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    Inter, l’inchiesta in tv: “Milano è della ‘Ndrangheta, Beretta o parla o muore”

    Beretta-Bellocco e il ruolo dell’uomo misterioso: “C’è un altro che sa tutto…”

    Federico Ruffo spiega: “Sembra che dobbiamo essere sorpresi da una cosa che era lì, sotto gli occhi di tutti. Quando Boiocchi viene ucciso, viene ucciso sotto casa da 2 persone in moto. Quel giorno c’è Inter-Sampdoria, a cui lui non può andare perché è stato beccato pochi mesi prima mentre andava a sequestrare un imprenditore per estorcergli 2 milioni di euro coi fratini della GdF e tutto l’occorrente. Boiocchi era stato in carcere per 23 anni per rapina e traffico internazionale di stupefacenti: è un uomo dei palermitani. Torna in curva dopo 23 anni per Inter-Udinese, specifichiamo che aveva lasciato le chiavi della Curva al suo braccio destro, Franco Caravita. Quel giorno i due si incontrano: dall’anello sotto parte un coro per Boiocchi, i due quel giorno si picchiano. C’è una foto che li ritrae successivamente in ospedale col dito medio alzato, a far intendere che han fatto pace. Quello che accade quel giorno allo stadio, quando torna Boiocchi, è il simbolo di una resa, è la foto del proprietario della curva che torna, se la riprende, manda via chi gliel’ha retta, dicendo ‘Tutto mio’. A Milano hanno fatto finta di non vedere, ma è così evidente che è quasi assurdo doverlo ribadire”.

    A questo punto viene ricostruita la vicenda. Boiocchi si trovava di fronte la sua abitazione. All’improvviso, arriva una moto con due persone a bordo, caschi integrali. Il passeggero scende, sembra ripensarci ma poi ripercorre il porticato verso Boiocchi, con quest’ultimo che si rende conto e urla “Non lo fare, non lo fare”. Ma l’assassino estrae la pistola e spara 5 colpi, di cui 2 mortali per Boiocchi. Poi torna dal complice e fugge. Lucarelli dice la sua: “I sospetti ricadono fin dal primo momento su Beretta. Lui ha avuto vari comportamenti sospetti dopo la morte di Boiocchi: diventa irreperibile per giorni, va a Pietrelcina, viene rintracciato in un locale di Pioltello. Poi è costretto ad andare in Questura. Brucia addirittura il telefono nel forno a microonde perché si sente insicuro, ha paura. Vari indizi porterebbero a lui, poi ha un pedigree criminale di tutto rispetto: ha massacrato di botte un napoletano che stava vendendo magliette fuori dallo stadio, tra l’altro quest’uomo soffriva di asma, ha chiesto i medicinali, Beretta li ha buttati a terra dicendo ‘Muori, ti ammazziamo’. Quest’uomo è stato portato in ospedale in fin di vita. Poi tra i due, Boiocchi e Beretta, c’erano state frizioni per le spartizioni di denaro”. Ruffo rincara: “Questa cosa fra gli ultras se la sono raccontata. Boiocchi dice ‘Io ho 23 anni di arretrati’. Il codice, esattamente come nelle famiglie mafiose, dice che se io sto in carcere, voi vi dovere prendere cura di me. O mi mandate i soldi oppure quando esco me li date. Ma che ci fosse un tentativo di scalata era evidente: poche settimane dopo l’uscita di Boiocchi c’è questo Inter-Napoli, in cui un tifoso bresciano, Belardinelli, muore. Era stato investito da un tifoso del Napoli, che viene arrestato, nel corso di scontri che, si scopre, erano stati organizzati dai giovani della curva dell’Inter che volevano mandare il messaggio ‘Noi siamo il nuovo che avanza, il nostro sangue ribolle rispetto al vostro’. L’aria era pesante”.

    Viene mandata in onda una telefonata con la moglie di Boiocchi, Giovanna Pisuo: “Quella frase su chi ha ucciso mio marito? Non è che ci vuole uno studio, eh… Due più due fa quattro. Alla luce di quanto successo ultimamente mi sembra chiaro? Assolutamente. Guardi, non riesco a parlarne. Questioni legate alla curva? Io in questo momento… Non sono io che lo devo dire. È quel signore che lo deve dire, non io. Se mi riferisco a Beretta? Non lo so, uno lo deve dire… Sono in tanti. Se conosco Beretta? Sì, l’ho conosciuto. Se aveva rapporti con mio marito? Non lo so, io sono sempre stata in casa, quindi… Come stavo a casa prima, sto a casa adesso. Non ho a che fare, quindi… non lo so. Se Beretta iniziasse a collaborare potrebbe fare luce sulla morte di mio marito? Assolutamente si”. Ruffo interviene: “E’ abbastanza evidente come sono andate le cose. Boiocchi era l’uomo forte della curva: dopo 23 anni esci e in 20 minuti ti riprendi una curva gestita da un altro, fa capire che non c’è discussione, era roba sua. Beretta non ha molte possibilità in questo momento, ha ucciso un rampollo dei Bellocco: o si pente, o si pente. E poi c’è un altro uomo che sa, quello che ha salvato la vita a Beretta e ha condannato Bellocco. L’uomo che, e si sa perché è stato pedinato in questa fase, doveva far addormentare Beretta dandogli qualcosa da bere, ma poi non se la sente. E quest’uomo va poi da Beretta avvisandolo: a fine luglio Beretta sa che lo vogliono far fuori, e inizia a prepararsi. Le 30 coltellate sono di uno che lo sa da 2 mesi”.

