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    Juve verso la sfida col Milan: partitella con l’U17. Koopmeiners, Yildiz e Danilo…

    Prosegue la settimana di allenamenti della Juventus al Training Center, in avvicinamento alla sfida di sabato 23 novembre 2024 contro il Milan, la prima dopo la terza sosta stagionale dedicata agli impegni delle nazionali e valida per la tredicesima giornata di Serie A. La squadra ha svolto una partitella con l’Under 17. Sono rientrati quasi tutti i giocatori impegnati in Nazionale, eccezione fatta per Yildiz e Koopmeiners, in campo ieri sera rispettivamente con Turchia e Olanda e oggi a riposo, e per Danilo, in campo nella notte italiana con il Brasile, di rientro in queste ore a Torino. Nella giornata di giovedì 21 novembre  il gruppo si troverà nuovamente al mattino alla Continassa. LEGGI TUTTO

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    Thohir esclusivo: “Con me l’Inter è ripartita”

    «Senza dubbio. Sono stato proprietario anche di due squadre indonesiane, del Dc United nella Mls, e adesso dell’Oxford United nella Football inglese. Ma l’Inter è qualcosa di completamente diverso. E’ un club leggendario».

    Ci fosse una nuova occasione di acquistare una squadra italiana ci penserebbe?

    «E’ capitato che qualche tifoso mi chiedesse di tornare in Italia. Ma non potrei mai farlo. Amo troppo l’Inter. Il legame è troppo forte. Sono sempre un tifoso e seguo tutti i risultati».

    Allora, ha festeggiato anche per lo scudetto?

    «Sì sono stato contentissimo».

    Rispetto ad ora, la situazione era molto diversa quando ha acquistato il club da Moratti.

    «L’ho detto fin dall’inizio. Sono arrivato per aiutare l’Inter a crescere e a ritornare in alto. Magari qualcuno avrebbe potuto mirare subito alto, ma io conoscevo bene la situazione ed era necessario recuperare innanzitutto. La sostenibilità finanziaria era fondamentale. Alla riprova dei fatti e delle promesse che avevo fatto allora, dopo 5 anni, l’Inter è tornata a giocare in Champions League. E avrebbe potuto arrivarci anche prima, quando c’ero io, se le squadre italiane qualificate fossero state 4 e non 3. Voglio aggiungere un’altra cosa».

    Prego…

    «La serie A ha bisogno di cambiare. Già ai miei tempi spingevo perché si guardasse anche ai mercati esteri, e in particolare a quello asiatico. E’ successo, ma è durato solo un paio d’anni. Poi si è tutto fermato. L’economia globale si sta spostando verso l’Asia. Con me, l’Inter ha iniziato la sua espansione verso gli Usa e, appunto, l’Asia. Non a caso, c’è stato subito un aumento ricavi commerciali».

    Sa che l’Inter vuole costruire il suo nuovo stadio insieme a al Milan?

    «Sì ne ho parlato anche Gerry Cardinale, quando ci siamo incontrati di recente qui a Giacarta. Gli ho detto che la strada giusta è proprio di fare il nuovo impianto insieme. E sarà un bene anche per la serie A. All’epoca ne avevo discusso pure io con Barbara Berlusconi, che però ha poi voluto proseguire da sola (per poi rinunciare, ndr). Così, avevo provato a chiedere al sindaco di Milano di avere San Siro per l’Inter, ma ho dovuto fermarmi davanti alla complessità di leggi e regolamenti».

    E’ ancora in contatto con qualcuno del mondo Inter?

    «Si, ho anche incontrato Massimo Moratti l’ultima volta che sono stato a Milano».

    E Piero Ausilio? Era dirigente allora e lo è ancora.

    «Me lo saluti, visto che non ci sentiamo da tempo. Sono stato io a nominarlo direttore sportivo. Ho sempre pensato che fosse un valido manager. E lo sta dimostrando».

    Steven Zhang, invece?

    «Ho perso i contatti. Quando ho lasciato la presidenza della società, ho preferito anche lasciargli campo libero, evitando di interferire».

