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    Riecco Brambilla: “Next Gen, cosa ho subito notato”. E Chiellini promette

    Crotone-Juve Next Gen, le parole di Chiellini Così Claudio Chiellini, head of Next Gen Area, commenta l’arrivo di Brambilla: “Siamo dispiaciuti per l’esonero di Paolo Montero: sappiamo bene che in questi anni da allenatore con noi ha dato tutto, come d’altronde ha saputo fare in passato in campo. Purtroppo, però, i risultati di questi mesi […] LEGGI TUTTO

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    Conte show: “Var da censura, mica è pallavolo. Marotta? Non siamo amici…”

    Napoli-Roma, la conferenza stampa di Conte
    Il tecnico del Napoli si dice soddisfatto di quanto fatto fino a oggi, ma il campionato è ancora lungo: “Ci sono tante squadre in pochissimi punti, stiamo facendo bene ma anche le altre, non c’è un’altra che si è staccata. C’è un po’ di stupore magari nel vedere alcune squadre lì in classifica dopo 12 giornate. Ce ne sono talmente tante in pochi punti che uno farebbe pure fatica ad elencarle”.
    Attenzione alla Roma, avversario da non sottovalutare nonostante il momento di difficoltà: “Quando cambi allenatore c’è un imput importante, loro sono al terzo cambio, è inevitabile. Se fosse rimasto Juric avremmo saputo un po’ dal punto di vista del gioco e di sistema ed ora è tutto un po’ un punto interrogativo, non abbiamo grandi notizie. Non sappiamo come vorranno affrontarci e quindi pensiamo a noi stessi, c’è voglia ed entusiasmo di continuare questo percorso sapendo che sarà una gara difficile contro un’ottima squadra che ha avuto delle difficoltà”.
    Conte ritroverà, dopo tempo, Claudio Ranieri, una partita che riserverà qualche trappola: “È una partita di calcio, mica rischiamo la vita (ride, ndr), è un rischio sportivo. Chi ne può uscire meno contento? Sicuramente mi fa piacere incontrare Claudio, c’è grande stima nei suoi confronti, anche dell’amicizia. Sono contento per lui, pensavo tornasse per una nazionale, ma la finestra del cuore per la Roma e per il Cagliari era sempre aperta e sono contento per lui, per la sua famiglia, vivono a Roma. Sarà una partita tosta, non dimentichiamo che la Roma l’anno scorso è finita davanti a noi, fanno l’Europa League, ha fatto un ottimo mercato, ma non sta rendendo secondo aspettative e rose. Mi auguro tutti inizi a funzionare dopo il Napoli”.
    Svelato anche un retroscena: “Una telefonata a Claudio l’ho fatta, per dargli il bentornato, ma era il minimo. C’è amicizia anche tra le moglie, lui è uno davvero a modo, di altri tempi, non puoi che volergli bene. Gli auguro tutto il bene ma tranne nelle due gare con noi”.
    Sull’entusiasmo travolgente dei tifosi partenopei: “Da parte nostra deve esserci un sano timore di non deludere i nostri tifosi, possiamo solo lavorare come stiamo facendo, fare di più, abbiamo intrapreso questo percorso insieme e questo entusiasmo che s’è creato non può far altro che farmi piacere. I ragazzi sanno che lavoriamo per non deludere i nostri tifosi, io dico sempre che potremo vincere o perdere ma i tifosi dovranno sempre vedere che ce l’abbiamo messa tutta”.
    Conte sulla decisione Var in Inter-Napoli