    Ruffo, nella sua trasmissione ‘Mi Manda Rai 3’ del 5 ottobre 2024, ha intervistato un ultrà Inter, sempre anonimamente. Il tifoso spiega: “La curva è come un’azienda, ed è come un’associazione mafiosa, funziona con le stesse omertà e modalità. C’è uno che tiene i conti, uno che distribuisce le sciarpe, che tiene i conteggi…”. Poi sul litigio Boiocchi-Caravita: “Questa cosa non finisce. Sai perché hanno litigato? Perché Boiocchi quando è uscito è andato allo stadio, dicendo a Caravita che in tutti quegli anni non gli aveva mandato un centesimo e che gli doveva dare tutti i soldi, poiché negli anni si era preso anche la sua parte. Caravita gli ha risposto che non gli doveva nulla, e quindi si son presi con le mani”. Il giorno seguente la rissa, i due pubblicano una foto insieme, per provare di aver fatto pace. Il tifoso anonimo della curva racconta però un’altra versione: “Questa cosa non finisce così. E alla fine qualche testa salta”.

    Giletti manda in onda un’intervista effettuata a Franco Caravita, ex capo ultras Inter: “La storia la conosce solo chi l’ha vissuta, l’hanno raccontata sempre in maniera distorta. Boiocchi era un grande interista, per me è stato anche un amico. Abbiamo avuto diverbi, c’è anche stata una scazzottata. Abbiamo condiviso un paio d’anni nei ’70, poi lui si concentrò esclusivamente sulla malavita, con le rapine. Dopo 27 anni di galera si ha bisogno di rientrare in società, per rifarsi una vita. Chi secondo me lo ha ucciso? Non lo so, ancora oggi mi chiedo quale sia stato il movente: soldi non ne aveva, era intercettato. Magari qualcosa di vecchio, non so. Curva? In quel momento aveva la curva in mano, qualcuno ha detto che lui ha deposto ma io nel 2018 ero fuori già da 6 anni. Quando muore lui, iniziano queste dinamiche, ed entra Bellocco, ma Bellocco non è la ‘Ndrangheta. Boiocchi ha ricevuto 5 colpi al petto, ma non era neanche così sorpreso di vedere queste persone sotto casa. Era un amico (si commuove, ndr)”.

    Dopo l’intervista, Lucarelli esclama: “Non avrà un gran pedigree criminale, ma romanticizzare la figura di Boiocchi è eccessivo, non è uno stinco di santo. Definirlo poi un grande tifoso dell’Inter mi fa rabbrividire: non si può definire uno che controllava tutto ciò che girava intorno alle partite e allo stadio un grande tifoso dell’Inter. Inquinare il calcio con la criminalità non ha nulla a che fare col tifo. Tanto più che tendenzialmente molti capi neanche potevano andare, per Daspo o per altri motivi. Che grande interista sei? Ci dispiace per le lacrime, ma resto perplessa”. Ruffo dice la sua: “Parte dei soldi arrivavano dai biglietti che le società gli davano gratis perché avevano timore dei tifosi per vari motivi, così loro li rivendevano a prezzi maggiorati. Tu sulla passione dei tifosi veri ci stai lucrando, dove sta l’amore per la maglia?”. E Lucarelli rincara la dose: “A molti la passione dello stadio è passata. Conosco personalmente persone che non vanno più allo stadio per non vivere in quel clima di paura”. LEGGI TUTTO

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    Motta, hai visto? L’Inter di Marotta piomba sul “tuo” difensore

    L’esordio con Thiago Motta

    Bertola, che esordì in A nel maggio 2022 sotto la gestione Thiago Motta, ha giocato otto gare di campionato da titolare – da braccetto destro o sinistro della difesa a tre -, segnando addirittura due gol. L’Inter lo sta seguendo con attenzione anche perché nello Spezia in prestito gioca – e segna – Pio Esposito, enfant prodige del vivaio nerazzurro, compagno di Bertola anche in Under21. I rapporti fra i due club, ça va sans dire, sono buoni; così come quelli fra la dirigenza dell’Inter e l’agente di Bertola, quel Tinti che a Milano segue gli interessi di Inzaghi, Bastoni e Darmian. Il ragazzo ha il contratto in scadenza a giugno 2025: il ds spezzino Melissano ha già sottoposto una proposta di rinnovo, quattro anni con ingaggio raddoppiato (da 130mila euro a 260mila più bonus) e una clausola di rescissione da 4.5 milioni.

