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    Zanetti: “I miei tre no per l’Inter. Volevo vincere qui, ce l’ho fatta”. E su Messi…

    Da Zanetti quando è diventato Pupi?«Chiamavano così già mio fratello Sergio: in squadra c’erano tanti Javier e così sono diventato pure io Pupi, “pupazzo”. E quel soprannome mi è piaciuto subito».

    Con l’Inter è stato amore a prima vista?«Sono arrivato a Cavalese, in mezzo ai giornalisti, con un sacchetto che conteneva i miei scarpini. Mi hanno preso dal Banfield, una squadra sconosciuta, mentre Rambert arrivava dall’Independiente dove aveva vinto il campionato da capocannoniere. In più quell’anno arrivarono pure Roberto Carlos e Paul Ince. Io ero il quarto straniero e all’epoca potevano andare in campo solo in tre ma il destino ha voluto che giocassi subito ed è nato un legame molto forte. Qui mi hanno fatto sentire subito a casa».

    Quella con il Real, nel 2001, è stata una scappatella?«Avevo parlato con Valdano, il loro allenatore: mi voleva a Madrid. Era quasi tutto fatto ma ho deciso di restare e l’ho detto a Moratti».

    Quanto le avevano offerto?«Un contratto molto più importante di quello che avevo all’Inter. Io però, oltre ai soldi, consideravo la famiglia, il rapporto con i tifosi e il fatto che volessi lasciare il segno a Milano. E ho pensato: “Se vado al Real, sono uno dei tanti”. Avrei vinto sicuramente qualcosa, ma io volevo farlo qui. È stata una scelta forte, ma c’è dell’altro…».

    Racconti.«Mi hanno “tentato” pure il Manchester United e il Barcellona. Non ricordo se era il 2001 o il 2002: ero con Paula, mia moglie, e trovai Ferguson in un aeroporto: mi salutò, mi chiese quando scadeva il contratto ma io ero felice a Milano, nonostante fossero anni molto complicati per l’Inter. Altrove avrei fatto una carriera importante, ma non mi sarei trovato come all’Inter».

    Con il Barcellona invece com’è finita?«Che ho “lanciato” Puyol… Lui me lo dice sempre. Era nelle giovanili e aveva iniziato a fare qualche presenza pure in prima squadra. Un giorno Van Gaal lo chiamò e gli disse: “Voglio prendere il terzino destro più forte al mondo che è Zanetti: se non lo prendiamo, io ti tengo con me”. E Carles mi ringrazia ogni volta che mi vede…».

    Cosa c’era in quell’abbraccio con Messi a Lusail? «Tanto: l’ho visto iniziare in nazionale e meritava questa soddisfazione. L’ho ringraziato perché ha coronato il sogno di tutti gli argentini. A Doha in quei giorni si respirava un’aria speciale: tutti volevano che Lio alzasse la Coppa».

    Ha un amico del cuore nel calcio?«Con Zamorano che è il padrino di Sol e Cordoba che è padrino di “Nacho”, nonché il mio compagno di stanza all’Inter, il legame va al di là di quello che sono state le nostre carriere».

    Da Hodgson e Lippi si è sentito tradito? «Con Hodgson ho sbagliato io perché non ho capito che mi ha sostituito nella finale con lo Schalke perché voleva che Berti battesse il rigore: lalite è finita lì e anche adesso, quando ci incontriamo, ci ridiamo su. L’atteggiamento di Lippi invece non mi era piaciuto: quando le cose vanno male non bisogna cercare colpevoli, ma soluzioni. Magari, col senno di poi, l’ha fatto per andare via…».

    Come ha conquistato Paula?«Era una bambina: io avevo 18-19 anni, lei 14. Eravamo a Talleres e, quando finivo di allenarmi, andavo a vederla giocare a basket: un amico ci ha fatto conoscere e poi…».

    Insieme avete creato la Fondazione Pupi. È il suo gol più bello? «La Pupi è amore vero, è il modo per dare ai bambini del nostro paese un futuro migliore. Attraverso lo sport, cerchiamo di portare i bambini a scuola e far sì che imparino un mestiere».

