consigliato per te

  • in

    Toro, dentro la crisi della Primavera: i punti interrogativi in vista del derby

    Non è la sconfitta a preoccupare. Non è nemmeno la classifica – nonostante i 7 punti di ritardo sulla zona playoff – a costituire un problema: al Toro tutti già sapevano, sin dai mesi estivi, che quella corrente sarebbe stata una stagione di transizione. Quasi una tappa fisiologica, dopo i buoni risultati raggiunti grazie al valore delle annate 2003 e 2004. Ma il tracollo contro il Verona lascia tanti punti interrogativi. Partendo dalla t LEGGI TUTTO

  • in

    Gineitis, un grande con le grandi: Toro, crescita a 360° del lituano

    Ci sono episodi che decidono una partita, e altri che rappresentano un punto di svolta per chi se ne rende protagonista. La sfida tra Torino e Milan è stata decisa a un quarto d’ora dal novantesimo: Sanabria subisce un fallo sulla trequarti, Thiaw che in un primo momento pare deciso a pararsi davanti al pallone per evitare la pronta battuta si allontana per protestare con l’arbitro Sozza, i LEGGI TUTTO

  • in

    Serie B: l’orgoglio di Dionisi e i bilanci da (ri)fare

    Basterà l’agevole successo del San Vito-Marulla contro un Cosenza allo sbando e con Alvini sul patibolo a certificare che il Palermo è guarito? Certo, le prove precedenti di una compattezza della squadra attorno al proprio allenatore non sono mancate, ma le circostanze consiglierebbero quanto meno di attendere le prossime gare contro altre due grandi decadute: Brescia al Barbera e Sampdoria al Ferraris. Potrebbero definitivamente far uscire i rosan LEGGI TUTTO

  • in

    Favola Como: mercato da big, super Fabregas e risultati. Ma prima la salvezza

    «Como-Napoli è la tipica partita che può far girare tutta la stagione». Il Como ha vinto, Cesc Fabregas ha un po’ ridimensionato dopo la partita l’affermazione del giorno precedente. Ma l’effetto non cambia: l’entusiasmo in città, che già era ai massimi livello quando la squadra giocava bene ma non vinceva mai, dopo due vittorie consecutive (ottenute contro due grandi squadre del calcio italiano), ora è davvero traboccante. Non succedeva da secoli: la gente al bar è tornata a parlare del Como, lo stadio – piccolo e vecchio, va detto – è sempre stracolmo e ha una delle percentuali di riempimento più alte in tutta la Serie A. Facile, ma non scontato, dopo 21 anni passati per lo più in Serie C e in D.

    Il “guardiolismo” di Fabregas

    Il Como ha vinto, il Como da tempo dimostra di poter giocare – anche con una certa sfacciataggine – alla pari di squadroni. Li ha messi tutti in difficoltà nell’ultimo mese e mezzo. Hanno sudato freddo Atalanta, Milan e Juventus, capaci di vincere solo nel finale e sempre con margini risicati. È il Como plasmato da Cesc Fabregas a sua immagine e somiglianza. Figlio del più sfrenato “guardiolismo”, il tecnico catalano ci mette del suo. Inventandosi anche scelte coraggiose. Contro Atalanta e Fiorentina, per esempio, si è inventato un tridente atipico, senza una punta di ruolo, con Strefezza e Diao larghi e Paz falso nove, a far ammattire i difensori, spesso attirati su di sé a beneficio di Diao, grande protagonista nell’ultimo periodo. Non contento, a Firenze (con replica al Sinigaglia contro il Napoli) Fabregas ha tirato fuori dal cilindro un’altra genialata, inedita quest’anno. Un centrocampo a tre con Da Cunha (invenzione vera, Fabregas l’ha trasformato da novembre in un regista, da esterno d’attacco), il ritrovato Perrone e il francese Caqueret, il giocatore più pagato nella storia del Como. Il Lione, lo scorso gennaio, ha intascato 17 milioni euro per uno dei più efficaci rubapalloni d’Europa.

    Fabregas sta mettendoci del suo, è un allenatore esordiente con una missione: risultati uniti al bel gioco. La strada è stata accidentata e piena di rimpianti nei primi mesi di gioco. Ma la sua sicurezza nella qualità del lavoro, ostentata a ogni occasione, anche quando i risultati non arrivavano mai («ma se giocheremo sempre così, faremo presto il “click”»), alla fine gli sta dando ragione. I risultati sono arrivati con gli uomini giusti al posto giusto, anche e soprattutto i nuovi arrivati. Il Como ha speso tanto a gennaio, è stata una delle società che ha investito di più in tutta Europa. Incredibile, ma vero. E sono arrivati i risultati, con i giocatori meglio allineati sulle idee del tecnico. Il già citato Diao, con 5 reti in 8 partite disputate, se la gioca con Kolo Muani come acquisto migliore e più efficace del mercato di gennaio. Caqueret è stato un innesto di livello europeo, ma non si possono dimenticare i due terzini Smolcic e Valle, presi e messi in campo senza passare dal via e subito ben inseriti nel contesto. E le sorprese, da qui alla fine, potrebbero non essere finite. Perché c’è un interessante attaccante greco, Douvikas, che sin qui ha giocato solo spezzoni di partite facendo intravvedere buoni numeri. C’è un altro spagnolo, Azon, il cui recupero sembra andare per le lunghe, ma di cui si dice un gran bene. E molto presto – si dice un paio di settimane – potrebbe toccare a Dele Alli. L’inglese non gioca da due anni, ma ha un obiettivo in testa: i Mondiali del 2026.

