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    Ronaldo, le carte del processo Juve, gli stipendi: tutta la verità

    Ronaldo, 20 milioni da ricevere, gli accordi laterali e le carte processuali. Proviamo a mettere un po’ d’ordine su una vicenda che, sfruttando l’altisonante nome del portoghese ha creato rumore e altrettanta confusione.

    Ronaldo ha chiesto le carte dell’inchiesta Prisma, quella della Procura di Torino sul presunto falso in bilancio della Juventus?

    Sì, le ha chieste il 4 luglio, dopo che il suo nome era già emerso dalle indiscrezioni trapelate nel corso delle indagini e rese pubbliche dai media. Si erano infatti, a lungo parlato della famigerata “carta Ronaldo”, che avrebbe contenuto un accordo privato relativo alla manovra stipendi/covid della stagione 2019-20.

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    Juve, il processo mediatico fa danni che nessuno paga

    Vittorio Manes è professore di Diritto penale all’Università di Bologna, è un noto avvocato e a maggio ha pubblicato un libro che sembra la cronaca di questi giorni: si intitola “Giustizia mediatica. Gli effetti perversi sui diritti fondamentali e sul giusto processo”. Contiene una profonda analisi di quanto i mass media possano inquinare l’iter giudiziario e violare in modo grave il principio della presunzione di innocenza e i diritti fondamentali. Il modo in cui i media stanno trattando l’inchiesta della Procura di Torino sulla Juventus ne è un esempio lampante e di clamorosa attualità: «Vero, ma non voglio assolutamente entrare nel merito della vicenda, per rispetto degli inquirenti e degli indagati. Non commento i processi nei quali sono coinvolto da avvocato, a maggior ragione quelli di cui ho poche o nulle informazioni», spiega Manes. Ma il problema di diritto è subito saltato agli occhi anche a lui. «Sì, quello che stanno vivendo la Juventus e i suoi dirigenti sembra avere tutti gli stilemi di un processo mediatico. E come accade in queste vicende, le notizie riflettono solo la fase delle indagini preliminari, una fase nella quale domina la tesi dell’accusa. Nel caso della Juventus le informazioni divulgate dai media sono tratte dall’ordinanza cautelare, atto adottato dal gip su richiesta degli inquirenti senza confronto con la difesa. E oltretutto da un’ordinanza nella quale il Gip ha rifiutato di disporre le misure richieste. È chiaro che la prima vittima è la presunzione di innocenza, oltre che il diritto alla difesa: gli indagati diventano automaticamente presunti colpevoli o colpevoli in attesa di giudizio. L’esito del dibattimento – che arriverà dopo diversi anni – interesserà poco ed anche in caso di assoluzione la liquidazione anticipata dei diritti, onore e reputazione, non sarà mai risarcita».

    Il problema principale sono le intercettazioni pubblicate indiscriminatamente?

    «Purtroppo e’ una prassi deprecabile quanto diffusa quello della divulgazione delle intercettazioni, e in particolare delle conversazioni telefoniche nelle quali si formulano spesso valutazioni e opinioni personali, si utilizza spesso un linguaggio diciamo prosaico o magari vernacolare, si intesse una narrazione che rende la realtà in modo iperbolico, spesso distante dai fatti. Il codice disciplina le intercettazioni tra i mezzi di ricerca della prova, ma una volta divulgate diventano prove agli occhi dell’opinione pubblica, anche se non lo sono affatto. Nel processo penale la prova si forma in dibattimento, nel contraddittorio tra accusa e difesa, dove si verifica se il contenuto dell’intercettazione corrisponde a verità, magari inserendola in un contesto più ampio, accostandola ad altre telefonate e via dicendo».

    Si assiste, invece, a una generosa diffusione di frammenti di conversazione.

    «Abbiamo esempi innumerevoli che un’intercettazione inserita in un contesto assume un significato completamente diverso. Se poi viene diffusa in modo arbitrario, scegliendo ciò che più può provocare curiosità, sconcerto o indignazione, se ne stravolge ancora di più l’utilizzo, creando una verità istantanea che non corrisponde alla verità processuale, ma tende solo a gettare un’ombra negativa sugli indagati così corroborando la tesi dell’accusa in chiave colpevolista. Ma le tesi di accusa, quando inizia un processo, sono solo ipotesi. La verità processuale è lenta, è fatta di un percorso di ricostruzione lungo e faticoso, che deve rispettare regole e garanzie per ridurre il rischio di errori giudiziari».

