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    Le accuse al Manchester City: sponsor falsi e spese sgonfiate

    Nemmeno l’Inghilterra è immune dagli scandali finanziari (o presunti tali) che hanno toccato o solo sfiorato quasi tutte le 5 maggiori Leghe europee. Nell’occhio del ciclone abbattutosi sulla Premier League è finito il club che da oltre un decennio domina la scena calcistica d’Oltremanica, il Manchester City vincitore di 4 degli ultimi 5 campionati. Ad accusare il club di proprietà della City Football Group guidata dallo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan è, questa volta, la stessa Premier che lo scorso febbraio ha contestato ai Citizens oltre 100 violazioni del regolamento avvenute dal 2009 in poi. Una serie di accuse che trovano origine in un’inchiesta pubblicata 5 anni fa da Der Spiegel e che avevano condotto la Uefa a escludere il club dalle Coppe per due anni: pena che, però, nel 2020 è stata tramutata in una ben meno afflittiva ammenda da parte della Cas (Court of Arbitration for Sport). La Cas aveva concluso che alcuni reati non erano dimostrabili, mentre altri erano caduti in prescrizione. LEGGI TUTTO

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    Il guaio del Barcellona: solo consulenti o arbitri corrotti?

    Se si trattasse di una compensazione divina, il Barcellona starebbe pagando un prezzo davvero salatissimo per essere stata, durante più di un lustro, la squadra di calcio più amata e ammirata del pianeta. I successi dei blaugrana, però, hanno finito per attirare anche le ire della parte più conservatrice dell’opinione pubblica calcistica. Agli eccessi di Joan Laporta (capitolo 1) sono seguite le operazioni non sempre cristalline di Sandro Rosell (qualcuno si sente di affermare con certezza il prezzo pagato al Santos per Neymar?) e la colpevole incompetenza di Josep Maria Bartomeu che, in pochi anni, ha distrutto quello che i suoi predecessori avevano costruito in campo, peggiorando ulteriormente le condizioni finanziarie di un club che pochi mesi fa è andato vicino al default. A evitarlo, almeno per il momento, è stato il ritorno in pista di Laporta che, dopo aver promesso di essere l’unico in grado di trattenere Lionel Messi al Campo Nou, gli ha spalancato la porta d’uscita spingendolo fuori. LEGGI TUTTO

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    Juve, Barcellona, City, Psg e Benfica: cosa c’è dietro i 5 scandali che agitano l’Europa

    Cosa sta succedendo in Europa? Cinque inchieste scuotono contemporaneamente Portogallo, Spagna, Italia, Inghilterra e Francia, uno scenario completamente inedito per tempismo e risonanza delle vicende. Nessuna è ancora arrivata a una sentenza, tutte potrebbero avere dei risvolti internazionali e non solo nazionali. Tre sono collegate a violazioni di carattere economico-finanziario, due sono casi di corruzione o matchfixing, uno è un caso molto particolare e riguarda il presidente del Psg e del suo ruolo nei Mondiali in Qatar. Apparentemente non ci sono collegamenti fra questi fatti e qualcosa per trovare un filo conduttore di un ragionamento, anche se si potrebbe prendere in considerazione il fatto che la magistratura ordinaria, negli ultimi anni, si è sempre più occupata di calcio, un cambio di atteggiamento legato all’importanza sempre maggiore del calcio nel tessuto economicosociale e, magari, godendosi i riflettori che ne derivano. Indagando con mezzi di cui la giustizia sportiva non dispone, mette poi a disposizione di quest’ultima materiale di alto profilo. LEGGI TUTTO

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    “Osimhen, sirene Premier e non solo: c'è anche il Psg”

    TORINO – E’ il protagonista assoluto della stagione super del Napoli, così VictorOsimhen è finito sui taccuini di tutti i grandi club europei, pronti a strapparlo in estate alla formazione di Spalletti. Come affermato dallo stesso attaccante azzurro, l’obiettivo è quello di arrivare un giorno in Premier League e dall’Inghilterra è iniziato subito a scatenarsi il mercato con vista alla prossima estate. Come riportato dal Sun, il nigeriano è un obiettivo per tre squadre del massimo campionato inglese, ma non solo. LEGGI TUTTO

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    Giraldi: “Italia indietro rispetto alla Premier. E non è soltanto questione di soldi”

    Tra orgoglio e responsabilità, avverte il peso di un passato tanto ingombrante?