    Pronta l’offerta nerazzurra

    A metà settimana ci sarà un nuovo incontro con Tinti e Montipò (il procuratore che segue il difensore in prima persona) e se non si arriverà un accordo entro fine anno, è probabile che lo Spezia cerchi di monetizzare il suo addio già a gennaio. Il Venezia in estate aveva offerto 1.2 milioni più il cartellino del portiere brasiliano Oliveira. Con una proposta intorno ai 2 milioni, quindi, Bertola potrebbe essere acquistato già a inizio 2025. L’Inter, che potrebbe lasciare il difensore in prestito a Spezia o girarlo a un club di Serie A, ci pensa: Bertola potrebbe essere il primo mattone per costruire un nuovo muro in difesa e continuare quel filo azzurro che da anni guida il mercato di Marotta ed Ausilio. LEGGI TUTTO

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    “La Fifa ha imposto senza confronto”. De Siervo, che stoccata a Infantino

    Le parole di De Siervo
    L’ad della Serie A, intervistato da Calcio e Finanza, ha rilanciato la questione dei troppi impegni ravvicinati per i giocatori: “La Lega Serie A da vent’anni mantiene invariato il numero di partite del proprio campionato, diminuendo anzi quelle necessarie per vincere la Coppa Italia. Per contro FIFA e UEFA, ciclo dopo ciclo, hanno aumentato costantemente le dimensioni delle loro competizioni sia per Club che per le squadre Nazionali, raggiungendo ora un punto di saturazione nel calendario. Per questo motivo, insieme alle altre Leghe europee, siamo stati costretti a denunciare la FIFA per la mancata consultazione dei vari stakeholder tra cui le Leghe nazionali e l’Associazione dei calciatori prima della decisione di organizzare il Mondiale per Club”.
    Per De Siervo quanto fatto fino a questo momento non è sufficiente: “Evidentemente non può bastare l’intesa con l’ECA che rappresenta solo una parte dei Club che costituiscono la nostra industria. La UEFA, diversamente, ha seguito un processo formale ineccepibile aprendosi a un confronto con tutte le componenti prima di approvare il format attuale della Champions League. Con tutte le altre Leghe europee dobbiamo difendere la centralità dei Campionati nazionali, schiacciati dalle competizioni per Club e per Nazionali organizzate da due Associazioni che, è bene ricordare, sono soprattutto le entità sovra ordinate regolatrici del sistema e che, invece, hanno finito per fare concorrenza alle Leghe domestiche”.
    Inoltre, per il dirigente, c’è il rischio di aumentare a dismisura il divario tra club di prima e seconda fascia: “Queste nuove competizioni, potenziate o create ex novo, accresceranno significativamente la sperequazione economica tra i club di prima fascia e squadre medie con la conseguenza di ridurre la competitività e di rendere meno interessante i nostri campionati”.
    De Siervo sulla questione Ultras e pirateria
    La doppia inchiesta che ha coinvolto la Curva dell’Inter e quella del Milan, ha riportato in auge il problema relativo alla sicurezza negli stadi e il contrasto alla criminalità. Un tema caldo, che sta portando all’implementazione degli impianti con il “riconoscimento facciale” obbligatorio: “Entro un anno dall’inizio dei lavori tutti gli stadi di Serie A saranno pronti per l’implementazione del riconoscimento facciale da effettuare ai varchi di ingresso. Il progetto è stato studiato in ogni dettaglio ed è già pronto per essere realizzato”.
    Su cos’altro sarà possibile intervenire? “Ritengo che il riconoscimento facciale sia l’ultimo tassello di un percorso iniziato col Decreto Pisanu diversi anni fa. Sono stati fatti passi importanti come la nascita dell’Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive, l’introduzione dei biglietti nominativi, dei tornelli e della tessera del tifoso. Le Società hanno sempre fatto la loro parte per liberare gli stadi dalle frange violente. Servono anche impianti moderni per consegnarli alle famiglie, che devono considerarli come la propria seconda casa dove poter vivere la gara nella massima serenità”.
    Potrebbe così scomparire la regola relativa alla responsabilità oggettiva dei club: “Certamente, basta utilizzare l’articolo 7 del Codice di Giustizia Sportiva inserendo gli investimenti per il riconoscimento facciale tra le scriminanti previste per evitare la responsabilità oggettiva. Questo genererebbe evidenti ripercussioni positive evitando sanzioni pecuniarie e gravi danni di immagine anche a livello internazionale. Inoltre la parte sana del tifo, che è bene ricordare rappresenta ancora la stragrande maggioranza, non sarebbe costretta a subire le colpe di facinorosi come avvenuto per la recente partita a porte chiuse Genoa – Juventus, in cui si è impedito di andare allo stadio a oltre 30mila tifosi per gli scontri con le Forze dell’ordine avvenuti lontano da Marassi nella settimana precedente alla gara”.
    Sia la Lega che le forze dell’ordine si sono attiva in maniera particolare per fronteggiare il dilagante fenomeno della pirateria: “L’eterna battaglia tra guardie e ladri vive di mosse e contromosse. I timori per le attività lecite sono un falso problema perché chi si muove nella legalità non ha nulla da temere. E così devono fare le piattaforme e i motori di ricerca, non possiamo pensare che in occasione di ogni partita si trovino facilmente online indirizzi per vedere illegalmente gli incontri. Gli ultimi sviluppi della piattaforma Piracy Shield ci confortano poiché consentiranno alle Forze dell’ordine di individuare il singolo utente e, soprattutto, di sanzionarlo per il reato che commette a danno di tutto il sistema”.