    Le parole dell’allenatore azzurro sulla decisione del Var nell’ultimo incrocio con l’Inter hanno fatto non poco discutere. Incalzato nuovamente, il mister è un fiume in piena: “Non lo so, sinceramente. Ho sollevato una discussione costruttiva, per costruire qualcosa di migliore, sicuramente oggi ci sono dei mezzi che ci devono far riflettere. Dopo che Mariani ha deciso, io non pensavo ci fosse stato un contatto col VAR, ma nella registrazione il VAR si limita a dire che c’è contatto, ma il calcio è uno sport di contatto. Se vogliamo parlare a livello costruttivo, e non polemico, dobbiamo dare un aiuto migliore a Mariani rispetto a San Siro. Ti limiti a dire che c’è un contatto, ma che contatto? Lieve, leggero? Mica è la pallavolo? Spero tutti abbiano fatto una riflessione, anche loro stessi. Si utilizzi meglio, si dia un aiuto all’arbitro, in quel momento l’arbitro può aver visto una cosa, lo strumento tecnologico deve aiutare. È semplice. Uno può dire c’è contatto, ma vieni a valutare se confermarlo o toglierlo. Io capisco gli arbitri che appena chiamati dicono ‘ecco cambierà subito la decisione’, ma tu la vedi e puoi confermare o cambiare”.
    E poi aggiunge: “Mi dispiace, Mariani aveva condotto bene la gara, oggi mi rendo conto che nessuno l’ha aiutato. Poi magari lo rivedeva e confermava, l’avrei accettato, oggi non sapremo mai cosa avrebbe pensato. Non è da censurare, ma chi non ha dato l’opportunità a Mariani di confermare o cambiare. Qui ogni cosa viene vista come polemiche nelle trasmissioni, mi auguro le mie parole siano costruttive. Ma per il bene di tutte le squadre”.
    Marotta ha affermato che Conte “parla per un obiettivo”. Il tecnico risponde così: “Ringrazio il direttore (ride, ndr). Presidente? Per me è stato direttore, sarà direttore, abbiamo avuto modo di lavorare insieme per tanti anni, mi fa piacere che abbia capito che sono uno intelligente, ha detto sono intelligente (ride, ndr), faccio una buona comunicazione, non lo so, sicuramente gli obiettivi miei e suoi stridono, non sono comuni. Non saremo amici e compagni di viaggio, ma avversari e rivali”.
    Conte, il punto sugli infortuni e le scelte sulla formazione titolare
    Intanto arriva una buona notizia: il rientro a pieno regime di Lobotka. “Dati alla mano nelle ultime 5 ne abbiamo vinte 3, pareggiato a San Siro e perso con l’Atalanta. Male male non è andata senza Lobotka, senza nulla da togliere a Lobotka, ma altrimenti sembra che abbiamo fatto un disastro e non è stato sostituito bene. Chiariamo bene i fatti, nelle 5 gare ne abbiamo vinte 3 e pareggiato con l’Inter che ci ha dato 40 punti e perso con l’Atalanta. Chi l’ha sostituito ha fatto bene, farò delle valutazioni sapendo che Gilmour mi dà garanzie al 200%, non al 100%”.
    Anche su Lukaku e Mc Tominay le sensazioni sono buone: “Lukaku e McTominay si sono allenati, non c’è alcun problema. Olivera s’è allenato ieri, oggi e c’è anche domani per fare le ultime valutazioni e decidere. Valuteremo chi è tornato con qualche acciacco, ma ci sono ancora 48 ore per smaltire eventualmente un po’ di fatica”.
    Si vedrà David Neres dal primo minuto? “David sta facendo bene, si impegna, lavora, è una risorsa importante, lo è stata e lo è nel presente. È un giocatore che cerchiamo anche di creargli delle situazioni per esaltare ancora di più le sue caratteristiche, ma sono contento di ciò che ci sta dando, ha sempre giocato anche se in spezzoni, tranne a San Siro dove c’erano situazioni contingenti e vedevo altro. Ma è un giocatore che ti può creare situazioni dal nulla ed in più è molto positivo, sono molto contento di lui”.
    Su Rahmani e Buongiorno: “Soprattutto Alessandro, considerando l’età, ha ampi margini e sta migliorando su molti aspetti, è riflessivo, ricettivo, quando gli fai vedere qualcosa assorbe subito, di fianco ha la fortuna di avere uno come Amir che è un soldato, un robot, lui è calibrato, è un computer, mi ha sorpreso perché è un grande lavoratore. Le cose gliele devi dire, ma le immagazzina e le fa subito. Sono contento per loro, ma ho anche Rafa Marin dietro che sta lavorando tanto ed anche lui è cresciuto, abbiamo Jesus che è un veterano e all’occorrenza può darci una mano, ma come dico sempre i difensori sono bravi se tutta la fase difensiva viene fatta insieme”. LEGGI TUTTO

