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    Juve, gioia Next Gen! 2-1 al Taranto, Brambilla riporta la speranza

    Juve Next Gen-Taranto, rivivi la diretta testuale
    90′ + 6′ – FINISCE QUI!La Juve Next Gen batte per 2-1 il Taranto e ottiene la seconda vittoria in campionato
    90′ + 3′ – Ammoniti Guarracino e Cudrig, un minuto di recupero addizionale dopo un breve parapiglia tra le due squadre
    90′ – Sono 5 i minuti di recupero
    90′ – MACCA SPRECA!Il centrocampista riceve e calcia da ottima posizione, ma il suo tiro a giro termina fuori
    88′ – TARANTO ALL’ARREMBAGGIO!Rossoblù tutti in avanti, ci vuole Scaglia sul tiro da distanza ravvicinata di Verde
    79′ – Puczka viene sostituito da Gil Puche
    78′ – IL TARANTO ACCORCIAGuarracino batte corner, Speranza calcia al volo e batte Daffara: è 2-1
    72′ – Due cambi per Brambilla: fuori Guerra dentro Anghelè, fuori Semedo dentro Da Graca. Terzo cambio per il Taranto, ultimo slot utilizzato: Schirru prende il posto di Garau
    66′ – Insiste il Taranto: colpo di testa di Marong, la palla termina fuori
    65′ – Cross insidiosissimo di Fabbro con la palla che arriva a ridosso della traversa, attento Daffara a deviare in corner
    59′ – Guarracino prende il posto di Giovinco: secondo cambio per il Taranto
    59′ – Subito giallo per Fabbro, entrato in campo da pochi minuti
    52′ – Fabbro prende il posto di Battimelli
    46′ – INIZIA LA RIPRESASi ricomincia dal 2-0 per i bianconeri
    45′ + 2′ – FINISCE IL PRIMO TEMPO!Due gol di vantaggio per la Juve Next Gen sul Taranto al termine della prima frazione
    45′ – Il direttore di gara concede 2′ di recupero
    42′ – Cerca la gloria personale Guerra: bell’azione personale, con finta di tiro ad eludere il pressing avversario, ma la conclusione da fuori termina abbondantemente alta
    35′ – RADDOPPIO JUVE!Al terzo tentativo di fila Macca gonfia la rete: azione prolungata dei bianconeri, il centrocampista raccoglie la palla dopo un doppio rimpallo e segna il 2-0. Si tratta anche per lui del primo gol in maglia Juve
    30′ – Ci prova Macca: cross dalla destra, Verde devia leggermente ma il centrocampista bianconero riesce comunque a stoppare e a concludere in bello stile, la palla si perde di poco alta
    28′ – ANCORA CITI DECISIVO!Ripartenza Taranto che si trova in due contro 1, il difensore bianconero intercetta il passaggio ed evita il peggio
    19′ – Taranto aggressivo: passaggio insidioso di Zigoni verso Battimelli, decisivo Citi che manda in corner
    15′ – REAZIONE TARANTO!Traversone indioso di Mastromonaco, la palla arriva a Zigoni che da buona posizione spara alto
    14′ – RADDOPPIO VICINISSIMO!Ancora Cudrig inarrestabile sulla destra, palla per Guerra che calcia di prima: il diagonale termina di pocchismo fuori
    13′ – Ancora Next Gen avanti: ci prova Palumbo, ma la conclusione è poco precisa e termina in out
    10′ – JUVE NEXT GEN AVANTI!Guerra vede Cudrig sulla destra, cross in mezzo per Luis Semedo che calcia di prima e gonfia la rete: primo gol in Serie C per lui
    8′ – Dopo poco subito il primo giallo: Verde stende un Cudrig lanciato e viene ammonito
    1′ – SI COMINCIA!Parte la sfida del Pozzo-La Marmora tra Juve Next Gen e Taranto LEGGI TUTTO

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    Juve Next Gen-Taranto: diretta tv Sky, formazioni, dove vederla in streaming

    La sfida tra Juventus Next Gen e Taranto, valida per la 17ª giornata del Girone C di Serie C, sarà trasmessa in diretta tv su Sky Sport e in diretta streaming su NOW e Sky Go. In alternativa sarà possibile seguire la diretta testuale sul sito Tuttosport. Il fischio d’inizio è alle ore 17:30 al “Pozzo-La Marmora” di Biella.
