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    Qualificazioni Champions: Celtic eliminato, Atalanta in terza fascia

    L’eliminazione a sorpresa del Celtic, battuto nel secondo turno di qualificazione dal Ferencvaros, favorisce l’Atalanta, provvisoriamente inserita in quarta fascia e salita ora in terza, in vista del sorteggio del 1° ottobre
    CHAMPIONS 2020-2021: LE FASCE PROVVISORIE PER I SORTEGGI

    L’edizione 2019-2020 si è appena conclusa, ma la Champions è già ripartita, riservando subito sorprese. Fuori il Celtic, eliminato al secondo turno preliminare nonostante i favori del pronostico. Un’uscita di scena, quella degli scozzesi caduti in casa (1-2) contro il Ferencvaros, che favorisce l’Atalanta.
    L’Atalanta sale in terza fascia
    La squadra di Gasperini, provvisoriamente inserita in quarta fascia in vista dei sorteggi, vede infatti “liberarsi” il posto in terza fascia che per motivi di ranking sarebbe stato riservato al Celtic, qualora si fosse qualificato. Tre, quindi, le italiane in terza fascia (Inter, Lazio, Atalanta), con la Juventus in prima, in vista del sorteggio del 1° ottobre ad Atene.
    Per la definizione dei gruppi bisogna attendere ancora il terzo turno preliminare: nel frattempo, detto dell’eliminazione del Celtic (la terza di fila nei turni preliminari), va registrata l’uscita di scena del Ludogorets (sconfitto 0-1 dal Midtjylland) e del Legia Varsavia (battuto ai supplementari dai ciprioti dell’Omonia). Avanzano AZ Alkmaar (vittorioso ai supplementari contro il Viktoria Plzen), Paok, Rapid Vienna, Stella Rossa, Young Boys, Qarabag, Dinamo Brest e Maccabi Tel Aviv. LEGGI TUTTO

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    Champions League, la scuola tattica che collega Nagelsmann e Tuchel

    I due allenatori tedeschi che si affronteranno questa sera in semifinale di Champions League hanno avuto la stessa formazione, sotto l’ala di Ralf Rangnick
    LIPSIA-PSG LIVE

    Tre delle quattro squadre arrivate alle semifinali portoghesi della Champions League 2019/20 hanno allenatori tedeschi al comando. Tra questi, le carriere di Julian Nagelsmann e di Thomas Tuchel, che si affronteranno nella sfida tra RB Lipsia e Paris Saint-Germain di stasera, sono legate insieme a doppio filo.

    Nagelsmann e Tuchel condividono lo stesso pater familias dal punto di vista della tattica, quel Ralf Rangnick che ha allietato (o infestato, a seconda dei punti di vista) i sonni dei tifosi del Milan per un semestre. Rangnick è stato un riferimento per la scuola degli allenatori tedeschi, tanto quanto per i tecnici nostrani è stato Arrigo Sacchi, che con la forza delle sue idee ha cambiato il modo di vedere il calcio degli allenatori italiani, e non solo, per sempre.

    Tuchel ha conosciuto Rangnick nella seconda parte degli anni Novanta, quando il primo era un difensore in forza al SSV Ulm e il secondo sedeva in panchina. Nagelsmann si è formato nella “cantera” dell’Hoffenheim, che è stato il feudo di Rangnick prima che da direttore sportivo si installasse alla corte della Red Bull. 

    Nagelsmann ha quindi ricevuto una diretta influenza delle idee e dei metodi di Rangnick, ed è forse per questo che quando ha potuto il direttore sportivo ha poi consegnato al suo pupillo le chiavi della prima squadra a Lipsia. Gli stessi Nagelsmann e Tuchel hanno lavorato insieme all’Augsburg nel biennio 2007/08, anzi pare che sia stato proprio Tuchel a notare le doti manageriali di Nagelsmann per primo come confermato dall’allenatore in conferenza stampa: “Non siamo mai stati particolarmente legati, anche se in molti lo dipingono come mio mentore . La nostra è sempre stata una relazione molto pragmatica, ma gli sono grato per avermi dato l’idea di diventare allenatore”.

    Rangnick, Nagelsmann e Tuchel condividono gli stessi principi tattici. Il calcio pensato dai tre è ipercinetico, votato all’aggressione dell’avversario e alla riconquista del pallone quanto più vicino possibile alla porta da attaccare. Lo stile offensivo è verticale in tutto e per tutto e i principi del gioco di posizione sono declinati di conseguenza: il fraseggio è breve ma mai compassato; le triangolazioni sono utilizzate per liberare l’uomo più in avanti, possibilmente oltre una linea avversaria.

