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    Agnelli e la Juventus, una storia di successi: i 30 trofei vinti

    Dopo 12 anni si chiude l’era Andrea Agnelli. Il presidente bianconero, infatti, si è dimesso insieme a tutto il CdA bianconero causando un vero e proprio terremoto nel mondo del calcio. L’ormai ex numero uno della Vecchia Signora prese in mano il timone nel 2010 e in 12 anni sono stati diversi i risultati conseguiti. Lo stesso Andrea Agnelli, nella lettera indirizzata ai dipendenti della Juventus, ha sottolineato i grandi traguardi raggiunti sia a livello societario che a livello sportivo. Anni in cui la bacheca si è arricchita con tantissimi trofei (30), conquistati non solo dalla prima squadra ma anche dalla formazione femminile e Next Gen. La Juventus, insomma, sotto la guida di Andrea Agnelli è tornata sul tetto d’Italia e a un passo dalla conquista della Champions League, perdendo due finali, una a Berlino contro il Barcellona nel 2015 e una contro il Real Madrid a Cardiff due anni dopo. “I nostri grandi rimpianti”, li ha definiti così l’ex numero uno bianconero. LEGGI TUTTO

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    Schuurs: Dubai, Filadelfia e una convalescenza che prosegue bene

    TORINO – La sua voglia di Toro è irrefrenabile. Non era scontato che Perr Schuurs si ambientasse così bene nei suoi primi mesi in Italia: il centrale difensivo olandese, arrivato in estate dall’Ajax per colmare il vuoto lasciato dalla cessione di Gleison Bremer alla Juventus, finora è stato sorprendente sotto ogni punto di vista. Era lecito aspettarsi che, sul terreno di gioco, avrebbe impiegato un po’ di tempo per assimilare i tatticismi del calcio italiano. In particolare, si pensava che trovasse maggiori difficoltà nell’impostazione difensiva di Juric: non tanto per i movimenti, molto simili a quelli della scuola olandese, quanto per lo schieramento a tre. Mai sperimentato, dunque motivo di curiosità e di apprendimento immediato. Schuurs ha subito capito il Toro, integrandosi alla perfezione nei meccanismi granata.

    Poi, durante la sfida contro la Sampdoria, il contatto con Amione al limite dell’area e la conseguente caduta dopo il fallo hanno portato al brutto infortunio alla spalla. La lussazione gleno-omerale alla spalla destra fortunatamente non ha avuto bisogno di un intervento chirurgico: spauracchio scongiurato con l’ultimo controllo effettuato il giorno dopo il pareggio di Roma. Ma la terapia conservativa comporta un lungo lavoro di fisioterapia, che Schuurs adesso svolgerà a Torino. Si è presentato ieri al Filadelfia: non era scontato, visto che avrebbe potuto proseguire la prima parte della riabilitazione in Olanda, ma ha voluto a tutti i costi esserci. Per stare coi compagni, per vivere l’atmosfera dello spogliatoio, per sposare in maniera ancor più avvolgente il Toro. E soprattutto perché sta meglio: non poteva esserci notizia migliore per Juric.