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    Diretta Gzira United-Inter ore 18: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    TORINO – Comincia con un’amichevole internazionale contro lo Gzira United il ritiro a Malta dell’Inter di Simone Inzaghi, in attesa di riprendere il campionato il prossimo 4 gennaio 2023 nel big match contro la capolista Napoli. Anche se senza tutti i nazionali, per il gruppo nerazzurro si tratta di un appuntamento importante per testare le condizioni dopo questo breve periodo di vacanza. Quello con i maltesi è il primo test in programma durante questa fase di ritiro, il secondo è stato fissato per il 7 contro il Salisburgo, prima di tornare a Milano il 9 dicembre.Guarda la galleryL’Inter riparte a fari spenti: Inzaghi guida tra elastici, duelli e partitella
    Dove vedere Gzira United-Inter: streaming e diretta tv
    Non è prevista una trasmissione televisiva dell’amichevole internazionale a Malta tra lo Gzira United e l’Inter, in programma alle ore 18. La partita potrà però essere vista in streaming sul canale Facebook ufficiale della squadra nerazzura.
    Gzira United-Inter: probabili formazioni
    GZIRA UNITED (3-4-3): Zarkov; Dias, Mentz, Riascos; Scerri, Cosic, Tabone, Pisani;  Jefferson, Kolega, Maxuell. All.: Darren Abdilla.
    INTER (3-5-2): Handanovic; Bastoni, Skriniar, Bellanova; Dimarco, Barella, Asllani, Calhanoglu, Darmian; Dzeko, Carboni. All: Simone Inzaghi.
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    Juve, con il rischio dei punti di penalizzazione parte la stagione “virtuale” dei bianconeri!

    TORINO – L’agenda bianconera, in un solo apparentemente anonimo lunedì sera di fine novembre, è stata presa, stracciata e ribaltata. Le date nella testa dei tifosi, in astinenza da Juventus a causa dell’irruzione del Mondiale in Qatar e a maggior ragione dopo la rimonta ingranata in campionato, fino a quel momento non uscivano dal perimetro del rettangolo verde: il 6, ovvero domani, la ripresa della preparazione alla Continassa, il 17 l’amichevole a Londra con l’Arsenal. E invece. Invece le dimissioni dell’intero CdA, piovute esattamente una settimana fa, hanno riscritto anche i numeri che frullavano nella mente del popolo bianconero. Ora a dominare sono il 18, giorno entro il quale la Procura Generale della Cassazione dovrà esprimersi su dove giocare la partita legale, e tutt’al più il 27, data a cui è slittata l’Assemblea degli Azionisti.Guarda la galleryJuve accerchiata: tifosi al contrattacco sui socialIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Milito tra Genoa, Inter, Real Madrid e Mourinho

    TORINO – L’eroe del Triplete nerazzurro si racconta nuovamente in una lunga intervista al portale spagnolo JotDownSport. Lui, Diego Milito, autentico protagonista dell’anno d’oro dell’Inter di Mourinho nel 2010 in cui si vinse tutto quello che c’era da vincere (Campionato, Coppa Italia e Champions League). “El Principe” avrebbe potuto anche vestire la gloriosa maglia del Real Madrid durante la sua carriera: “Sì, prima di tornare al Genoa e poi all’Inter, il Madrid si è interessato a me. Ho avuto la possibilità di andare, ma non so cosa sia successo alla fine. Ma non mi pento di niente. L’Inter? Già a gennaio si diceva che mi volessero, ma Enrico Preziosi non mi avrebbe mai lasciato partire a metà stagione. Era il 2009 e José Mourinho mi ha chiamato quando tutto era ufficiale. Mi ha accolto, mi ha parlato del club dicendomi cosa avrebbe voluto da me. E’ stato molto gentile e affettuoso. Mi ha chiesto se volevo giocare con la maglia 22.  Lo apprezzo per tutto quello che mi ha trasmesso”. Ancora Milito sullo “Special One”: “Ha un enorme potere di seduzione. Ti convince di ciò che vuole. Riesce ad entrare nel profondo e a gestire molto bene i momenti difficili, è un vincente… Sa quando litigare e accarezzare. Mourinho dentro è piacevole, attento e unico. Mou mi voleva al Real Madrid? Sì, abbiamo parlato. Gli sarebbe piaciuto perché me l’ha detto, ma sapeva che l’Inter non mi avrebbe lasciato andare”. Su Eto’o: “È arrivato e si è messo a disposizione della squadra. Ha giocato sulla fascia sinistra e lo ha fatto senza problemi. È fantastico perché ci ha fatto vincere dei titoli. Vedere Eto’o uscire dalla zona dove era sempre decisivo, l’area, per mettersi a disposizione della squadra è stato qualcosa di emozionante. La nostra Inter squadra tattica? Io la vedo al contrario, perché penso che abbiamo giocato con quattro o cinque attaccanti: Samuel, Pandev, Sneijder, Maicon e io. Nell’Inter di Mou i giocatori offensivi hanno fatto sacrifici in difesa. Questo è stato un pregio. Per ottenere tutto ciò è stato necessario anteporre il noi al sé. Abbiamo offerto un notevole supporto e ripeto che abbiamo avuto un taglio molto più offensivo che difensivo”, conclude Milito. Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Juventus, intercettate anche le strategie di mercato: tutti i nomi in agenda

