consigliato per te

  • in

    Ancelotti non ha dubbi: “Chiedo che si riduca il numero delle partite”. Il motivo

    Real Madrid-Stoccarda, parla Carlo Ancelotti
    “Ricordo quello che ha fatto l’anno scorso, che bel lavoro. Lo Stoccarda ha una grande squadra, molto organizzata. Domani assisteremo ad una partita molto divertente”. L’ex tecnico del Milan mette in guardia i suoi ragazzi, guai sottovalutare l’avversario.
    Chi sono le favorite per la vittoria finale? “Sono sempre le stesse squadre, compreso il Real Madrid”. Sul nuovo format: “Questa Champions League, in ogni caso, sarà un’altra storia. Speriamo di poter arrivare alla fine, come l’anno scorso”.
    In cosa dovrà migliorare il Real Madrid? “Abbiamo vinto un titolo e avevamo preventivato qualche problema, perché alcuni sono arrivati ??il ??9 agosto. In passato il ritiro durava cinque settimane, che è ciò di cui un giocatore ha bisogno per prepararsi bene per la stagione. Se contiamo dal 9 agosto, le cinque settimane arrivano a oggi. Questo è stato il nostro pre-campionato”.
    Ancelotti sugli infortunati
    Il mister può tirare un sospiro di sollievo. L’infermeria si sta svuotando: “Bellingham sta bene, così come Tchouameni e Militao. Eder non si è allenato perché aveva bisogno di riposo ma è a disposizione”.
    Sugli infortuni e i troppi impegni ravvicinati: “Abbiamo fatto il possibile ma non dipende tutto da noi. Il programma è troppo impegnativo. Arriva una nuova competizione e nessuno sa come andrà a finire, potrebbe essere più divertente oppure no. Ma quello che è certo è che giocheremo due partite in più.
    Per Ancelotti, però, bisogna intervenire e cambiare le cose: “Se gli organi di governo non cominciano a pensare che i giocatori si infortunano perché giocano troppo, allora abbiamo un problema. Chiedo che si riduca il numero delle partite per avere competizioni più entusiasmanti”.
    Qual è il compito degli attaccanti? “Devono segnare gol, aiutare sia in attacco che in difesa. Che la difesa difenda e che il portiere pari, questo sarebbe il mondo ideale. Se l’attaccante difende più del difensore, è un problema. Se il portiere tocca più palloni di un centrocampista, è un problema. Dobbiamo migliorare un po’ in difesa, ma abbiamo lasciato la porta inviolata 4 volte. Non siamo così male”.
    Rispetto allo scorso anno, ci sono stati dei cambiamenti: “Abbiamo perso Nacho e Kroos, due giocatori importanti. E Joselu. In cambio è arrivato uno dei migliori giocatori al mondo. Penso che abbiamo una squadra migliore. Toni Kroos è un argomento finito e dimenticato. È un giocatore che non può essere sostituito ma abbiamo chi gioca al posto suo”.
    Sull’ottimo calcio espresso dal Barcellona fino a oggi: “È un rivale che rispettiamo, come l’Atlético Madrid o il Villarreal, che stanno facendo bene. Abbiamo lo stesso rispetto per tutti”.
    I convocati del Real Madrid
    Ecco la lista dei giocatori che saranno a disposizione di Carlo Ancelotti contro lo Stoccarda:
    Courtois, Lunin, Fran Gonzalez; Carvajal, Militao, Vallejo, Fran Garcia, Rudiger, F.Mendy; Bellingham, Vlaverde, Modric, Tchouameni, Arda Guler; Vinicius Jr, Mbappè, Rodrygo, Endrick. LEGGI TUTTO

  • in

    L’ultimo gioiello di Populous in Arabia. Stadi, qualcosa si muove anche in Italia

