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    Real Madrid-Bayern Monaco 2-1, le pagelle della semifinale di Champions League

    Il grande protagonista della notte Champions di Madrid è Joselu, mandato in campo da Ancelotti a dieci minuti dalla fine e capace di realizzare i due gol decisivi per l’approdo in finale contro il Borussia Dortmund. Nel Bayern l’errore decisivo è di Neuer che regala il pareggio dopo una prestazione fino a quel momento impeccabile. Le pagelle di Antonio Nucera
    REAL-BAYERN CRONACA E HIGHLIGHTS LEGGI TUTTO

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    Real Madrid-Bayern Monaco 2-1: gol e highlights. Joselu rimonta in 3′, Blancos in finale

    La squadra di Ancelotti completa un’altra rimonta epica al Bernabeu e conquista la finale di Wembley (la 18^ della sua storia), dove sfiderà il Dortmund: eliminato il Bayern. In avvio c’è il palo colpito da Vinicius, a metà ripresa la sblocca Davies. Nacho pareggia subito ma viene annullato all’on field review per un fallo del difensore. All’88’ Joselu, da poco entrato, fa 1-1 sulla papera di Neuer (fin lì strepitoso) e poi la ribalta nel recupero regalando un’altra notte magica al Real Madrid
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    Borussia Dortmund, “Tage wie diese”: sono giorni così… e 11 anni dopo è ancora finale

    In Germania quando tutto va bene e sei felice ti risuona in testa una canzone: “Tage wie diese” che letteralmente vuol dire “Giorni così”, come quelli che stanno vivendo il Borussia Dortmund e i suoi tifosi. Lasciarsi trasportare dalle emozioni, positive o negative non importa. Dopo l’eliminazione del PSG in semifinale, Reus e compagni voleranno a Londra per giocarsi un’altra finale a distanza di 11 anni dall’ultima volta
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    In Germania quando le cose ti vanno bene e sei felice c’è una canzone che ti risuona in testa, la conoscono tutti: “Tage wie diese”, letteralmente “Giorni così”, dei Toten Hosen il gruppo rock più famoso per i tedeschi. Giorni così, quando ti svegli e ti ritrovi in finale di Champions, sono l’essenza dell’universo Borussia Dortmund.

    Echte Liebe dicono da quelle parti, vero amore ed è proprio quello che serve per non farsi domande ma essere capaci di lasciarsi semplicemente trascinare dalle emozioni. Positive o negative non importa. Perché tanto non lo trovi un senso a una squadra che perde in casa all’ultima giornata una Bundesliga praticamente già vinta e un anno dopo elimina il PSG in semifinale di Champions dopo il primo posto in un girone sempre con i parigini, il Milan e il Newcastle. 

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    Un’altra finale di Champions a 11 anni dall’ultima volta
    Undici anni dopo tornano in finale, ancora Wembley e ancora Marco Reus, undici come il numero di quella leggenda che il primo di giugno a Londra giocherà la sua ultima partita con la squadra della sua città, della sua vita. Venerdì scorso aveva annunciato che a fine stagione non rinnoverà il contratto in scadenza e forse anche per questo a Parigi è andato in lacrime a festeggiare in curva con il megafono abbracciando più gente possibile.

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    la curiosita’
    Reus e Hummels 11 anni dopo: sono ancora in finale

    Dopo oltre dieci anni il Dortmund torna in finale, sempre a Wembley e sempre con la possibilità di sfidare (sarebbe una rivincita) il Bayern Monaco. Solo due resistono da quella squadra guidata da Klopp: le bandiere Hummels e Reus, per cui la finalissima sarà l’ultima volta in giallonero. E gli altri? Tanti allenatori, un giocatore-allenatore, chi gioca ancora (anche in quinta o sesta serie), un ambasciatore e due attivisti
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    LA PARTITA

    Una finale tutta tedesca a Wembley… di nuovo? Certo, per il Bayern l’ostacolo è il peggiore possibile in questa competizione, il Real Madrid. Intanto i gialloneri hanno staccato il pass per la terza finale della loro storia, la prima da quel 2013 dove persero contro i bavaresi: vantaggio di Mandzukic, pari di Gundogan su rigore e poi questo colpo qui, di Robben, al penultimo minuto
    Ma chi c’era quel giorno tra i gialloneri? E cosa fanno oggi?

    ROMAN WEIDENFELLER, L’AMBASCIATORE

    Portiere titolare quel giorno e giallonero ancora oggi: ha smesso col calcio giocato nel 2018 e ora è brand ambassador del club. 

    LUCASZ PISZCZEK, IL GIOCATORE-ALLENATORE

    È ancora in campo e siede in panchina: ha dato linfa allo storico ruolo (molto british) di player-manager, il giocatore-allenatore. Lo fa nella sua Polonia nel Goczalkowice, quarto livello nazionale. Si schiera in campo abbastanza spesso.