    Lei ha girato il mondo con gli Inter Campus: qual è il ricordo più forte? «Quando siamo andati all’Onu: veder riconosciuto dalle Nazioni Unite il nostro lavoro è stata una cosa incredibile. E non so se qui si rendono conto che valore ha questo progetto». LEGGI TUTTO

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    Torino, ecco Ilic: dovrebbe tornare con il Milan

    Dopo aver esordito nel Toro in Coppa Italia a Firenze, evidenziando un comprensibile ritardo di condizione figlio di un lungo infortunio muscolare patito all’inizio di ottobre e dal quale è guarito i primi di novembre, Ivan Ilic alla vigilia della prova contro l’Udinese ha dovuto fermarsi a causa di una botta ricevuta alla caviglia. E così contro i friulani è toccato a Linetty completare la coppia di centrocampisti centrali assieme a Ricci. Se l’azzurro ha svolto un preziosissimo lavoro a tutto campo, confermandosi un profilo meritevole di entrare in pianta stabile nel gruppo allenato da Roberto Mancini, il polacco ha incontrato qualche difficoltà – soprattutto nel secondo tempo quando è affiorata la stanchezza – pur non mollando mai. Chiaro, però, che la prospettiva di Juric sia quella di dare vita il prima possibile a una coppia di fini palleggiatori quale sarà quella composta da Ricci e Ilic. «Recuperemo meno palle rispetto alla passata stagione, ma avremo più estro e saremo più in controllo del pallone», ha spiegato il tecnico alla vigilia. Quindi, dopo la vittoria sull’Udinese che proietta il Toro al 7° posto – che a fine stagione potrebbe portare in dote la qualificazione ai preliminari di Conference League – Juric è tornato a parlare del serbo (arrivato a Torino dal Verona per una cifra in definitiva superiore ai “famosi” 16 milioni: «È costato un po’ più di 17 per commissioni varie», ha specificato ieri Cairo).

    Ilic e Lukic

    «Ripeto quanto ho detto già sabato: in questo momento Lukic è più forte, più pronto rispetto a Ilic, ma dopo un certo percorso Ivan potrà diventare un giocatore più importante di Sasa. Garantisco io, metto la mano sul fuoco, sulle potenzialità di Ilic. Purtroppo prima della partita contro l’Udinese ha preso una botta che gli ha impedito di giocare. Spero possa recuperareper venerdì, per la gara contro il Milan. Dovrebbe farcela, e così fosse vorrei almeno impiegarlo per uno spezzone, nella ripresa». Non vede l’ora, Juric, di poter varare il nuovo Toro affidato al serbo e a Ricci, a centrocampo («Faremo calcio champagne», allargava il sorriso sempre sabato, immaginando ciò che i due potranno dare ai granata in termini di qualità). Intanto oggi la squadra, dopo le fatiche tra campionato e Coppa Italia e nonostante il prossimo appuntamento cada già venerdì, avrà un giorno di riposo. Le condizioni di Ilic saranno comunque monitorate, ma la marcia di avvicinamento dell’ex gialloblù verso San Siro inizierà con l’allenamento di domani. Da verificare, però non sembrano preoccupare, le condizioni di Karamoh, uscito per una gomitata ricevuta al naso. LEGGI TUTTO

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    Lautaro regala il derby all'Inter: 1-0 al Milan

