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    L’Italia in rimonta raggiunge il pari: doppietta di Ravaglioli

    Italia, avvio in salita
    Un primo tempo decisamente in salita. Gli Irlandesi più aggressivi, e c’era da aspettarselo; gli Azzurrini bloccati, imbrigliati nella ragnatela difensiva e da un pressing asfissiante, che non dà il tempo di ragionare. Primo campanello d’allarme al 7’ quando una rete del centravanti Melia viene annullata per fuorigioco. La reazione dell’Italia, al 20’, si concretizza con un lancio per Ravaglioli che riesce ad inquadrare la porta poco fuori dall’area piccola, ma il suo tiro è rimpallato dalla difesa irlandese. Al 25’ Razi, in fuga sulla sinistra, mette forte al centro per Melia che da distanza ravvicinata, impegna Martinelli ma la sua parata finisce tra i piedi dell’attaccante del Watford, Akachukwu, che segna indisturbato. E’ la rete del vantaggio irlandese che va al raddoppio poco dopo, con un’azione fotocopia della precedente: questa volta è Ikechukwu, attaccante dello Shamrock Rovers, a liberarsi sulla sinistra e il suo tiro-cross si infila nella porta difesa da Martinelli grazie alla deviazione di Ramaj. Il passivo potrebbe farsi più pesante al 43’, ma la traversa nega al tiro di Razi il terzo gol.
    Corradi cambia l’Italia
    Nel secondo tempo Corradi ribalta la squadra effettuando 4 cambi e la partita cambia faccia: gli Azzurrini riprendono spirito ed energia e vanno all’arrembaggio costringendo gli irlandesi nella loro area. Romano al 64’ porta il primo pericolo poco dentro l’area avversaria ma il suo tiro incrociato lambisce il palo. Il forcing Azzurro, un minuto dopo, produce i suoi effetti: un’azione insistita dentro l’area irlandese termina con un fallo di mano di Babb e l’arbitro non ha dubbi nel concedere il rigore: Ravaglioli realizza con un tiro secco verso il palo destro che Healy non riesce a raggiungere. Gli Azzurrini non ci stanno a perdere e all’80’ una fuga sulla destra di Liberali, termina con un cross forte al centro dell’area che Ravaglioli, al volo, impatta ma il tiro centrale  viene respinto da Healy; la palla ritorna tra  piedi dell’attaccante del Bologna che questa volta insacca per il pareggio. Ma all’Italia non basta: all’84’ una punizione al limite dell’area battuta da capitan Mannini centra il palo sinistro, il pallone batte sulla schiena del portiere e finisce in calcio d’angolo. La partita si apre, le squadre si allungano e l’ultima occasione per passare in vantaggio, è per gli Azzurrini: Filippo Scotti, ultimo uomo davanti al portiere, gira di sinistro ma debolmente e la sfera è facile preda di Healy. 
    Italia-Repubblica d’Irlanda 2-2Marcatori: Akachukwu 24’, Ramaj 38’ (aut), Ravaglioli 66’ (R) e 80’Italia (4-3-1-2): Martinelli; Ventre (Crapisto 53’), Sadotti, Ramaj, Cocchi; Mendicino (Bonanomi 54’), Riccio (Liberali 78’), Mannini (C); Ravagnoli, Romano, Ragnoli Galli (Scotti 67’). All. Corradi. A disp. Plaia, Pagnucco, Verde, Desole.Repubblica d’Irlanda (4-3-3): Healy; Babb, Turley (C), Grante, O’Sullivan; Razi (Mooney 81’), Negry-McGrath, McAndrews; Orazi, Melia (Okosun 61’), Akachukwu (Kehir 61’). All. O’Brien. A disp. Collins, Kone-Doherty, Harnett, Moore, Ashbee, Murray.Arbitro: Jasper Vergoote (BEL); Assistenti: Michael Geerolf (BEL) e Eraklis Komodromos (CYP); IV Uomo: Kyriakos Athanasiou (CYP)Ammoniti: Akachukwu, O’Sullivan, O’Brien, Turley 
    Calendario e classifica
    Gruppo 6: Italia, Repubblica d’Irlanda, Cipro e UcrainaMartedì 7 marzoITALIA-Repubblica d’Irlanda  2-2Cipro-Ucraina, alle 18 ( 17 italiane), Stelios Kyriakides Stadium – Paphos;Classifica: Italia e Irlanda 1, Cipro e Ucraina 0Venerdì 10 marzoITALIA-Cipro, alle 15 (14 italiane), Stelios Kyriakides Stadium – Paphos;Ucraina-Repubblica d’Irlanda, alle 15 (14 italiane), Geroskipou Municipal Stadium – Paphos;Lunedì 13 marzoUcraina-ITALIA, alle 15 (14 italiane), Geroskipou Municipal Stadium – Paphos;Repubblica d’Irlanda-Cipro, alle 15 (14 italiane), Stelios Kyriakides Stadium – Paphos. LEGGI TUTTO