    TORINO – Stadi, una meraviglia. Quelli che stanno sorgendo in giro per il mondo, pronti a ospitare i prossimi appuntamenti sportivi di grido. E l’Italia? Qualcosa si muove…  
    Ma partiamo da chi ha il colpo di… genio. Populous è uno studio internazionale, con 28 sedi nel mondo (nei quattro continenti, mille dipendenti; e un ufficio italiano, a Milano, aperto a settembre 2022). Negli ultimi 40 anni, ha disegnato più di 3.000 progetti. Pensate al Tottenham Hotspur Stadium, al nuovo Wembley, allo Stadio Prince Mohammed bin Salman, tanto per citarne tre famosi, belli, moderni, incredibilmente innovativi. Si parte dal concetto di luoghi dove le persone amino stare insieme. I servizi di Populous comprendono infatti architettura, interior design, pianificazione e allestimento di eventi, brand activation, wayfinding, progettazione urbana, architettura del paesaggio e consulenza in materia di design sostenibile.  Il gioiello in visione da poco svelato dal gruppo saudita Aramco riguarda appunto l’Aramco Stadium e il relativo masterplan nella città di Al Khobar, nella Provincia Orientale dell’Arabia Saudita. Il nuovo stadio da 47.000 posti, sarà conforme ai più alti standard internazionali ed avrà le caratteristiche necessarie per accogliere le competizioni calcistiche più importanti al mondo. È previsto infatti che ospiti la prossima Coppa d’Asia Afc 2027 e, rispondendo ai criteri per gli stadi indicati dalla Fifa, potrà essere sede anche delle partite della Coppa del Mondo, fino ai quarti di finale. 
     Mondiali di calcio del 2034  in Arabia
    L’Aramco Stadium è uno dei numerosi impianti progettati da Populous inclusi nella lista ufficiale delle potenziali sedi per la Coppa del Mondo 2034, pubblicata nel bid book dell’Arabia Saudita il 31 luglio. Populous ha guidato la progettazione dalla sua fase concettuale e continuerà a lavorare al progetto fino al suo completamento. Alcuni particolari: lo stadio e il masterplan circostante saranno costruiti su un’area di circa 800.000 metri quadrati; oltre allo stadio, si prevede una serie completa di servizi e strutture comunitarie pensate per offrire un’esperienza sportiva e di intrattenimento senza pari: nuove strutture sportive, aree commerciali, zone dedicate alla socializzazione e spazi pubblici. Si punta a ottenere la certificazione Leed Gold per la sostenibilità ed è stato progettato in conformità con i più alti requisiti internazionali in materia di design inclusivo, per consentire a tutti di utilizzare e godere di questo luogo a pari condizioni. La struttura è ispirata al paesaggio di Al Khobar, che si trova sulle rive del Golfo Persico. La parte esterna, dinamica e accattivante, ha forme organiche che ricordano in particolare l’aggraziato arrotolarsi delle onde. Le vele traslucide sovrapposte che caratterizzano la facciata, delicatamente curve e proporzionate, creano una sequenza fluida che consente alla luce naturale di penetrare negli interni attraverso aperture strategiche. La forma a spirale dell’edificio si specchia all’interno nelle rampe e nei percorsi che conducono gli spettatori alla tribuna, modellata ellitticamente per ridurre al minimo l’ingombro dell’impianto e ottimizzare la ventilazione naturale. Sviluppata dai progettisti specializzati di Populous, la tribuna offrirà durante le partite di calcio una visione impeccabile, con una configurazione compatta e vista ottimale del campo da ogni postazione. Avrà una capacità di circa 47.000 posti, che salirà a 55.000 per concerti e altri generi di eventi. Un sistema di raffreddamento aumenterà il comfort dei giocatori e degli spettatori in tribuna e in alcune altre aree dello stadio. Gli spazi interni e quelli dedicati ai servizi di ospitalità sono progettati da Jump Studios, società di Populous specializzata in interior design, che ha seguito la disposizione spaziale e il design delle aree General Admission, Hospitality, Vip e Vvip.  
    Destinazione vivace in Arabia
    Lo stadio si trova al centro di un vasto masterplan a uso misto, sempre progettato da Populous. L’obiettivo è trasformare l’intera area in una destinazione vivace e attiva tutto l’anno, con un focus sull’inclusività e il coinvolgimento della comunità. Sono previste una gamma diversificata di zone commerciali e dedicate allo svago, oltre a spazi pubblici per l’interazione sociale. Aree innovative come gli hub per gli sport digitali e gli e-gaming sono progettate per richiamare nuove attività commerciali e residenti, andando a creare un ecosistema autosufficiente. Inoltre, un centro di allenamento sportivo con due campi da calcio sarà a disposizione per l’allenamento, le gare e il recupero degli atleti. Punto fondamentale, non fermarsi all’evento. Infatti, Populous Consulting, il ramo dello studio che offre servizi di consulenza aziendale, ha sviluppato un piano completo per l’Aramco Stadium che ne garantisce il successo ben oltre la prossima Coppa del Mondo Fifa 2034 in Arabia Saudita. Attraverso l’analisi dei dati e approfondite ricerche di mercato, sono state condivise preziose previsioni su tre aspetti chiave: esperienza dei visitatori, relazioni con la comunità e fattibilità commerciale. Ciascuno di questi elementi contribuirà al successo a lungo termine dello stadio e al suo impatto.  