    Juve Next Gen-Taranto: le probabili formazioni
    Juve Next Gen (4-3-3): Daffara; Mulazzi, Citi, Scaglia F., Puczka; Macca, Palumbo, Peeters; Cudrig, Guerra, Anghelè. Allenatore: Massimo Brambilla.
    Taranto (4-3-3): Del Favero, Shiba, Marong, De Santis, Verde, Matera, Fiorani, Schirru; Garau, Zigoni, Guarracino. Allenatore: Cazzarò.
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    Diretta Udinese-Genoa ore 12.30: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    UDINE – Tre punti per festeggiare i 128 anni di storia. Questo l’obiettivo dell’Udinese in vista della gara contro il Genoa, snodo delicato dopo il solo punto guadagnato ad Empoli nelle ultime quattro gare. «Giochiamo in casa, saremo sostenuti dai nostri tifosi, finora abbiamo fornito delle prestazioni convincenti nel nostro stadio e vogliamo continuare così anche se non sarà facile» – questo il punto di vista di mister Runjaic, conscio che – «la classifica è importante e quella che abbiamo non ci permette di adagiarci». I dubbi principali, dopo una settimana di lavoro, riguardano il modulo di gioco, con la difesa a 4 vista nella seconda parte dell’ultimo match che è una possibilità. In casa Genoa invece Vieria è alla ricerca della prima vittoria, per la sfida odierna contro l’Udinese potrà contare su molta più scelta rispetto alle ultime settimane, in particolare a quelle vissute dalla gestione Gilardino, che arrivò a 10 indisponibili
    Udinese-Genoa: quote e consigli sulle puntate
    Segui la diretta di Udinese-Genoa su Tuttosport.com
    Dove vedere Udinese-Genoa streaming e diretta tv
    Udinese-Genoa, gara valida per la 14ª giornata di campionato e in programma alle ore 12:30 alla Dacia Arena di Udine e sarà visibile in diretta su Dazn. In alternativa, sarà possibile seguire la cronaca testuale della sfida live sul nostro sito.
    Le probabili formazioni di Udinese-Genoa
    UDINESE (3-5-2): Okoye; Kristensen, Giannetti, Touré; Ehizibue, Lovric, Karlstrom, Ekkelenkamp, Kamara; Davis, Tahuvin. Allenatore: Runjaic.A disposizione: Padelli, Sava, Abankwah, Kabasele, Ebosse, Palma, Zarraga, Zemura, Atta, Modesto, Brenner, Bravo, Lucca, Pizarro. Indisponibili: Payero, Sanchez. Squalificati: Bijol. Diffidati: Giannetti, Lucca.
    GENOA (4-3-3): Leali; Sabelli, Bani, Vasquez, Martin; Frendrup, Badelj, Thorsby; Messias, Pinamonti, Miretti. Allenatore: Vieira.A disposizione: Sommariva, Gollini, Vogliacco, Matturro, Vogliacco, Melegoni, Bohinen, Marcandalli, Masini, Norton-Cuffy, Pereiro, Ankeye, Zanoli, Vitinha, Balotelli. Indisponibili: De Winter, Malinovskyi, Ekuban, Ekhator, Ahanor. Squalificati: nessuno. Diffidati: De Winter, Vasquez.