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    “Toro, dalla crisi si esce solo così. Cairo? È ora di cedere la società”

    Partiamo dall’atletica: è migliorabile, e nel caso fin dove, l’ottavo posto della finale olimpica?
    «Negli ultimi anni, assieme ai miei allenatori, ci siamo posti obiettivi non irraggiungibili, ma tali da stimolarmi ad alzare l’asticella. Vincere le Olimpiadi sarebbe stato utopistico, ma non mi sarei potuto accontentare di arrivare primo ai campionati regionali. Abbiamo cercato di traguardare la migliore delle ipotesi e ci siamo riusciti. Volevo una medaglia agli Europei e la finale olimpica e ho raggiunto entrambe. Cosa è andato al di là delle aspettative è stato il tempo sui 1500: venivo da un 3’32”13 e pensavo di poter arrivare eventualmente a un 3’31’50». E invece a Parigi ha chiuso con un clamoroso 3’30”74: si è sorpreso?
    «Parigi mi ha dato qualcosa in più, non pensavo di poter migliorare tanto il record italiano. Tra l’8° e il 3° posto c’è tanto, ma anche da qui alle prossime Olimpiadi di Los Angeles c’è tanto tempo. Fin qui ho avuto una progressione che mi ha permesso di scendere di circa 3 secondi l’anno, se da qui al 2028 calerò il tempo di un secondo l’anno potrò puntare a una medaglia olimpica».
    Ci dà l’assist per passare al Toro: i modesti risultati dipendono anche dall’assenza di obiettivi ambiziosi?
    «Il nostro problema è che le partite hanno i minuti di recupero, nei quali noi siamo specialisti nel buttare via punti. È una battuta… molto granata, ma a parte gli scherzi non si capisce bene perché a turno Bologna o Atalanta, Fiorentina o Lazio, quindi club analoghi al Toro, debbano avere soddisfazioni che a noi sono negate. Non si è creato un circolo virtuoso: la mia generazione, che a Parigi ha vinto tanto, ha avuto l’esempio di Tokyo dove conquistammo 5 ori, nell’atletica. Il Torino ha provato ad alzare l’asticella nell’ultimo anno di Mazzarri, ma non ci è riuscito». E si è arrivati all’ultima estate, quella della cessione di Buongiorno – digerita – e di Bellanova, che invece ha scatenato una contestazione verso Cairo senza precedenti. Come l’ha vissuta, da tifoso granata?
    «Ci sono rimasto male. Non entro nelle dinamiche finanziarie di una società, visto che anche nell’atletica si creano dissapori, causati da ragioni economiche, nel passaggio di un atleta da una società a un’altra, però mi è dispiaciuto. Un’emozione particolare me l’ha procurata la cessione di Buongiorno: la comprendo considerato che il club ha incassato una bella cifra e che Alessandro è andato a giocare per lo scudetto, ma è chiaro che lui fosse il nostro riferimento».
    Vista pure la contestazione in atto, con la Maratona che chiede di disertare lo stadio durante il primo tempo della sfida col Monza, è opportuno un cambio di proprietà?
    «Penso sia il momento giusto. Il cambiamento in certi frangenti è importante, mantenere lo stato delle cose quando ciò è palese non va bene».  Cosa pensa dei primi mesi di Vanoli al Toro?
    «Mi è piaciuto da subito il modo con il quale si è posto. In campo ha cuore caldo, fuori da esso la sua moderazione è un valore».
    In stagione c’è stato un prima e dopo Zapata.
    «Manca perché è forte e fa gol. È un singolo dentro un collettivo, ma un singolo decisivo. Una cosa però voglio dirla: la settimana con il Toro primo è stata la più bella della mia vita…». Da un atleta a un gruppo di atleti: come si affronta una crisi?
    «A me basta poco, nel senso che se sbaglio una gara la dimentico e il giorno dopo torno in pista a lavorare. Il Torino ha perso sei delle ultime sette partite di campionato, ma il passato non conta. Per come la vedo io i granata hanno perso una partita, il derby, e adesso devono soltanto guardare al futuro».
    Che ai granata riserverà, appunto, la sfida contro il Monza ultimo.
    «Una sfida tanto, tanto importante. Anche perché, scherzando ma non troppo, con i miei amici tifosi diciamo questo: le avversarie forti ci battono perché sono tali, mentre con quelle meno attrezzate perdiamo perché sbagliamo atteggiamento. Questa volta il Toro dovrà essere focalizzato sull’impegno: per il momento in cui arriva, la partita è davvero molto delicata». LEGGI TUTTO

