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    Fonseca, ufficiale l’addio al Lille: tutto pronto per il Milan

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    Europa League 2024 2025: squadre già qualificate, fasce e nuovo format

    Così come la Champions, anche l’Europa League cambia formato a partire dalla prossima edizione. 36 squadre partecipanti divise in quattro fasce da nove squadre ciascuna. Niente più gironi, ma un’unica grande fase con le prime otto qualificate direttamente ai playoff e altre 16 impegnate nei playoff. Ecco le squadre già qualificate, le fasce ipotetiche e il funzionamento. La nuova Europa League sarà in diretta sui canali Sky Sport
    LA CHAMPIONS LEAGUE 2024/2025 LEGGI TUTTO

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    Real Madrid, Florentino Perez e Ancelotti oltre i miti

    BARCELLONA – Come in ogni favola che si rispetti, la relazione di Carlo Ancelotti con la massima competizione continentale è cominciata con una delusione. Cocentissima. Oltre la sconfitta in sé. Nel 1984, infatti, Carletto non solo la perse, ma fu anche costretto a rinunciare alla finale della Coppa dei Campioni vinta, poi, ai rigori dal Liverpool nella “sua” e contro la “sua” Roma. Dagli errori dal dischetto di Bruno Conti e Ciccio Graziani sono, però, passati 40 anni e, nel frattempo, la traiettoria sportiva dell’attuale tecnico del Real Madrid ha assunto contorni leggendari.
    Ancelotti: “Non ci si abitua mai a vincere”
    Fiabeschi, appunto. Soltanto la Casa Blanca, infatti, ha vinto più coppe dalle grandi orecchie di lui: 15 a 7. Secondo posto che Don Carlo “condivide” con Florentino Pérez (di cui ci occuperemo dopo) e con l’altra sua squadra del cuore, quel Milan alla cui leggenda ha contribuito anche lui con quattro Champions League, due conquistate in pantaloncini e maglietta agli ordini di Arrigo Sacchi e altrettante alzate al cielo in giacca e cravatta, soffrendo nell’area tecnica: “Abituato a vincere Champions? Beh, in realtà uno non si abitua mai a vincere – ha assicurato subito dopo il trionfo di Wembley contro il Borussia Dortmund – . E poi è stato difficile, molto di più di quanto avessi immaginato perché nel primo tempo siamo stati vagabondi e abbiamo sofferto tanto, mentre nella seconda frazione abbiamo giocato molto meglio. Queste, però, ora sono stupidaggini e quello che conta è che il sogno continua”.
    Le sue impareggiabili statistiche si fondono e si confondono con la sua umiltà. Ed è proprio questa sua leggerezza (più che modestia) che gli ha permesso di conquistare il cuore del popolo merengue: “Se ero arrabbiato alla fine del primo tempo? No, non avevo bisogno di arrabbiarmi, bensì di chiarire un po’ le cose. Era ovvio che dovevamo modificare qualcosa e lo abbiamo fatto cambiando il sistema di gioco (passando dal 4-4-2 al 4-3-3 con Vinicius e Rodrygo sulle fasce e Bellingham centravanti, ndr). Ma non abbiamo perso mai la tranquillità. Non ho preso la decisione da solo, ne abbiamo parlato all’intervallo nello spogliatoio, i ragazzi erano d’accordo e lo abbiamo fatto. E le cose sono andate meglio”.
    Sembra facile, ma a renderlo semplice è il suo atteggiamento, sempre costruttivo: “Li ho esortati a fare meglio, ma il merito è di tutti. Questo Real è una famiglia calcistica dove tutti lavorano e l’ambiente è sano. E lavorare in una famiglia è decisamente meglio che lavorare in fabbrica”. Tra i tanti record stabiliti in questi anni da Carletto, il fatto di essere l’allenatore con più Champions della storia (5, due in più di Bob Paisley, Zinedine Zidane e Pep Guardiola) e di essere uno dei pochi a essere riuscito a vincerla sia da calciatore sia da tecnico (soltanto Frank Rijkaard, Zizou e Pep sono stati in grado di fare altrettanto) lo rendono uno dei principali totem della più importante competizione per club a livello non solo europeo, ma mondiale. Questo, però, non vuol dire che sia già arrivato il momento di voltarsi indietro e godersi quanto fatto. Il contratto che lo lega al Real fino al 2026 lo obbliga a guardare avanti. E il primo a saperlo è proprio lui: “È così, tutti se lo aspettano”.
    Il primato del capitano Perez
    Tutti, è vero, ma soprattutto uno: Florentino Pérez, l’altra grande colonna del Grande Real a colori. Quello in bianco e nero, invece, ha scritto la storia di questo sport a cavallo tra gli Anni Cinquanta e Sessanta, sotto la guida visionaria di Santiago Bernabéu: “È stato un pioniere perché capì che la costruzione del migliore stadio del mondo e la concentrazione dei migliori calciatori era la formula perfetta per forgiare l’icona universale che è oggi il Real Madrid”, ha ammesso l’attuale numero uno blanco che, numeri in mano, la lezione di Bernabéu l’ha imparata a memoria, riuscendo non solo a emularlo, ma anche a superarlo. Come dicevamo, infatti, sono sette anche le sue Champions League, una in più del leggendario presidente che dà il nome al tempio madridista.
    E, in realtà, anche per numero di titoli complessivi, il Doblete ha permesso a Pérez di operare il sorpasso, 35 a 33: “Aver creato una competizione è più importante che vincerla” ha tuttavia sottolineato, facendo capire quali altre ambizioni – oltre a quelle sportive ed economiche – lo abbiano spinto a lanciarsi nell’avventura Superlega. Subito dopo la rimonta grazie alla quale il Real Madrid ha ribaltato e eliminato, negli ultimi minuti, il Bayern Monaco in semifinale, Ancelotti ci aveva tenuto a correggere un giornalista che lo aveva definito il capitano di questa squadra: “Qui di capitano ce n’è uno solo e si chiama Florentino Pérez. Gli altri siamo tutti marinai. È stato lui a creare questa stupenda generazione di calciatori e la speranza, ora, è di poter conquistare un’altra Champions”. Correva il 9 maggio e Carletto si riferiva alla Quindicesima. Appena tre settimane più tardi, però, nel dopo partita di Wembley, Florentino pensava già alla prossima: “Questa vittoria è il punto di partenza verso la Sedicesima”. Perché le vele dell’ammiraglio Pérez esigono sempre il vento in poppa. Altro che capitano… LEGGI TUTTO