    Como, prima la salvezza

    Ma, va detto anche questo, il Como non è ancora salvo. La strada è ancora lunga, ma da ieri pomeriggio un po’ più breve. La gente sogna in grande, ormai non per quest’anno, ma per gli anni a venire. E, se davvero si concretizzasse il restyling dello stadio Sinigaglia – i primi passi formali sono stati fatti, in settimana inizierà la conferenza dei servizi -, allora il grande progetto della proprietà indonesiana sarebbe davvero pronto per decollare. LEGGI TUTTO

  • in

    Milan, l’elettroshock Conceicao non paga. Cosa sta succedendo nello spogliatoio

    L’elettroshock, a conti fatti, non sta servendo. La formula, dura, scelta da Sergio Conceiçao non sta pagando. Il tecnico portoghese dopo la sua prima partita sulla panchina del Milan, la vittoria del 3 gennaio a Riad contro la Juventus nella semifinale di Supercoppa italiana, si presentò così, facendo capire quale sarebbe stata la sua linea di conduzione del gruppo: «Io non sono uno molto simpatico, non sono uno da abbrac LEGGI TUTTO

  • in

    Bologna, viaggio nella crisi. Col Milan gara chiave per l’Europa

    BOLOGNA. I conti non tornano. Per niente. Il Bologna nelle ultime tre trasferte di campionato contro squadre di livello inferiore (Empoli, Lecce e Parma) ha raccolto la miseria di 2 punti in tutto. Troppo poco. Sabato poi ha giocato la peggiore per incisività offensiva e qualità generale. Come se non bastasse, è pure rientrato infuriato sulla via Emilia per la direzione di Abisso. A risultare indigesto è stato non tanto il ‘rig LEGGI TUTTO

  • in

    Palladino: “Sono il primo responsabile ma sento fiducia di società e calciatori”

    Cataldi su momento Fiorentina, Palladino e Kean

    Al triplice fischio a prendere la parola in casa viola anche Danilo Cataldi: “Penso che la poca serenità sia dovuta a un periodo di risultati poco positivi che poi ti portano a giocare queste partite non dico con la pressione di dover vincere, perché mi pare eccessivo, ma con qualcosa che ci condiziona. Oggi si è giocata una partita importante che ci poteva avvicinare alle altre squadre e ci è mancato un po’ tutto, un po’ di rapidità di fare girare il pallone e non siamo riusciti a trovare un buco per fare male al Verona. Il secondo tempo abbiamo giocato peggio del primo, poi l’episodio è stata sfortunato e abbiamo perso la partita, dispiace. Se conoscessi la soluzione per uscire da questo momento la direi al mister. Diciamo che ci sono dei periodi, quello prima di Natale sembrava perfetto sia in fase di possesso che di non possesso, facevamo tutto bene, in alcuni casi ci è anche girata bene; in questo periodo gira in questa maniera, un risultato così negativo evidenzia tutta la prestazione che non è stata buona. Da domani si pensa alla gara contro il Lecce”.

    Sulle condizioni di Kean, Cataldi ha spiegato: “Diciamo che non siamo una squadra fortunatissima in queste situazioni. Sappiamo che Moise sta bene, è cosciente, questa è la cosa più importante. Penso che questo episodio non abbia indirizzato la partita, perché bisogna essere onesti, non è che ci ha tolto qualcosa. L’uscita di Kean ci ha tolto un punto di riferimento davanti ma non penso sia sufficiente per trovare un alibi. La prestazione non è stata buona, speriamo di poterci rifare presto. Le otto vittorie consecutive hanno deviato molto l’attenzione in maniera positiva. Però penso che nessuno voglia fare un campionato anonimo, nessuno vuole arrivare ottavo o nono. Ci sono momenti in cui bisogna dare qualcosa in più e sono questi. Penso che siamo una squadra forte, buona, siamo in linea con la classifica che abbiamo, però possiamo fare meglio. E’ arrivato il momento di dimostrare il nostro valore perché arrivano gare importanti a partire da quella di venerdì contro il Lecce”. Manca connessione tra i messaggi inviati da Palladino e la squadra? “È normale che i risultati negativi portino a evidenziare i dettagli che non vanno. Nelle vittorie consecutive si parlava di un calcio spettacolare. Abbiamo giocatori nuovi ma il messaggio del tecnico è lo stesso. Dobbiamo crescere, trovare la quadra, ma dipende da noi, non dal mister”. LEGGI TUTTO

  • in

    Pagelle Torino-Milan: Maripan gigante d’area, Leao delusione

    Milinkovic Savic 8 Grandissima parata su Gimenez. E assolutamente fantastico nel neutralizzare il rigore di Pulisic. Nella ripresa altro miracolo: paratona su Reijnders. E bravissimo nelle uscite. Azzardiamo ma neanche troppo: è diventato uno dei più forti portieri d’Europa. Pedersen 5. LEGGI TUTTO