    I commenti di Populous
    Soddisfazione nelle parole di Shireen Hamdan, senior principal e general manager di Populous KSA: «Lo sviluppo dell’Aramco Stadium creerà una sede calcistica di livello mondiale in grado di ospitare tornei internazionali di alto livello. La collocazione straordinaria della sede sulle rive del Golfo Persico, ci ha permesso di sviluppare una forma distintiva dell’edificio, unica e altamente riconoscibile. Il suo design aperto invita la comunità a riunirsi, festeggiare e creare ricordi duraturi, rendendolo un simbolo del ricco patrimonio di Al Khobar, del suo futuro vibrante. Il suo design diventerà iconico nel mondo del calcio, esempio della visione dell’Arabia Saudita che vuole sviluppare ulteriormente Al Khobar come destinazione sportiva globale, attraendo visitatori da tutto il mondo». Rhys Courtney, senior principal di Populous e progettista capo del progetto: «Questo progetto di sviluppo di livello mondiale si estende su quasi un chilometro quadrato, creando una connessione continua tra l’impianto e il distretto della Città dello Sport. Ospiterà sport di élite, attività sportive di base e opportunità ricreative. Per dimensioni e offerta di servizi, questo progetto è uno dei più grandiosi del suo genere a livello globale, a sostegno dell’ambizione dell’Arabia Saudita di trasformare Al Khobar in una delle principali destinazioni sportive del mondo».  
    Stadi mondiali, Casablanca sfida Madrid 
    Passando a Casablanca, e al Mondiale del 2030 in più continenti e Paesi, ecco il Grand Stade Hassan II da 115.000 posti. Impianto iconico, maestoso, che sarà il più grande nel calcio mondiale. L’infrastruttura è stata disegnata dagli architetti parigini Oualalou + Choi proprio con Populous, a tutti gli effetti leader mondiale nella progettazione di strutture sportive. Lo stadio s’ispira all’estetica dei tipici eventi di convivialità marocchina, conosciuti con il nome di “moussem”. La struttura è coperta da un grande tetto a tenda che si alza, in un potente effetto scenico, dal paesaggio boschivo circostante. Alle due estremità del gigantesco catino dello stadio, tre spalti scoscesi e compatti offrono un’atmosfera vibrante e spettacolare al pubblico. Ciascuno ospita 29.500 spettatori con ingresso in general admission. Lo stadio sarà del tutto conforme ai requisiti Fifa, con la possibilità di ospitare, quindi, la finale della Coppa del Mondo 2030 (è già sfida lanciata al nuovo Bernabeu); il Marocco è infatti co-organizzatore del torneo con Spagna e Portogallo. Lo stadio sarà anche la sede dei due club locali. Le operazioni di preparazione per i lavori preliminari sono in corso su un sito di 100 ettari nella città di El Mansouria, provincia di Benslimane, a 38 km a nord di Casablanca. Il finanziamento pubblico del progetto è stato approvato ad ottobre 2023.  
    Nel Belpaese quali stadi
    E in Italia? Populous porta avanti i progetti di Roma e Venezia (e dell’Inter, se si andrà nella direzione dei due stadi separati per i club milanesi). Il referente è Silvia Prandelli, l’anima tricolore dello studio senza barriere. Il motto: è sempre più essenziale renderli sostenibili, dal punto di vista degli introiti e dei consumi, ma anche inclusivi e accessibili ad anziani, famiglie e bambini gli stadi e i complessi sportivi. Quindi bisogna cambiare mentalità e il modo di costruirli. Nella Capitale, lo stadio della Roma sarà caratterizzato da un design moderno, con la centralità della curva Sud, destinata a essere la più grande d’Europa. E poi tribune coperte, campo centrale scoperto, aree di riscaldamento e spazi di ristorazione e commerciali. Il design mostra la natura innovativa del progetto e i benefici che promette di generare per gli appassionati di calcio e per la comunità, in termini di modernità, sostenibilità, accessibilità di una struttura che non servirà solo ad ospitare le partite di calcio. Come specificato il giorno della presentazione da Declan Sharkey, senior principal e direttore generale di Populous Italia: «Sarà uno stadio di livello mondiale, una casa per i tifosi e una nuova importante destinazione per i cittadini di Roma e non solo. Il design iconico dello stadio, in una posizione elevata a Pietralata, con vista sulla città e un bellissimo paesaggio circostante, significa che diventerà uno dei più iconici e riconoscibili del calcio mondiale. I suoi benefici nel migliorare l’esperienza dei tifosi e nell’unire i sostenitori e la comunità saranno percepiti da generazioni di tifosi dell’AS Roma a venire». Insomma, siamo indietro, terribilmente indietro, ma qualcosa si muove anche in Italia…  LEGGI TUTTO