    MILANO – Se lo prende l’Inter il 235esimo derby di Milano della storia. Se lo prende grazie a Lautaro Martinez, il suo capitano, che suggella una grande prestazione corale della squadra di Simone Inzaghi con la rete decisiva siglata al 34′. Il primo tempo si gioca a un solo spartito, con i nerazzurri sempre in possesso palla e in controllo del gioco, mentre il Milan prova ad aspettare il momento giusto – che praticamente non arriva mai – per partire in contropiede. Al 6′ il primo squillo, con un tiro di sinistro di Lautaro Martinez da posizione ravvicinata sul quale è miracoloso Tatarusanu. Altri 4 minuti e l’argentino ci prova di nuovo, stavolta di testa: l’incornata termina di poco a lato. Al 14′ protesta l’Inter per un contatto in area di rigore tra Gabbia e Dzeko, ma l’arbitro non ha nessun dubbio nel lasciar correre. Dopo queste fiammate iniziali il ritmo si abbassa leggermente, per poi rialzarsi al 34′ con il colpo di testa di Lautaro Martinez (su calcio d’angolo di Calhanoglu) che diventa letale per Tatarusanu dopo la deviazione di Kjaer. L’Inter passa così in vantaggio grazie al suo nuovo capitano, che arriva al settimo gol in carriera nel derby.
    Lautaro decide il derby
    Nella ripresa Pioli inserisce subito Brahim Diaz per Messias. Nove minuti più tardi arriva anche il turno di Rafa Leao e Saelemaekers, ma subito dopo è l’Inter che si riaffaccia in avanti, con un’altra conclusione di Lautaro Martinez parata da Tatarusanu. Al 70′ Inzaghi sceglie invece un triplo cambio, inserendo Lukaku, Gosens e Brozovic per Dzeko, Dimarco e Mkhitaryan (il Milan risponde con Thiaw per Gabbia). Al 75′ arriva il primo tiro in porta del Milan con Brahim Diaz, un destro che Onana blocca senza problemi. Un minuto più tardi occasionissima per i rossoneri in contropiede condotto da Leao, il portoghese serve sulla destra per Giroud che però controlla male e permette ai difensori dell’Inter di recuperare. Il francese ci riprova su calcio di punizione al 78′, ma la parabola di sinistro finisce fuori. All’83’ va a segno Lukaku, ma l’arbitro lo annulla (o meglio, il fischio arriva prima che il pallone entri in reti) per un fallo in attacco dello stesso belga. Due minuti più tardi Pioli prova il tutto per tutto e mette dentro Rebic per Kjaer, ma l’Inter regge bene il campo e non concede ulteriori occasioni ai rossoneri, segnando di nuovo all’89’ con Lautaro Martinez, rete annullata per posizione di fuorigioco dell’argentino. L’appuntamento con i festeggiamenti per i nerazzurri, però, è solo rimandato di qualche secondo. LEGGI TUTTO

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    Inter, Marotta sulla fascia tolta a Skriniar e la Serie A “di seconda fascia”

    MILANO – L’amministratore delegato dell’Inter Beppe Marotta ha sottolineato ai microfoni di Dazn lo stato di forma dei nerazzurri e il momento derby: “Da qui in avanti ci sono tantissime gare da giocare, non è una partita determinante. Chiaro che è un derby e tutti vogliono vincere. Dobbiamo assistere a una cavalcata del Napoli impressionante, meritatissima e a cui vanno fatti i complimenti: noi dobbiamo pensare a conquistare un posto in Champions League”.
    Inter, Marotta e il caso Skriniar
    Il dirigente nerazzurro ha parlato anche del caso Skriniar: “C’è un po’ di tristezza perché si poteva gestire meglio, ma lui è un professionista e ha diritto di scegliere ciò che vuole. Ma nella fascia di capitano ci sono dei valori che vanno condivisi, se lui non li condivide è naturale che questo ruolo gli sia tolto. Andiamo però avanti tranquilli perchè lui deve giocare con serenità perché società e tifosi credono nei suoi mezzi nonostante la situazione. Sono situazioni che rivedremo spesso credo perché il nostro è diventato un campionato di transizione, di seconda fascia”. Infine sui giovani. “Dovremo potenziare il lavoro sui settori giovanili. In Premier League sono stati spesi quasi 700 milioni in confronto al nostro potere d’acquisto, davvero esiguo. Dobbiamo prendere provvedimenti alternativi: valorizzare le nostre risorse”. LEGGI TUTTO

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    Fiorentina-Bologna, Motta: “Godiamoci la vittoria. Undici leader in campo”