    Ha saputo del modo in cui ha “perso” l’Inter?

    «Sì l’ho letto sui giornali. Dico solo che ai miei tempi, il debito del club era solo di 160 milioni, mentre ora è molto più alto».

    Ha un preferito nell’Inter di adesso? Un nuovo Nicola Ventola…

    «Certo che c’è. Ma prima voglio spiegare perché avevo fatto il nome di Ventola. Non avevo detto che era il mio preferito, ma, soltanto, che conoscevo anche lui tra tutti i giocatori nerazzurri della storia. Sarebbe stato troppo semplice indicare uno dei tanti grandi campioni che tutti ricordano. Oggi, quindi, faccio il nome di Dimarco. Ai miei tempi era solo un ragazzo delle giovanili, adesso è diventato o ra uno dei migliori della squadra. Avrei potuto citare Lautaro Martinez, ma sarebbe stato troppo facile».

    Allora la “sua” Inter rivincerà lo scudetto?

    «Come tutti i tifosi, anche io voglio vincere ad ogni occasione. L’Inter è ancora la più forte. Ha giocatori straordinari, come Lautaro, appunto, Thuram, Barella e Bastoni, oltre a Dimarco. Attenzione, però, alle altre grandi, che stanno tornando: Juventus, Milan e Napoli. Sarà un campionato combattuto» LEGGI TUTTO

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    Zola: “Napoli da scudetto con Conte. Ranieri a Roma? La scelta migliore”

    E a lei, Zola, toccò la numero 10. Con Ranieri in panchina segnò tre gol alla Roma in quattro incroci. Una sentenza.  
    «Sono sempre state partite belle e molto combattute. A livello personale ho raccolto soddisfazioni anche con il Parma».  
    A proposito: che fine hanno fatto i numeri 10?  
    «Il calcio è cambiato. Ci sono strutture diverse di gioco: oggi costruiscono tutti, anche i difensori. I fantasisti sono diventati esterni o attaccanti».   
    Cosa si aspetta domenica dal Maradona?  
    «Un’altra sfida molto combattuta, c’è una certa rivalità». 
    Le esigenze di classifica sono diverse: chi rischia di più? 
    «Rischiano tutti, ognuno a suo modo: sarà dura, anche se il Napoli mi pare favorito per il percorso e il fattore casa».  
    Quanto la convince Ranieri per la Roma? 
    «È la scelta migliore. Conosce bene la piazza e può portare tanta esperienza e serenità: in questo momento storico sono fattori fondamentali».   
    Dovrà mettere ordine.  
    «Senza mancare di rispetto, ha sorpreso un po’ tutti la decisione di mandare via De Rossi, ma non entro nel merito. Poi è arrivato Juric, tecnico bravo che ha bisogno di un certo tempo e certi giocatori. Sono state scelte particolari, non vado oltre». 
    A Napoli, invece, c’è Conte.  
    «Assolutamente la scelta migliore dopo quello che è successo un anno fa».  
    Stima a parte, vuole bene a entrambi.  