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    Gran Galà del Calcio AIC: le shortlist dei potenziali vincitori

    Votano i colleghi
    Dalle shortlist dei premiati uscirà l’undici ideale della Serie A maschile e femminile, ruolo per ruolo, che comporranno un’ipotetica super squadra dell’anno, senza contare la premiazione del Calciatore e della Calciatrice della stagione 2023-24. A completare il quadro, sarà assegnato il riconoscimento per l’Allenatore dell’Anno, l’Arbitro dell’Anno, la Società dell’Anno e il Miglior Giovane di Serie B. «Questo riconoscimento – ha ricordato il Presidente dell’AIC, Umberto Calcagno – ha un valore particolare, perché da sempre lo differenzia il fatto che sono i calciatori e le calciatrici a votare i propri colleghi, compagni e compagne di spogliatoio o avversari e avversarie sul campo. È il calcio che premia il calcio, celebrato in una serata speciale che anche quest’anno metterà in primo piano la parte più bella del nostro mondo». Parola a Demetrio Albertini, Ceo della DA: «Siamo felici di supportare anche quest’anno l’AIC nell’organizzazione di un evento di grande prestigio come il Gran Galà del Calcio. Insieme abbiamo lavorato per creare una vera e propria festa del calcio, capace di rappresentare tutte le anime di questo mondo: calciatori e calciatrici, allenatori, arbitri e dirigenti che si riuniscono condividendo la gioia di ricevere un premio così ambito».
    I selezionati
    Ecco le shortlist di questa edizione:
    TOP 11 MASCHILEPORTIERI: Di Gregorio, Maignan, SommerDIFENSORI: Bastoni, Bellanova, Bremer, Buongiorno, Calafiori, Dimarco, Dumfries, Theo Hernandez CENTROCAMPISTI: Barella, Çalhanoglu, Dybala, Koopmeiners, Mkhitaryan, Rabiot ATTACCANTI: Gudmundsson, Lautaro Martínez, Leao, Lookman, Thuram, Zirkzee
    TOP 11 FEMMINILEPORTIERI: Ceasar, Durand, SchroffeneggerDIFENSORI: Boattin, Cascarino, Di Guglielmo, Faerge, Lenzini, Linari, Minami, OlivieroCENTROCAMPISTI: Boquete, Caruso, Catena, Giugliano, Greggi, MagullATTACCANTI: Beccari, Cambiaghi, Cantore, Giacinti, Haavi, Janogy, Viens
    ALLENATORE: Gasperini, Inzaghi, MottaARBITRO: Di Bello, Guida, OrsatoSOCIETÀ: Atalanta, Inter, JuventusGIOVANE DI SERIE B: Busio, F. Esposito, Ghilardi
    Le reti più belle
    Sono ancora aperte le votazioni di “Vota il Gol”, il sondaggio che decreterà il gol più bello della stagione 2023-24, al maschile e al femminile. Il riconoscimento sarà determinato dalle preferenze dei tifosi, chiamati a scegliere sul sito del Gran Galà del Calcio AIC tra una rosa di 10 reti del campionato maschile e 10 del campionato femminile, tutti selezionati dall’autorevole redazione sportiva della Rivista Undici. Con oltre 20 mila voti complessivi sin qui raccolti, i gol più votati delle due categorie sono quelli di Malinovskyi, Politano e Thuram al maschile; Cantore, Linari e Picchi al femminile. Le votazioni chiuderanno alle 23.59 di domenica 24 novembre. Possibile votare i gol maschili al link: https://bit.ly/cs-vota-il-gol-maschile-2024. Possibile votare i gol femminili al link: https://bit.ly/cs-vota-il-gol-femminile-2024. L’hashtag di riferimento di questa edizione sarà #GGDC24. LEGGI TUTTO