  • in

    Occhio Juve, lo Stoccarda vuole tornare a brillare anche in Champions

    Quando si pensa allo Stoccarda vengono in mente soprattutto grandi attaccanti che hanno fatto la storia: Mario Gomez, Jürgen Klinsmann, Fredi Bobic, Fritz Walter, ma anche giocatori iconici come Cacau. Nomi che hanno scandito le epoche ed i successi di una delle squadre che più di tutte nella loro storia vivono oscillando, capaci di incredibili picchi e numerosi periodi di anonimato. Nel 2016, un quinquennio dopo l’ultima apparizione in Champions League, è retrocesso in Zweite per la prima volta dopo quarant’anni.
    Subito tornato in Bundesliga, è nuovamente sceso nel 2019. E anche nel 2023 ci è andato vicinissimo: si è salvato allo spareggio. Nel 2022 lo aveva evitato con un gol di Endo allo scadere all’ultima giornata. E l’anno scorso ha concluso al secondo posto, anche davanti al Bayern Monaco, guadagnandosi nuovamente la Champions League dopo 13 anni. Sfidando la Juve, ma anche il Real Madrid, il PSG e pure l’Atalanta. Come nelle favole.
    Hoeness, dalle critiche al successo
    Del resto, un paio d’anni fa immaginare un percorso del genere era davvero oltre ogni reale concezione di ciò che poteva essere il futuro. Una squadra che non trovava le misure con costanza, di talento, idee, ma… c’era sempre un ‘ma’. Sulla tenuta difensiva, sulla forza mentale, sulla concretezza. D’altronde un quartultimo e un terzultimo posto non sono proprio la migliore delle basi.
    È stato nella stagione 2022/23, quella conclusa al playout, battendo l’Amburgo, che la squadra ha iniziato a trovare una sua dimensione. L’annata era iniziata con Matarazzo in panchina, poi dopo i periodi di scarso successo di Wimmer e Labbadia la scelta è stata di puntare su Sebastian Hoeness, ricevendo un mare di critiche, visto che parliamo del nipote del grande Uli, leggenda del Bayern, e figlio di Dieter, in passato ex giocatore e anche dirigente della società.
    L’ascesa dello Stoccarda: la forza delle idee
    Mai scelta fu più azzeccata. Dopo la salvezza, a Stoccarda è cambiata aria. E tutti quei talenti che non sono mai mancati – portati nella maggior parte dei casi dall’ex capo scout del Dortmund e dell’Arsenal, Sven Mislintat – hanno d’improvviso trovato un contesto tattico in cui potersi esprimere. E così Enzo Millot, 2002 francese, è diventato uno dei migliori interni d’inserimento in circolazione, Chris Führich una delle ali più imprevedibili, Hiroki Ito uno dei centrali più affidabili (e lo ha preso il Bayern). Per non parlare delle plusvalenze fatte su Kobel e Anton, oggi al Dortmund, o Guirassy, andando fino a Mavropanos ed Endo, rivenduti in Premier a peso d’oro. 
    A chi è rimasto nel corso degli anni – Führich, Millot, Karazor, Silas – si sono aggiunti innesti mirati come Vagnoman a destra, Undav in attacco, Stiller in mediana, Mittelstädt sulla sinistra, Nübel in porta. E non sono nomi a caso, ma tutti giocatori che a Stoccarda sono arrivati fino alla conquista della nazionale tedesca. Merito non solo del sistema. Ed è poi ciò che ha spinto in estate anche attaccanti in rampa di lancio europea come El Bilal Touré dall’Atalanta o Demirovic dall’Augsburg a volare in Germania per una ventina di milioni di euro, in un posto dove le idee di calcio offensivo e propositivo fanno raccogliere frutti importanti. Ma guai a scambiarla per una provinciale: lo Stoccarda ha più dna Champions di molti altri. E non vede l’ora di poterlo dimostrare. LEGGI TUTTO

  • in

    Facundo Gonzalez, ufficiale: in prestito dalla Juve al Feyenoord

    TORINO – “Dopo aver trascorso la passata stagione in Serie B con la maglia della Sampdoria, Facundo Gonzalez è pronto per una nuova avventura: ad attenderlo infatti c’è l’Eredivisie e, nel dettaglio, il Feyenoord che lo accoglie in prestito per l’annata appena cominciata”. Questa la nota ufficiale pubblicata dalla Juve sul proprio sito dove si annuncia l’ennesima operazione di mercato che riguarda la Next Gen. “Facundo, uruguaiano e cresciuto calcisticamente in Spagna nelle giovanili di Espanyol e Valencia prima di diventare bianconero nell’estate del 2023 – continua la nota -, è arrivato fino al primo turno playoff nella sua prima stagione italiana collezionando 30 presenze con la maglia del club ligure con cui ha trovato anche, in due occasioni, la gioia del gol”. LEGGI TUTTO

  • in

    Andrea Mancini: “B come Barcellona E come squadra… B”