    «Ranieri è stato l’allenatore dei miei inizi e della fine: a Napoli finimmo quarti al primo anno senza Diego giocando un bel calcio offensivo. Antonio, invece, è stato un compagno di Nazionale da rispettare e un avversario molto tosto. C’è affetto con tutti e due. E ne sono orgoglioso».  
    Anche Ranieri e Conte sono grandi amici, come sa. Ma quanto sono diversi?  
    «Ranieri ha un impatto molto importante sul gruppo con mezzi e sistemi diversi da Antonio: uno è più sereno, tranquillo, punta sul dialogo; l’altro è più intenso, esigente, lavora moltissimo a livello fisico. Però sa cosa?».  
    Cosa.  
    «Con metodi diversi ottengono il massimo dal gruppo. E questo li accomuna».  
    I tifosi del Napoli la chiamavano Zoladona. Oggi c’è Kvaradona.  
    «Kvara è molto bravo: è determinante con la palla, sa fare gol e assist ma si mette tanto a disposizione della squadra. Mi è sempre piaciuta questa cosa».  
    Kvara contro Dybala: sfida chiave di Napoli-Roma? 
    «Sono entrambi capaci di decidere la partita. Dybala è un giocatore fantastico, di enorme intelligenza calcistica. Avrebbe potuto incidere di più, purtroppo è stato limitato dai problemi fisici. Peccato. Comunque, saranno tanti i giocatori importanti in campo. Il Napoli ne ha diversi».  
    Le piace McTominay? 
    «Tra i colpi migliori dell’ultima estate. Qui, in Inghilterra, non si capacitano di come abbia fatto lo United a lasciarlo andare. Fanno fatica a capirlo, forse è una scelta dovuta al Fairplay finanziario. Non è stata digerita tanto». 
    E ancora: Lukaku contro Dovbyk.  
    «Due prime punte molto forti fisicamente. Lukaku magari è più veloce e bravo in campo aperto, ma entrambi determinano molto. Romelu, per Conte, è una chiave».   
    Le piace il campionato? 
    «Molto bello, pieno di competizione e senza un padrone. Inter e Juve stanno crescendo. Il Napoli manterrà questo livello fino alla fine. L’Atalanta quando è in giornata può battere anche il Real e il City. E poi complimenti a Baroni e Palladino per quello che stanno facendo con Lazio e Fiorentina». 
    Il Milan è già fuori dai giochi?  
    «Troppo presto, no. Ha ottime potenzialità ma deve risolvere qualche problemino. La mia favorita resta l’Inter, ma avrà vita dura».  
    Il Napoli può sognare o deve credere?  
    «È primo in classifica, ha un organico di primo livello e un grande allenatore. Ha cominciato da poco, ma le squadre di Antonio vanno sempre in crescendo».  
    Le piace la Nazionale?  
    «Sta facendo molto bene, ma servono più cartucce dai settori giovanili».  
    E la nuova formula della Champions? 
    «Tra un po’ vi dirò se mi piace».   
    La sua vita in Lega Pro? 
    «Quella si, moltissimo. Sono davvero contento. Ha potenzialità enormi, io la definisco: paradiso per i giovani. Un campionato dove i più giovani possono imparare e giocare a buon livello, confrontandosi con calciatori più navigati. È un’esperienza straordinaria».   LEGGI TUTTO