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    Juve verso la sfida col Milan: partitella con l’U17. Koopmeiners, Yildiz e Danilo…

    Prosegue la settimana di allenamenti della Juventus al Training Center, in avvicinamento alla sfida di sabato 23 novembre 2024 contro il Milan, la prima dopo la terza sosta stagionale dedicata agli impegni delle nazionali e valida per la tredicesima giornata di Serie A. La squadra ha svolto una partitella con l’Under 17. Sono rientrati quasi tutti i giocatori impegnati in Nazionale, eccezione fatta per Yildiz e Koopmeiners, in campo ieri sera rispettivamente con Turchia e Olanda e oggi a riposo, e per Danilo, in campo nella notte italiana con il Brasile, di rientro in queste ore a Torino. Nella giornata di giovedì 21 novembre  il gruppo si troverà nuovamente al mattino alla Continassa. LEGGI TUTTO

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    Manna: “Alla Juve stavo benissimo, ma quando ti chiama il Napoli…”

    Il primo scorcio di stagione ha di sicuro regalato un nuovo (vecchio) protagonista, il Napoli. Da Conte a Lukaku, il primo posto degli azzurri è una costruzione della quale fa parte, di diritto, il dirigente sportivo Giovanni Manna. L’ex Juventus, arrivato lo scorso giugno all’ombra del Vesuvio, in un’intervista a margine del Social Football Summit 2024, ha raccontato alcuni retroscena sulla trattativa che lo ha portato in Campania e fatto il punto sul campionato.
    Napoli, da Conte a De Laurentiis: parla Manna
    Il direttore sportivo non è stato di certo esonerato dalla domanda del momento: il Napoli è la squadra favorita per lo scudetto? “Il campionato è lungo. Sappiamo da dove siamo partiti e stiamo cercando di tornare a quello che è stato il Napoli di De Laurentiis. Siamo focalizzati su quello”.
    Nel suo ex club, la Next Gen si è rivelato un progetto vincente. Possibile replicarlo anche in Campania? “La secondo squadra? È complicato. È sicuramente un qualcosa che non deve essere fine a se stesso. C’è un percorso più lungo e dispendioso dietro”.
    Sui diritti d’immagine, caratteristica del Napoli: “Mi sono trovato la prima volta quest’anno ad averci a che fare, in alcuni casi mi sono dimenticato. Io prima convinco il calciatore e poi limiamo i dettagli.
    Sull’ambiente molto caldo ed esigente a Napoli: “Come dico spesso è importante restare focalizzati sui momenti della stagione. Bisogna restare lucidi sia nei momenti negativi che in quelli positivi. È una città calda che ci sta dando davvero tanto, non me l’aspettavo. Ogni giorno ti trovi in situazioni dove la gente ti chiede e ti senti in dovere di dare. L’anno scorso è stato complicato ma loro sono rimasti positivi. L’aspettativa è alta perché due anni fa abbiamo vinto un campionato. In questo momento noi non pensiamo a quell’obiettivo. Dobbiamo restare concentrati”.