    E ci sono ulteriori mosse in arrivo per incrementare il contrasto a questa attività illecita: “Le Telco stanno finalmente collaborando al funzionamento della piattaforma Piracy Shield che l’AGCom sta gestendo con equilibrio e fermezza. Dopo l’individuazione di centrali non autorizzate di smistamento dei segnali e dei relativi utenti fruitori, il prossimo passaggio sarà il blocco delle VPN usate per consumare illegalmente i contenuti e il tracciamento dei sistemi di pagamento utilizzati da chi commette questo tipo di reati. La rete è un filo di Arianna digitale, dove si lasciano tracce indelebili che aiuteranno le Forze dell’ordine a risalire a tutti coloro che vedono le partite di calcio, film o serie TV senza sottoscrivere un abbonamento”.
    Il documento di FIFPRO Europe, Leghe Europee e LaLiga
    I sindacati dei calciatori e le Leghe hanno presentato un reclamo alla Commissione Europea per l`imposizione del calendario internazionale delle partite da parte della FIFA. Di seguito il comunicato integrale:
    1. Il reclamo alla Commissione europea sul calendario delle partite denuncia come il conflitto di interessi della FIFA come organizzatore di competizioni e allo stesso tempo organo di governo, unito alla mancanza di un impegno significativo con le parti in causa, violi il diritto della concorrenza dell`Unione europea.
    2. La denuncia si concentra sul calendario internazionale degli incontri maschili, comprese la Coppa del mondo per club FIFA 2025 e la Coppa del mondo FIFA 2026.
    3. L`eccessiva saturazione del calendario calcistico internazionale mette a rischio la sicurezza e il benessere dei calciatori e minaccia la sostenibilità economica e sociale di importanti competizioni nazionali, apprezzate da generazioni dai tifosi in Europa e nel mondo.
    La FIFPRO Europe e le Leghe Europee, che rappresentano i sindacati dei calciatori e le Leghe nazionali europee, insieme a LaLiga, hanno presentato oggi un reclamo alla Commissione Europea contro la FIFA per la sua condotta in merito all`imposizione del calendario internazionale delle partite, comprese le decisioni relative alla Coppa del Mondo per Club FIFA 2025.
    Il reclamo, dettagliato e documentato, è stato formalmente presentato alla Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea.
    La presentazione della richiesta segue un`ampia revisione del caso da parte degli avvocati che agiscono per conto della FIFPRO Europe e delle Leghe europee, i cui organi decisionali hanno approvato l`azione legale a luglio. L`azione legale si inserisce nel contesto delle diffuse preoccupazioni espresse pubblicamente dai calciatori sull`impatto che un calendario calcistico insostenibile ha sulla loro salute, sul loro benessere e sulla longevità delle loro carriere. Il comportamento della FIFA minaccia anche la sostenibilità economica e sociale e la stabilità di importanti competizioni nazionali, apprezzate da generazioni dai tifosi in Europa e nel mondo.
    I dirigenti della FIFPRO Europe, delle Leghe europee e de LaLiga hanno presentato i dettagli del reclamo in una conferenza stampa tenutasi oggi a Bruxelles, sottolineando come la FIFA ricopra ruoli contrastanti come organo di governo e organizzatore di competizioni, che danno origine a un conflitto di interessi. E` stata evidenziata l’assenza di un giusto iter decisionale e la mancanza di un impegno significativo da parte della FIFA con i calciatori e le Leghe sulle questioni relative al calendario e come la FIFA abbia usato il suo potere regolatore per promuovere i suoi interessi commerciali a spese degli stakeholders (giocatori e leghe).
    Il reclamo illustra come l`imposizione delle decisioni della FIFA sul calendario internazionale costituisca un abuso di posizione dominante e violi il diritto dell`Unione Europea. La recente giurisprudenza dei tribunali dell`UE, comprese le sentenze della Corte di Giustizia Europea nei casi “Super League” e “Diarra”, chiarisce che, dato il suo conflitto di interessi, la FIFA deve esercitare le sue funzioni di ente regolatore in modo trasparente, obiettivo, non discriminatorio e proporzionato, così da neutralizzare suddetto conflitto di interessi. In questo contesto, il coinvolgimento dei rappresentanti dei sindacati dei calciatori e delle Leghe nel processo decisionale sulle questioni relative al calendario è giuridicamente indispensabile.
    Le regole e la condotta della FIFA sono ben al di sotto di quanto richiesto dal diritto dell`UE e danneggiano gli interessi economici delle Leghe nazionali e la salute e la sicurezza dei calciatori del calcio europeo. Un`azione legale presso la Commissione Europea è diventata necessaria per salvaguardare il settore calcistico europeo, che è una forza culturale e di intrattenimento globale. La FIFPRO Europe, le Leghe europee e LaLiga sono ansiose di lavorare a stretto contatto con la Commissione europea, oltre che con le Istituzioni pubbliche competenti e le parti interessate del mondo del calcio, nello svolgimento di un`indagine preliminare sul reclamo.
    I denuncianti si riservano il diritto di presentare ulteriori informazioni e prove rilevanti sugli effetti negativi che la condotta scorretta della FIFA sta causando alle Leghe nazionali e ai calciatori. LEGGI TUTTO