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    Manna: “Alla Juve stavo benissimo, ma quando ti chiama il Napoli…”

    Il primo scorcio di stagione ha di sicuro regalato un nuovo (vecchio) protagonista, il Napoli. Da Conte a Lukaku, il primo posto degli azzurri è una costruzione della quale fa parte, di diritto, il dirigente sportivo Giovanni Manna. L’ex Juventus, arrivato lo scorso giugno all’ombra del Vesuvio, in un’intervista a margine del Social Football Summit 2024, ha raccontato alcuni retroscena sulla trattativa che lo ha portato in Campania e fatto il punto sul campionato.
    Napoli, da Conte a De Laurentiis: parla Manna
    Il direttore sportivo non è stato di certo esonerato dalla domanda del momento: il Napoli è la squadra favorita per lo scudetto? “Il campionato è lungo. Sappiamo da dove siamo partiti e stiamo cercando di tornare a quello che è stato il Napoli di De Laurentiis. Siamo focalizzati su quello”.
    Nel suo ex club, la Next Gen si è rivelato un progetto vincente. Possibile replicarlo anche in Campania? “La secondo squadra? È complicato. È sicuramente un qualcosa che non deve essere fine a se stesso. C’è un percorso più lungo e dispendioso dietro”.
    Sui diritti d’immagine, caratteristica del Napoli: “Mi sono trovato la prima volta quest’anno ad averci a che fare, in alcuni casi mi sono dimenticato. Io prima convinco il calciatore e poi limiamo i dettagli.
    Sull’ambiente molto caldo ed esigente a Napoli: “Come dico spesso è importante restare focalizzati sui momenti della stagione. Bisogna restare lucidi sia nei momenti negativi che in quelli positivi. È una città calda che ci sta dando davvero tanto, non me l’aspettavo. Ogni giorno ti trovi in situazioni dove la gente ti chiede e ti senti in dovere di dare. L’anno scorso è stato complicato ma loro sono rimasti positivi. L’aspettativa è alta perché due anni fa abbiamo vinto un campionato. In questo momento noi non pensiamo a quell’obiettivo. Dobbiamo restare concentrati”.
    Su Conte e De Laurentiis: “La mia esperienza ora è estremamente positiva. De Laurentiis ha uno spessore di un certo tipo. Da fuori ero preoccupato, ma posso dire che sono contento. Ci ha lasciato lavorare. La scelta dell’allenatore è stata fondamentale. Io ho 36 anni e mi ha aiutato avere un allenatore del genere. Posso dire senza vergognarmi che è stato un allenatore preso anche a tutela mia”.
    Dal primo contatto con il Napoli e la “paura” del cambiamento
    Manna ha raccontato anche del primo contatto avuto con il Napoli: “Dopo Juventus-Frosinone mi chiama un numero che non conosco e non rispondo. Lo stesso numero mi richiama il giorno dopo, rispondo e sento: “sono Chiavelli”. Ho parlato con la Juventus e ho incontrato il dottor Chiavelli, che disse di avermi scelto. Ho detto sì! Alla Juve stavo benissimo, ma quando ti chiama il Napoli per un ruolo del genere, non puoi dire di no”. Paura? All’inizio no, poi un pochino sì”. Mentre con Conte: “Il primo incontro a casa sua. Prima cosa ci siamo conosciuti perché non ci eravamo incontrati alla Juventus. Voleva conoscere la squadra. Per il piano economico aveva già parlato con il presidente a ottobre. Subito disse che Di Lorenzo e Kvara non andavano toccati”. 
    La giovane età può essere un limite? “Non mi dà fastidio sentir dire che sono giovane. All’inizio però porta complicazioni perché ti trovi a parlare con persone che ammiravi in TV. Io ho un profilo un po’ diverso, poi perché non sono un uomo che ha giocato. A oggi però la nostra figura sta cambiando”.
    Sul calciomercato convulso della scorsa estate: “Noi avevamo il diktat di fare il mercato con l’uscita di Victor perché voleva andare via. Questo è risaputo e non dico nulla di nuovo. Poi non abbiamo ceduto Victor ma per quanto aveva lavorato bene il Napoli negli anni precedenti siamo riusciti a fare comunque mercato”. E con la partenza del nigeriano è arrivato Romelu Lukaku: “Romelu è un calciatore che fa comodo a tutti, è una certezza. Ha lavorato in modo proficuo con Conte e sposta in campionato. Ogni giorno c’è una polemica. Ha un approccio carismatico nel gruppo. Nei tifosi, c’è Osimhen che ha vinto un campionato da protagonista. Sono due cose diverse, Romelu ha voluto fortemente venire a Napoli, non si può discutere”.
    Sul rinnovo di Kvaratskhelia: “Noi vogliamo premiare il suo percorso nel Napoli. Lui comunque ha altri due anni con noi. Dobbiamo trovare l’accordo su ogni punto. Ne abbiamo già parlato e se non si sbloccherà ne riparleremo a fine stagione. Siamo d’accordo con il calciatore di non distrarci dal campo”.
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    Monza, ufficiale Bianchessi nuovo direttore sportivo. Al suo fianco Floccari

    Dopo le indiscrezioni, adesso è arrivata l’ufficialità: Mauro Bianchessi è il nuovo direttore sportivo del Monza. L’ex Lazio affiancherà Michele Franco, che resterà nei quadri societari. Resta all’interno dell’organigramma anche François Modesto. Inoltre, l’ex attaccante Sergio Floccari, in precedenza coordinatore del settore giovanile del club brianzolo, assumerà il ruolo di Coordinatore tecnico della prima squadra. LEGGI TUTTO

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    “La mia Juve come un rock ‘Stupendo’, ma ora serve un’impresa cinica”

    “La mia Juve da 8. I titolari? Si scelgono da soli…”