    Andrea Mancini al Barcellona, bel modo di ripartire. «Anzi tutto ringrazio chi mi ha dato l’opportunità di andare alla Sampdoria. Senza l’esperienza alla Samp probabilmente non sarei andato al Barcellona. Un’opportunità che è merito anche di chi ha lavorato con me l’anno scorso e di chi mi ha portato a Genova la scorsa estate».
    Grande soddisfazione mista a rimpianto? «Dentro di me sono ancora in quella fase in cui ogni tanto mi fermo rivivendo i momenti belli e anche quelli meno belli dell’anno scorso. Ancora non mi rendo conto di essere al Barcellona. A volte mi viene la malinconia di non essere più alla Sampdoria. La Sampdoria era il mio Barcellona, era il mio Real Madrid».
    Ha sempre detto che la Samp per lei è una seconda pelle. «Sì, rimarrà sempre la mia seconda pelle. Per il legame coi tifosi, coi giocatori che ancora sono lì, con mister Pirlo».
    Perché non è rimasto? «Chi fa questo lavoro sa che in un percorso possono succedere queste cose. Ognuno fa le sue scelte. Se la situazione fosse stata quella dell’anno scorso non mi sarei guardato intorno. Rispetto la scelta del presidente Manfredi che ha voluto prendere Accardi. Ho rispetto e stima per Pietro. Ma non penso che sarebbe stata la scelta giusta quella di restare come collaboratore. Anche perché un dirigente si porta i suoi uomini. Ribadisco, rispetto e stimo Pietro. Ringrazio Manfredi per l’opportunità che mi ha dato. Diciamo solo che le cose potevano essere gestite in modo diverso».
    L’anno scorso ha raggiunto i play off dopo il rocambolesco salvataggio societario. «È stata una stagione in crescendo, pur nelle difficoltà. Siamo arrivati sesti, senza penalizzazioni avremmo dovuto giocare il play off col Palermo in casa e sarebbe stato diverso. Poi è chiaro, quando ti chiami Sampdoria devi andare in A e lo capisco. Ma ad arrivare dove siamo arrivati abbiamo fatto un miracolo. Se avessimo perso a Cittadella a febbraio, se ci fossero girate male le cose, poteva succedere di tutto. Guardate cosa è successo al Bari».
    Oggi Pirlo può portare in A la nuova Samp? «Me lo auguro. Sono convinto che Andrea possa fare un grande lavoro. Mi auguro che torni in A, tifo per la Samp e per una piazza che si merita la massima serie. La Samp è la mia vita, ci sarà sempre una porta aperta con la speranza di tornare un giorno».
    Anche suo padre Roberto – oggi ct dell’Arabia Saudita – vuole tornare alla Sampdoria e rilanciarla, come sognava il compianto Gianluca Vialli? «Sì, anche lui ha il sogno di tornare alla Sampdoria. Vorrebbe esaudire il sogno di Gianluca, quel sogno di ricreare qualcosa di quello che era stato negli anni ’90. Mio papà era dispiaciuto per come erano andate le cose alla Sampdoria ma mi ha detto che a Genova potrò sempre tornarci. Lui per primo mi ha detto che a 32 anni il Barcellona, lavorare con Deco e questa società, è un’opportunità troppo grande».
    Come è nata l’opportunità Barcellona? «Verso metà luglio mi ha chiamato il figlio del presidente Laporta dicendomi che il Barcellona, avendo avuto Pedrola alla Samp, aveva seguito molto la squadra blucerchiata e che Deco cercava una persona di calcio nello staff. Loro hanno apprezzato il lavoro fatto coi giovani alla Samp. Tutti i ragazzi che siamo andati a prendere oggi giocano o giocheranno in A, come Ghilardi, Esposito, Leoni, Facundo e Stankovic. Deco mi ha incontrato e ci siamo piaciuti a pelle. Ora lavorerò col suo staff, seguirò i ragazzi della cantera. Lavorerò a stretto contatto anche con Bojan Krkic, che segue i ragazzi del club».
    Come sta Pedrola? «Spero che possa tornare il prima possibile alla Samp. I tifosi e l’ambiente hanno visto solo il venti per cento di questo giocatore, non si rendono conto che giocatore hanno in casa. Per la B è un lusso. Se non si fosse fatto male starebbe già giocando in A».
    Il 2006 Giovanni Leoni è stata una sua scoperta dal Padova. In estate lo hanno seguito tante big, ora è andato al Parma. «Penso che Leoni possa diventare uno dei migliori difensori centrali italiani. Un bravissimo ragazzo con la testa sulle spalle. Ancora non capisce le qualità che ha. Il giorno che lo abbiamo preso a Padova, lo avevo già visto un mese e mezzo prima. Chiamai Mirabelli il 28 dicembre, lui mi aveva chiesto Delle Monache. Leoni è un investimento sicuro: se oggi puoi venderlo a 8-9 milioni, a fine stagione potrà valere anche 20 milioni. Avrà 18 anni. Un giocatore di livello molto importante. Sarebbe stato bello vederlo ancora alla Samp, il Parma ha fatto un grande acquisto».
    Cosa vuol dire lavorare per il Barcellona? «Non esiste miglior club al Mondo, per come lavorano. E’ una soddisfazione essere in una società dove un ragazzo fa tutta la trafila dall’Under 10 alla prima squadra. Ogni anno ci riescono 3-4 giocatori. Iniesta, Xavi, Pujol e Piquè erano della cantera. Ora ci sono Yamal, Gavi, Cubarsì e anche altri ragazzi come Bernal, un 2007 che gioca play davanti alla difesa, e Marc Casado, una mezz’ala forte, anche lui titolare nella gara col Valencia. E c’è Guille Fernandez, un 2008 del Barcellona B, mezz’ala che ha già fatto il ritiro nella prima squadra».
    Dunque le seconde squadre servono? «Sì, assolutamente. Il Barcellona B gioca in terza serie, sono tutti ragazzi tra il 2007 e il 2009. E’ un investimento che ti ritrovi in futuro. Sai come si allenano i ragazzi, una cosa troppo importante. Spesso e volentieri in Italia basta una scelta sbagliata di un prestito e un ragazzo si può perdere. Non è un caso che oggi i giovani più interessanti vengano fuori da Juventus e Atalanta».
    A proposito, Federico Chiesa andrà al Barcellona? «Questo non lo so. Certo mi farebbe piacere vedere un italiano al Barcellona, oltre tutto mio papà era stato compagno di squadra di suo padre Enrico proprio alla Samp. Gli ultimi italiani al Barcellona sono stati Coco, Albertini, Zambrotta. E’ passato un po’ di tempo».
    Tornando alla Samp, cosa ne pensa delle critiche a Pirlo? «Con Andrea c’è un legame di stima e amicizia. Io ho sempre detto che Pirlo non andava toccato. Vedo in lui le qualità per diventare un grande allenatore. Poi chiaro anche lui ha iniziato questo mestiere da pochi anni. Ha dimostrato nelle difficoltà di poter allenare una squadra importante come la Sampdoria. Ora che il livello della squadra si è alzato anche lui deve mettere qualcosa di più. Chi fa questo lavoro deve convivere con le critiche ma lui ha le spalle larghe. E poi ricordiamoci che alla Juve vinse la Coppa Italia e chiuse comunque al quarto posto».
    Mancini, la rivediamo presto a Genova? «Spero di poter venire a vedere il derby in Coppa Italia, il 25 settembre. E poi spero un giorno di venire a sorpresa anche a godermi una partita in gradinata Sud tra i tifosi blucerchiati». LEGGI TUTTO