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    “Cairo, ascolta i tifosi! E il Toro non è uno step”

    Folla di tifosi al Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, per Giovanni Toschi. Stracolmo il salone d’ingresso, lunga e scoppiettante la conferenza stampa prima dell’inaugurazione della mostra dedicata a “Topolino”, «un piccolo grande bomber che segnava solo i gol importanti», come recita il sottotitolo del libro a lui dedicato, scritto dal giornalista (toscano come Toschi) Paolo Bottari: un bel volume ricco di aneddoti e fotografie sulla vita del piccolo, sgusciante attaccante, in granata soltanto per due anni dal 1971 al ‘73, ma capace in quel breve lasso di tempo di entrare comunque nel cuore della tifoseria. «Il fatto che qui, per questo evento, ci siano così tanti tifosi e anche diversi ospiti illustri dimostra una volta di più, oltre mezzo secolo dopo, quanto Toschi sia ricordato con affetto da tutto il mondo granata», ha detto Domenico Beccaria, il presidente del Museo.
    La mostra
    La mostra è stata curata con la consueta passione (e sensibilità, attenzione) da Giampaolo Muliari, artista e direttore del Museo: tante fotografie dell’epoca, numerosi articoli di giornale, documenti, interviste, cimeli, ritratti. Merita una visita: tutte le informazioni utili sul sito del Museo del Grande Torino. C’erano anche Renato Zaccarelli, Alberto Carelli, Silvano Benedetti, Tonino Asta, Giuseppe Pallavicini e l’ex campione di ciclismo Franco Balmamion, due volte vincitore del Giro d’Italia, gran tifoso granata molto legato ai giocatori del Torino Anni 60 e 70: al fianco Angelo Marello, pure lui abbracciato dalla moltitudine, ancor oggi punto di riferimento sentimentale per il “vecchio” mondo della tifoseria, con la sua semina e il suo oceano di ricordi. È stato insomma un bel tuffo nel passato, nella storia, con Toschi osannato, abbracciato, quasi assalito (ma nel modo più affettuoso possibile) dai presenti. «Ho sempre dato tutto me stesso, non ho segnato solo quel gol al Napoli nel ‘72 o la tripletta in Coppa Coppe l’anno prima al Limerick» (e ancor oggi, 53 anni dopo, Topolino è il più prolifico goleador granata in una partita internazionale). Portato da Giagnoni, che l’aveva lanciato nel Mantova, nella partita in casa contro il Napoli del 9 aprile ‘72 Toschi segnò al 90’ il gol vittoria, sfruttando con il suo scatto bruciante un’incomprensione tra Zurlini e il portiere Trevisan. «Ero così felice che mi misi a correre, a correre e ancora a correre. Non volevo più fermarmi, intanto tutto il Comunale era diventato una bolgia pazzesca, sembrava una liberazione». Sì, perché per la prima volta dopo Superga, 23 anni dopo, il Torino tornava a essere primo in classifica nel girone di ritorno, appaiato alla Juventus.
    “Cairo dovrebbe ascoltare i tifosi”
    La settimana dopo la vittoria sull’Atalanta, il pareggio dei bianconeri e la vetta in solitudine, a 4 giornate dalla fine (in alto, la prima pagina di Tuttosport dell’epoca, in bella vista nella mostra così come tante altre pagine storiche del nostro giornale). Ma quello sarebbe stato un campionato segnato da scandalosi errori arbitrali, Barbaresco prima a Marassi e Toselli poi a San Siro (la sezione di Cormons…), con la Juve infine scudettata e il Toro secondo, appena un punto sotto. In panchina, Giagnoni. «E in campo, sempre pronti a difendere me che ero il più piccolino di tutti, Cereser e Ferrini». Le doti tecniche da ala erano sopraffine, ma la statura non lo aiutava: «Quante bocciature ai provini, per emergere nel calcio prof». Il discorso si è poi allargato al presente: ma se quel primo posto pur temporaneo del ‘72 era espressione di una società e di una squadra in continua ascesa, che poi avrebbe vinto anche uno scudetto 4 anni dopo, il primo posto in solitudine delle settimane scorse, per la prima volta 47 anni dopo, appare come un successo del tutto estemporaneo, all’interno di una linea di galleggiamento cairota che davvero nulla a che vedere con il ciclo, l’amore granata e i trionfi di Pianelli. «Cairo dovrebbe ascoltare i tifosi», ha sentenziato tra gli applausi Toschi. Mentre Asta, anche lui ricoperto di elogi, ha replicato con stile a Vagnati: «Sento dire da qualcuno che il Torino sarebbe solo uno step, un punto di partenza per un giocatore per poi andare altrove. Ma non scherziamo! Per me il Toro era la mia nazionale! Bisogna avere rispetto dei sentimenti dei tifosi e conoscere la storia». Merita poi una citazione Giorgio Gay, figlio del compianto Piero, tifoso conosciutissimo e collezionista granata (come da volontà del padre, ha donato al Museo 150 distintivi del Torino dagli Anni 50 in poi).
    Applausi anche per Rattalino
    Applausi anche per Gianni Rattalino, che a sua volta ha consegnato al Museo quanto gli era stato donato da un anziano tifoso (un paio di scarpe del 1928, l’anno dello scudetto, un pallone Anni 40 e fotografie del decennio precedente). In questi ultimi 15 anni, anche la generosità dei tifosi ha permesso al Museo (gestito senza fine di lucro dall’associazione Memoria Storica Granata) di raddoppiare i cimeli esposti. Presenti all’evento anche due rappresentanti del Museo del Cesena (dopo il Torino, Toschi aveva giocato in Romagna, segnando il primo gol in A nella storia del club bianconero). Domanda finale per i lettori: secondo voi era presente qualche dirigente, qualche rappresentante del Torino Fc? Ecco, bravi: risposta esatta. «Meglio… tanti che male accompagnati: noi soli non saremo mai», ha sibilato un tifoso, a sua volta osannato. LEGGI TUTTO

