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    “Questi ti prendono a casa”: Inter, le pressioni e il battesimo degli ultras

    Sala : “Eh in che senso non lo sapete io non posso mica dirvelo quando arrivano giocatori mi ha chiamato Bombolino (Andrea di Jeva) ma io mica posso dirti… a prescindere che non lo sapevo!”.
    Boiocchi : “Claudio come fate a non saperlo voi in sede che sta arrivando un calciatore dell’Inter… dai non mi dire fesserie… uno… possibile che nessuno sappia in sede che arriva un calciatore e non avvisano a noi della Curva…”.
    Sala : “Il discorso è un altro cioè io non posso avvisarti poi con la curva… io c’ho il telefono sotto… ti parlo chiaro”.
    Boiocchi : “Chiami un amico tuo e gli dici nell’orecchio “guarda che a mezzogiorno arriva un calciatore avvisa questo qua della Curva”.
    Sala : “Un amico mio… ma Vittorio siete voi che vi dovete muovere in un altro modo… io perdo il posto di lavoro per ste cose qua… ma lo capisci o no?”.
    Boiocchi : “Ascoltami Claudio, non va bene così”.
    Sala : “No ma non va bene no!”
    Boiocchi : “No non va bene no… arriva un calciatore e voi non ci fate sapere niente e non andiamo a prenderlo… allora ce la prendiamo con voi, perché non esiste! Non esiste non esiste arrivano i giocatori e noi non andiamo a prenderlo!”.
    Sala : “Eh allora prenditela con me Vittorio, prenditela con me. E cosa ti devo dire prenditela con me… io per telefono non posso dirti quando arrivano i giocatori!”.
    Boiocchi : “Glielo dici a uno che ci chiama! Non ci vuole uno studio!”.
    Sala : “Ah tu a me mi dici che non ci vuole uno studio! Tu a me dici che non ci vuole uno studio! È voi che dovete farvi lo studio Vittorio, non io che devo farmi lo studio! Io il telefono ce l’ho sotto, io il telefono ce l’ho sotto”.
    Boiocchi : “Eh spiegamelo tu come devo fare”.
    Sala : “E io te lo devo dire. E io te lo devo spiegare che lavoro all’Inter, non voi che fate gli Ultras?? Ve lo devo spiegare io??”.
    Boiocchi : “Ah io so prima di te che sta arrivando un giocatore???”.
    Sala : “Vittorio dai siamo al telefono di cosa stai parlando? Ma ragazzi se volete farmi lasciare a casa già vi siete impegnati… più di così”.
    Boiocchi : “Nooooooo non succede niente (incomprensibile) mi avete rotto i co** voi dell’Inter e tu per primo!!!”
    Sala : “Ahhhh io per primo???”.
    Boiocchi : “Adesso cambiamo tattica… Adesso le cose ce le prendiamo per forza e poi vediamo cosa succede!!”.
    Sala : “Io per primo??? Io per primo??”.
    Boiocchi : “Ti saluto”.
    Sala : “Io per primo ti ho rotto i co** Vittorio?? Io per primo??”.
    Richieste di favori
    Il 21 febbraio 2020 sempre Claudio Sala fotografa così le pressioni dei capi ultrà sulla società. Domanda: Lei ha rapporti con esponenti della Curva Nord interista in ragione del suo lavoro? Risposta : “Occupandomi della sicurezza dei calciatori e pur sapendo che il compito di relazionarsi con i tifosi spetterebbe allo Slo (Supporters Liaison Officer), tuttavia, essendo un ex appartenente alla Curva, ho spesso rapporti con loro, soprattutto con Andrea Beretta e Andrea di Jeva, i quali – ovviamente – mi fanno delle richieste per ricevere favori quali incontri con i calciatori, accesso in aree dello stadio interdette al pubblico, presenza ad allenamenti o partite a porte chiuse, alle quali ho sempre risposto di no. Malgrado ciò il Di Jeva continua a chiamarmi ed a reiterare richieste insistentemente”.
    Domanda: Lei o altri esponenti societari avete mai ricevuto minacce dagli ultras interisti? Risposta: “Io non ho mai ricevuto minacce e, che io sappia, nemmeno i miei colleghi, però percepisco che alcuni di essi, soprattutto il Bordogna, hanno una sorte di timore nei confronti dei capi ultras: timore di aggressioni fisiche piuttosto che di pressioni troppo forti”. Domanda: Lei che è a conoscenza di problematiche relative all’ingresso allo stadio di ultras sprovvisti di biglietto, ha parlato di ciò con i suoi superiori? Risposta: “Sì, con Pifarotti, Cosentino Massimo (segretario generale), e con l’Ad Marotta Giuseppe”. LEGGI TUTTO