    Ai principi non si deroga, mai, in nessun caso. L’applicazione dei principi di gioco può invece essere differente, a partire dal modulo in campo. Nagelsmann e Tuchel hanno utilizzato spesso schieramenti diversi di partita in partita, e alla fine della stagione nessuno può mai dire qual è il modulo base delle loro squadre. Lo scopo è chiaro: pur tenendo fede al loro credo tattico, entrambi vogliono scoprire e attaccare i punti deboli dell’avversario; senza mancare di difendersi dai loro punti forti. Per Nagelsmann e Tuchel allenare è una continua analisi costi-benefici.

    I due quarti di finale contro Atalanta e Atletico hanno dato un’idea della flessibilità tattica dei due allenatori. Tuchel ha schierato un inedito 4-3-3 con Neymar punta centrale. Il brasiliano, spostato dalla fascia sinistra, ha agito da regista offensivo al centro dell’attacco, muovendosi in ogni direzione per trovare uno spazio da attaccare. Libero di ricevere, Neymar ha poi potuto far saltare il sistema difensivo atalantino con i suoi proverbiali dribbling. Sulla fascia sinistra amata dal brasiliano, Tuchel ha schierato Pablo Sanabria, che nelle fasi di non possesso si abbassava fino alla linea di centrocampo per formare un compatto 4-4-2. Tuchel era infatti preoccupato dalla capacità dell’Atalanta di creare la superiorità numerica in fascia, e Sanabria gli ha garantito maggior copertura.

    Anche Nagelsmann ha adottato due moduli per le diverse fasi di gioco contro l’Atletico di Simeone. In fase di non possesso, il Lipsia si è sistemato con il 4-2-3-1. L’obiettivo di Nagelsmann era di non concedere linee di passaggio all’interno del campo e dirottare il gioco dell’Atletico verso zone di campo dove gli spagnoli potevano creare meno pericoli. In fase di possesso, i tedeschi passavano al 3-2-4-1. In zone basse di campo, gli uomini di Nagelsmann si garantivano così la superiorità numerica verso gli avanti dell’Atletico, disinnescando l’efficacia del pressing. In zone alte di campo, la fluidità degli uomini alle spalle del centravanti-boa Yussuf Poulsen ha distrutto la linearità della difesa dell’Atletico, arroccata a difesa dell’area di rigore. Il primo gol della partita è arrivato al termine di una lunga azione che ha premiato il movimento senza palla in area di rigore del trequartista Dani Olmo che è arrivato in corsa a battere di testa davanti al portiere. 

    Nei tre precedenti in Bundesliga, Tuchel, alla guida del Borussia Dortmund, ha battuto l’Hoffenheim di Nagelsmann due volte, assicurandosi un pareggio in una terza occasione. Nel primo dei tre confronti diretti, Nagelsmann schierò due punte e un trequartista per interferire nell’impostazione di gioco dal basso dei due centrali del Dortmund e del suo regista Nuri Sahin. La tattica funzionava e stava per far saltare il banco: l’Hoffenheim era in vantaggio nello stadio dei rivali quando un rosso diretto a uno dei suoi giocatori ha fatto cambiare l’inerzia della partita. Nelle altre due sfide, gli allenatori hanno schierato le loro squadre a specchio, adottando entrambi il 3-5-2 e disseminando il campo di duelli uno contro uno. 

    In conferenza stampa, Tuchel ha detto che tra Lipsia e PSG prevarrà la squadra che riuscirà a essere più aggressiva e fisicamente a posto. Ma cosa possiamo aspettarci dal punto di vista tattico? In linea generale, il Lipsia potrebbe concedere meno campo alle spalle della difesa ai parigini di quanto ne abbia concesso all’Atletico Madrid. Upamecano e gli altri hanno contenuto bene le sfuriate in campo aperto di Diego Costa e compagni, ma forse non hanno le risorse atletiche per competere con la velocità di Neymar e Kylian Mbappé. A quel punto agli attaccanti del PSG non resterebbe altro che attaccare un blocco basso, tentando di scardinarlo attraverso i dribbling e le triangolazioni in spazi stretti. In avanti, il Lipsia potrebbe sfruttare la stessa “falla” nella difesa del PSG esposta dall’Atalanta in occasione del gol di Pasalic: Kimpembe stringe troppo la sua posizione e invita Toloi a correre nello spazio lasciato tra sé e il terzino Bernat, che per recuperare l’errore del compagno, assorbe il taglio ma lascia libero Pasalic di ricevere. I cambi gioco nell’ultimo terzo di campo, in tal senso, potrebbero rivelarsi determinanti.