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    Juventus-Friburgo, a tutti i Kostic! È lui l'uomo Europa

    A tutti i Kostic! L’Europa League è la grande opportunità della Juventus per ribaltare il significato di un’annata piena di difficoltà. Un trofeo per esaltare il lavoro di una stagione, mettendo da parte i guai extra campo. Alla Continassa c’è chi ha alzato quella coppa 10 mesi fa ed è arrivato a Torino per aiutare la Juve a tornare a vincere un titolo europeo dopo 26 anni. Di sicuro, potrà consigliare i compagni su come affrontare il Friburgo: una sconfitta e una vittoria la scorsa stagione con con lui sempre protagonista, in gol all’andata e al ritorno contro la squadra di Grifo. All’Eintracht in 4 stagioni ha segnato 18 gol in campionato. Alla Juve è a quota 2 ma la sua specialità è aiutare in compagni a fare gol: gli assist sono già 9, di cui 7 in Serie A. Per andare avanti in Europa serviranno i suoi cross e le sue iniziative sulla sinistra. Kostic è l’uomo Europa insieme a Di Maria, che alla Continassa solleva i pesi e in campo dovrà risollevare la Juve dopo il ko di Roma. Lo Stadium sarà pieno e sono già esauriti i biglietti del settore ospiti per il ritorno: i tifosi si sono stretti intorno alla squadra. Allegri può recuperare sia Alex Sandro che De Sciglio. Nessuno vuole mancare col Friburgo. Per consigli, chiedere a Kostic. Lui sa come si fa.     LEGGI TUTTO

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    Gli incubi Benfica: dai reati fiscali alla combine

    Il sogno del Benfica è di unire il campionato portoghese a quello spagnolo e fondare un’unica Liga Ibérica. Difficile che ciò avvenga, sebbene il club lusitano si accontenterebbe anche di ripetere ogni anno la brillante campagna europea. Gli ottimi risultati ottenuti dalla squadra allenata da Roger Schmidt tuttavia sono sporcati da una macchia, inizialmente piccola, che sta diventando sempre più grande. Quando sostituì Luis Filipe Vieira sulla poltrona di presidente, Manuel Rui Costa era cosciente che sarebbe stato costretto a difendere l’onore del Benfica non solo sui terreni di gioco, ma anche in tribunale. L’ex numero uno biancorosso, allontanata nel 2021, dopo 18 anni di presidenza, è stato, infatti, arrestato assieme al figlio con l’accusa di svariati delitti fiscali e di riciclaggio per un ammontare superiore ai 100 milioni di euro. L’ultima novità su questo fronte è di pochi giorni fa, quando i media portoghesi hanno rivelato che sotto la lente dei pm è finita una presunta frode fiscale di 1,6 milioni per alcuni pagamenti fittizi a un’azienda esterna che, poi, avrebbe restituito i soldi a Vieira in contanti. L’obiettivo ultimo, insomma, era quello di sottrarre denaro al club. LEGGI TUTTO

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    Le accuse al Manchester City: sponsor falsi e spese sgonfiate