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    “Sanabria-Adams, adesso tocca a voi. Il Toro si compatti”

    Bonesso su Zapata
    Bonesso, lei è stato un attaccante indimenticabile per il popolo granata. Il ruolo la accomuna a Duvan Zapata. Come riparte un giocatore di 33 anni dopo un guaio del genere? «Non credo esistano tanti metodi, per cui mi viene da dire una sola cosa: lavorando, lavorando e lavorando. Questa è stata una mazzata immensa, persino i tifosi di altre squadre hanno mostrato solidarietà, per cui questo dettaglio fa capire quanto sia grande il dispiacere per questo infortunio. Da quando è arrivato a Torino ha fatto la differenza esaltando gli animi della tifoseria, facendo vedere di essere un giocatore di un altro spessore tecnico e caratteriale. Mancherà tantissimo Zapata, inutile minimizzare. Forse farà più fatica a ripartire il Toro rispetto al giocatore stesso, che già tra qualche giorno, smaltita la delusione, avrà una voglia matta di tornare».
    L’infortunio di Zapata priva il Toro di due componenti: un attaccante potenzialmente da doppia cifra, ma anche un grande trascinatore all’interno dello spogliatoio. Cosa pesa di più? «Il peso del giocatore è importante, ma non penso possano esserci ripercussioni negative nello spogliatoio, anzi. Mancheranno i gol e le capacità di questo giocatore, ma sono certo che il gruppo si compatterà. Adams e Sanabria si devono responsabilizzare: sono ottimi giocatori, per cui il loro momento è adesso. In cuor mio, poi, spero che possa emergere qualche giovane dalla Primavera: nel calcio dei miei tempi, d’altronde, si faceva così. Le rose erano più corte, per cui si doveva subito pescare dal vivaio».
    Il mercato del Toro
    C’è anche il mercato svincolati dal quale attingere. «Dico subito una cosa: Balotelli non lo prenderei. Ci sono Destro e Caputo: è gente che in Serie A ha fatto tanti gol, un pensierino lo farei. Ma io ragionerei già in funzione del mercato di gennaio. Io ho un debole per i fratelli Shpendi. Li ho allenati a San Marino e per me sono giocatori sui quali scommetterei senza dubbi. Sarebbe bello persino rivederli insieme: ora è uno è al Cesena, l’altro è alla Carrarese, ma al Toro li vedrei benissimo. Hanno qualità importanti e fra i giovani attaccanti che ci sono in giro sono quelli che mi stuzzicano di più».
    Per il presente, però, Vanoli ha un compito importante: rendere una coppia gol due elementi come Adams e Sanabria, che insieme hanno giocato pochissimo. «Sanabria mi pare un giocatore intelligente, deve capire il momento e tirare fuori qualcosa in più. Non è più un attaccante di primo pelo, mi auguro che possa fare molto bene. Ora o mai più: sostituire Zapata è un’occasione che non deve perdere. Anche Adams mi sembra uno con lo spirito giusto: si è esaltato con Duvan, ma ha qualità importanti che ha fatto subito vedere in Italia e non era scontato».
    Quale altra opzione può sfoderare Vanoli? «Penso che il rientro di Vlasic possa essere la chiave per vedere un Toro diverso: si può trovare una quadra anche con una mezza punta e un attaccante di ruolo. Secondo me il mister ha l’intelligenza per sistemare il Toro, certo la missione per lui si complica. Non credo abbia mai immaginato una squadra senza Zapata».
    Che ne sarà delle ambizioni del Toro adesso? «Un infortunio così può ridimensionare le prospettive. I tifosi spesso si sono aggrappati a Zapata, un combattente che sapeva indossare come pochi la maglia del Toro. Il gruppo ora ha il compito di sopperire a questa lacuna e penso che la gente, in un momento delicato come questo, starà ancora più vicino ai granata. C’è davvero bisogno dell’aiuto di tutti per superare questo shock». LEGGI TUTTO

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    Bremer, missione recupero al via: la nota della Juventus sull’operazione

    Bremer, il comunicato Juve Il difensore brasiliano è stato operato a Lione e la Juve ha pubblicato poco fa il comunicato con l’esito positivo dell’operazione: “Gleison Bremer questa mattina è stato sottoposto ad intervento chirurgico di ricostruzione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro”. La nota è poi proseguita: “L’intervento, eseguito presso l’Hôpital Privé Jean […] LEGGI TUTTO