    Lo avrebbe fatto volentieri anche Edin Terzic, altro figlio di Dortmund cresciuto con la sciarpa al collo nel Gelbe Wand, il muro giallo del Westfalenstadion. Un passato che lo ha portato spesso a essere criticato: gran brava persona, ci tiene tantissimo ma a livello tattico non è granché, sembra più un tifoso che allena. Discorsi da social ma, guarda un po’, la stessa cosa che Reus e altri leader dello spogliatoio avevano detto a dicembre alla società. 

    Che aveva difeso Terzic ma aveva anche deciso di affiancargli in panchina due figure più tecniche ma soprattutto carismatiche per i giocatori: Nuri Sahin e Sven Bender, simboli del centrocampo del Dortmund di Klopp. Una scelta che ha cambiato il 2024 del BVB, il divario fra le prestazioni in Bundesliga e quelle in Europa è rimasto ma meno evidente, soprattutto perché si sono tolti la soddisfazione di battere il Bayern a Monaco, cosa che non gli riusciva dal 2013.

    Delusione Nmecha, Fullkrug formato Europa
    Da una vita invece a Dortmund non sbagliavano il mercato e la scorsa estate ha sorpreso un po’ tutti vedere trenta dei cento milioni incassati dalla cessione di Bellingham investiti per Felix Nmecha, interessante centrocampista del Wolfsburg, ok, ma la sua prima stagione al BVB è stata un disastro. Anche Niclas Füllkrug non convinceva troppo: abituati a gente come Haaland, un trentenne che al massimo aveva giocato nel Werder Brema sembrava un passo indietro anche se aveva appena vinto la classifica marcatori della Bundesliga. E invece all’andata con il PSG ha segnato il gol partita e sarà il centravanti della Germania all’Europeo in casa.

    Hummels verso Euro2024… e Sancho prende una rivincita
    A proposito degli Europei, a marzo Nagelsmann aveva lasciato fuori dalle convocazioni Mats Hummels e sembrava che per lui un posto fra i ventisei questa estate fosse impossibile. Adesso però lasciarlo a casa sarà molto complicato, non tanto per il gol decisivo al Parco dei Principi ma perché a trentacinque anni suonati per leadership, classe e sicurezza trasmessa ai compagni è ancora il miglior difensore tedesco.

    Fra l’altro, in quasi tutte le partite del Dortmund in questa Champions il premio di migliore in campo lo ha vinto lui. Come a Parigi. Dove un ragazzo inglese di ventiquattro anni si è preso una bella rivincita con il Manchester United: il giorno dopo i quattro gol subiti dai Red Devils contro il Crystal Palace Jadon Sancho ha giocato e vinto da protagonista una semifinale di Champions con il numero dieci del BVB.

    A gennaio si era rifiutato di scusarsi con Ten Hag, che lo aveva lasciato fuori rosa, è tornato a casa a Dortmund e quattro mesi dopo tornerà in Inghilterra, sì, ma nella sua Londra per la finale di Champions. Mica male. Come il paradosso di un club che in giorni così ricorda a tutti che di solito i muri sono il simbolo delle divisioni, mentre loro sono stati capaci di costruirne uno enorme, tutto giallo, che unisce. E ora ci si arrampicheranno su per vedere meglio all’orizzonte l’arco di Wembley. 

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    Champions League
    Hummels è un gigante, delusione PSG: le pagelle

    Il Borussia Dortmund è la prima finalista di Champions League: la squadra di Terzic ha battuto il Psg al Parco dei Principi grazie al gol di Hummels, il migliore della partita. I tedeschi giocano una partita perfetta: nessuna insufficienza. Nelle file parigine, invece, si salvano in pochi: solo Donnarumma, Nuno Mendes e Vitinha
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    PSG:

    DONNARUMMA voto 7

    HAKIMI voto 5,5

    MARQUINHOS voto 5,5

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    Borussia Dortmund in finale dopo 11 anni: Reus e Hummels ci sono ancora

    Dopo oltre dieci anni il Dortmund torna in finale, sempre a Wembley e sempre con la possibilità di sfidare (sarebbe una rivincita) il Bayern Monaco. Solo due resistono da quella squadra guidata da Klopp: le bandiere Hummels e Reus, per cui la finalissima sarà l’ultima volta in giallonero. E gli altri? Tanti allenatori, un giocatore-allenatore, chi gioca ancora (anche in quinta o sesta serie), un ambasciatore e due attivisti
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    Toro e il nuovo attacco: piace la velocità di Noslin. E Praet si propone ai granata

