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    United, sicuro che il problema sia Ten Hag? Quando ci sarà la decisione finale

    La rivincita di ten Hag
    Cosa che, va detto, non capita molto spesso. Dunque, la vittoria in FA Cup è stata definita dal popolo rosso di Manchester come la vittoria dell’allenatore. Il tecnico olandese, presentatosi a Wembley come un condannato a morte in attesa di percorrere il corridoio finale verso il patibolo, ne è uscito qualche ora dopo da trionfatore, con il sorriso e il piglio di chi sa di aver compiuto una discreta impresa, e soprattutto di aver reso la vita molto più difficile a chi dovrà decidere se concedergli un’altra opportunità o invece rimuoverlo dall’incarico. D’altronde, per molta parte del popolo dello United il problema non è mai stato lui. Chi ne difende l’operato, (e sono tanti), fa notare che i numeri e i risultati ottenuti dall’ex Ajax sono tutt’altro che terribili, come invece si tende a far credere. 
    Ten Hag, per esempio, è il primo tecnico dei Red Devils che dal 2017 è riuscito a vincere due trofei consecutivamente (la Carabao Cup della scorsa stagione e la FA Cup conquistata sabato). L’olandese ha giocato 3 finali in 2 stagioni, e nonostante i disastri collezionati quest’anno ancora detiene la più alta percentuale di vittorie del post Ferguson (59.8%). Inoltre, anche comparando i suoi risultati con quelli ottenuti da due mostri sacri come Guardiola e Klopp, qualche dato interessante salta fuori: per esempio, nelle prime 50 partite sulla panchina dei Diavoli Rossi, Ten Hag ha ottenuto 35 vittorie. Guardiola e Klopp, invece, nelle prime 50 gare con City e Liverpool avevano collezionato rispettivamente 29 e 23 successi.
    I nomi per il post ten Hag
    Insomma, nonostante i tanti record negativi infranti in questa stagione, soprattutto dopo la conquista della FA Cup (e con essa anche dell’Europa League), la posizione del cinquantaquattrenne di Haaksbergen, almeno agli occhi dei tifosi, si è fortemente rafforzata. Sfortunatamente per lui, però, difficilmente l’opinione dei tifosi condizionerà più di tanto le valutazioni che Jim Ratcliffe (nuovo potentissimo comproprietario del club) e Dave Brailsford (il direttore sportivo) stanno già facendo. Già prima della finale di FA Cup, infatti, erano stati avviati i contatti con alcuni possibili sostituti, fra cui Kieran McKenna, giovane allenatore artefice del miracolo Ipswich Town, ma soprattutto Thomas Tuchel, Mauricio Pochettino e Thomas Frank.
    La decisione verrà presa entro questa settimana, valutando quelle che, dal punto di vista sportivo, sono le aree che andranno migliorate per riportare il club ai fasti di un tempo, e, di conseguenza, se il progetto di ten Hag è compatibile con il modello di sviluppo architettato. A febbraio, dopo aver rilevato il 27,7% del club, Ratcliffe aveva assicurato che prima di prendere qualsiasi decisione si sarebbe accertato che essa conducesse il club a “camminare verso la soluzione giusta, e non a correre verso quella sbagliata”. Ora toccherà capire se questa giusta direzione porta o meno verso una conferma dell’olandese. LEGGI TUTTO

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    Rivincita Ten Hag: “Due trofei in due anni, se lo United non mi vuole…”

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    Galtier, il retroscena su Messi contro la Juve: “Quella volta ho capito…”

    “Sono stato vittima di una vendetta” – ha detto Galtier in un’intervista per L’Equipe dopo le accuse da parte l’ex d.t. del Nizza sull’esclusione di giocatori neri e musulmani. L’allenatore è stato scagionato dalle accuse di razzismo e ora allena l’Al-Duhail in Qatar. Si è soffermato poi anche sull’anno trascorso con il Psg nella stagione 2022-2023, spiegando le difficoltà di gestione del tridente Messi-Mbappè-Neymar. E infine ha parlato anche di Milan e Napoli. LEGGI TUTTO

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    Clasico, ancora polemiche: “Florentino Perez dall’arbitro prima di Real-Barça”

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    Bayern, altro palo: dopo Xabi Alonso, Nagelsmann. Resta Rangnick, ma…