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    Juventus-Manchester City, biglietti di Champions in vendita: prezzi e info

    I biglietti per Juventus-Manchester City del prossimo 11 dicembre sono già disponibili. Nonostante manchino oltre due mesi al fischio d’inizio del big match in programma nella 6^ giornata di Champions League, infatti, la società bianconera ha dato il via alla vendita dei biglietti, nella quale la prima fase è riservata esclusivamente ai J1897 Member. Terminata questa fase di prelazione, i tagliandi potranno essere acquistati anche dai Black and White e Stadium Member, prima della vendita libera disponibile eventualmente dal 20 novembre. I prezzi vanno dai 60 euro delle curve ai 160 delle tribune per i J1897 Member e dai 69 ai 190 per i Black and White e Stadium Member.

    Il comunicato del club

    “La sfida tanto attesa contro i detentori della Premier League, in programma mercoledì 11 dicembre alle ore 21:00 all’Allianz Stadium si avvicina – si legge nel comunicato della Juve -. Sarà possibile acquistare i biglietti sull’official ticket shop nelle seguenti fasi di vendita:

    J1897 MEMBER: dalle ore 10:00 di martedì 8 ottobre la vendita sarà riservata esclusivamente ai J1897 member che potranno acquistare fino a 4 biglietti solamente per altri J1897 ad un prezzo davvero speciale.

    BLACK & WHITE e STADIUM MEMBER: dalle ore 10:00 di giovedì 24 ottobre anche i Black White e Stadium Member potranno accedere alla propria fase di vendita acquistando i biglietti anche per altri Memebr alla tariffa a loro riservata.

    VENDITA LIBERA: l’eventuale vendita libera inizierà mercoledì 20 novembre alle ore 10:00
    Gli iscritti agli Official Fan Club possono fare riferimento al proprio JOFC per tutte le informazioni di biglietteria. 
    Dalle ore 10:00 di martedì 8 ottobre saranno disponibili anche i posti PREMIUM & VIP con un’offerta che include anche il servizio di Hospitality.
    SOCIOS: dalle ore 10:00 di venerdì 18 ottobre alle ore 14:00 di lunedì 21 ottobre”. LEGGI TUTTO

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    “Gesti fisici esasperati e troppe gare”: parla l’ortopedico

    Dottor Misischi, quando si potrà rivedere in campo Zapata? «Generalmente una lesione di questo tipo richiede dai 6 agli 8 mesi per il recupero, ma i tempi effettivi dipendono anche da diversi fattori. Ci sono tante variabili, nei percorsi di recupero possono sorgere degli imprevisti e i tempi possono allungarsi, lo abbiamo visto anche di recente con Schuurs. Poi dipende pure dal chirurgo stesso». 
    Ieri Zapata si è sottoposto agli esami, quali saranno i prossimi passi? «Per prima cosa deve essere operato. Prima avviene l’intervento e meglio è. Poi inizierà la riabilitazione. Come detto, i tempi di recupero sono soggettivi, non universali. In linea di massima dopo circa un mese il ginocchio inizierà ad avere una mobilità soddisfacente e anche il tono muscolare comincerà a crescere. A circa due mesi e mezzo o tre dall’intervento potrà iniziare a correre, ma in questo caso i tempi potrebbero essere anche ridursi, tutto dipenderà da come procederà la prima parte del percorso riabilitativo. Ci vorranno poi altri tre mesi o tre mesi e mezzo per la rieducazione sul campo. In totale, dopo circa sei mesi un atleta che subisce un intervento come quello a cui si sottoporrà Zapata riesce a muoversi con disinvoltura. Poi però deve anche tornare a giocare a calcio ad alti livelli e per questo sarà necessaria l’ultima parte del percorso».  
    Quale sarebbe? «La rieducazione al gesto tecnico. Anche in questo caso i tempi sono soggettivi, ma vanno comunque a sommersi a quelli del percorso riabilitativo descritto in precedenza».
    Zapata ha 33 anni, ad aprile ne compierà 34. L’età, non più verde per un calciatore, può essere un fattore che rischia di allontanare ulteriormente il suo rientro in campo? «Si tratta comunque di un uomo giovane, per questo non mi soffermerei sulla questione dell’età. Semmai va considerato che Zapata è un calciatore con una fisicità di un certo tipo, ha una muscolatura importante che dovrà poi recuperare e per questo ci vorrà del tempo».  
    Quali altri variabili ci sono da tenere in considerazione per il suo recupero? «Conterà anche l’aspetto mentale, perché durante il percorso riabilitativo ci saranno momenti dolorosi nei quali potrà sorgere un po’ di paura». 
    Zapata ha riportato la lesione del legamento crociato anteriore ma anche del menisco mediale e laterale: possono complicare il recupero? «I tempi di recupero da un infortunio al legamento crociato sono così lunghi che i problemi al menisco non incidono particolarmente, come detto stiamo parlando comunque di diversi mesi. Bisogna poi capire se le lesioni sono saturabili: in questo caso il menisco non viene asportato ma ci sarebbe una maggiore attenzione sul recupero». 
    Ora Zapata, prima Bremer, Pedri, Carvajal ma anche altri: come mai così tanti calciatori stanno subendo gravi infortuni alle ginocchia? «Ci sono due considerazioni da fare: la prima è legata all’esasperazione del gesto fisico, si gioca un calcio molto dinamico dove si spinge sempre di più, la seconda è legata al numero di partite giocate». 
    Si gioca troppo come, tra l’altro, anche diversi protagonisti del mondo del calcio sostengono? «La questione è che per essere competitivi bisogna arrivare al limite delle proprie possibilità, il numero di partite non incide tanto sul fisico ma più si gioca, cercando sempre di mantenere alto il livello delle prestazioni dal punto di vista atletico, più c’è il rischio di infortunarsi». 
    Dopo un infortunio di questo tipo, come quello occorso a Zapata, si può tornare a giocare agli stessi livelli di prima? «Sì, si può tornare agli stessi livelli che si avevano prima dell’infortunio, ma può anche capitare che ci si fermi un gradino sotto. Anche il livello delle prestazioni quando si torna in campo dipende da tante variabili». LEGGI TUTTO