    Su Conte e De Laurentiis: “La mia esperienza ora è estremamente positiva. De Laurentiis ha uno spessore di un certo tipo. Da fuori ero preoccupato, ma posso dire che sono contento. Ci ha lasciato lavorare. La scelta dell’allenatore è stata fondamentale. Io ho 36 anni e mi ha aiutato avere un allenatore del genere. Posso dire senza vergognarmi che è stato un allenatore preso anche a tutela mia”.
    Dal primo contatto con il Napoli e la “paura” del cambiamento
    Manna ha raccontato anche del primo contatto avuto con il Napoli: “Dopo Juventus-Frosinone mi chiama un numero che non conosco e non rispondo. Lo stesso numero mi richiama il giorno dopo, rispondo e sento: “sono Chiavelli”. Ho parlato con la Juventus e ho incontrato il dottor Chiavelli, che disse di avermi scelto. Ho detto sì! Alla Juve stavo benissimo, ma quando ti chiama il Napoli per un ruolo del genere, non puoi dire di no”. Paura? All’inizio no, poi un pochino sì”. Mentre con Conte: “Il primo incontro a casa sua. Prima cosa ci siamo conosciuti perché non ci eravamo incontrati alla Juventus. Voleva conoscere la squadra. Per il piano economico aveva già parlato con il presidente a ottobre. Subito disse che Di Lorenzo e Kvara non andavano toccati”. 
    La giovane età può essere un limite? “Non mi dà fastidio sentir dire che sono giovane. All’inizio però porta complicazioni perché ti trovi a parlare con persone che ammiravi in TV. Io ho un profilo un po’ diverso, poi perché non sono un uomo che ha giocato. A oggi però la nostra figura sta cambiando”.
    Sul calciomercato convulso della scorsa estate: “Noi avevamo il diktat di fare il mercato con l’uscita di Victor perché voleva andare via. Questo è risaputo e non dico nulla di nuovo. Poi non abbiamo ceduto Victor ma per quanto aveva lavorato bene il Napoli negli anni precedenti siamo riusciti a fare comunque mercato”. E con la partenza del nigeriano è arrivato Romelu Lukaku: “Romelu è un calciatore che fa comodo a tutti, è una certezza. Ha lavorato in modo proficuo con Conte e sposta in campionato. Ogni giorno c’è una polemica. Ha un approccio carismatico nel gruppo. Nei tifosi, c’è Osimhen che ha vinto un campionato da protagonista. Sono due cose diverse, Romelu ha voluto fortemente venire a Napoli, non si può discutere”.
    Sul rinnovo di Kvaratskhelia: “Noi vogliamo premiare il suo percorso nel Napoli. Lui comunque ha altri due anni con noi. Dobbiamo trovare l’accordo su ogni punto. Ne abbiamo già parlato e se non si sbloccherà ne riparleremo a fine stagione. Siamo d’accordo con il calciatore di non distrarci dal campo”.
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    “La mia Juve come un rock ‘Stupendo’, ma ora serve un’impresa cinica”

    “La mia Juve da 8. I titolari? Si scelgono da soli…”