    Arbitro: Aureliano (Bologna). Assistenti: Mokhtar e Ricci. IV uomo: Scatena. Var: Serra. Avar: Pairetto. LEGGI TUTTO

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    Diretta Torino-Napoli ore 15: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    TORINO – Ci sarà tempo per il turnover, il campionato richiede massima concentrazione e l’utilizzo della formazione migliore. Contro il Torino scenderà in campo il Napoli migliore e con l’obiettivo di vincere la quarta gara in trasferta. Conte è in testa alla classifica con 29 punti e ha subito solo 9 reti, risultando essere la seconda miglior difesa del torneo. Con un particolare che lascia incoraggiare per un risultato positivo anche in questa sfida: nelle 6 trasferte di quest’anno, i partenopei hanno subito una sola rete nei primi tempi, quella del pareggio contro l’Inter. Una gara delicata per gli azzurri contro i granata di un Vanoli che sta pensando alle mosse per arginare Conte in un clima tutt’altro che disteso tra tifosi e società. Vojvoda come braccetto di difesa, con Coco e Masina che dovrebbero completare il reparto. Ma la novità potrebbe essere il tridente Njie-Sanabria-Adams dall’inizio. Se dovesse optare per il tridente, a perdere il posto sarebbe Vlasic, mentre in mediana troverebbero spazio Ricci e Linetty.  
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    Diretta Torino-Napoli: streaming e diretta tv
    L’incontro tra le formazioni di Vanoli e Conte è in programma domenica 1 dicembre alle ore 15 presso lo stadio Grande Torino. Sarà possibile assistere all’evento in diretta streaming sulla piattaforma Dazn, e in pay tv sul canale Sky Zona Dazn 1 (214). 
    Segui la diretta di Torino-Napoli su Tuttosport.com
    Torino-Napoli, le probabili formazioni
    TORINO (3-4-3): Milinkovic, Vojvoda, Coco, Masina; pedersen, Linetty, Ricci, Lazaro; Adams, Sanabria, Njie. All. Vanoli. A disposizione: Paleari, Donnarumma, Maripan, Walukiewicz, Bianay Balcot, Dembelé, Sosa, Tameze, Gineitis, Ciammaglichella, Vlasic, Karamoh. Indisponibili: Ilic, Savva, Schuurs, Zapata. Squalificati: -. Diffidati: -.
    NAPOLI (4-3-3): Meret, Di Lorenzo, Rrahmani, Buongiorno, Olivera: Anguissa, Lobotka, McTominay; Politano, Lukaku, Kvaratskhelia. All. Conte. A disposizione: Caprile, Contini, Juan Jesus, Marin, Spinazzola, Zerbin, Gilmour, Folorunsho, Neres, Ngonge, Raspadori, Simeone. Indisponibili: Mazzocchi. Squalificati: -. Diffidati: -.
    Arbitro: Fabbri di Ravenna. Assistenti: Bresmes-Dei Giudici. IV Uomo: Feliciani. Var: Meraviglia. A-Var: Marini.
    Torino-Napoli: scopri tutte le quote LEGGI TUTTO

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    Diretta Lecce-Juventus ore 20:45: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    LECCE – Danilo guida una Juventus mai così giovane in campionato: escludendo i portieri, dunque facendo solo riferimento ai calciatori di movimento, l’età media degli altri 17 giocatori – eliminando dal conteggio proprio il difensore brasiliano – è di 21,6 anni. Una Juventus Under 21, quindi, per tornare a macinare punti in campionato: la squadra di Thiago Motta è imbattuta in Serie A, ma dopo la sosta, tra la trasferta a San Sirbo e quella di Champions a Birmingham con l’Aston Villa, i bianconeri non hanno incassato reti ma non ne hanno neanche messe a segno. L’obiettivo è tornare al successo in una condizione di emergenza totale che è ulteriormente peggiorata: sono nove gli elementi della prima squadra costretti a sventolare bandiera bianca, in attesa di poter rientrare tra i convocati. A Lecce, ad attendere i bianconeri, i giallorossi del tecnico Marco Giampaolo che per la prima volta si presenterà al suo nuovo pubblico dopo l’ottima partenza con la vittoria firmata Dorgu sul campo del Venezia.