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    “Conte se parte non lo riprendi. Savona bellissima storia. Il Var? Ha tolto…”

    Da Koopmeiners a Vlahovic: il giudizio sui singoli
    Antonio Conte oggi è un valore aggiunto in Serie A. Thiago Motta lo può diventare? «Si ma con caratteristiche diverse, con un calcio diverso. Thiago Motta ha la sua identità di calcio. Quando entrerà a pieno nel mondo Juve migliorerà in tutto, ne sono sicuro». Da ex difensore guardare i rigori che si fischiano oggi viene un po’ da ridere? «Il Var ti ha tolto la possibilità del contatto fisico: quello naturale, quello che non per forza è un fallo da calcio di rigore. Era difficile per noi, lo è ancora di più per i difensori di oggi». Quello di Conceiçao era simulazione? «Secondo me deve essere molto chiara la simulazione prima di dare un cartellino. Ci deve essere l’idea che io ti prendo in giro. E lì non c’era. C’è la corsa di un ragazzo anche più basso rispetto al difensore che gli mette la mano sulla spalla, perché la mano sul corpo c’è. Si è lasciato andare? Può essere. Ma possiamo giudicare l’intensità da un’immagine? Io dico che non l’ha fatto per ingannare qualcuno». Nico Gonzalez e Koopmeiners sono gli uomini giusti per accendere finalmente Vlahovic? «Koopmeiners per me è un giocatore incredibile capace di vedere il gioco dieci secondi prima rispetto a tutti gli altri… Ha tutto per diventare un grandissimo. Nico invece è un giocatore più istintivo, più da uno contro uno. Ma deve avere pazienza. Non deve pretendere, come spesso fanno i giovani che arrivano alla Juve di strafare. È uno degli errori che ha fatto anche qualcuno che oggi è in rosa. È la Juve che valorizza il tuo talento, non il contrario. La Juventus ti dà possibilità di crescere ma devi farlo prima di tutto capendo dove sei». Si riferisce anche a Vlahovic? «Dusan è un attaccante completo. La Juventus deve avere un attaccante così, come lui, con la sua voglia di Juve. Ma deve entrare e mettersi a completa disposizione nel contenitore Juventus. Vuole dire che è stato un corpo estraneo alla squadra? «Oggi si sente adatto a essere leader di questa squadra, prima no, c’erano altri giocatori che non gli hanno dato la possibilità di emergere. Oggi in una squadra con più giovani può essere il leader, il trascinatore e così viene fuori il suo talento». Le manca la Sampdoria? «Mi manca il mio ruolo da direttore. Ora mi sto concentrato nella preparazione e nel trovare un progetto, un ambiente e delle persone che mi stimano e che condividano con me le mie idee». C’è chi dice che abbia pagato il fatto di essere l’uomo di Andrea Radrizzani… «Normale pensarlo. Normale anche che Matteo Manfredi scelga persone sue, persone che stima. Lo stesso ha fatto prima Andrea Radrizzani. Non dico che Manfredi non avesse stima in me ma lui ha deciso di impostare il club con un’altra struttura». Come giudica il suo lavoro? «Abbiamo raggiunto quello che ci eravamo prefissati: raggiungere il primo anno i playoff per poi c’entrare la promozione nel secondo anno di B. Questo era l’obiettivo della società. Io sono soddisfatto di aver portato a casa il risultato nel primo anno da dirigente». LEGGI TUTTO

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    Juve, la Next Gen affonda: ko e tensione a Giugliano, Montero resta penultimo

    Giugliano-Juve Next Gen, rivivi la diretta

    93′ – Termina qui la sfida!Il Giugliano vince con la rete di Baldé con la Juve in dieci per l’espulsione di Puczka. Nel finale un po’ di tensione tra le due squadre ed è Bertotto a portare via i suoi giocatori. 

    90′ – Tre minuti di recupero!

    85′  Prima sbavatura di Daffara!D’Agostino lo impegna con un tiro dalla distanza, il portiere bianconero non riesce a bloccare e la difesa mette in angolo. 

    82′ – Ultimo cambio per la Juve Next Gen!Dentro Ledonne e fuori Palumbo.

    77′ – Doppio cambio!Il Giugliano inserisce D’Agostino per Baldé. La Juve toglie Afena-Gyan e mette Mancini. 

    76′ – Occasione Giugliano!Ciuferri crossa al centro da destra, De Paoli per poco non arriva sul pallone. 

    73′ – Ammonito per proteste Afena Gyan!L’attaccante della Juve viene sgambettato in area di rigore, cade a terra ma l’arbitro lascia proseguire. L’ex Cremonese chiede il rigore e riceve il giallo dal direttore di gara. 

    71′  -Occasione Giugliano!Ciuferri ci prova dalla distanza, pallone alto sopra la traversa. 

    69′ – Acella prova a sorprendere Daffara dalla distanza, ma il portiere bianconero riesce a bloccare in tuffo.

    66′ – Un altro cambio per il Giugliano!Dentro Maselli per Celeghin.

    62′ – Oyewale crossa in area di rigore, bravo Daffara a distendersi e bloccare il pallone diretto a De Paoli. 