    Quel che è certo è che, dietro le porte chiuse degli spogliatoi e dei rispettivi uffici, la battaglia tattica tra RB Lipsia e Paris Saint-Germain è già iniziata prima ancora di scendere in campo.

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    Nagelsmann, Tuchel e le stampelle: la loro storia

    Dietro la prima semifinale di Champions League fra Lipsia e Psg c’è una storia che merita di essere raccontata. Ricordi e aneddoti che legano i due allenatori, Tuchel e Nagelsmann. Legati da un passato comune e… dalle stampelle
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    Julian, Thomas e le stampelle. Quelle che Tuchel sta usando dopo essersi fatto male la scorsa settimana, ma 13 anni fa nella seconda squadra dell’Augsburg la scena era ribaltata: mister Thomas che vedeva il suo difensore Julian in stampelle per tutti quei problemi al ginocchio. Spesso, troppo spesso. Tanto da avere quell’idea. “Gli avevamo detto: se sei sempre infortunato non puoi restare qui, inizia a studiare le squadre avversarie. E devo dire che le sue analisi erano notevoli, considerando che lui era un giocatore di appena 21 anni”. Tuchel, che ha due lauree, però gli aveva dato un altro consiglio: finisci l’università. Anche Julian lo ha detto: “Mio papà non c’era più, in famiglia avevamo bisogno di soldi e ho accettato, anche per finanziarmi gli studi”.

    Thomas è appassionato di neuroscienza e matematica, Julian più tecnologico. All’Hoffenheim faceva riprendere gli allenamenti con i droni e seguiva tutto dall’alto, al primo errore stop e tutti a studiare le immagini al maxischermo. Il primo giorno a Lipsia ha detto: “Bello il vostro centro, ma costruitemi la torretta”. Due caratterini mica male, la scorsa estate Nagelsmann si era presentato così ai giocatori del Lipsia. A 32 anni. “Vorrei che consideraste ogni allenamento un’occasione per fare uno step in più”.

    Thomas a Dortmund aveva perfino esagerato, fra regole e diete impossibili che lo avevano fatto litigare con giocatori e dirigenti. Lo chiamano “lo scienziato del calcio”, a volte forse un po’ troppo nerd, Julian è rimasto quello che all’Hoffenheim andava in ufficio in moto e ciabatte. E che per Tuchel tende ad essere un po’ logorroico. “In vacanza con Nagelsmann? Non capirei più niente dopo pochi giorni”. Nessun problema, a Lisbona non avranno troppo tempo per chiacchierare. Al massimo una battuta su Augsburg. E le stampelle. LEGGI TUTTO

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    Lipsia-Psg 0-3: gol e highlights. I francesi dominano e volano in finale di Champions

    La squadra di Tuchel è la prima finalista di Champions, la 5^ francese di sempre. Partita senza storia al Da Luz: in avvio subito palo di Neymar, poi sblocca Marquinhos. A fine primo tempo l’attaccante brasiliano, dopo un altro legno, approfitta di un errore di Gulacsi e di tacco serve il raddoppio per Di Maria. A inizio ripresa Bernat sigla il definitivo tris. Lipsia eliminato dopo una gara deludente. Da segnalare anche il ritorno di Verratti dopo l’infortunio