    «La Storia si respira già arrivando allo stadio. È un’atmosfera che proietta automaticamente in un’altra dimensione e ripaga degli sforzi per essere all’altezza della situazione. A diff erenza di tanti stadi avveniristici, il City Ground è rimasto com’era, in ossequio alla tradizione e in ogni partita sono presenti trentamila spettatori».

    La liturgia laica della Premier League ai confini del metaverso. È realmente un altro mondo?

    «Per ora posso ritenermi fortunato: ho trovato persone appassionate e partecipi che mi hanno affi dato un mandato pieno. Il presidente è ad Atene ma ha gli uffi ci a Londra e si tiene costantemente aggiornato su tutte le nostre dinamiche. Lui e suo fi glio non hanno mai fatto mancare il sostegno alla squadra. Nel corso degli anni qualche errore si commette, ma la gente li ama perché è tornata a vivere da protagonista».

    L’avvio choc della squadra era stato messo in preventivo, i punti che siete riusciti a portar via a City, Liverpool e Chelsea molto meno.

    «In molti hanno pagato a caro prezzo il salto di categoria. È vero, l’inizio è stato tremendo: quattro punti nelle prime otto partite potevano subito far vacillare la fi ducia nell’operato di Steve Cooper. Eppure l’allenatore ha subito ricevuto rassicurazioni del club, ha registrato la fase difensiva e sono arrivati i miglioramenti. Anche questa è una diff erenza tra il Forest e molte realtà, comprese alcune italiane».

    Si potrebbe incidentalmente sottolineare i trenta acquisti effettuati in sei mesi, tra i quali Keylor Navas, Aurier, Lingard, Lodi, Shelvey e Freuler: un calciomercato bulimico ed impensabile per la più munifica delle nostre società. Che sia più semplice migliorare con 200 milioni di euro di investimento?

    «I soldi sono importanti, ma non bastano se non si dà continuità al lavoro. È vero: in gennaio abbiamo aggiunto gente esperta nell’organico, ma ciò signifi – ca poco. Qui quasi tutti sono in grado di spendere ma non si salveranno tutti. Specie in Inghilterra le neopromosse fanno fatica, però battere le neopromosse è faticoso. Non ha senso parlare dei segreti di una promozione, mantenere nel tempo un buon livello di competitività è la sfi da più complicata».

    A proposito dell’impietoso paragone con l’Italia, resta da capire come sia possibile intraprendere un percorso virtuoso senza scimmiottare il modello inarrivabile dell’Nba del calcio. È un processo reversibile alle nostre latitudini?

    «Certo. Bisogna ripartire dalle infrastrutture e dalla formazione degli allenatori. Abbiamo tecnici capaci ma intrisi di nozioni e dogmi, prigionieri di un tatticismo esasperato. Senza contare come i nostri ragazzi si allenano: siamo indietro anche col pensiero. In troppe analisi sulla crisi del movimento italiano sento ripetere questa frase: «Tutti ci invidiano Coverciano». Ma chi la invidia? Dove? Forse era così fino a una ventina di anni fa, molte realtà sono profondamente cambiate senza che ce ne accorgessimo. E non solo in Inghilterra. Vedo allenamenti di ragazzi che giocano, quando va bene, in una metà campo striminzita e allenamenti sospesi per pioggia. Le vere differenze sono di mentalità, ma ci sarebbe molto altro».

    Infierisca pure.

