che avevamo un’opportunità per cambiare la nostra vita, di scrivere il nostro nome nei libri di storia. Ci disse, vincete questa partita e quando torneremo all’aeroporto capirete quello che vi sto dicendo”. 

    LUI E KVARA—  Bellissimo anche il paragone usato da Osimhen per descrivere il suo rapporto con Kvaratskhelia: “Quando venne acquistato, io arrivai per ultimo in ritiro e lui era già lì che si allenava. Stava giocando una partitella e io mi misi a guardarlo chiedendo chi fosse questo ragazzo. Finito l’allenamento ci sedemmo per conoscerci, sapevo che sarebbe stato utile per il modo in cui trattava il pallone. Parliamo sempre in campo, sin dal primo giorno di allenamento abbiamo fatto squadra completandoci l’uno con l’altro come Messi e Suarez”.

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    Napoli ha già “esonerato” Garcia: nel presepe ha la valigia in mano

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    Da Maradona a Dimarco: quanti capolavori da metà campo

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    Napoli, De Laurentiis ha il sì di Tudor: oggi la firma

    Il presidente ha voluto un colloquio a quattr’occhi col tecnico: Igor accetta 7 mesi di contratto, la società ha l’opzione per un’altra stagione

    Maurizio Nicita-Andrea Pugliese

    13 novembre 2023 (modifica il 14 novembre 2023 | 09:01)

    Tudor ha detto sì al Napoli e oggi il tecnico croato potrà firmare il nuovo contratto che lo legherà al club azzurro, col presidente Aurelio De Laurentiis che si è tenuto l’ultima parola prima dell’ok definitivo, alla fine di una giornata molto intensa a Roma. L’imprenditore ADL sa di essere in uno snodo importante per il futuro della sua azienda più redditizia e naturalmente vuole prendersi tutto il tempo per valutare una scelta che deve rilanciare ad alto livello la squadra campione d’Italia, perché oltre a difendere ancora lo scudetto c’è da restare comunque nelle prime quattro e migliorare il cammino in Champions in vista della probabile fase a eliminazione diretta di febbraio. 

    il sì a quattr’occhi—  Dunque Igor Tudor ha detto sì e ha dimostrato al probabile nuovo presidente tutta la voglia di prendere in mano la squadra azzurra per portarla in alto. Lo ha detto a quattr’occhi a De Laurentiis il quale a un certo punto della trattativa ha chiesto all’amministratore delegato Andrea Chiavelli e all’agente dell’allenatore croato, Anthony Seric, di lasciarli soli. Una tecnica consolidata quella del produttore cinematografico quando si tratta di scegliere i collaboratori più stretti e importanti per i progetti di realizzare. Un modo per valutarne le qualità umane e morali. E così ha voluto ascoltare quali siano i concetti di gioco di Tudor, che non si fossilizzano a un sistema o numerini particolari, ma portano avanti un calcio aggressivo e propositivo, oltre che coraggioso perché intende portare in attacco sempre tanti uomini. De Laurentiis ha sentito, chiesto chiarimenti e probabilmente alla fine si sarà convinto che nel Napoli il problema non è tanto il 4-3-3 ma il modo di stare in campo e la mentalità con la quale si attacca e ci si difende.

    l’accordo—  Su questo aspetto si è discusso a lungo perché Tudor non intende essere un semplice traghettatore ma ha l’ambizione di voler creare un suo piccolo ciclo al Napoli. Alla fine il croato, per dimostrare la sua voglia di rientrare ad alti livelli – un mese fa per questo motivo ha detto no alla Salernitana – ha comunque accettato 7 mesi di contratto (per circa 2 milioni netti) e un’opzione unilaterale di riconferma per la società con un ingaggio sino al giugno 2025 di 3 milioni netti. Al di là del lato economico Tudor ha voluto dimostrare di credere in questa scommessa. E De Laurentiis, che è rimasto colpito positivamente, oggi deve sciogliere la riserva per arrivare alla firma dei contratti. Se tutto procede come previsto, il tecnico sarà annunciato in giornata, parallelamente all’esonero di Rudi Garcia, che ieri mattina è volato a Nizza per stare nei giorni di riposo accanto alla compagna Francesca Brienza e alla piccola Sofia. Domani pomeriggio a Castel Volturno è prevista la ripresa degli allenamenti e sarà la prima seduta diretta da Tudor, che dovrebbe anche essere presentato ai media.Gazzetta digital + Box Panini + Album a soli 80€, il modo più veloce e conveniente per completare la collezione!

    la giornata—   La giornata Ieri De Laurentiis, dopo aver dormito domenica notte a Napoli, dopo le 10 era già a Roma e dopo un breve passaggio a casa insieme al braccio destro Chiavelli si è spostato in auto. Tutti pensavano fosse diretto alla sede della Filmauro, che da un paio di mesi si è trasferita nella centralissima piazza Venezia, sempre a pochi passi dall’abitazione del presidente azzurro. E invece il numero uno del Napoli ha incontrato altrove Igor Tudor e il suo agente, lontano da occhi indiscreti. Alla Filmauro, però, intanto c’era un viavai continuo di uomini del Napoli: da quelli della comunicazione sociale ad Antonio Sinicropi, club manager del club e compagno di Valentina, la figlia di Aurelio. C’era anche il dirigente Tommaso Bianchini, Chief Revenue Officer degli azzurri. Tutti lì presenti per vari motivi, e pronti a lavorare sull’annuncio del nuovo allenatore. De Laurentiis invece, concluso l’incontro con Tudor e Seric nel primo pomeriggio interveniva ad un convegno organizzato da Advant Nctm (“La riforma dello sport dopo il decreto correttivo: le nuove prospettive”), a cui partecipavano anche il ministro dello sport Andrea Abodi e il presidente del Coni Giovanni Malagò. Qui il patron del Napoli ha parlato di diritti tv e pirateria, soffermandosi poi sul problema della violenza (“Nelle curve italiane non c’è legalità. Dobbiamo guardare all’Inghilterra, dove hanno fatto anche le celle negli stadi. E non si sente mai un coro contro…”) e anche sulla sconfitta di domenica contro l’Empoli: “Il Napoli ha fatto una partita appannata, giocando la gara in modo improprio e improbabile. Ma il bello del calcio è anche questo”. Infine, uscendo dal convegno, il presidente azzurro ha preferito non commentare l’attuale situazione, da quella in uscita di Rudi Garcia a quella in entrata di Igor Tudor. Nonostante le richieste dei cronisti. Oggi si attende il cinguettio ufficiale con foto e firma di Tudor. Il Napoli cambia lingua: ma dal francese al croato l’importante è farsi capire dai giocatori. 

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