    13′ Marquinhos, 42′ Di Maria, 56′ Bernat 
    Il progetto del Psg è vicino al suo compimento. A 9 anni dall’insediamento di Al Khelaifi, e dopo tanti soldi spesi e stagioni fallimentari in ambito europeo, la formazione parigina conquista l’accesso all’agognata finale di Champions per la prima volta nella sua storia. Qualificazione mai in discussione quella ottenuta contro il Lipsia, messo sotto fin dai primi minuti e praticamente mai in grado di impensierire Sergio Rico. I difensori si confermano un punto di forza e lasciano il segno anche in fase offensiva, in co-produzione col genio dei tre campioni davanti. 3-0 finale, confezionato da Marquinhos e Di Maria nel primo tempo, con Bernat a mettere il sigillo finale. I francesi disputano una semifinale da grande squadra, con tutti gli effettivi sempre concentrati e bravi a non farsi mai prendere dalla foga e dall’emozione del match, suggellando un momento di ottima forma fisica che consente loro di non andare mai in affanno. I ragazzi di Nagelsmann pagano l’inesperienza e la sostanziale differenza tecnica in campo, non riuscendo mai a rimettere in gioco il passaggio del turno, ma escono comunque a testa alta dopo un percorso da protagonisti. Il Psg sarà la 5^ francese di sempre a giocare una finale di Champions.
    Marquinhos e Di Maria aprono le marcature, Bernat firma il tris
    Nagelsmann conferma per 10/11 la formazione che ha battuto l’Atletico, con l’unica novità in difesa rappresentata da Mukiele per Hastelnberg. In avanti confermati Nkunku e Dani Olmo alle spalle dell’unica punta Poulsen. Tuchel, invece, rinuncia a Icardi e schiera il tridente Di Maria-Mbappé-Neymar. A centrocampo c’è Paredes con Marquinhos ed Herrera, in porta Sergio Rico prende il posto dell’infortunato Keylor Navas. Il Psg approccia finalmente da big e, dopo sei minuti, va subito a un passo dal gol. Mbappé imbuca per Neymar che, solo davanti al portiere, tocca con l’esterno e colpisce il palo. I parigini continuano a insistere, senza alzare eccessivamente il ritmo, e trovano il vantaggio prima del quarto d’ora su calcio da fermo: cross tagliato su punizione e stacco vincente di Marquinhos che, di testa, segna ancora dopo il tap-in contro l’Atalanta. I francesi continuano ad avere il controllo del match e trovano un altro inserimento centrale, questa volta con Mbappé, che costringe Gulacsi all’uscita bassa per murare il tentativo e mandare in angolo. Il Lispia fatica tanto a costruire gioco ma, su una splendida verticalizzazione, riesce a costruire l’occasione per il pari. Laimer è bravo a prolungarsi la sfera di testa, poi sul passaggio a rimorchio arriva il destro sul primo palo di Poulsen che termina di poco a lato. È solo un fuoco di paglia, però, perché il Psg riprende subito a gestire l’incontro e trova un altro legno esterno, sempre con Neymar, su una punizione battuta a sorpresa da posizione defilata. Al 36’ la squadra di Tuchel realizza il raddoppio. Gulacsi sbaglia un altro passaggio in uscita – la prima volta l’aveva salvato un tocco di mano di Neymar – e sul pallone recuperato scatta immediato il lancio per O’Ney che, di tacco, apparecchia per il mancino facile di Di Maria. Prima dell’intervallo l’ex Barça prova personalmente ad arrotondare il vantaggio, ma manca di un soffio lo specchio.Di rientro dagli spogliatoi Nagelsmann si gioca subito le carte Schick e Forsberg dalla panchina, e i due sembrano effettivamente dare la scossa, in particolare con il tentativo dalla distanza dello svedese. Il Psg, tuttavia, alla prima occasione utile fa gol e chiude la partita. Bernat riceve in posizione regolare, tenuto in gioco da Mukiele a terra che lamenta un fallo, e di testa trafigge per la terza volta il portiere. Sabitzer e Angelino scaldano i guanti di Sergio Rico con un paio di conclusioni da fuori, ma sono sempre i parigini a rendersi pericolosi ogni volta che attaccano. Mbappé vuole la gioia personale e va vicino in due occasioni alla rete del poker. Prima ci prova con un colpo di testa, a lato di pochissimo, poi con un tiro centrale che Gulacsi respinge con i pugni. Anche Paredes testa, successivamente, i riflessi dell’ungherese, mentre nel finale trova spazio dopo l’infortunio Marco Verratti. Il centrocampista gioca gli ultimi sette minuti, ma soprattutto dà il segnale fisico giusto per candidarsi a un posto da titolare nella finalissima. Finisce 3-0 e il Psg vede il grande sogno a un passo.
    TABELLINO
    LIPSIA (3-4-2-1): Gulacsi; Klostermann (82′ Orban), Upamecano, Mukiele; Laimer (62′ Hastelnberg), Sabitzer, Kampl (64′ Adams), Angelino; Nkunku (46′ Forsberg), Dani Olmo (46′ Schick); Poulsen. All. Nagelsmann 
    PSG (4-3-3): Sergio Rico; Kehrer, Thiago Silva, Kimpembe, Bernat; Paredes (83′ Draxler), Marquinhos, Ander Herrera (83′ Verratti); Di Maria (86′ Sarabia), Mbappé (86′ Choupo-Moting), Neymar. All. TuchelAmmoniti: Laimer, Hastelnberg  LEGGI TUTTO