    Segui la diretta di Lecce-Juventus su Tuttosport.com
    Dove vedere Lecce-Juventus: streaming e diretta tv
    Il match tra le formazioni di Giampaolo e Thiago Motta è in programma domenica 1 dicembre alle ore 20.45 al Via del Mare di Lecce. Sarà possibile assistere all’evento in diretta streaming sulla piattaforma Dazn, e in pay tv sul canale Sky Zona Dazn 1 (214).
    Lecce-Juventus, le probabili formazioni
    LECCE (4-3-3): Falcone, Guilbert, Gaspar, Baschirotto, Gallo; Coulibaly, Ramadani, Rafia; Dorgu, Krstovic, Pierotti. All. Giampaolo. A disposizione: Fruchtl, Samooja, Borbei, Pelmard, Jean, Berisha, Marchiwinski, Helgason, McJannet, Kaba, Hasa, Rebic, Morente, Sansone. Indisponibili: Banda, Bonifazi, Burnete, Pierret. Squalificati: -. Diffidati: -.
    JUVENTUS (4-2-3-1): Perin, Danilo, Gatti, Kalulu, Cambiaso; Locatelli, Thuram; Conceicao, Koopmeiners, Yildiz; Weah. All. Thiago Motta. A disposizione: Di Gregorio, Pinsoglio, Rouhi, Pagnucco, Montero, Fagioli, Papadoupoulos, Owusu, Mbangula, Pugno. Indisponibili: Adzic, Bremer, Cabal, Douglas Luiz, Gonzaleze, McKennie, Milik, Savona, Vlahovic. Squalificati: -. Diffidati: Locatelli.
    Arbitro: Rapuano di Rimini. Assistenti: Meli-Alassio. IV Uomo: Perenzoni. Var: Sozza. A-Var: Ghersini
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    Cairo raggiunge Pianelli: 7030 giorni da Toro. Così parlava il grande Orfeo

    Orfeo Pianelli, già da tempo entrato nella dirigenza granata, diventò presidente del Torino il 20 febbraio del 1963. Quella sera, nella sede di via Prati, si riunirono 10 consiglieri del club. La riunione, cominciata alle 21, si protrasse sin quasi a mezzanotte. Al termine, la segreteria del club emise un comunicato: «Il consiglio direttivo dell’A.C. Torino (…) ha accettato le dimissioni del ragionier Angelo Filippone e ha eletto nuovo presidente, all’unanimità, il commendator Orfeo Pianelli». Era sull’orlo del fallimento da anni quel povero Toro del dopo Superga. Pianelli lo risanò, lo rilanciò, lo riportò ai vertici del calcio italiano e in un giorno di maggio del 1976 salì sul colle di Superga con i giocatori e migliaia di tifosi arrivando a guardare negli occhi il Grande Torino, guardando il cielo. Era la sera del 21 maggio 1982 quando Pianelli lasciò la lussuosa sede del Torino in corso Vittorio Emanuele II. Vide i cronisti sul marciapiede e scoppiò a piangere: «Sì, ho firmato, ho venduto. Non mi hanno lasciato neppure un’azione e potete pensare questo cosa voglia dire per me. Una ventina di anni nel Torino sono una vita, ma non c’erano altre vie d’uscita. Ho dovuto aspettare tre ore per poter firmare. Ora… però… vi saluto». Il più grande presidente granata dopo Ferruccio Novo non riuscì ad aggiungere altro. Singhiozzava. Esattamente quel giorno, il 21 maggio del 1982, Urbano Cairo compiva 25 anni. Il 2 settembre 2005, Cairo diventò il presidente del Torino. Oggi, (soltanto) nel calendario raggiunge Pianelli: stesso numero di giorni di presidenza, 7.030. E da domani sarà lui in solitudine il presidente più longevo della storia del Toro. Poi, martedì, il club compirà 118 anni di vita: un altro potente rintocco del tempo in questo trittico di date. In un giorno di inizio aprile del 1996 andammo a incontrare Pianelli nel suo “esilio” di Villefranche, nella sua abitazione a pochi chilometri da Nizza. Ci accolse la figlia Cristina, ci portò nella stanza dove i genitori attendevano seduti in poltrona. Su un tavolo vicino, un castello di medicine: erano già entrambi molto malati Orfeo e sua moglie Cecilia. Aveva 75 anni, Pianelli. Un tempo, da imprenditore fatto da sé, nato falegname, muratore, e poi cresciuto elettricista, vinse un mondo. Ma aveva l’effigie della sconfitta nel cuore, l’anziano presidente. Evocammo lo scudetto del ‘76, dopo un po’: «Vent’anni fa vissi la