  • in

    Gattuso-Perisic, scintille all’Hajduk. Il croato non convocato: “Poi parlerò”

    Gattuso non fa sconti, nemmeno all’Hajduk Spalato. Il tecnico italiano, infatti, ha deciso di non convocare Ivan Perisic – uno degli idoli della tifoseria – per la seconda giornata di campionato in Croazia. Una decisione che ha fatto discutere in patria e ha diviso i tifosi. I motivi dell’esclusione sono di natura disciplinare anche se non è chiarissimo, nonostante ‘24sata’ abbia parlato di un possibile alterco tra i due. Insomma, un acceso confronto avrebbe scatenato la reazione del tecnico nel prendere poi la decisione di lasciare a casa l’ex Inter. 
    La reazione di Perisic
    L’esterno croato non prenderà parte alla sfida contro la Lokomotiv Zagabria con il resto dei compagni. La decisione di Gattuso di non convocarlo ha diviso i commenti, ma lo stesso Perisic ha voluto mandare un messaggio sui suoi social alla squadra in vista del match. 
    “Oggi è una partita importante e non voglio disturbare i ragazzi o il club attirando l’attenzione su di me. Buona fortuna alla squadra. Ci sarà modo dopo di parlare di quello che è successo”. Questo ha scritto nella sua storia Ivan Perisic e, da come lui stesso ha annunciato, potrebbe esserci nei prossimi nei prossimi giorni una sua spiegazione sull’accaduto.  LEGGI TUTTO