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    Lione-Bayern Monaco, Flick: “Garcia bravo tattico. Vogliamo vincere, non sarà facile”

    Le parole dell’allenatore dei tedeschi alla vigilia della semifinale di Champions League contro il Lione: “Conosciamo le qualità dei francesi. Abbiamo già individuato soluzioni per affrontare questa sfida. Impressionato da come la squadra si è allenata”
    LIONE-BAYERN LIVE

    “Conosciamo la qualità del Lione, soprattutto dietro. È un collettivo molto compatto che può andare molto velocemente in avanti grazie alle sue qualità offensive. Abbiamo analizzato questa squadra per poterla contrastare nel miglior modo possibile. Vogliamo battere ovviamente il Lione ma non sarà facile. Rudi Garcia è un ottimo tattico. Abbiamo già individuato alcune soluzioni per affrontare questa sfida. Ora sta a noi metterle sul campo. Ho fiducia nella mia squadra. La partita inizia 0-0, sarà necessario costruire intensità dal primo all’ultimo minuto, come contro il Barcellona. Se siamo al di sotto del 100%, non sarà sufficiente”.  Lo dice Hansi Flick, allenatore del Bayern Monaco, alla vigilia della semifinale di Champions contro l’Olympique Lione. “Sono impressionato da come la squadra si è allenata – ha aggiunto dopo la rifinutura di Lisbona – Anche Pavard ha lavorato bene, non ha ancora recuperato dall’infortunio al punto da poter giocare dal primo minuto, ma è un’opzione per la partita”.

    Gnabry: “Siamo i migliori d’Europa”

    Garcia: “Siamo outsider, il Bayern non è perfetto”

    Presente in conferenza anche il centrocampista del Bayern Serge Gnabry: “Il Lione è una squadra molto forte- le parole del nazionale tedesco – so che la partita non sarà facile. Ha eliminato la Juventus e poi il Manchester City, bisogna essere molto concentrati e stare attenti dal primo minuto. Tolisso ci ha confermato che è un’ottima squadra, ci ha giocato a lungo. Siamo i favoriti, ma nulla è deciso, il Lione lo ha dimostrato nei turni precedenti. Sappiamo che è rimasta solo una partita prima della finale. Siamo la migliore squadra in Europa e vogliamo questo titolo, sarebbe il coronamento di una stagione fantastica”. LEGGI TUTTO

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    Lione-Bayern Monaco, Garcia: “Siamo outsider, Bayern non ha debolezze ma non è perfetto”

    L’allenatore ha presentato così la sfida con i tedeschi: “Siamo in fiducia, non possiamo solo difendere ma bisogna capire il momento della partita. Ho avuto tanti messaggi dall’Italia dopo la vittoria sul City, sono felice del sostegno. Non pensiamo alle statistiche, altrimenti possiamo anche rimanere in albergo”
    LIONE-BAYERN LIVE

    Dopo aver eliminato Juventus e Manchester City, il Lione cerca un’altra impresa contro il Bayern Monaco, che ha schiacciato il Barcellona nei quarti di finale. “Come ho detto prima della Juve o del City, affrontiamo una squadra fortissima, costruita per vincere la Champions League ma ce l’abbiamo fatta sia con i bianconeri che con gli inglesi, quindi la fiducia accumulata finora va tenuta stretta” ha detto Rudi Garcia, intervistato da Sky Sport. “Appoggiamoci sui risultati che abbiamo fatto – ha proseguito – rimanendo concentrati e lottando su ogni pallone. Non possiamo soltanto difendere, perché se facciamo così prendiamo gol e veniamo eliminati, dobbiamo far girare la palla in modo intelligente capendo il momento della partita. Il Bayern in genere segna nei primi 20 minuti perché fa un pressing impressionante, quindi dobbiamo essere bravi ad attraversare questa zona di turbolenza. Dobbiamo sorprenderli, da outsider: speriamo di dar loro problemi”.

    Sostegno dall’Italia

    I segreti del Lione di Garcia

    L’allenatore del Lione ha raccontato dei tanti messaggi che gli sono giunti anche dall’Italia: “Sì, me ne sono arrivati tanti. Ne approfitto per dire che non ho potuto rispondere a tutti, ne ho ricevuti più di 500 tra francesi, italiani e il resto. Grazie per il sostegno soprattutto, sono onorato di avere al mio fianco anche gente del mondo del cinema e della musica”. Verso la sfida con i tedeschi, tiene banco la possibile titolarità di Moussa Dembélé: “Può iniziare lui, ma non si tratta solo di Moussa: non abbiamo giocato in undici con Juve e City, e non lo faremo col Bayern. Saremo in sedici, i giocatori che entreranno dovranno dare una spunta fisica, tecnica e tattica. Non è importante chi inizia, ma che siamo squadra e che chi entri lo faccia in modo positivo, proprio come Dembélé che è sempre felice di dare una mano anche se è deluso perché magari non parte dall’inizio”.