stagione più bella della mia presidenza. Oggi, invece, il presente è angosciante. Mi sembra di toccare con mano il senso di impotenza, di agonia che sta lacerando i tifosi granata. Quelli veri, intendo dire». No, non poteva parlare di Cairo! Però adesso sembra quasi così, vero? Ma ce l’aveva con Calleri, Pianelli: «L’unica cosa buona che ha fatto da presidente del Torino è stata evitare il fallimento». Parlava a fatica. La malinconia riempiva l’aria nella stanza. E la rabbia, quella rabbia che covava ormai da quasi 20 anni, nel corpo provato si trasformava solo in un filo di voce. «Sono sempre stato un tifoso. A differenza di quanto hanno fatto altri, non ho mai pensato al Toro per interesse. E dire che dopo la vittoria in campionato avrei davvero potuto badare ai fatti miei. Vendevo i migliori, recuperavo i soldi che avevo speso, me ne andavo da trionfatore e mi risparmiavo certe amarezze. Invece no. In 19 anni non ho mai svenduto nessuno. Il mio obiettivo era soffiare i migliori agli altri e non smembrare mai la squadra». Dopo un po’ che parlava: «Questo Toro è caduto troppo in basso. È tutto così triste». Alla fine di quella stagione, di lì a poche settimane, i granata sarebbero retrocessi in B. «Ma le sembra un Toro vero, questo? Di sicuro io non posso riconoscermi in questo Torino. Questa squadra che adesso sta soffrendo le pene dell’inferno non ha nemmeno un brandello di quel cuore granata che batte dal 1906. È una condanna il Torino di oggi. E io non guardo nemmeno la tv, non ho più le forze. Mi stanco subito». Per provare (ma chissà come!) a… sdrammatizzare, replicammo: presidente, almeno così ha evitato di vedere le immagini della sconfitta per 5 a 0 nel derby dell’andata. Si riscosse immediatamente: «Mi è bastato saperlo: non sono più le stracittadine mie, quelle che vincevamo noi». Più vittorie nei derby che sconfitte, nei 19 anni di Pianelli. «Da quaggiù continuo a fare il tifo per un Toro astratto, per dei simboli che saranno sempre dentro di me». E il suo Filadelfia abbandonato a rischio crolli?, gli chiedemmo. (L’anno dopo, il Fila sarebbe stato demolito, invece che salvato). «È Il segno di un crollo anche morale. Ai miei tempi studiai un progetto per ristrutturarlo e trasformarlo in una cittadella del Toro. Ma fui bloccato dalla politica e dalla burocrazia. Gente che contava mi disse: lascia perdere, non sei intrallazzato, i permessi non te li daranno mai. E il Filadelfia che oggi si sbriciola è il simbolo del Toro che va in rovina». Fu una lunga, faticosa, dolorosa, intensa chiacchierata di un paio d’ore: anche divagando molto, parlando non solo del Torino. Tra lunghe pause, prima dell’ultima: «Siamo appesi a un filo, io e la mia Cecilia. La vita non ha pietà. E io mi sento molto stanco». (Da diversi anni, dopo i coniugi Pianelli è volata in cielo anche la figlia Cristina). Lo salutammo nel modo più dolce possibile. Continuammo a chiamarlo al telefono ciclicamente, negli anni successivi. Ci concesse altre interviste. Poi tornammo a Villefranche nel 2005, 9 anni dopo, sempre ad aprile. Ma per il suo funerale. Eravamo di nuovo a casa sua vicino ai numerosi giocatori, dirigenti e collaboratori venuti apposti. Fuori, per strada e davanti alla chiesa, tanti, tantissimi tifosi. Si era in attesa del corteo funebre e della funzione celebrata da don Rabino. Suonò il campanello della porta: era un tifoso e in mano aveva un sacchettino di terra. Spiegò alla figlia di Orfeo: «L’ho raccolta al Fila, tra i ruderi rimasti dopo la demolizione. Sono venuto apposta per portarvela». Con quella terra appoggiata dentro alla bara vicino al cuore riposa Pianelli, da 19 anni. Anno Domini 2005: ad aprile morì Orfeo, poi a luglio il Toro, dichiarato fallito. Quindi, a metà agosto, un uomo all’improvviso squarciò un sipario: «Mi chiamo Cairo e voglio il Torino».