  • in

    Francia: Dazn si assicura i diritti esclusivi della Ligue 1 per 5 stagioni

    TORINO – Dazn, la piattaforma di streaming sportivo leader a livello mondiale, annuncia oggi di aver acquisito i diritti esclusivi per la trasmissione in Francia della Ligue 1 McDonald’s per le prossime cinque stagioni. Dazn diventerà il punto di riferimento del massimo campionato di calcio in Francia, offrendo ai tifosi francesi tutte le 306 partite in un unico luogo: otto partite della Ligue 1 McDonald’s in diretta e in esclusiva in programma venerdì, sabato e domenica (venerdì 20:45, sabato 19:00, sabato 21:00, domenica 15:00, domenica 17:00 e domenica 20:45) – mentre la nona partita in programma sabato alle 17:00 sarà disponibile in differita dalle 00:00 della sera stessa.
    Inoltre, Dazn si è assicurata i diritti esclusivi per le 10 partite più importanti della stagione, che comprenderanno gli scontri più importanti come, ad esempio, Paris Saint-Germain FC vs Olympique Marsiglia, Olympique Lione vs AS Saint-Etienne e molti altri, acquisendo anche un ampio pacchetto di filmati near live e highlights che arricchiranno ulteriormente l’esperienza di visione oltre i 90 minuti.    
    L’offerta convincente di Dazn alla Ligue de Football Professionnel (LFP) consiste nell’utilizzare le capacità digitali, l’eccellenza nella produzione e l’esperienza di marketing della piattaforma per contribuire a far crescere la portata e la popolarità della Ligue 1 McDonalds. La tecnologia leader a livello mondiale e la cultura dell’innovazione di Dazn, infatti, stanno già portando risultati ad alcuni dei più importanti detentori di diritti nello sport, aiutandoli a guidarne la crescita e la portata degli eventi, e a offrire nuovi modi per emozionare e coinvolgere i fan. 
    In quest’ottica, Dazn lavorerà a stretto contatto con la Ligue de Football Professionnel (LFP) e i club, utilizzando le capacità commerciali e le strategie social della piattaforma per creare una proposta incentrata sui tifosi, FanZone, che offrirà loro l’opportunità di guardare, giocare, acquistare e condividere tutto in uno spazio dedicato alla Ligue 1 McDonald’s su Dazn. La FanZone è già stata introdotta con successo in altri mercati europei e offre un’esperienza unica che porta la partecipazione dei tifosi alla trasmissione e offre possibilità di ticketing e merchandising. Inoltre, è in arrivo il servizio di statistiche e punteggi tra i più avanzati.  Scegliendo Dazn, il più grande broadcaster di calcio in Europa che collabora con i maggiori campionati e detentori di diritti del mondo, i club francesi si affidano a una piattaforma all’avanguardia nella trasformazione digitale dello sport.  Il lancio della proposta calcistica di Dazn in Francia rende questo Paese il quarto grande mercato domestico per Dazn in Europa, insieme a Germania, Italia e Spagna, sottolineando l’impegno dell’azienda nell’espansione del mercato e nell’ampliamento dell’offerta nei suoi mercati principali.???La Ligue 1 McDonald’s si aggiunge a una ricca offerta sportiva di alto livello in Francia, che comprende il Betclic Elite Championship di pallacanestro, l’NFL Game Pass e i migliori incontri di MMA, con PFL e Bellator, e di boxe di livello mondiale. 
    Segev, ceo di Dazn, commenta così
    Shay Segev, ceo del Gruppo Dazn, dichiara: «Questo è un momento entusiasmante per Dazn e per il calcio francese. La Ligue 1 McDonald’s è una competizione fantastica con grandi club e alcuni dei giocatori più talentuosi del calcio mondiale. Poter presentare la competizione nella sua interezza su DAZN, con otto partite su nove in diretta e in esclusiva per ogni turno e i tanti contenuti near live, significa poter dare ai fan del calcio francese un’offerta impareggiabile. In Francia Dazn sarà la piattaforma di riferimento della Ligue 1 McDonald’s». «Dazn crede nella partnership stretta ed è consapevole della responsabilità che ci siamo assunti nel lavorare con la LFP, i club e il più ampio ecosistema calcistico francese. Vogliamo vedere la Ligue 1 McDonald’s crescere in termini di portata, pubblico e valore. Possiamo contribuire a questo obiettivo con il nostro approccio innovativo alla produzione, al marketing e alla distribuzione, incentrato sui tifosi e siamo impegnati a far sì che tutto questo funzioni per tutte le parti: se il calcio francese fa bene, Dazn fa bene!”.   
    Vincent Labrune, presidente della Professional Football League commenta: «Questo importante accordo con Dazn apre un nuovo capitolo nella storia della Ligue 1 McDonald’s. Con Dazn, la LFP e i club si impegnano a modernizzare l’accesso ai contenuti del nostro campionato e a offrire un accesso semplice e completo alle serie sportive preferite dal pubblico francese ogni fine settimana. Insieme e per tutta la settimana, ci impegneremo a offrire contenuti premium su Dazn ai tifosi della Ligue 1 McDonald’s e ai nostri club. Ogni fine settimana, Dazn trasmetterà otto partite su nove in diretta e fornirà contenuti coinvolgenti per trasmettere l’emozione e la passione del calcio e del campionato ai tifosi». LEGGI TUTTO

  • in

    Il ‘battesimo’ di Yamal: “Un disegno degli dei”