    Garcia: “Non guardiamo alle statistiche”

    Rongoni: “Così ho preparato il Lione all’Europa”

    In conferenza stampa, Rudi Garcia ha sottolineato il peso relativo dei numeri e delle statistiche. “Il Manchester City aveva segnato oltre 100 gol in campionato, quindi non soffermiamoci troppo sulle statistiche, altrimenti possiamo rimanere in albergo e guardare la partita da lì. Sono chiaramente favoriti, ma noi possiamo qualificarci e ci proveremo. Siamo pronti alla semifinale. Anche se il Bayern non ha punti deboli, nessuna squadra è perfetta” ha concluso l’allenatore del Lione.

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    PSG-Bayern, Flick prima della finale di Champions: “Non cambio tattica. Boateng? Vediamo”

    Le parole dell’allenatore tedesco in vista della partita di Lisbona (diretta su Sky Sport alle 21): “Il Paris ha qualità in attacco, ma non cambieremo il nostro atteggiamento: dovremo essere bravi con il pressing”. Boateng, non al meglio, unico dubbio di formazione: “Lo valuterò nella rifinitura”
    PSG-BAYERN LIVE

    Sarà il solito Bayern Monaco (o comunque proverà a esserlo) quello che affronterà il PSG domani in finale di Champions League. La velocità di Neymar e Mbappé non sembra preoccupare l’allenatore dei bavaresi, Hans-Dieter Flick. “L’idea è di imporre il nostro atteggiamento di gioco: cercheremo di tenere alta la linea del pressing e della difesa. Poi, vedremo cosa accadrà”, ha spiegato nella conferenza stampa della vigilia. Poi ancora: “È una finale, una partita aperta. Non penso che dovrò cambiare molto rispetto alle scorse esibizioni – ha ribadito l’allenatore tedesco -. Non dovremo concedere spazio ai nostri avversari, cerchereremo di arginarli. Il PSG è una squadra assai simile al Barcellona. Li abbiamo studiati”.

    Dubbio Boateng

    Il Bayern stende il Lione: 3-0, finale con il Psg

    Flick ha un unico dubbio di formazione. Jerome Boateng non è al meglio per un problema muscolare (è uscito a metà della partita contro il Lione). Pronto al suo posto, se non dovesse farcela, Sule. “Lo valuteremo nell’ultimo allenamento – ha concluso Flick -. Speriamo sia in grado di giocare. Mi confronterò con lui e lo staff e decideremo”. 

    Muller: “Fiducia con ‘Lewangolski’ e Gnabry”

    Coppie-gol in Champions, nessuno come Lewa-Gnabry

    Uno degli attesi protagonista della finalissima di Lisbona è Thomas Muller, rigenerato dalla cura Flick. “È stata una stagione perfetta, soprattutto negli ultimi mesi abbiamo avuto ottimi risultati e uno stile di gioco pettacolare – ha commentato l’attaccante ai microfoni di Sky Sport -. Stiamo raggiungendo la vetta della montagna, dobbiamo far vedere cosa sappiamo fare. Ma sono molto fiducioso di poter vincere la mia seconda Champions League”. Sarà una sfida tra attaccanti straordinari. “Loro sono forti davanti, ma anche noi abbiamo la miglior coppia, Lewandowski (lui lo chiama “Lewangolski”, ndr) e Gnabry, che hanno segnato 24 gol in due. Anche il Paris deve farsi qualche domanda”, ha concluso Muller.

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    Psg-Bayern, la finale di Champions sarà anche il “derby dell'amore” per Davies. FOTO

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    Il 19enne di nazionalità canadese e dalla storia incredibile – nato in un campo profughi del Ghana, dove la famiglia era espatriata per sfuggire alla guerra in Liberia – ha letteralmente fatto a fette la difesa del Barcellona nel clamoroso 8-2 maturato in seminale, a partire dall’azione, strepitosa, che ha portato al gol Kimmich. (Instagram @alphonsodaviess)
    Barcellona-Bayern Monaco 2-8: gol e highlights LEGGI TUTTO