    Dunque, Schuurs è in Italia. Probabilmente – ma tutto dipenderà dalla velocità di ripresa dell’olandese – il 7 dicembre non partirà con la squadra alla volta di Murcia. Il Toro preferisce farlo restare al Filadelfia, per permettergli di recuperare con tutta la calma del mondo. Non perché non rappresenti una colonna della difesa granata, ma perché un’eventuale ricaduta costerebbe sicuramente l’operazione. Prospettiva da evitare a tutti i costi, visto e considerato che i tempi di lontananza dal campo si allungherebbero notevolmente. Schuurs ha riabbracciato i propri compagni di squadra, i quali nei giorni scorsi lo avevano festeggiato sui social in occasione del compleanno: l’olandese il 26 novembre ha infatti compiuto 23 anni. Nei giorni scorsi Perr si è goduto qualche giorno di relax a Dubai in compagnia della fidanzata, dedicandosi individualmente al recupero dall’infortunio alla spalla: aveva un programma fra palestra e piscina che ha svolto con estremo scrupolo. Schuurs, che avrebbe sognato di essere ai Mondiali ma si è dovuto accontentare di tifare a distanza i suoi connazionali in Qatar, è un professionista serissimo. Ma è soprattutto un giocatore forte: tecnicamente, fisicamente e mentalmente. Juric ha descritto così il suo primo approccio al calcio italiano: «Ha una mentalità pazzesca. Ci sono cose che fa veramente bene e altre in cui deve migliorare tanto. Sono convinto che abbia una grande visione di gioco e una velocità incredibile, ma per diventare un difensore importante deve crescere. Lavorare con lui è un piacere». Il tecnico non vede l’ora di ritrovarlo. Schuurs è una risorsa indispensabile: il suo arrivo a Torino lo deve alla caparbietà di Vagnati, il primo ad aver messo nel mirino uno dei talenti più brillanti in circolazione.
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    Agnelli, lettera ai dipendenti Juve: “Una nuova formazione per vincere ancora”

    TORINO – Pochi minuti dopo l’annuncio clamoroso delle dimissioni dell’intero CdA della Juventus, Andrea Agnelli ha scritto una lettera a tutti i dipendenti bianconeri in cui rivendica i “risultati straordinari” ottenuti: “Cari tutti, giocare per la Juventus, lavorare per la Juventus; un unico obiettivo: Vincere. Chi ha il privilegio di indossare la maglia bianconera lo sa. Chi lavora in squadra sa che il lavoro duro batte il talento se il talento non lavora duro”.
    Juventus, la lettera di Agnelli
    “La Juventus – continua – è una delle più grandi società al mondo e chi vi lavora o gioca sa che il risultato è figlio del lavoro di tutta la squadra. Siamo abituati per storia e Dna a vincere. Dal 2010 abbiamo onorato la nostra storia raggiungendo risultati straordinari: lo Stadium, nove scudetti maschili consecutivi, i primi in Italia ad aver una serie Netflix e Amazon Prime, il J|Medical, cinque scudetti femminili consecutivi a partire dal giorno zero. E ancora, il deal con Volkswagen (pochi lo sanno), le finali di Berlino e Cardiff (i nostri grandi rimpianti), l’accordo con Adidas, la Coppa Italia Next Gen, la prima società a rappresentare i club in seno al Comitato Esecutivo Uefa, il J|Museum e tanto altro”.
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    Moggi, il terremoto Juve e il nuovo presidente: “Ecco chi potrebbe essere”

    TORINO – Dopo la notizia del clamoroso terremoto all’interno della Juventus, con il consiglio di amministrazione che si è dimesso in blocco, cominciano già ad arrivare le prime reazioni. Tra queste, anche quella dell’ex dirigente Luciano Moggi, che ne ha parlato a caldo mentre era ospite su 7 Gold della trasmissione “Il Processo ai Mondiali”.
    La previsione di Moggi
    “Sono davvero sorpreso – ha detto Moggi – e non me l’aspettavo. Chi potrebbe essere il presidente? Non escludo che possa essere una donna. In tempi di dominio delle donne, non escludo che possa esserci questa rivoluzione anche alla Juventus”. Pur non avendo fatto nomi, il riferimento di Moggi sembra essere indirizzato verso Evelina Christillin. LEGGI TUTTO

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    CdA straordinario Juve, dimissioni in blocco. Lascia anche Agnelli!