    Paginate e paginate di intercettazioni telefoniche e ambientali, di appunti, di mail. A ben vedere, possono tornare utili non soltanto a voyeurismo da dinamiche del dietro le quinte che stuzzica la curiosità innata e il gusto (più o meno morboso) di sapere cosa succede nella stanza dei bottoni quando i manovratori sono lontano dai riflettori, faccia a faccia. O alle spalle. No, possono tornare utili anche per capire certe dinamiche di mercato. Una curiosità, tra tante. Una mail inviata da Fabio Paratici all’allora braccio destro Federico Cherubini e a Claudio Chiellini, oggi direttore sportivo del Pisa ma all’epoca anche lui uomo mercato bianconero: «Giocatori da seguire giovani: Haaland – Malen – Zaniolo – Kulusevski – Tonali – Kumbulla». E ancora: «Milik e Donnarumma da seguire per 2021 in scadenza». LEGGI TUTTO

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    Pelé in ospedale, il pensiero di Lapo Elkann per O Rei

    TORINO – I tifosi nel mondo fanno il tifo per Edson Arantes do Nascimento. Pelé è in ospedale e il calcio è in apprensione per O Rei, che da mesi è sottoposto alla cure per curare un cancro. Adesso, tutti si stringono attorno al più rande di tutti i tempi. «Siate calmi e positivi», scrive lui sui social. Chi ama il pallone, e lo sport, la storia dello sport, gli è vicino. Come Lapo Elkann, che da giovane ha vissuto con la famiglia in Brasile: «Un fortissimo abbraccio a Pelé. Gli auguro dal profondo del ?cuore di superare presto questo difficile momento. Una preghiera per Lui», il tweet del nipote dell’Avvocato. Un forza Pelé universale, senza confini e con mille bandiere. LEGGI TUTTO

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    “Il vero Toro che vorremmo: Il Fila, i valori, il Museo, la comunicazione, l’identità, l’amore, i tifosi uniti. E il cairismo”

    Care lettrici e cari lettori, care tifose e cari tifosi granata, siamo felici di potervi offrire un resoconto di quanto è andato in scena l’altra sera nelle sale del Circolo dei Lettori, storica, splendida istituzione culturale torinese. Un resoconto (lo scriviamo subito) inevitabilmente incompleto, a fronte di una tavola rotonda sulla storia e i destini del Toro durata oltre 3 ore (!) e pregna di concetti profondi e sentimenti forti. L’evento, organizzato da Tuttosport per il 116° compleanno del Torino (3 dicembre 1906), ha avuto per protagonisti dieci Personaggi (doverosa l’iniziale maiuscola) anche diversissimi tra loro per età, esperienze personali e carriere artistiche e professionali, ma tutti accomunati dalla fede granata: una rappresentanza simbolica formata da “dieci piccoli (grandi) indiani”, per dirla un po’ con Agatha Christie e un altro po’ con Emiliano Mondonico. Con una penna in mano e davanti agli occhi un foglio bianco, come si sarebbe premesso un tempo, proveremo ora a far entrare un oceano nello spazio di un lago: ci assistano il calore e l’empatia. Sarà una summa, a metà strada tra uno zibaldone e un bignami: semi gettati nel terreno anche tra critiche dure (e condivisibili), significative testimonianze dei nostri invitati (che una volta di più ringraziamo), tematiche portanti emerse con spirito costruttivo, percorrendo i mille sentieri dell’amore per il Toro. Sul giornale di domani la seconda puntata.

    Oskar: «Il mio più grande desiderio è che il popolo granata torni unito come un pugno. La cosa che più mi sta a cuore in questo momento è che si recuperino l’unità e la compattezza dei tifosi. Come Mods, circa 10 anni fa ci spostammo dalla curva Maratona alla Primavera perché da sempre rifiutiamo di fare la Tessera del Tifoso, documento che però, in quel periodo, era obbligatorio per sottoscrivere l’abbonamento. Eravamo obbligati a comprare il biglietto di partita in partita e rischiavamo di restare senza un posto fisso per noi e per lo striscione in Maratona, praticamente esaurita dagli abbonamenti. Ci spostammo quindi di là con tutti gli ultrà non tesserati, ai quali si aggiunsero, negli anni seguenti, anche altri tifosi storici in dissidio con la linea della Maratona di quel periodo».

    Cassardo: «Certo, ricordo benissimo. E si arrivò poi agli esperimenti sociali, più avanti».

    Pennisi: «Io abito a Roma, ma la divisione del tifo nel tempo si è allargata anche oltre il Piemonte, purtroppo».

    Oskar: «La distanza creò incomprensioni tra alcuni appartenenti alle varie frange della tifoseria… non noi… che creò qualche spiacevole tensione. E all’esterno qualche male informato reputava che il motivo delle divergenze fosse soltanto la posizione pro o contro la proprietà del club».

    Radice: «Hai ragione, Oskar. L’unità dei tifosi è uno dei primi obiettivi da raggiungere, è fondamentale per il nostro futuro».

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