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    Torino, piove sul bagnato: dopo Zapata infortunio per un altro big

    Di seguito il comunicato con il quale la Serbia ha reso noto i dettagli dell’infortunio di Ivan Ilic:
    “Un gran numero di partite sta lentamente prendendo il sopravvento e, come ha detto l’allenatore Dragan Stojkovi? nella conferenza stampa di oggi, non esiste squadra nazionale che non subisca infortuni ai suoi giocatori. L’allenatore delle Aquile non potrà contare su Ivan Ilic per le sfide contro Svizzera e Spagna per infortunio. Il giocatore salterà gli impegni di ottobre a causa di un’infiammazione al tendine d’Achille.
    Ivan Ili? è arrivato al Centro Sportivo della FSS a Stara Pazova in compagnia di uno dei medici della nostra migliore nazionale, Dejan Aleksandri?, per riferire il tutto all’allenatore Dragan Stojkovi?, salutare i suoi compagni di squadra e augurare a tutti il ??successo nelle prossime partite nella divisione “A” della Nations League”. LEGGI TUTTO

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    Allarme Toro: Zapata, limiti e ko. Serve solidità, ma la società?

    TORINO – Il buco nero per il Toro ha un nome e non c’è bisogno di aver letto i libri di Stephen Hawking per comprendere che si chiama Zapata. In un secondo, quel maledetto secondo che alla fine della partita ha inghiottito in un colpo solo il suo ginocchio sinistro e il 30% della forza e delle potenzialità del Torino, un terremoto si è abbattuto sulle speranze, sulle ambizioni, sulle prospettive, sulla solidità e sui destini della squadra di Vanoli. Ceduto Buongiorno, che per i granata rappresentava un leader universale, e venduto anche Bellanova, il miglior produttore di pericoli e assist della scorsa stagione, era rimasto il colombiano a trascinare i compagni con i suoi movimenti a tutto campo, con il suo alto indice di aggressività e con i suoi gol (3 in campionato più uno in Coppa Italia, dopo la dozzina di reti della scorsa stagione), e a rappresentare un punto di riferimento fondamentale nello spogliatoio, con la sua personalità. Fine: in un istante tutto è andato in fumo, è evaporato.
    L’infortunio di Zapata
    E, in attesa delle sentenze mediche ufficiali, fin d’ora la prospettiva di dover rinunciare a Zapata per tutta la stagione assume davvero i contorni di un buco nero, all’interno del quale si è dissolto improvvisamente tutto un mondo. «Puntiamo all’Europa», avevano già detto più giocatori. Puntare all’Europa, provarci, era anche il vademecum emerso dalle discussioni di inizio stagione tra Cairo, Vagnati e Vanoli. E il brillante inizio di campionato aveva persino sfornato, una tantum, quel 1° posto in solitudine alla 5ª giornata: un viatico, ma pure un piedistallo concreto per la lievitazione delle ambizioni. Invece, adesso… Mettiamo i fattori in fila: 1) data la voragine che si è aperta in attacco (e vediamo anche se Adams continuerà così spesso a segnare, senza i movimenti scardina-difese di Duvan); 2) dato il processo di sgonfiamento del soufflé uscito dal forno a settembre (3 ko di fila, considerando anche l’eliminazione dalla Coppa Italia); 3) dati i preesistenti limiti strutturali della rosa in specie in difesa e sulle fasce; 4) e dato pure il contesto (l’esordiente Vanoli con al fianco una società scheletrica e globalmente non all’altezza), non si può escludere a priori, purtroppo, il rischio, l’incubo che questa squadra tra qualche mese si ritrovi risucchiata nelle parti mediobasse della classifica.