    Che voto dà alla stagione della sua Juve finora? «Otto. Perché siamo in testa alla Serie A e fino al momento, al di là dei risultati, anche in Europa ce la siamo sempre giocata abbastanza alla pari e non c’è mai stata una sensazione di netta inferiorità. Senza dimenticare che l’obiettivo iniziale, non scontato, era l’accesso ai gironi. In Italia abbiamo disputato ottime gare, ora la difficoltà e la bravura sarà confermarsi e non considerare scontato quello che abbiamo fatto». In questi mesi le ragazze hanno spesso sottolineato la sua capacità di farle sentire tutte sullo stesso piano: è questo il suo grande pregio? «Io le ruoto così tanto perché loro hanno dimostrato di meritarsi di essere quasi tutte titolari. Quindi mi viene da dire che è più merito loro che mio. Ho sempre detto ai miei giocatori che la maglia da titolare se la mettono e se la tolgono loro, io semplicemente rilevo quello che vedo in settimana». Braghin ha detto di lei: “Raramente nella mia carriera sono riuscito a centrare un profilo che incarnasse così bene il mister che volevo”. Una benedizione niente male. Che rapporto ha con lui? «Rientrando a casa dopo il nostro incontro, mi sono reso conto di quanto mi avesse colpito: sono in questo mondo da tanti anni e ho incontrato tanti profili standardizzati e stereotipati. Lui è una persona completamente diversa, una persona di una cultura, non solo calcistica, straordinaria. Si è creato un rapporto di stima e di confronto, forse perché entrambi siamo in quella fase della carriera in cui, almeno parlo per me visto che ho 58 anni, abbiamo la necessità di fare qualcosa che ci piaccia tanto. Venire in questo ambiente mi ha ridato tantissimo entusiasmo è molto è stato grazie al suo modo di vedere il calcio, che deriva anche dai tanti anni di gavetta, un’altra cosa che ci accomuna». L’emozione della gara allo Stadium è sul podio delle più belle della sua vita? «Senza dubbio. Ho vissuto partite anche con più spettatori, fino a 80.000, ma non avevo la responsabilità diretta della squadra, facevo il secondo o il collaboratore. Così è completamente diverso, tra l’altro in una partita importante e vinta bene. Un’esperienza che spero di poter vivere ancora, come spero che anche altri club, come la Juventus, decidano di fare questa scelta». Schatzer, Beccari, ma prima Lenzinie Cantore: sono tante le sue giocatrici che in bianconero sono anche cresciute, ultime Gallo e Ferraresi che lei ha già convocato, a conferma della qualità del settore giovanile. Riesce a seguire da vicino questo lavoro? «Sono in contatto continuo con Bruzzano, il tecnico della Primavera, e appena riesco mi piace vedere le loro partite perché credo che rientri nei miei doveri fare in modo che tutto quel lavoro, che è davvero tanto, venga valorizzato». A proposito, Schatzer è in lizza per vincere il premio di miglior italiana Under 21 nell’ambito del nostro European Golden Boy: qual è la caratteristica per cui lo meriterebbe? «Sono molto contento che se lo giochi, perché è una ragazza del 2005 che ha una maturità personale e calcistica invidiabile, una di quelle che in questi mesi è cresciuta di più e sono certo che abbia ancora ampi margini di miglioramento. Mi piace anche perché è molto forte psicologicamente, a volte in campo sembra una veterana: è molto stimata da tutte le compagne, anche le più esperte, una stima guadagnata attraverso il lavoro e le prestazioni. Sicuramente all’inizio del campionato era una seconda linea, adesso è al pari delle altre». LEGGI TUTTO

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    “Vanoli non si tocca. Sono i giocatori del Toro a dover dare di più”