    «La verità è anche che vendiamo male il prodotto. L’anticipo della domenica in Italia è spesso uno spettacolo disarmante, con gli stadi desolatamente vuoti. Perché dovrebbe avere appeal internazionale un evento così, se persino gli italiani lo snobbano? Se lo spot diventa autogol, è inutile».

    Di tornare a casa non se ne parla, a lume di naso…

    «Prima o poi succederà sicuramente, ma solo a determinate condizioni. Detesto la parola “progetto”, ma ancor di più improvvisare».

    Chi la spunterà nel duello tra Arteta e Guardiola?

    «Continuo a ritenere che il City abbia una rosa superiore, ma i segnali delle ultime partite mi sembrano incontrovertibili e tutto mi induce a dire che sarà l’anno dell’Arsenal». LEGGI TUTTO

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    Beyoncé a casa Conte: il Tottenham chiede una licenza speciale

    Il Tottenham sta chiedendo all’Haringey Council una licenza speciale per tenere un concerto di Beyoncé. Questo nonostante siano già stati venduti tutti i biglietti per lo speciale evento della cantante, che recentemente ha ottenuto il suo 32esimo Grammy. Lo stadio degli Spurs da 1 miliardo di sterline ha l’autorizzazione per organizzare solo sei concerti musicali l’anno.  LEGGI TUTTO

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    “Vergogna, spazzatura”: la reazione delle leggende United dopo il 7-0 a Liverpool

    TORINO – Una sconfitta per 7-0 non può essere vissuta come un ko qualsiasi, soprattutto se sei il Manchester United. Ecco perché dopo l’incredibile débacle contro il Liverpool (con un risultato che si era visto nella storia del club di Old Trafford solo nel 1931 contro i Wolverhampton Wanderers), la squadra di Ten Hag, fino all’altro ieri esaltata per la vittoria della Carabao Cup, è finita alla gogna mediatica, soprattutto da chi la maglia dei Red Devils l’ha vestita in passato. Come ad esempio Gary Neville, al Manchester United dal 1992 al 2011, che se l’è presa in particolare con un giocatore: “Bruno Fernandes era in piedi nel cerchio di centrocampo con le braccia alzate e diceva ‘perché non esco?’. Onestamente devo dire che alcuni suoi comportamenti nel secondo tempo sono stati una vergogna. Ne ho abbastanza di uno che agita le braccia, non corre. Non è stata una prestazione da capitano da parte sua”. LEGGI TUTTO

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    Manchester United schiantato a Liverpool: 7-0, Salah nella storia!

    LONDRA (Inghilterra) – La domenica della 26ª giornata di Premier League si chiude con il successo del Liverpool contro il Manchester United nel segno leggendario di Momo Salah. I Reds hanno dominato per 7-0 confermando l’ottimo momento di forma: 4° successo nelle ultime 5 partite per riaccendere la corsa Champions ora a 42 punti a -3 dal Tottenham (con una gara in più). La partita è equilibrata fino al 44′ del primo tempo quando l’olandese Gakpo sblocca la partita per andare negli spogliatoi sull’1-0 Reds. L’inizio del 2° tempo è shock per i ragazzi di Ten Hag: raddoppio flash di Nunez (colpo di testa su assist di Elliot) e doppietta di Gakpo su assist di Salah. Proprio l’ex Fiorentina diventa il protagonista della partita: suo il gol del 4-0 ma, soprattutto, suo anche quello del 6-0 per una doppietta che lancia l’egiziano nella storia del Liverpool. Infatti le reti realizzate contro i Red Devils sono state la numero 128 e 129 della sua carriera in maglia Reds che lo portano al 1° posto in solitaria nella classifica marcatori di sempre della storia del club superando la leggenda Robbie Fowler (128). La festa Liverpool è completata dalla doppietta di Nunez (65′) e poi dal Firmino con la rete all’89’ del devastante 7-0 finale. Per lo United si tratta della più ampia sconfitta della sua storia e, curiosità, la precedente era un 7-1 dell’ottobre 1895 sempre per mano del Liverpool. LEGGI TUTTO