    Bologna, le parole di Thiago Motta
    Thiago Motta ha analizzato la prestazione dei suoi ragazzi dopo la vittoria contro la Fiorentina: “Oggi c’è da godere, abbiamo fatto una buonissima prestazione contro la Fiorentina. Tre punti fondamentali. Sono molto contento, orgoglioso di quello che vedo dai ragazzi, quando vanno così in campo è straordinario. Per il lavoro fatto durante la settimana. Ora penseremo a riposarci e a recuperare bene. Ora c’è da sfruttare questo successo, che è importante, e da domani pensare alla prossima gara. Europa? Da martedì pensiamo al Monza”.
    Poi due parole sul gruppo e alcuni singoli: “Abbiamo tanti leader, oggi ce ne erano undici. E tutti possono mostrare, ognuno a suo modo, di esserlo, dando mano al compagno. Sono loro, i giocatori, i veri leader. Facciamo questo lavoro anche per la nostra gente, oggi erano in duemila… Grande prova di Dominguez e Ferguson? Ho la fortuna di avere dei centrocampisti che sanno giocare le partite e interpretarle. Lo stesso direi di Schouten e degli altri, ne ho tanti di grande livello. Però sì, ottimi Dominguez e Ferguson”.  LEGGI TUTTO

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    Juventus-Fiorentina, due squalificati per Italiano: salta la sfida anche un ex

    TORINO – Non solo la sconfitta con il Bologna e i fischi del Franchi, la Fiorentina di Vincenzo Italiano deve fare i conti pure con altri effetti del ko interno, che si ripercuoteranno nella prossima partita di campionato. Nel corso della gara contro i rossoblù, infatti, sono arrivate due ammonizioni pesanti, che lo priveranno di due giocatori nella sfida con la Juventus.
    Fiorentina, per Igor e Mandragora niente Juventus
    Sia Igor che l’ex bianconero Mandragora hanno visto sventolare il cartellino giallo dall’arbitro Pairetto. E dal momento che entrambi erano in diffida, non saranno convocabili da Italiano nel match della Fiorentina contro la squadra di Allegri. LEGGI TUTTO

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    Juventus Next Gen, Pecorino l’uomo della rinascita

    La Juventus Next Gen ha battuto 2-0 il Piacenza grazie a una fantastica doppietta di Emanuele Pecorino. Per i bianconeri di Brambilla è la terza vittoria consecutiva che porta la firma dell’attaccante, andato a segno già nelle due vittorie precedenti, contro Pergolettese e Vicenza.

    Juventus Next Gen, chi è Emanuele Pecorino

    Classe 2001, attaccante longilineo, Emanuele Pecorino è cresciuto calcisticamente nella sua città natale, Catania. Poi il prestito alle giovanili del Milan. E proprio in quella esperienza rossonera affrontò al Torneo di Viareggio, uno che nel Milan ci gioca adesso: Charles De Ketelaere, con quest’ultimo tra le fila, alla’epoca, del Club Bruges. Una partita spettacolare a dir poco, dove Pecorino andò anche in gol, ma terminata 4-6 dopo i calci di rigore in favore della squadra belga. Dopo la parentesi al Milan il ritorno a Catania, i minuti accumulati in Lega Pro e poi, finalmente, le prime reti da professionista. Il primo gol in Serie C non poteva che essere in un’occasione speciale: il derby contro il Palermo. Alla rete iniziale di Mamadou Kanoute rispose proprio Pecorino, al 10’ dalla fine, sfruttando a dovere una palla sporca e regalando una gioia enorme alla sua gente.

    Sullo stesso argomentoJuventus Next Gen, Pecorino non si ferma: nel posto giusto al momento giustoNext Gen