    59′ – Occasione Giugliano!Daffara devia un cross velenoso di Valdesi, il pallone resta disponibile per Giorgione che da pochi passi spara alto. 

    56′ – Doppio cambio per il Giugliano!De Paoli per Njambe e Acella per Romano

    55′ – Occasione per la Juve!Mulazzi serve Afena Gyan, ma Solcia si supera e chiude l’attaccante.

    51′ – Occasione Giugliano!Djambé calcia con il destro da ottima posizione, pallone altissimo sopra la traversa. 

    49′ – L’ingresso di Macca dà subito i primi frutti!Il centrocampista lavora un bel pallone e crea subito uno dei primi pericoli della ripresa con un buon cross respinto da Russo. 

    46′ – Iniziata la ripresa!Doppio cambio per la Juve Next Gen: dentro Owusu e Macca, fuori Peeters e Semedo.

    INTERVALLO

    45+2 ‘ – Finisce la prima frazione!Giugliano avanti di un gol e di un uomo sulla Juve Next Gen. 

    45+1′ – Ammonito Romano per il Giugliano!Il giocatore gialloblù punito per un’entrata a gamba tesa su Afena Gyana. 

    45′ – Due minuti di recupero.

    43′ – Occasione Giugliano!Il tiro di Romano viene deviato da Perotti poi Citi libera l’area di rigore. 

    40′ – Giorgione ci prova su calcio di punizione, pallone alto sopra la porta difesa da Daffara. 

    37′ – Ottima azione della Juve Next Gen!Afena Gyan lavora un bel pallone sulla destra e mette in mezzo, la difesa del Giugliano devia in angolo. 

    34′ – Pericoloso il Giugliano!Ancora Baldé a mettere i brividi alla Juve, il suo tiro da ottima posizione termina di poco fuori. 

    30′ – Occasione Giugliano!Celeghin ci prova con il destro da fuori area, tiro potente ma centrale e Daffara è attento a bloccare. 

    25′ – La Juve si sta difendendo in modo ordinato e attento. 

    22′ – Buona imbucata di Afena Gyan per Turco, il suo cross trova attenta la difesa del Giugliano a liberare.

    20′ – La Juve prova a tenere il possesso nella metà campo avversaria. 

    15′ – Momento durissimo per la Juventus Next Gen!Il Giugliano ora spinge forte sull’acceleratore e crea diverse occasioni per far male.

    12′ – Corre ai ripari Montero!Fuori Papadopoulos e dentro Turco. 

    11′ – GOL GIUGLIANO!Sulla punizione è la barriera a deviare la sfera, poi Daffara riesce a respingere una doppia conclusione in area, ma il pallone arriva sui piedi di Baldé che a porta vuota insacca. 

    9′ – Juve Next Gen in dieci!Puczka stende l’avversario al limite dell’area. L’arbitro non ha dubbi, fallo e rosso per il terzino bianconero per chiara occasione da gol. 

    8′ – Pericoloso Afena Gyan!L’attaccante della Juve prova la conclusione, pallone tra le braccia del portiere. 

    7′ – Si fa vedere la Juve!Bellissimo il pallone di Palumbo per Guerra, il capitano calcia col destro con il pallone che termina di poco fuori. 

    5′ – Ancora Giorgione!Il giocatore del Giugliano si invola indisturbato verso la porta e va al tiro di destro dalla distanza, pallone altissimo sopra la traversa.

    4′ – Occasione Giugliano!Giorgione si inserisce alle spalle di Citi, ma lo stesso difensore recupera prima della conclusione dell’avversario con un intervento prodigioso.

    1’ – Iniziato il match.  LEGGI TUTTO

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    Giugliano-Juve Next Gen: diretta tv Sky, formazioni, dove vederla in streaming

    Il tecnico della Vecchia Signora, in un’intervista pre-gara, predica calma e fiducia: “Siamo fiduciosi perché vediamo come lavorano i ragazzi in settimana. Adesso dobbiamo accelerare i tempi. Quando riguardo le partite e gli allenamenti noto proprio questo: i ragazzi hanno bisogno di tempo per crescere, per trovare l’equilibrio nel modo giusto”
    In particolar modo, per Montero, c’è bisogno di imparare a leggere i momenti delle partite: “Dobbiamo capire meglio come leggere i vari momenti, quando accelerare, quando rallentare, quando ‘addormentarla’”. E ha aggiunto “i ragazzi collaborano fra loro: si parlano moltissimo, alle volte discutono, e per me è positivo, perché parlano di dinamiche di gioco, perché dal campo loro vedono cose importanti, ed è bello che siano impegnati nel trovare fra di loro le soluzioni”.
    E sulla partita con i campani: “Dobbiamo mostrare i miglioramenti soprattutto nella gestione di ripartenze e transizioni degli avversari”.
    Dove vedere Giugliano-Juve Next Gen
    Il fischio d’inizio della sfida tra Giugliano e Juventus Next Gen, valida per la 9ª giornata del Girone C del Campionato Serie C-Lega Pro, è atteso allo stadio Alberto De Cristoforo di Giugliano per le ore 15.00 di sabato 12 ottobre. Il macth sarà trasmesso in diretta tv su Sky Sport e in diretta streaming su NOW e Sky Go. Qui su Tuttosport la diretta testuale della partita.
    Giugliano-Juve Next Gen, le probabili formazioni
    GIUGLIANO (4-3-3): Russo; Valdesi, Solcia, Caldore, Oyewale; Giorgione, Celeghin, Romano; Ciuferri, Padula, Balde. Allenatore: Valerio Bertotto.
    JUVENTUS NEXT GEN (3-4-1-2): Daffara; Citi, Gil, Puczka; Comenencia, Afena-Gyan , Palumbo, Fatianti;, Papadopoulos; Semedo, Guerra. Allenatore: Montero. LEGGI TUTTO