    Il confronto impossibile
    Il più grande presidente del Toro dopo Ferruccio Novo, il creatore del Grande Torino. Fede granata e gloria. Pianelli rimase alla guida del club dal 20 febbraio del 1963 al 21 maggio del 1982. Con al fianco il braccio destro Traversa, il segretario generale Bonetto e ottimi collaboratori (molti dei quali già in granata da tanti anni), circondato da un gruppo di soci tutti tifosi, salvò il Torino sull’orlo del fallimento e lo condusse progressivamente di nuovo ai vertici del calcio italiano. Ecco i suoi maggiori risultati in ordine cronologico: le finali (perse) di Coppa Italia del 1963 e del ‘64, il 3° posto in A e la semifinale di Coppa delle Coppe nel ‘65, la vittoria della Coppa Italia nel 1968, il bis nel 1971, il 2° posto in campionato nel ‘72, lo scudetto del 1976, i secondi posti in A del ‘77 e del ‘78, le 3 finali perse di fila in Coppa Italia nel 1980, ‘81 e ‘82 (l’ultima delusione, giusto il giorno prima di vendere il Torino). Per Urbano Cairo nello stesso periodo di tempo, 19 anni, i migliori risultati sono stati 2 settimi posti in A (4 stagioni in B). Per Pianelli, 17 derby vinti, 15 pareggiati e 14 persi. Per Cairo, una sola vittoria, 6 pareggi e 24 sconfitte. LEGGI TUTTO

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    Bologna, Italiano e l’elogio a sorpresa: “Per quello che sta facendo…”

    Reazione alle sconfitte
    “In effetti il timore dopo una sconfitta è sempre cercare di avere la forza, la capacità di ripartire, di rimettere di nuovo tutto a posto e oggi i ragazzi hanno dato dimostrazione di avere carattere, di essere una squadra che sa archiviare, ripartire, mettere subito la testa dentro un’altra competizione che è quella del campionato che noi ci teniamo tantissimo. Devo dire che in Champions le prestazioni non sono mai mancate, abbiamo sempre chiuso a testa alta tutte le partite, però purtroppo il dettaglio in quella competizione fa la differenza e non siamo ancora riusciti a gioire, però oggi vedere la squadra reagire e giocare in questo modo, soprattutto nel secondo tempo dove abbiamo avuto grande grande pressione, dove siamo stati bravi a recuperare tanti palloni, a fare gol con subentrati, assist con orso da subentrato questo davvero mi rende contento, felice, soprattutto per preparare adesso nel migliore dei modi la partita di Coppa Italia con il Monza”.
    Su Dallinga e Fabbian
    Poi, un commento sul momento di Dallinga e non solo: “Lui e Fabbian contro il Lille hanno fatto davvero un’ottima partita, gol annullato, un altro per poco di testa non riesce a buttarla dentro, oggi è entrato, si è procurato questo calcio di rigore, deve stare tranquillo, sereno, deve lavorare, dobbiamo cercare di sfruttare le partite, perché per noi è quello l’allenamento, dato che giochiamo ogni tre giorni e di sedute ne abbiamo poche, quindi quando andiamo in campo per 95 minuti, chi gioca, chi subentra, è quello veramente il focus che dobbiamo cercare di avere, cercare di migliorare tutti gli aspetti grazie alla partita, perché poi la partita è il miglioramento che c’è e da questo punto di vista mi aspetto da tutti, da tutti sempre l’essere presente”.