    TORINO – A seguito di un CdA straordinario il consiglio di amministrazione della Juventus ha presentato in blocco le proprie dimissioni, compreso il presidente Andrea Agnelli (in carica dal 19 maggio 2010), che ha lasciato così la sua carica. Insieme a lui pure il suo vice Pavel Nedved, l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene e i membri Laurence Debroux, Massimo Della Ragione, Katryn Fink, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio, Giorgio Tacchia e Suzanne Keywood.
    Le motivazioni del passo indietro
    La decisione unanime per il passo indietro arriva a seguito del coinvolgimento dell’organo nell’indagine Prisma, aperta dalla Procura di Torino con l’accusa di falso in bilancio, e per via delle ultime contestazioni della Consob, che hanno spinto a rivedere il progetto di bilancio da approvare e far slittare per due volte l’assemblea degli azionisti (fissata adesso il 27 dicembre).
    Notizia in aggiornamento
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    Questione San Siro: le ruspe? Possono attendere, per ora…

    MILANO – L’argomento non sarà all’ordine del giorno nel Cda dell’Inter programmato per discutere la trimestrale, però resta una spina conficcata nel fianco di chi – forse non rendendosi conto di cosa rappresentasse per i milanesi – voleva rottamare San Siro per costruire un nuovo stadio. Un’azione che il club nerazzurro ha condotto a braccetto con il Milan. I cinesi di Suning e gli americani di RedBird (ed Elliott) sembrano sempre più in un vicolo cieco e pure il sindaco Sala è su un letto di spine, considerati i mal di pancia della sua maggioranza sull’argomento e il timore che le squadre decidano di emigrare a Sesto San Giovanni (che propone l’area ex Falck), lasciando il Comune, come spesso ribadito dal sindaco “con il cerino in mano”, ovvero la necessità di gestire un impianto da quasi 80mila posti con costi molto alti.
    Il ruolo di Asm Global
    A ingarbugliare ulteriormente la vicenda, l’orientamento del governo con il sottosegretario di Stato alla cultura Vittorio Sgarbi che, sin dal suo insediamento, ha dato battaglia all’intenzione di demolire il Meazza (mentre La Russa, presidente del Senato, ha avanzato al sindaco Sala l’idea di mantenere in vita i due impianti uno al fianco dell’altro). La questione è fortemente divisiva (pochi giorni fa è stato depositato l’ennesimo ricorso al Tar) e in questo quadro trae forza il comitato “Sì Meazza” che, attraverso il suo portavoce, Luigi Corbani, in una nota ha elencato i tre motivi che, anche in caso di via libera del Comune al progetto di Milan e Inter per la realizzazione di un nuovo stadio nell’area di San Siro, impediranno di radere al suolo l’attuale impianto. Il primo motivo citato da Corbani riguarda il fatto che “lo stadio di Milano è un bene tutelato: oltre alle decisioni del ministero dei Beni e delle Attività culturali, preannunciate dal sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, comunque nel 2025 scatta la tutela per i settant’anni del secondo anello, parte integrante del primo e del terzo anello”. Il secondo motivo è legato agli equilibri politici in giunta: “Non esiste più la maggioranza in Consiglio comunale a sostegno della demolizione del Meazza, a meno che il sindaco voglia appoggiarsi sulla Lega di Matteo Salvini”. Ultimo motivo per sperare che San Siro rimanga lì dov’è è l’ingresso sulla scena di Asm Global, società disposta a gestire l’impianto nel caso in cui Milan e Inter dovessero confermare la volontà di costruire un nuovo stadio di fianco al Meazza. In questa ingarbugliatissima vicenda l’unica certezza è che sarà la Scala del Calcio a ospitare la cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Milano-Cortina 2026.
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    Fantacalcio Bologna, ripresi gli allenamenti: differenziato per due giocatori

    BOLOGNA – Ripresa degli allenamenti a Casteldebole per il Bologna di Thiago Motta. Dopo la sosta di due settimane, i rossoblù sono tornati in campo per preparare la ripresa del campionato in programma a gennaio. Di seguito il report pubblicato sul sito ufficiale del club: “Dopo le due settimane di sosta, sono ripresi oggi a Casteldebole gli allenamenti della squadra in presenza dei giocatori che non hanno avuto impegni con le rispettive nazionali. Questa mattina i rossoblù hanno lavorato in campo con esercitazioni con la palla e corsa, nel pomeriggio, sempre sul campo, hanno svolto una sessione di test atletici. Kevin Bonifazi e Andrea Cambiaso hanno fatto allenamento differenziato in campo al mattino e in palestra nel pomeriggio”. LEGGI TUTTO