    I numeri di Noslin
    Ebbene poco dopo essere sbarcato in Italia, e presosi il tempo per comprendere la nuova realtà, il gialloblù dalla quarta presenza in campionato ha iniziato a sfornare gol e assist. Quattro i primi, e rifilati a Juve, Milan, Atalanta e Fiorentina (nell’ultimo turno): le prime due sono destinate a disputare la prossima edizione della Champions, come forse l’Atalanta e a differenza di una Fiorentina che, però, ha buone chance di entrare nelle coppe vincendo la Conference (oggi dalle 18.45 il ritorno della semifinale contro il Club Brugge.
    Si parte dal 3-2 per i viola maturato nella gara d’andata al Franchi), o attraverso una classifica che vede la squadra di Italiano nona, a un punto da Napoli ottavo e con una gara da recuperare contro l’Atalanta. Insomma, a Noslin non solo piace segnare, l’olandese ha anche gusto per le vittime illustri. E, considerata la ritrosia dei granata a centrare colpi contro le grandi (fin qui, tra andata e ritorno, soltanto due sono stati i successi con le prime nove della classe: 3-0 sia all’Atalanta che al Napoli). Si diceva, invece, dei due assist: uno, recapitato a Lazovic, lo ha visto protagonista ancora contro i nerazzurri, l’altro, invece, ha mandato in rete Bonazzoli a Cagliari.
    Domenica la sfida al Toro
    I 4 gol e 2 assist sono quindi arrivati nelle ultime undici giornate (detto che, giusto per mettere le cose in chiaro, alla prima presenza con il Verona aveva conquistato il calcio di rigore poi sbagliato da Duda contro il Frosinone). Numeri importanti, e che tra i granata il solo Zapata può vantare. Oltretutto Noslin è stato anche impiegato prima punta, dal tecnico dei veneti Baroni, ma ha spesso occupato pure la posizione alle spalle del centravanti o ha attaccato partendo dalla corsia. Segno dell’eclettismo di un elemento che ha fatto vedere di poter giocare in ogni posizione del reparto offensivo. Decisivo, il suo contributo, per aiutare i gialloblù a salire a quota 34 punti (quattro in più dell’Udinese terz’ultima a tre giornate dal termine della stagione): e nel prossimo turno la rivale del Verona sarà proprio il Toro. Un’occasione, per la dirigenza granata, di vedere all’opera e dal vivo il talento di nazionalità olandese (e magari di scambiare qualche riflessione con gli uomini mercato veronesi). Che, opportuno ricordarlo, al suo attuale club di appartenenza non è costato. O meglio, il Fortuna Sittard ha girato al Verona il cartellino di Noslin a compensazione di un pregresso debito contratto dalla società olandese con quella di Setti. E relativa alla cessione del portiere Pandur dai gialloblù agli olandesi.
    Le mosse di Vagnati
    Vagnati, che in attesa di sciogliere le riserve sul nome dell’allenatore che prenderà il posto di Juric non può certo mantenersi immobile sul mercato, sta seguendo Noslin con grande attenzione, e consapevole del fatto che adesso servano circa 6 milioni, per prendere il giocatore. Immaginare la velocità di Noslin messa a disposizione della forza esplosiva di Zapata (ma occhio al sondaggio, per il colombiano, da parte dei messicani del Cruz Azul) è indubbiamente interessante, guardando al Toro che verrà. E che in attacco subirà una rivoluzione.
    Pellegri è in partenza, Okereke non sarà riscattato (è di proprietà della Cremonese) e Sanabria pure ha un piede e mezzo fuori dal Fila. Serviranno tanti volti nuovi, sia tra i titolari che tra le alternative. In tal senso vanno registrate le parole di Praet, in granata nel 2021-22, il primo con Juric in panchina: “Mi piacerebbe tornare in Serie A – ha dichiarato ai microfoni di Het Nieuwsblad – il Torino mi aveva ricercato, ma al Leicester pensavano fossi troppo bravo e versatile per concedere il mio cartellino a poco. Non sono polemico, né uno che si agita per trasferirsi, però sì, una proposta del Torino la ascolterei anche adesso”, ha dichiarato il belga candidandosi tra le alternative della squadra granata per il 2024-25. LEGGI TUTTO

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    Italiano su Bruges-Fiorentina e il tifo: “Molto esigenti, ma…”