    Nemmeno l’Inghilterra è immune dagli scandali finanziari (o presunti tali) che hanno toccato o solo sfiorato quasi tutte le 5 maggiori Leghe europee. Nell’occhio del ciclone abbattutosi sulla Premier League è finito il club che da oltre un decennio domina la scena calcistica d’Oltremanica, il Manchester City vincitore di 4 degli ultimi 5 campionati. Ad accusare il club di proprietà della City Football Group guidata dallo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan è, questa volta, la stessa Premier che lo scorso febbraio ha contestato ai Citizens oltre 100 violazioni del regolamento avvenute dal 2009 in poi. Una serie di accuse che trovano origine in un’inchiesta pubblicata 5 anni fa da Der Spiegel e che avevano condotto la Uefa a escludere il club dalle Coppe per due anni: pena che, però, nel 2020 è stata tramutata in una ben meno afflittiva ammenda da parte della Cas (Court of Arbitration for Sport). La Cas aveva concluso che alcuni reati non erano dimostrabili, mentre altri erano caduti in prescrizione. LEGGI TUTTO

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    Il guaio del Barcellona: solo consulenti o arbitri corrotti?

    Se si trattasse di una compensazione divina, il Barcellona starebbe pagando un prezzo davvero salatissimo per essere stata, durante più di un lustro, la squadra di calcio più amata e ammirata del pianeta. I successi dei blaugrana, però, hanno finito per attirare anche le ire della parte più conservatrice dell’opinione pubblica calcistica. Agli eccessi di Joan Laporta (capitolo 1) sono seguite le operazioni non sempre cristalline di Sandro Rosell (qualcuno si sente di affermare con certezza il prezzo pagato al Santos per Neymar?) e la colpevole incompetenza di Josep Maria Bartomeu che, in pochi anni, ha distrutto quello che i suoi predecessori avevano costruito in campo, peggiorando ulteriormente le condizioni finanziarie di un club che pochi mesi fa è andato vicino al default. A evitarlo, almeno per il momento, è stato il ritorno in pista di Laporta che, dopo aver promesso di essere l’unico in grado di trattenere Lionel Messi al Campo Nou, gli ha spalancato la porta d’uscita spingendolo fuori. LEGGI TUTTO

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    Juve, Barcellona, City, Psg e Benfica: cosa c’è dietro i 5 scandali che agitano l’Europa

    Cosa sta succedendo in Europa? Cinque inchieste scuotono contemporaneamente Portogallo, Spagna, Italia, Inghilterra e Francia, uno scenario completamente inedito per tempismo e risonanza delle vicende. Nessuna è ancora arrivata a una sentenza, tutte potrebbero avere dei risvolti internazionali e non solo nazionali. Tre sono collegate a violazioni di carattere economico-finanziario, due sono casi di corruzione o matchfixing, uno è un caso molto particolare e riguarda il presidente del Psg e del suo ruolo nei Mondiali in Qatar. Apparentemente non ci sono collegamenti fra questi fatti e qualcosa per trovare un filo conduttore di un ragionamento, anche se si potrebbe prendere in considerazione il fatto che la magistratura ordinaria, negli ultimi anni, si è sempre più occupata di calcio, un cambio di atteggiamento legato all’importanza sempre maggiore del calcio nel tessuto economicosociale e, magari, godendosi i riflettori che ne derivano. Indagando con mezzi di cui la giustizia sportiva non dispone, mette poi a disposizione di quest’ultima materiale di alto profilo. LEGGI TUTTO

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    “Osimhen, sirene Premier e non solo: c'è anche il Psg”

    TORINO – E’ il protagonista assoluto della stagione super del Napoli, così VictorOsimhen è finito sui taccuini di tutti i grandi club europei, pronti a strapparlo in estate alla formazione di Spalletti. Come affermato dallo stesso attaccante azzurro, l’obiettivo è quello di arrivare un giorno in Premier League e dall’Inghilterra è iniziato subito a scatenarsi il mercato con vista alla prossima estate. Come riportato dal Sun, il nigeriano è un obiettivo per tre squadre del massimo campionato inglese, ma non solo. LEGGI TUTTO

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    Giraldi: “Italia indietro rispetto alla Premier. E non è soltanto questione di soldi”

    Tra orgoglio e responsabilità, avverte il peso di un passato tanto ingombrante?