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    Juve, operazione cessioni: da McKennie a Rabiot, ecco chi partirà

    TORINO – Operazione sfoltitura al via, e se per caso si tratterà di qualcosa di più sostanzioso, alla Continassa non chiuderanno le porte alla fila di compratori. La Juventus tutta (Massimiliano Allegri, il ds Federico Cherubini e i suoi collaboratori, di più: l’intero staff dirigenziale) concorda: prima di acquistare bisogna vendere. E siccome c’è un mercato che si sviluppa da sé grazie alle vagonate di denaro che oltre Manica si moltiplicano da sole, alla Premier conviene sempre prestare attenzione. Tanto più che Weston McKennie, Adrien Rabiot e Moise Kean da quelle parti lì piacciono ancora. E tanto.
    Nomi e soldi
    Va da sé che l’eventuale partenza dei tre di cui sopra comporterebbe un certo risparmio alla voce dei rispettivi ingaggi. Nel dettaglio: McKennie, che con la Juve ha un contratto fino al 2025, in verità non guadagna tantissimo rispetto alla media – 2,5 milioni – ma di questi tempi se si può fare economia non ci si tira certo indietro; Rabiot, al contrario, di milioni ne guadagna 7 netti più bonus e il suo è comunque un caso a parte, visto che andrà in scadenza a fine giugno 2023 e in questo momento in pochi credono a un rinnovo; la “paga” di Kean si aggira sui 3 milioni netti. Metti nel conto, anche se non soprattutto, i risparmi messi da parte evitando di corrispondere ancora lo stipendio ad Angel Di Maria (6 milioni netti più bonus) e Leandro Paredes (7,5), ora come ora più fuori che dentro i piani della Juventus del prossimo futuro, e il disegno si completa: per una nuova Juve, meglio prima liberarsi di tracce giù o meno concrete di quella antica.
    Almeno uno va di sicuro
    La Premier League, si scriveva, lì dove il prodotto tira sempre, le tv pagano tantissimo e i club incassano per poi reinvestire. Da Londra giungono fresche novità: tramite intermediari si stanno infittendo i contatti tra il Tottenham e l’entourage di McKennie, il che non stupisce, semmai è la conferma dell’appeal che il texano esercita su Antonio Conte e Fabio Paratici, rispettivamente allenatore e direttore generale degli ambiziosi Spurs. Lo stesso club che, al contempo, corteggia sotto traccia Rabiot: in regime di svincolo, è evidente che il francese intrighi anche il Chelsea e si sussurra che lo stesso Manchester United, malgrado la “scottatura” dell’estate scorsa, possa tornare alla carica. Perché, appunto, il cartellino costerebbe zero, a meno che madame Véronique e la Juventus non trovino un’intesa per un prolungamento propedeutico alla cessione. Quanto a Kean, se i bianconeri non riscattassero l’attaccante dall’Everton svenandosi terribilmente (costo dell’operazione: 28 milioni, dopo i 7 già sborsati, premi a parte), in Inghilterra si scrive che Moise sia entrato nel mirino del Newcastle saudita.
    Da Mar del Plata al top
    Pillola su Soulé: anche il giovane (2003) Matias sarà oggetto del summit tra Allegri e la dirigenza per fare il punto sul mercato. Non è detto che venga prestato a gennaio, visto che finora non ha giocato tanto (308 minuti per 10 presenze complessive stagionali tra Serie A, Champions e gli impegni con la Next Gen), perché Max lo apprezza tanto. Empoli, Spezia e Sampdoria, ad ogni modo, restano alla finestra.
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