    Lo spartiacque della stagione è stato l’infortunio di Zapata: la rosa attuale, priva del colombiano, ha risorse tecniche e un grado di personalità tali da pensare a una pronta reazione? 
    “Parliamo di uno tra i pochi centravanti in Italia in grado di fare reparto da solo. Evidentemente c’è un Toro, forte, con Zapata al centro dell’attacco, e uno più modesto privo di Duvan. Anche perché in estate sono andati via tre giocatori che avevano un peso tecnico e morale molto importante: mi riferisco a Buongiorno che cuciva la difesa, a Bellanova che sfornava assist in serie, e pure a Rodriguez che aveva un ruolo decisivo in campo e dentro lo spogliatoio. Il contraccolpo, pur tremendo, era stato in qualche modo assorbito anche perché l’inizio di campionato è particolare, con risultati spesso sorprendenti”.
    La cessione di Bellanova, soprattutto per i modi nei quali si è concretizzata, ha aumentato la già intensa contestazione nei confronti di Cairo. È maturo il tempo perché metta in vendita la società? 
    “Sono nel calcio da tanti decenni, e posso dire che una contestazione simile non l’avevo mai vista. Mi riferisco in particolare alla durata. Il quadro è pesante, e penso che a questo punto rimanere in sella sia molto difficile e sicuramente scomodo. Cairo è maestro nel farsi scivolare addosso le cose, ma adesso credo che la situazione stia diventando non più sopportabile anche per lui. Si è vociferato di un interesse della Red Bull, ma per me sarà un fondo, a rilevare il Torino”.
    Vanoli è l’allenatore giusto, in tale frangente? 
    “È perfetto, è da Toro per gavetta e per sentimento. Viene dalla B come Giagnoni e Radice e ha il trasporto e l’umanità di un Mondonico. Vanoli ha capacità, ma il punto è che la squadra lo deve seguire. Sono i calciatori, che devono tirare fuori la rabbia, la voglia di fare e una buona dose di coraggio. Qualità che ultimamente non hanno espresso. Alcuni si sono seduti sugli allori”.
    A chi si riferisce?
    “Ricci mi dà l’idea di essersi un po’ accontentato: potrebbe dare di più, e invece è come se si stesse dicendo: ‘Va beh, tanto io sono bravo lo stesso’. La società sarà contenta del valore economico del cartellino che sale, e dell’interesse dei grandi club sul ragazzo, ma questo non so se stia aiutando la maturazione di Ricci. Un giocatore della Nazionale dovrebbe essere padrone del centrocampo, dovrebbe prendere in mano la squadra, lanciare, verticalizzare, tirare, e invece troppe volte Samuele si limita al compitino. Prenda da Barella, il quale ha un’intensità nella partita che ancora Ricci non ha. Ilic ha colpi, ma anche da lui è lecito aspettarsi di più. E poi va trovata una quadra alla voce Vlasic: lo vedo bene a ridosso di una punta, in modo tale da irrobustire il centrocampo. Da mezzala avanzata e con due punte, aiuta poco in ripiegamento. Poi c’è Sanabria che sta faticando, ma gli stanno anche arrivando davvero pochi palloni interessanti. In Adams credo, per quanto stia patendo l’assenza di un compagno di reparto con cui si trovava a meraviglia come Zapata”. 
    Quanti granata, allo stato dell’arte, possono assumere il ruolo di leader?
    “Non ne vado. Per un po’ l’ha fatto Linetty, ma dopo qualche complimento pure lui, come Ricci, si è afflosciato. Il problema del Toro non è certo Vanoli: mi arrabbio quando si parla di esonero perché a mancare a monte è stato l’impegno della società, a valle l’apporto dei giocatori. Non oso immaginare come abbia preso il tecnico l’uscita di Bellanova. Sportivamente parlando una partenza drammatica, per questo Torino. La sua cessione, chissà, potrebbe anche essere un residuo dell’operazione che ha portato Zapata al Torino, ma non Buongiorno all’Atalanta”.
    Dal mercato di gennaio cosa si aspetta? 
    “Posso dire cosa serve: un difensore centrale, un esterno e un centravanti come minimo. Poi una soluzione in più a centrocampo, anche per mettere un po’ di pepe a Ricci, Ilic e Linetty, male non farebbe. E dico questo pur tenendo conto del mio gradimento per Gineitis”.
    La prossima gara contro il Monza è l’incrocio migliore per ripartire?
    “Sarà una partita da affrontare con pazienza, senza volerla sbloccare subito. Da una crisi si esce con calma: vincere sarà importante tanto quanto non perdere…”.  LEGGI TUTTO