    Bruges-Fiorentina, la conferenza di Italiano
    “Il pensiero è di riuscire ad arrivare come lo scorso anno a completare questo percorso per avere la possibilità di giocarci questo trofeo. Dovremo cercare di essere concreti e non sbagliare e dovremo portarli dalla nostra parte giocando con testa e disciplina, sia quando avremo il pallone che quando non ce l’avremo” – ha spiegato Italiano. Poi ha proseguito: “Queste sono partite in cui gli episodi condizionano tanto. Vedi l’espulsione di Bergamo, dove non stavamo facendo una brutta gara. Poi se rimani in inferiorità è chiaro che tutto cambia. Dobbiamo si sfruttare il gol di vantaggio, ma senza farci condizionare e continuando a fare le giocate che ci hanno permesso di arrivare qua. Dovremo cercare di metterli in difficoltà come all’andata. Nonostante i due gol su nostri errori abbiamo fatto una grande partita. Serviranno i soliti aspetti che a volte abbandoniamo: attenzione, applicazione e sapere a cosa andiamo incontro. Come sta Bonaventura? Vediamo domani. Oggi ha fatto lavoro a parte, vediamo come starà, sentiremo le sue sensazioni e decideremo. Tutto rimandato a domani”.
    Poi sul tifo: “Il primo pensiero è che Firenze è una piazza davvero molto esigente, una piazza che mette quella sana pressione, che dà lo stimolo per tenere alta l’attenzione. E’ normale che tutti si debba migliorare, io per primo che sono giovane e ho tanto davanti per crescere e migliorare. Ma posso solo dire che allenare a Firenze è un privilegio, la maglia viola è qualcosa di fantastico e la possibilità di dargli qualcosa di straordinario è bello. Non abbiamo ancora finito. Il percorso è positivo, poi è normale che tutti chiedano di più… Firenze chiede tanto, ma per me è tutto a posto”.
    Italiano: “Castrovilli fuori lista? Devo ripensare a cosa è successo”
    Italiano ha poi fatto un’analisi della stagione della Fiorentina: “Il percorso fin qui è positivo, siamo arrivati ad un’altra semifinale. Poi vediamo quello che accadrà domani, ma essere arrivati al 7 maggio con la possibilità di giocarci un trofeo è comunque qualcosa di straordinario. Questa competizione ci ha visto per due anni protagonisti, abbiamo regalato emozioni ai nostri tifosi e vogliamo continuare. Ma fin qui il percorso fatto in Europa è stato più che positivo”. Su Castrovilli fuori dalla lista per l’Europa: “Dovrei ripensare a ciò che era accaduto in quei giorni. Non ricordo perché non siamo riusciti ad inserirlo. Ma se devo spendere parole su Gaetano lo faccio volentieri: sta dimostrando di essere un ragazzo serio, con grande disponibilità. Nel momento in cui verrà recuperato al 100% tornerà il giocatore che tutti conoscevamo. Dispiace per Sottil: stava iniziando a sentire la porta, ad essere più incisivo, poi si è fatto male. Quest’anno fra pali, traverse, risultati sbagliati è stato strano, succede, abbiamo sempre trovato soluzioni e lo faremo anche domani”.
    Poi ha proseguito: “L’esperienza europea è bellissima e sono felice di averla affrontata con questi ragazzi, per noi ogni partita è vita o morte. Quando mi hanno chiamato e dato la possibilità di allenare la Fiorentina è stato bello, quando la affrontavo da calciatore era appassionante. E ripeto, essere l’allenatore della viola è un privilegio esagerato”. Su Nzola: “All’andata quando è entrato fin dal primo pallone si è visto un altro spirito e un’altra voglia. Con l’Hellas secondo me ha disputato un’altra ottima gara, poteva anche segnare. Per me è recuperato dal punto di vista mentale, se sta bene fisicamente può dare tanto per stazza e velocità. Queste sono partite importanti e averlo a disposizione, a posto mentalmente, può aiutarci e darci tanto. La sua presenza può aggiungere qualcosa a questo finale di stagione”.
    Bruges-Fiorentina, la conferenza di Martinez Quarta
    Queste le parole di Martinez Quarta: “Le partite ad eliminazione diretta si preparano in modo diverso. Siamo felici di ciò che abbiamo fatto, siamo in semifinale da due anni e abbiamo sfiorato la finale di Coppa Italia. Domani cercheremo di portare la Fiorentina ad un’altra finale, sarà una bella partita, siamo carichi e cercheremo di dare il massimo. Io goleador? Sono felice di aiutare la squadra, spero di segnarne ancora tanti da qui alla fine. Paragoni con Passarella per il record di gol (gliene mancano due)? Non ci ho mai parlato, ma è motivo di orgoglio anche solo avere la possibilità di poterlo raggiungere. Questa è una spinta personale, ma voglio solo aiutare la squadra. Spero che domani si possa fare una grande partita, vogliamo partire forte e non importa chi fa gol, conta solo vincere e raggiungere un’altra finale”. Poi ha concluso: “Sarebbe bellissimo vincere un trofeo, per quello che rappresenta il club, per il fatto che sono tantissimi anni che manca. Sarebbe bellissimo poter portare un titolo alla città e questo gruppo lo merita nonostante qualche critica di troppo”. LEGGI TUTTO