    Che voto dà alla stagione della sua Juve finora? «Otto. Perché siamo in testa alla Serie A e fino al momento, al di là dei risultati, anche in Europa ce la siamo sempre giocata abbastanza alla pari e non c’è mai stata una sensazione di netta inferiorità. Senza dimenticare che l’obiettivo iniziale, non scontato, era l’accesso ai gironi. In Italia abbiamo disputato ottime gare, ora la difficoltà e la bravura sarà confermarsi e non considerare scontato quello che abbiamo fatto». In questi mesi le ragazze hanno spesso sottolineato la sua capacità di farle sentire tutte sullo stesso piano: è questo il suo grande pregio? «Io le ruoto così tanto perché loro hanno dimostrato di meritarsi di essere quasi tutte titolari. Quindi mi viene da dire che è più merito loro che mio. Ho sempre detto ai miei giocatori che la maglia da titolare se la mettono e se la tolgono loro, io semplicemente rilevo quello che vedo in settimana». Braghin ha detto di lei: “Raramente nella mia carriera sono riuscito a centrare un profilo che incarnasse così bene il mister che volevo”. Una benedizione niente male. Che rapporto ha con lui? «Rientrando a casa dopo il nostro incontro, mi sono reso conto di quanto mi avesse colpito: sono in questo mondo da tanti anni e ho incontrato tanti profili standardizzati e stereotipati. Lui è una persona completamente diversa, una persona di una cultura, non solo calcistica, straordinaria. Si è creato un rapporto di stima e di confronto, forse perché entrambi siamo in quella fase della carriera in cui, almeno parlo per me visto che ho 58 anni, abbiamo la necessità di fare qualcosa che ci piaccia tanto. Venire in questo ambiente mi ha ridato tantissimo entusiasmo è molto è stato grazie al suo modo di vedere il calcio, che deriva anche dai tanti anni di gavetta, un’altra cosa che ci accomuna». L’emozione della gara allo Stadium è sul podio delle più belle della sua vita? «Senza dubbio. Ho vissuto partite anche con più spettatori, fino a 80.000, ma non avevo la responsabilità diretta della squadra, facevo il secondo o il collaboratore. Così è completamente diverso, tra l’altro in una partita importante e vinta bene. Un’esperienza che spero di poter vivere ancora, come spero che anche altri club, come la Juventus, decidano di fare questa scelta». Schatzer, Beccari, ma prima Lenzinie Cantore: sono tante le sue giocatrici che in bianconero sono anche cresciute, ultime Gallo e Ferraresi che lei ha già convocato, a conferma della qualità del settore giovanile. Riesce a seguire da vicino questo lavoro? «Sono in contatto continuo con Bruzzano, il tecnico della Primavera, e appena riesco mi piace vedere le loro partite perché credo che rientri nei miei doveri fare in modo che tutto quel lavoro, che è davvero tanto, venga valorizzato». A proposito, Schatzer è in lizza per vincere il premio di miglior italiana Under 21 nell’ambito del nostro European Golden Boy: qual è la caratteristica per cui lo meriterebbe? «Sono molto contento che se lo giochi, perché è una ragazza del 2005 che ha una maturità personale e calcistica invidiabile, una di quelle che in questi mesi è cresciuta di più e sono certo che abbia ancora ampi margini di miglioramento. Mi piace anche perché è molto forte psicologicamente, a volte in campo sembra una veterana: è molto stimata da tutte le compagne, anche le più esperte, una stima guadagnata attraverso il lavoro e le prestazioni. Sicuramente all’inizio del campionato era una seconda linea, adesso è al pari delle altre». LEGGI TUTTO

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    Prandelli: “Vlahovic? Deve stare zitto e seguire Thiago Motta, può dare di più”