    Era l’immediato post Covid, la Serie A era ripartita da poche settimane e al timone del Milan c’era Stefano Pioli, subentrato in autunno dopo l’avvio particolarmente negativo della gestione di Marco Giampaolo. Fino a febbraio i rossoneri andavano a rilento, campavano di alti e bassi, poi però dopo il primo lockdown qualcosa è cambiato: la squadra ha svoltato, ha iniziato un ciclo che l’ha portata un paio d’anni dopo a vincere anche lo Scudetto. Sliding doors: le cose potevano esser molto diverse, perché quell’estate del 2020 la decisione era stata quella di ripartire con un nuovo progetto tecnico che si sarebbe fondato su Ralf Rangnick, il manager reduce dall’esperienza nella Red Bull e alla guida del Lipsia come allenatore e anche direttore tecnico. Il tedesco avrebbe assunto un ruolo unico nel panorama italiano, aprendo un progetto a lungo termine.
    Il rifiuto di Rangnick al Milan
    Almeno fino a quando, verso la fine di luglio, ha deciso di tirarsi indietro: «Non sarebbe stato saggio andarci» ha ammesso un paio di settimane dopo in un’intervista alla Süddeutsche Zeitung, «non importa da quale prospettiva si guarda, se dalla mia o da quella del club. Se mi mettessi nei panni dei milanisti, che si tratti di allenatori, direttori sportivi, giocatori o tifosi, difficilmente avrei capito perché il Milan avrebbe voluto cambiare tutto dopo un periodo così positivo», ha ammesso. Poteva essere la sua grande occasione, che è poi comunque arrivata dopo un breve periodo alla Lokomotiv Mosca: la chiamata del Manchester United per provare ad aggiustare una situazione disastrosa dopo il licenziamento di Solskjaer. Sei mesi e via: realizzato il sogno di allenare in Premier League. Senza ottimi esiti, per la verità, quelli che invece sta ottenendo in quello che è il suo incarico attuale, da commissario tecnico dell’Austria, che guiderà anche a Euro 2024 dopo aver ottenuto una brillante qualificazione. Avrebbe un contratto fino al 2026, rinnovato peraltro non troppi mesi fa, ma il 65enne potrebbe ricevere, anzi, sembra proprio abbia già ricevuto la classica telefonata a cui dire di no è parecchio, parecchio difficile.
    La chiamata del Bayern
    Partita da Säbener Strasse, a Monaco, dagli uffici del Bayern: dopo i ‘no’ incassati da Xabi Alonso e da Julian Nagelsmann, che hanno scelto di restare rispettivamente a Bayer Leverkusen e nazionale tedesca, l’obiettivo numero uno per la panchina sembra essere diventato proprio Ralf Rangnick. Maestro del Gegenpressing, anzi, ‘Professore’, soprannome che si è guadagnato per come ha portato la tattica nella televisione tedesca negli anni novanta, ha una lunga storia di panchine in Bundesliga (oltre al sopracitato Lipsia, Stoccarda, Schalke, Hannover, Ulm, Hoffenheim) ma il campionato tedesco non l’ha mai vinto e nemmeno ci è andato troppo vicino. Insomma, il Bayern Monaco potrebbe essere la grande occasione della sua carriera. Certo, il suo desiderio sarebbe quello di un progetto a lungo termine, come del resto ha sempre chiesto nel corso della sua carriera, potendo davvero esercitare un’influenza importante: ecco perché il fatto di essere una “soluzione tampone” lo potrebbe rendere scettico.
    Rangnick soluzione temporanea per il Bayern?
    La possibilità che sia chiamato a fare solo da ponte verso un futuro con l’Alonso o il Klopp di turno esiste. Oltre al fatto che per strapparlo all’Austria il Bayern dovrebbe pagare una cifra non certo bassa: «Ha un contratto valido fino al 2026, è concentrato sull’Europeo e a noi nessuno ha chiesto nulla” ha affermato Peter Schöttel, direttore sportivo della nazionale. Con Unai Emery praticamente sfumato avendo un rapporto profondo con l’Aston Villa che molto probabilmente allenerà in Champions League e Zidane sempre più defilato, l’altra opzione valida potrebbe essere quella di Roberto De Zerbi, ma al momento la preferenza è orientata su Rangnick, con cui le trattative sembrano già avviate. Il Bayern sembra aver già fatto la sua scelta: ora la palla è in mano al Professore. LEGGI TUTTO