    Sui rigoristi
    Infine, sulla gerarchia dei rigoristi dopo i due tiri dal dischetto realizzati da Ndoye e Orsolini: “I ragazzi sanno che i 2-3 che vengono a battere i rigori in rifinitura sono quelli che si devono prendere la responsabilità, ma non devono creare problemi nel momento in cui si deve andare a battere il calcio di rigore, cioè chi decide di battere va lasciato sereno senza veramente creare disturbo a chi deve concentrarsi per battere dal dischetto. Quindi sono stati bravi, ci sta che uno lo vuole battere e anche l’altro, quindi l’importante è poi non creare davvero disturbo a chi deve andare perché il calcio di rigore va sfruttato. Poi non lo so, lì tra Dallinga e Orsolini tutti e due si fermano a battere, ha deciso di battere Orsolini che sinceramente è bravo, ma anche Dallinga, Ndoye, Castro, sono questi quattro rigoristi nostri. Io dico sempre che chi ha la grande voglia e se la sente deve andare dal dischetto perché, ripeto, è una possibilità, è una chance troppo ghiotta per sbagliare o per mettere in difficoltà un compagno nel momento che deve calciare, quindi va benissimo così oggi”. LEGGI TUTTO

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    “Cairo venda il Toro! Non vale nulla davanti a Pianelli. Moggi non sapeva…”

    Il Toro, Cairo e Pianelli
    Chissà sua moglie, brillante e schietta com’è, quando ha sentito quelle parole! «Infatti credevo che potesse scoppiare il finimondo! Ma Claudia mantenne la promessa e rimase in silenzio nonostante l’assurdità di quella tesi. Si morse la lingua. E la stessa cosa feci io. Mi limitai a rispondere quel: allora è meglio lasciare perdere tutto… Quindi lo salutammo e ce ne andammo. Poi, una volta all’aria aperta, dissi a Claudia: sappi che io non andrò mai a lavorare per lui… è evidente che gli darei fastidio… ce l’ha fatto capire… gli farei ombra… E Claudia, naturalmente, era della mia stessa idea. Poi rividi Cairo dopo parecchi mesi al Filadelfia, a una manifestazione pubblica. Con 10 mila tifosi sul prato, in mezzo ai ruderi del vecchio stadio. Il sogno di tutti era la costruzione di un nuovo centro sportivo. Cairo parlò al microfono da un palco montato apposta. Ma durante il suo discorso un continuo brusio di fondo si spandeva nell’aria… evidentemente ai tifosi qualcosa non tornava… Quindi toccò a me. E immediatamente calò un silenzio di tomba. Avevano tutti smesso di parlottare, quei 10 mila tifosi. Mi ascoltarono facendo subito un silenzio quasi irreale. Come se fossimo in chiesa! Tanto è vero che Claudia, dopo la manifestazione, mi disse ridendo: “Sembrava che i tifosi ascoltassero San Paolino del Toro! Invece, quando parlava Cairo…”. E quel silenzio per me, dopo il brusio della gente per lui, fu una bella soddisfazione: avevo ancora fresco nella memoria quell’incontro a Milano».
    Domenica 1 dicembre: domani. Saranno 7.030 giorni di presidenza, per Cairo. Esattamente come Pianelli dal 1963 al 1982. Cairo raggiungerà nel calendario il grande Orfeo, finora il presidente più longevo nella storia del club granata. Detto questo, restano due presidenti, due Torino e due mondi assolutamente imparagonabili.
    «Per come abbiamo imparato a conoscere Cairo, più che a raggiungere Pianelli ci terrà tanto soprattutto a superarlo, e poi restare presidente per molto altro tempo. Per poter dire: il più longevo sono assolutamente io, soltanto io… Realizzerà questo record cronologico, statistico, che però non vale nulla di fronte alla grandezza e alla gloria di Pianelli. E alla sua semina. Sarebbe una follia totale fare dei paragoni. Anche perché mi sembra che i tifosi per Cairo non esistano quasi, gli interessano poco i loro sentimenti: e direi che l’ha dimostrato in tutti questi anni, no?».   Anche secondo lei sta soltanto raccogliendo quanto ha seminato?