    Alludiamo al pericolo del dissolvimento della fiducia, della scomposizione dell’unità di gruppo e di uno scollamento rispetto alla rivoluzione tattica e di mentalità propugnata da Vanoli: non sia mai! Ma i pericoli vanno compresi e affrontati, per prevenirli: e un allenatore va coadiuvato e difeso anche aiutandolo a sbagliare il meno possibile. Mentre i giocatori non vanno soltanto motivati, ma anche rimessi dentro a un recinto quando deragliano nei comportamenti, nello spirito di sacrificio, nell’attaccamento. Tra l’altro: quel richiamo lanciato da Vanoli alla vigilia di San Siro proprio quanto ai comportamenti, agli stili di vita e all’impegno in allenamento ci aveva già fatto pensare, e parecchio.
    I prossimi impegni in campionato
    Per la tranquillità di tutti, meglio bloccare subito l’emorragia e fare punti alla ripresa del campionato sia a Cagliari, sia dopo col Como. I 3 ko di fila sono arrivati sotto una mole di reti incassate (8; e già 11 sono i gol presi in 7 giornate). Questa squadra, così indebolita in difesa (non dimentichiamo anche l’uscita di scena dell’ex capitano Rodriguez, non sostituito da un braccetto di ruolo per il centrosinistra), ha già ampiamente dimostrato di ballare troppo (nessun’altra formazione ha subito più tiri nello specchio) e di andare troppo spesso per merenda sia nelle cosiddette transizioni difensive, sia nelle marcature (a Milano il non plus ultra in negativo, sui 3 gol dell’Inter). Non abbiamo compreso appieno i ripetuti cambiamenti dell’assetto difensivo nelle scelte dei titolari e lo spostamento forzato negli ultimi tempi di Coco da centrale a braccetto: la fase difensiva appariva più solida a inizio stagione. E la mediocrità delle fasce, tra fragilità difensive e scarso apporto alla manovra offensiva, rappresentano un altro limite strutturale imputabile a Cairo e al suo organico dt.
    Vagnati, intanto, scalda, cura, protegge, accresce l’attaccamento dei giocatori (e il fegato dei tifosi) andando in tv a dire che li prende con l’idea di venderli a una squadra più importante magari anche già l’anno dopo: «Così ho convinto Adams», mentre Ricci ormai è diventato così bravo da poter giocare «con qualsiasi allenatore in qualsiasi squadra». Un vilipendio sportivo, storico, strategico, sentimentale e morale. Cairo, contestatissimo, non si vede allo stadio da maggio e non sappiamo che presa reale abbia sulla squadra. Vagnati, con le sue qualità ma anche con i suoi limiti oggettivi, è l’unico vero assistente dirigenziale di Vanoli (il vicedt Moretti sta un passo indietro), nonché l’unico preside per la scolaresca dello spogliatoio. Con Cairo, da sempre, le debolezze della squadra sono amplificate dalle debolezze societarie. Quando le cose vanno benino, gli allenatori si illudono a turno di coprire loro stessi le latitanze e le omissioni della società. Quando invece le cose vanno male per lungo tempo, o ci lasciano le penne oppure devono compiere imprese per portare la barca in salvo. E questo lo dicono i fatti, la storia, i campionati, i 19 anni di Cairo. Se anche il destino fosse arrabbiato con lui, non avrebbe potuto colpirlo meglio a ‘sto giro: ficcando Zapata in un buco nero, ha levato al presidente e al suo dt un mare di alibi, di pretese e di scudi protettivi. I nodi, e il solito pettine. LEGGI TUTTO