    Barcellona, 4 luglio 2024. La Spagna si sta preparando a giocare i quarti di finale dell’Europeo contro i padroni di casa della Germania. In tv, sui giornali e per le strade della città non si parla d’altro. Joan Monfort, celebre fotografo catalano, è da poco rientrato a casa dopo una giornata di lavoro qualunque. Tempo di cenare, rilassarsi davanti a un buon libro per poi crollare nel letto. Alle 2 di notte squilla il telefono, Monfort risponde: a cercarlo è un collega della rivista “Sport”. «Joan, scusami se ti disturbo a quest’ora, ma è troppo importante…C’è questa foto di Messi con in braccio un bebè che sta girando sui social. Per caso l’hai scattata tu?». Monfort, ancora mezzo addormentato, si stropiccia gli occhi per poi esaminare gli scatti: «Sì, se non ricordo male dovrebbe essere un servizio fotografico che ho realizzato per il Barca nel 2007. Che c’è di strano?». «Joan, non so bene come dirtelo…Quel bambino in braccio a Messi è Lamine Yamal».
    La benedizione di Messi
    I più cinici non potranno che definirla un’incredibile coincidenza. E forse avranno anche ragione. Ma è molto più semplice, per non dire romantico, credere che la storia di ognuno di noi faccia parte di un’immensa e sconfinata sceneggiatura, scritta e pensata da un animo folle, irrazionale, che si diverte a intrecciare i destini come fossero semplici fili. Quel pomeriggio, la strada del più forte giocatore della storia del Barca – e forse di tutti i tempi – si è incrociata con quella di un ragazzo spagnolo che, per qualità, velocità di pensiero e atteggiamento, ha tutte le carte in regola per poter provare a ereditarne lo scettro di protagonista. Non vi è nulla di blasfemo nel definirlo un vero e proprio battesimo, anche se a detta del papà di Yamal, sarebbe stato suo figlio a benedire il roseo cammino di Leo Messi. «Non riesco a spiegarmi quello che è successo – commenta Monfort – è una benedizione, un disegno degli dei, una congiuntura astrale. Il Barca, a quei tempi, ci aveva commissionato la realizzazione di un calendario di beneficenza in collaborazione con l’Unicef. Dovevamo ritrarre 12 giocatori – uno per mese – assieme a bimbi provenienti da contesti sociali problematici. Per la foto con Messi fecero una sorta di casting nel quartiere di Rocafonda, a Mataró, in Catalogna. A vincere, un po’ per caso, fu la famiglia di Lamine. Leo all’epoca non era ancora diventato Messi. Era un ragazzo timido, di vent’anni, alla sua seconda stagione da titolare. Dovevo trovare un modo per riuscire a farlo interagire spontaneamente con un bimbo di appena 5 mesi. Assorto nei miei pensieri, stavo facendo il bagnetto a mia figlia, da lì l’idea: “Perché non far fare a Messi la stessa cosa con quel bimbo?”. E così è stato. Un colpo di fortuna per me: se avesse posato con Puyol, Iniesta o qualsiasi altro campione di quel Barca, non sarebbe stata la stessa cosa…».
    Il marcatore più giovane degli Europei
    Nessuno poteva immaginare che quel neonato, 16 anni più tardi, sarebbe diventato il più giovane marcatore della storia degli Europei. Con le sue prodezze, il gioiello blaugrana – sulla cui testa pende una clausola rescissoria da 1 miliardo di euro – ha incantato il mondo, trascinando la Spagna alla vittoria dell’Europeo. Una cavalcata speculare a quella dell’Argentina di Messi, impegnata nella Copa America vinta in finale contro la Colombia. La pulce in lacrime per quello che potrebbe essere l’ultimo trofeo della carriera; Yamal per la sua prima grande soddisfazione da professionista. Strade diverse, destini affini. O almeno, così sperano in Catalogna: «Uno spettacolo vedere Messi anche solo passeggiare per il campo – continua Monfort -. Era come Mozart, un genio senza eguali, unico, il più forte di tutti. Difficile pensare che qualcuno possa avvicinarsi alla sua grandezza. Detto questo, Lamine è un giocatore straordinario e dal grande prospetto, diventerà una stella mondiale. Non teme niente e nessuno, gioca con la stessa spensieratezza e la stessa gioia che appartiene ai più piccoli, a chi per la prima volta si affaccia a questo sport. Più che Messi, mi ricorda Ronaldinho. Quando il brasiliano arrivò al Barcellona, il club stava vivendo un momento complicato. Con il suo sorriso e la sua classe è riuscito a invertire il trend, riportando il Barca dove meritava. Chissà che Lamine non possa fare lo stesso…».
    La maglia numero 19
    E poi c’è quella maglia, la “diecinueve”, dai cui tessuti traspira l’aura del fenomeno di Rosario, ai tempi scelta dall’argentino perché per poter indossare la 10 occorreva prima mostrare al mondo cosa fosse in grado di fare con quel sinistro magico. Yamal, in quello che potrebbe essere l’anno della sua consacrazione, giocherà proprio con quella camiseta lì, la numero 19: «Una scelta più che intelligente – continua Monfort – che dimostra la sua indiscutibile maturità come uomo e come calciatore. La 10, in un club come il Barcellona, rischierebbe di sottoporlo a pressioni difficili da gestire. Non ce n’è bisogno. Questo gesto potrà aiutarlo a crescere ancora di più. Spero vinca il Golden Boy, se lo merita più di chiunque altro per il calcio espresso e per il contesto da cui è venuto fuori lavorando ogni giorno. Se quest’anno non dovesse andare a lui, sarebbe una vera ingiustizia». LEGGI TUTTO