    Il passaggio in bianconero

    La crescita nella sua Catania, l’attesa per la consacrazione in bianconero. Nella stagione 2020/21, durante il mercato invernale, dopo essere esploso con gli etnei mettendo a referto 5 gol in 15 partite, tanto da meritare l’appellativo di PecoGol, passa alla Juventus Next Gen. Ma dopo 2 partite e 1 gol segnato (nel 6-0 contro il Livorno) lo stop anticipato causa pubalgia: eccezion fatta per una partita guardata dalla in panchina per tutti i 90’, sarà sempre fuori dalla lista dei convocati. La sfortuna non l’ha abbandonato nemmeno nella stagione successiva: se inizialmente riesce a diventare un punto fermo della squadra, con 18 presenze tra campionato e coppa, ricominciano ben presto i guai fisici. Prima l’infortunio agli adduttori, poi la frattura del braccio, in mezzo solo 7 presenze. Quest’anno pochi infortuni e tante presenze in campo, in quella che potrebbe finalmente essere la stagione del riscatto: 5 reti messe a segno fino ad ora, le ultime contro Vicenza, Pergolettese e Piacenza. E proprio il Vicenza lo ha da tempo attenzionato, probabilmente il gol li avrà convinti ancora di più delle sue qualità. Dalla sua Catania, passando per il Milan, fino alla Juventus: ora nessuno (sfortuna in primis) fermi più PecoGol.

    Guarda la galleryPergolettese-Juventus Next Gen, la decide Pecorino: le immagini della partita LEGGI TUTTO

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    Gol, tre punti, settimo posto, goduria: che gran Toro!

    TORINO – Il Toro si rialza subito, dopo l’eliminazione in Coppa Italia. Batte l’Udinese grazie al gol di Karamoh, al secondo centro consecutivo, la sorpassa in classifica al 7° posto e comincia a sentire il profumo dei preliminari di Conference (ma, stando così le cose, l’Inter dovrebbe vincere la Coppa Italia per promuovere il Toro in Europa). Partita gagliarda, equilibrata, cresciuta nelle emozioni e nell’intensità strada facendo. Toro di roccia, per spirito e ricerca del gioco, attenzione e impegno. Una bella vittoria che rinfranca grandemente il morale e significa tanto, tantissimo in classifica. Un applauso lo meritano i granata, senza dubbio. L’Udinese si è svegliata troppo tardi. Solo dopo il gol, dando più l’impressione, in precedenza, che badasse in primo luogo a non prenderle.

    Possesso e affondi

    Udinese con alcune assenze pesanti, da Deulofeu a Nestorovski a Masina. Granata senza Ilic (contusione 2 giorni fa per l’ultimo arrivato), Lazaro, Zima e Radonjic, con Vlasic in panchina («E’ stanco», aveva ammesso alla vigilia Juric) e Karamoh, alla prima da titolare, sulla linea di Miranchuk. Tanto equilibrio in campo per tutto il primo tempo, con marcature attente e formazioni che si muovono a fisarmonica. Granata più decisi a cercare il possesso palla e l’affondo, ma a lungo senza riuscire a sfondare nella maginot bianconera. Friulani più portati alle ripartenze, con Success abile a svariare su tutta la trequarti. E Toro apprezzabile in particolar modo nella parte finale del tempo, con il baricentro più alto e un pressing maggiore, quando Miranchuk inizia a dettare lanci in infilata, creando brividi. Bravo Silvestri nei 45’ a parare una botta da lontano di Vojvoda e una mezza sforbiciata ravvicinata di Karamoh su cross di Aina.

    Bravo Vanja

    I meriti e il predominio del Torino danno comunque risultato al 4’ della ripresa, quando Aina serve in profondità in area: si avventa in anticipo Karamoh e devia in gol (2° timbro di fila, dopo la rete in Coppa Italia a Firenze). Gol subito annullato per fuorigioco, ma poi convalidato post Var. L’Udinese però dimostra immediatamente grande personalità e capacità di cambiare atteggiamento e partita. Aumenta subito il forcing, opprime il Torino, obbliga Vanja a sbrogliare più di una situazione pericolosa (non solo un’uscita sui piedi di Beto). Sottil prova ad aumentare la fase offensiva mettendo dentro il neoarrivato Thauvin (3-4-1-2), dopo minuti in cui i granata erano riusciti a riprendere in mano il pallino. Sull’altro fronte, esordio anche per Vieira, per rinforzare il filtro, con Linetty cotto. Ultima fase della partita concitata, Udinese in avanti con la forza dei nervi, granata coriacei dietro e più volte pericolosi negli spazi in contropiede. Poi la fine. Sorpasso: Toro settimo. Ossigeno per la classifica e più ancora il morale. LEGGI TUTTO