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    Ancelotti dice tutto: Baggio, idea Zidane-Juve e quella sfida con De Zerbi…

    Pochi giorni e Carlo Ancelotti tornernà in campo con il suo Real Madrid per affrontare l’ennesima finale di Champions League della storia del club e nella carriera del tecnico. La nona per l’italiano in cui spesso ha trionfato grazie alla sua capacità di saper preparare al meglio la partita. Un allenatore vecchia scuola, cresciuto con le idee calcistiche di Arrigo Sacchi ma che ha saputo reinventarsi e studiare nuovi modi di giocare per crescere e migliorarsi. Contro il Borussia Dortmund potrebbe confermarsi nella storia del club spagnolo senza però esserne ossessionato: “Il punto chiave è che ho molta passione”.  LEGGI TUTTO

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    United, sicuro che il problema sia Ten Hag? Quando ci sarà la decisione finale

    La rivincita di ten Hag
    Cosa che, va detto, non capita molto spesso. Dunque, la vittoria in FA Cup è stata definita dal popolo rosso di Manchester come la vittoria dell’allenatore. Il tecnico olandese, presentatosi a Wembley come un condannato a morte in attesa di percorrere il corridoio finale verso il patibolo, ne è uscito qualche ora dopo da trionfatore, con il sorriso e il piglio di chi sa di aver compiuto una discreta impresa, e soprattutto di aver reso la vita molto più difficile a chi dovrà decidere se concedergli un’altra opportunità o invece rimuoverlo dall’incarico. D’altronde, per molta parte del popolo dello United il problema non è mai stato lui. Chi ne difende l’operato, (e sono tanti), fa notare che i numeri e i risultati ottenuti dall’ex Ajax sono tutt’altro che terribili, come invece si tende a far credere. 
    Ten Hag, per esempio, è il primo tecnico dei Red Devils che dal 2017 è riuscito a vincere due trofei consecutivamente (la Carabao Cup della scorsa stagione e la FA Cup conquistata sabato). L’olandese ha giocato 3 finali in 2 stagioni, e nonostante i disastri collezionati quest’anno ancora detiene la più alta percentuale di vittorie del post Ferguson (59.8%). Inoltre, anche comparando i suoi risultati con quelli ottenuti da due mostri sacri come Guardiola e Klopp, qualche dato interessante salta fuori: per esempio, nelle prime 50 partite sulla panchina dei Diavoli Rossi, Ten Hag ha ottenuto 35 vittorie. Guardiola e Klopp, invece, nelle prime 50 gare con City e Liverpool avevano collezionato rispettivamente 29 e 23 successi.
    I nomi per il post ten Hag
    Insomma, nonostante i tanti record negativi infranti in questa stagione, soprattutto dopo la conquista della FA Cup (e con essa anche dell’Europa League), la posizione del cinquantaquattrenne di Haaksbergen, almeno agli occhi dei tifosi, si è fortemente rafforzata. Sfortunatamente per lui, però, difficilmente l’opinione dei tifosi condizionerà più di tanto le valutazioni che Jim Ratcliffe (nuovo potentissimo comproprietario del club) e Dave Brailsford (il direttore sportivo) stanno già facendo. Già prima della finale di FA Cup, infatti, erano stati avviati i contatti con alcuni possibili sostituti, fra cui Kieran McKenna, giovane allenatore artefice del miracolo Ipswich Town, ma soprattutto Thomas Tuchel, Mauricio Pochettino e Thomas Frank.
    La decisione verrà presa entro questa settimana, valutando quelle che, dal punto di vista sportivo, sono le aree che andranno migliorate per riportare il club ai fasti di un tempo, e, di conseguenza, se il progetto di ten Hag è compatibile con il modello di sviluppo architettato. A febbraio, dopo aver rilevato il 27,7% del club, Ratcliffe aveva assicurato che prima di prendere qualsiasi decisione si sarebbe accertato che essa conducesse il club a “camminare verso la soluzione giusta, e non a correre verso quella sbagliata”. Ora toccherà capire se questa giusta direzione porta o meno verso una conferma dell’olandese. LEGGI TUTTO

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    Rivincita Ten Hag: “Due trofei in due anni, se lo United non mi vuole…”

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    La top 11 dell’Europa League 2023-2024: 6 “italiani” nella formazione ideale

    Sono ben 6 gli “italiani” inseriti nella squadra ideale dell’edizione dell’Europa League che si è appena conclusa, stilata da un panel di osservatori tecnici dell’Uefa e schierata con il 3-4-3. L’Atalanta vincitrice del trofeo è la più rappresentata, con 4 giocatori (come l’altra finalista, il Bayer Leverkusen); in difesa la Roma fornisce due elementi
    ATALANTA CAMPIONE: LO SPECIALE LEGGI TUTTO