    «Sì, certo. Il dato dei giorni di presidenza è solo è un fatto statistico, numerico. Da un lato c’è la gloria di Pianelli, dall’altro una calcolatrice per contare i giorni trascorsi… Che però non contano nulla. Conta invece il modo in cui sei riconosciuto dai tifosi, cosa pensano di te, e ciò che hai fatto e fai per portare il Toro in alto. Quella semina che dicevo prima, insomma. E Pianelli era tutto l’opposto: i sentimenti e il suo amore per il Toro venivano prima anche dei suoi soldi, venivano prima di tutto. Negli Anni 60 fece crescere il club e la squadra in modo meraviglioso, quindi si mise in testa di dare l’assalto anche allo scudetto. E difatti continuò nella crescita senza vendere più nessuno del nostro gruppo… i Pulici, i Sala, gli Zaccarelli e via dicendo… pur di arrivare ad alzare il tricolore. Per amore del Toro, da tifoso vero qual era, voleva ottenere a tutti i costi quel risultato, anche rimettendoci tanti soldi. Difatti realizzò un sogno insieme a noi, nel 1976. Dopo già le Coppe Italia vinte, oltretutto».
    Pianelli presidente: dal 1963 al maggio 1982. E lei nel Toro: dal 1967 all’estate dell’82, quando passò all’Udinese. Avete condiviso quasi interamente quei 19 anni.
    «Basti dire che mi regalò il cartellino del mio tesseramento prima di andarsene. Quando vendette il Torino aveva il cuore che piangeva, non solo gli occhi».
    Pochi lo sanno, Paolo. La raccontiamo bene questa cosa del cartellino regalato?
    «Allora cominciamo da un primo episodio, utile per comprendere chi fosse Pianelli e che rapporto avessimo: un rapporto come tra padre e figlio, e non per modo di dire. Torniamo indietro a quando avevo 17 anni: 1967-’68, giocavo nella Primavera, ma ero già nell’orbita della prima squadra. Difatti avrei esordito nella stagione successiva. Ebbene, un giorno, da ragazzotto quale ero, litigai male, ma proprio di brutto, in allenamento con un compagno. Commisi una stupidaggine. Inesperienza, un po’ di immaturità… E poi giurai a me stesso: basta, lascio il Toro e me ne torno a casa».
    E poi?
    «Più tardi mi passarono il presidente al telefono. Pianelli mi disse che voleva parlarmi, mi invitò a recarmi in sede. Ma io avevo l’animo sottosopra… Così lo ringraziai, ma gli risposi che ormai avevo deciso e che non volevo fargli perdere altro tempo con un incontro. Però il giorno dopo un dirigente mi disse che sarei comunque dovuto andare da Pianelli in sede, che non potevo esimermi già soltanto per un fatto di educazione… Giusto: e così, pur convinto di aver già preso la mia decisione, ci andai, come da appuntamento. Bussai, entrai nel suo ufficio e con mia enorme sorpresa scoprii che vicino a lui c’era mio papà. Mio papà Silvio venuto apposta da Roncello. Lo aveva mandato a prendere Pianelli dal suo autista per portarlo a Torino. Il presidente mi invitò a sedermi: era chiaro che si erano già parlati e messi d’accordo. A quel punto parlò mio papà: “Paolo, mettiamo subito in chiaro una cosa. A Roncello tuo padre sono io, ma qui a Torino tuo padre diventa il presidente Pianelli e a lui devi obbedire, quando sei qui”. Una cosa incredibile! Pensai: e adesso come faccio a dire no a entrambi, non solo a uno ma addirittura a due… papà? E così sono rimasto nel Toro e sono diventato quello che sono diventato». LEGGI TUTTO