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    Ultras-Inter, la telefonata piena di minacce: “Ci prendiamo tutto con forza”

    Sala : “Eh in che senso non lo sapete io non posso mica dirvelo quando arrivano giocatori mi ha chiamato Bombolino (Andrea di Jeva) ma io mica posso dirti… a prescindere che non lo sapevo!”.

    Boiocchi : “Claudio come fate a non saperlo voi in sede che sta arrivando un calciatore dell’Inter… dai non mi dire fesserie… uno… possibile che nessuno sappia in sede che arriva un calciatore e non avvisano a noi della Curva…”.

    Sala : “Il discorso è un altro cioè io non posso avvisarti poi con la curva… io c’ho il telefono sotto… ti parlo chiaro”.

    Boiocchi : “Chiami un amico tuo e gli dici nell’orecchio “guarda che a mezzogiorno arriva un calciatore avvisa questo qua della Curva”.

    Sala : “Un amico mio… ma Vittorio siete voi che vi dovete muovere in un altro modo… io perdo il posto di lavoro per ste cose qua… ma lo capisci o no?”.

    Boiocchi : “Ascoltami Claudio, non va bene così”.

    Sala : “No ma non va bene no!”

    Boiocchi : “No non va bene no… arriva un calciatore e voi non ci fate sapere niente e non andiamo a prenderlo… allora ce la prendiamo con voi, perché non esiste! Non esiste non esiste arrivano i giocatori e noi non andiamo a prenderlo!”.

    Sala : “Eh allora prenditela con me Vittorio, prenditela con me. E cosa ti devo dire prenditela con me… io per telefono non posso dirti quando arrivano i giocatori!”.

    Boiocchi : “Glielo dici a uno che ci chiama! Non ci vuole uno studio!”.

    Sala : “Ah tu a me mi dici che non ci vuole uno studio! Tu a me dici che non ci vuole uno studio! È voi che dovete farvi lo studio Vittorio, non io che devo farmi lo studio! Io il telefono ce l’ho sotto, io il telefono ce l’ho sotto”.

    Boiocchi : “Eh spiegamelo tu come devo fare”.

    Sala : “E io te lo devo dire. E io te lo devo spiegare che lavoro all’Inter, non voi che fate gli Ultras?? Ve lo devo spiegare io??”.

    Boiocchi : “Ah io so prima di te che sta arrivando un giocatore???”.

    Sala : “Vittorio dai siamo al telefono di cosa stai parlando? Ma ragazzi se volete farmi lasciare a casa già vi siete impegnati… più di così”.

    Boiocchi : “Nooooooo non succede niente (incomprensibile) mi avete rotto i co** voi dell’Inter e tu per primo!!!”

    Sala : “Ahhhh io per primo???”.

    Boiocchi : “Adesso cambiamo tattica… Adesso le cose ce le prendiamo per forza e poi vediamo cosa succede!!”.

    Sala : “Io per primo??? Io per primo??”.

    Boiocchi : “Ti saluto”.

    Sala : “Io per primo ti ho rotto i co** Vittorio?? Io per primo??”.

    Richieste di favori

    Il 21 febbraio 2020 sempre Claudio Sala fotografa così le pressioni dei capi ultrà sulla società. Domanda: Lei ha rapporti con esponenti della Curva Nord interista in ragione del suo lavoro? Risposta : “Occupandomi della sicurezza dei calciatori e pur sapendo che il compito di relazionarsi con i tifosi spetterebbe allo Slo (Supporters Liaison Officer), tuttavia, essendo un ex appartenente alla Curva, ho spesso rapporti con loro, soprattutto con Andrea Beretta e Andrea di Jeva, i quali – ovviamente – mi fanno delle richieste per ricevere favori quali incontri con i calciatori, accesso in aree dello stadio interdette al pubblico, presenza ad allenamenti o partite a porte chiuse, alle quali ho sempre risposto di no. Malgrado ciò il Di Jeva continua a chiamarmi ed a reiterare richieste insistentemente”.

    Domanda: Lei o altri esponenti societari avete mai ricevuto minacce dagli ultras interisti? Risposta: “Io non ho mai ricevuto minacce e, che io sappia, nemmeno i miei colleghi, però percepisco che alcuni di essi, soprattutto il Bordogna, hanno una sorte di timore nei confronti dei capi ultras: timore di aggressioni fisiche piuttosto che di pressioni troppo forti”. Domanda: Lei che è a conoscenza di problematiche relative all’ingresso allo stadio di ultras sprovvisti di biglietto, ha parlato di ciò con i suoi superiori? Risposta: “Sì, con Pifarotti, Cosentino Massimo (segretario generale), e con l’Ad Marotta Giuseppe”. LEGGI TUTTO