    «La Storia si respira già arrivando allo stadio. È un’atmosfera che proietta automaticamente in un’altra dimensione e ripaga degli sforzi per essere all’altezza della situazione. A diff erenza di tanti stadi avveniristici, il City Ground è rimasto com’era, in ossequio alla tradizione e in ogni partita sono presenti trentamila spettatori».

    La liturgia laica della Premier League ai confini del metaverso. È realmente un altro mondo?

    «Per ora posso ritenermi fortunato: ho trovato persone appassionate e partecipi che mi hanno affi dato un mandato pieno. Il presidente è ad Atene ma ha gli uffi ci a Londra e si tiene costantemente aggiornato su tutte le nostre dinamiche. Lui e suo fi glio non hanno mai fatto mancare il sostegno alla squadra. Nel corso degli anni qualche errore si commette, ma la gente li ama perché è tornata a vivere da protagonista».

    L’avvio choc della squadra era stato messo in preventivo, i punti che siete riusciti a portar via a City, Liverpool e Chelsea molto meno.

    «In molti hanno pagato a caro prezzo il salto di categoria. È vero, l’inizio è stato tremendo: quattro punti nelle prime otto partite potevano subito far vacillare la fi ducia nell’operato di Steve Cooper. Eppure l’allenatore ha subito ricevuto rassicurazioni del club, ha registrato la fase difensiva e sono arrivati i miglioramenti. Anche questa è una diff erenza tra il Forest e molte realtà, comprese alcune italiane».

    Si potrebbe incidentalmente sottolineare i trenta acquisti effettuati in sei mesi, tra i quali Keylor Navas, Aurier, Lingard, Lodi, Shelvey e Freuler: un calciomercato bulimico ed impensabile per la più munifica delle nostre società. Che sia più semplice migliorare con 200 milioni di euro di investimento?

    «I soldi sono importanti, ma non bastano se non si dà continuità al lavoro. È vero: in gennaio abbiamo aggiunto gente esperta nell’organico, ma ciò signifi – ca poco. Qui quasi tutti sono in grado di spendere ma non si salveranno tutti. Specie in Inghilterra le neopromosse fanno fatica, però battere le neopromosse è faticoso. Non ha senso parlare dei segreti di una promozione, mantenere nel tempo un buon livello di competitività è la sfi da più complicata».

    A proposito dell’impietoso paragone con l’Italia, resta da capire come sia possibile intraprendere un percorso virtuoso senza scimmiottare il modello inarrivabile dell’Nba del calcio. È un processo reversibile alle nostre latitudini?

    «Certo. Bisogna ripartire dalle infrastrutture e dalla formazione degli allenatori. Abbiamo tecnici capaci ma intrisi di nozioni e dogmi, prigionieri di un tatticismo esasperato. Senza contare come i nostri ragazzi si allenano: siamo indietro anche col pensiero. In troppe analisi sulla crisi del movimento italiano sento ripetere questa frase: «Tutti ci invidiano Coverciano». Ma chi la invidia? Dove? Forse era così fino a una ventina di anni fa, molte realtà sono profondamente cambiate senza che ce ne accorgessimo. E non solo in Inghilterra. Vedo allenamenti di ragazzi che giocano, quando va bene, in una metà campo striminzita e allenamenti sospesi per pioggia. Le vere differenze sono di mentalità, ma ci sarebbe molto altro».

    Infierisca pure.

    «La verità è anche che vendiamo male il prodotto. L’anticipo della domenica in Italia è spesso uno spettacolo disarmante, con gli stadi desolatamente vuoti. Perché dovrebbe avere appeal internazionale un evento così, se persino gli italiani lo snobbano? Se lo spot diventa autogol, è inutile».

    Di tornare a casa non se ne parla, a lume di naso…

    «Prima o poi succederà sicuramente, ma solo a determinate condizioni. Detesto la parola “progetto”, ma ancor di più improvvisare».

    Chi la spunterà nel duello tra Arteta e Guardiola?

    «Continuo a ritenere che il City abbia una rosa superiore, ma i segnali delle ultime partite mi sembrano incontrovertibili e tutto mi induce a dire che sarà l’anno dell’Arsenal». LEGGI TUTTO