    Il nuovo Vlahovic come lo vede? «A inizio stagione ho pensato che sarebbe potuto arrivare a 25 gol. Ora è a 9. Ma può dare di più».
    «Quando presso e rincorro gli avversari, poi rischio di arrivare stanco e meno lucido in fase di finalizzazione». Sono parole del ragazzo, pronunciate dal ritiro della Serbia. «Sono dell’idea che un attaccante debba pensare prima di tutto a segnare. Se difendere lo porta a perdere sensibilità sotto porta, allora c’è qualcosa da rivedere. Negli ultimi 20 anni non abbiamo proposto centravanti di un certo livello anche perché nelle giovanili riempiamo le loro teste di concetti tattici: fare sponda, difendere, rincorrere gli avversari. Gli allenatori non devono rovinare l’istinto del bambino che è in ogni calciatore. Ma Thiago sa il fatto suo».
    Ha detto anche che con un’altra punta accanto si trova meglio. «Due modi diversi di giocare. Io gli affiancavo Ribery, ma Frank partiva da sinistra e veniva in mezzo per assisterlo, poi c’era Bonaventura che faceva la mezzala e a volte la seconda punta. Nella Juve con i due esterni che puntano l’uomo, tagliano e vanno in profondità, lui deve solo concentrarsi sui tempi di smarcamento e chiusura dell’azione».
    Ha un suggerimento per lui? «Gli voglio bene, ma deve stare zitto e seguire Motta».
    Lei affidò a Motta il centrocampo della Nazionale. Si aspettava che facesse questa carriera da allenatore? «Conosco allenatori che vanno fuori di testa se i moduli che hanno in mente non ingranano. Lui interpreta il calcio non in maniera rigida e per questo ha un futuro luminoso. Da calciatore vedeva il gioco prima degli altri. Diventavo matto quando dicevano che era lento, perché di testa dava una pista a tutti». 
    Sabato c’è Milan-Juve. Fuori una per lo scudetto? «Manca ancora tanto, però qualche risposta la darà. Dalla Juve mi aspetto più sicurezza nel gioco. Dal Milan non so… vive un momento strano perché è tra le più forti ma Fonseca mi sembra un uomo solo». 
    Per il titolo ci sono 6 squadre in due punti. Non è mai successo negli ultimi 40 anni. «Con due sorprese notevoli. L’Atalanta per me lotterà fino alla fine per lo scudetto, mentre la Lazio è la vera outsider e sta finalmente offrendo a Baroni quella vetrina che meritava da una vita».
    E la Fiorentina? Là in alto c’è anche un pezzo del suo cuore. «Un pezzo? La Viola è il mio cuore e vederla lassù non è una sorpresa. Palladino è camaleontico e ha una squadra con un blocco di giovani e di italiani che lo porterà lontano».
    Con un Kean in più. «Ecco, Palladino ha fatto con Moise quello che io feci con Dusan: gli ha liberato spazio».
    Alla Roma è invece tornato Ranieri. «Lo ammetto: sono tra quelli che si è chiesto “ma chi glielo ha fatto fare?”».
    E che risposta si dà?«All’amore che risposte vuoi dare? Quando batte il cuore puoi solo seguirlo. Claudio è garanzia di risultati, saggezza, etica e rispetto».
    La Nazionale è davvero uscita dall’incubo? «Eravamo tutti preoccupati dopo l’Europeo. Complimenti a Gravina, che ne è uscito bene pur avendo qualche problema da gestire con la Lega: dare un ruolo importante a Buffon è stata una scelta felice. Luciano è tornato Luciano, e si vede. E in più adesso c’è Tonali: fa tutta la differenza del mondo».  LEGGI TUTTO

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    “Tieni in gioco la vita”: rinnovata la campagna della Roma per un corretto stile di guida

    “Tieni in gioco la vita”. Dopo il successo della prima edizione, svolta a marzo 2024, la Roma ha deciso di rinnovare l’impegno con Automobile Club Roma e Toyota, per la promozione di uno stile di guida sicuro e responsabile tra i giovani della Capitale, coinvolgendo oltre cento studenti dell’ultimo anno di tre istituti scolastici e l’intera squadra della Primavera come testimonial del progetto. Un’iniziativa ideata dal club giallorosso, insieme ad Automobile Club Roma con il supporto di Toyota per cercare di contrastare il drammatico bilancio di vittime di incidenti stradali che avvengono ogni anno nelle strade della Capitale.  LEGGI TUTTO