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    Diretta Cagliari-Milan ore 18: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    Il Milan scende in campo a Cagliari sul prato dell’Unipol Domus nella gara valida per la 12esima giornata del campionato di Serie A. I rossoneri sono reduci dall’impegno di Champions League dove hanno espugnato il campo del Bernabeu per 3-1 contro il Real Madrid. In campionato, il Milan viene dalla vittoria di misura a Monza firmata da Reijnders e in classifica staziona al settimo posto a quota 17 punti, a quattro lunghezze di distacco dalla Juventus sesta. In conferenza stampa, Paulo Fonseca ha presentato così la sfida di oggi: “Dobbiamo avere in mente le cose buone che abbiamo fatto, ma è importante anche capire che a Cagliari sarà una partita diversa. Dobbiamo essere un’altra squadra per poter giocare con il Cagliari. Sarà una partita totalmente diversa. Da mercoledì ho smesso di pensare a Madrid per pensare a Cagliari: serve l’atteggiamento giusto per vincere domani. Anche prima della partita di Madrid, la squadra aveva la consapevolezza di cosa potesse essere. È vero che la vittoria col Real porta più fiducia ai giocatori, ma tutte le partite sono importanti. Non penso che la partita col Real sia più importante di quella col Cagliari. Dobbiamo tornare ora sul campionato, che è diverso”. Il Cagliari viene dal ko dell’Olimpico contro la Lazio per 2-1: in classifica la squadra di Davide Nicola staziona in acque pericolose in piena zona retrocessione a quota 9 punti insieme a Lecce e Parma.
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    Dove vedere Cagliari-Milan: streaming e diretta tv
    Il match tra le formazioni di Nicola e Fonseca è in programma sabato 9 novembre alle ore 18 all’Unipol Domus di Cagliari. L’incontro sarà trasmesso in streaming sulla piattaforma DAZN e in diretta tv sul canale Sky Zona Dazn Uno (214).
    Cagliari-Milan, le probabili formazioni
    CAGLIARI (3-5-2): Scuffet; Zappa, Palomino, Luperto; Zortea, Makoumbou, Marin, Deiola, Augello; Luvumbo, Piccoli. Allenatore: Nicola. A disposizione: Ciocci, Sherri, Obert, Wieteska, Azzi, Jankto, Prati, Viola, Felici, Gaetano, Lapadula, Kingstone, Pavoletti. Indisponibili: /. Squalificati: Adopo, Mina.
    MILAN (4-2-3-1): Maignan; Emerson Royal, Thiaw, Tomori, T.Hernandez; Fofana, Reijnders; Chukwueze, Pulisic, Leao; Camarda. Allenatore: Fonseca. A disposizione: Sportiello, Torriani, Calabria, Pavlovic, Terracciano, Musah, Loftus-Cheek, Abraham, Okafor. Indisponibili: Florenzi, Gabbia, Bennacer, Morata, Jovic. Squalificati: /.
    ARBITRO: Fabbri della sezione di Ravenna. ASSISTENTI: Meli-Alassio. QUARTO UFFICIALE: Galipò. VAR: Aureliano. ASS. VAR: Di Paolo.
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    Diretta Juventus-Torino ore 20:45: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

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    Dove vedere Juventus-Torino: streaming e diretta tv
    Il match tra le formazioni di Thiago Motta e Vanoli è in programma sabato 9 novembre alle ore 20.45 all’Allianz Stadium. L’incontro sarà trasmesso in streaming sulle piattaforme DAZN, SkyGo e Now e in diretta tv sui canali Sky Sport Uno (201), Sky Sport Calcio (202) e Sky Sport (251).
    Juventus-Torino, le probabili formazioni
    JUVENTUS (4-1-4-1): Perin; Savona, Kalulu, Gatti, Cambiaso; Locatelli; Weah, Koopmeiners, Thuram, Yildiz; Vlahovic. Allenatore: Thiago Motta. A disposizione: Di Gregorio, Pinsoglio, Danilo, Gil Puche, Cabal, Rouhi, McKennie, Fagioli, Conceicao, Mbangula. Indisponibili: Adzic, Bremer, Douglas Luiz, Nico Gonzalez, Milik. Squalificati: /.
    TORINO (3-5-1-1): Milinkovic; Walukiewicz, Maripan, Coco; Pedersen, Ricci, Linetty, Ilic, Lazaro; Vlasic; Sanabria. Allenatore: Vanoli. A disposizione: Paleari, Donnarumma, Vojvoda, Masina, Bianay Balcot, Dembele, Sosa, Tameze, Gineitis, Ciammaglichella, Adams, Karamoh, Njie, Gabellini. Indisponibili: Savva, Schuurs, Zapata. Squalificati: /.
    ARBITRO: Sozza della sezione di Seregno. ASSISTENTI: Imperiale-C.Rossi. QUARTO UFFICIALE: Guida. VAR: Marini. ASS. VAR: Abisso.
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    Toro, Pianelli straccia Cairo anche nei derby: 17-1!

    Una volta, tanto tempo fa, c’era un Torino che i derby li vinceva. Non stiamo raccontando una fiaba, ma alle orecchie dei bambini e agli adolescenti granata potrebbe quasi sembrarlo, considerando i risultati a cui sono abituati. E non è che vada molto meglio ai ragazzi più grandi, quelli che hanno meno di 35 anni (la stessa età dei calciatori, per intenderci): nella loro vita hanno ricordi nitidi solamente del 2-1 fi rmato Darmian e Quagliarella del 2015. Solamente qualcuno tra loro, dotato di buona memoria, si ricorderà delle due doppiette di Rizzitelli, del gol di Angloma e del rigore parato da Pastine nel doppio successo del 1995. Altro che beata gioventù. Parlando di derby, i risultati del Torino sono andati via via peggiorando fino al disastroso rendimento nei 19 anni della gestione Cairo che, il 2 dicembre, diventerà il presidente più longevo della storia granata superando Pianelli, raggiunto il giorno prima.
    I numeri di Pianelli
    Il massimo dirigente dell’ultimo scudetto è rimasto in carica per 7.030 giorni, Cairo si appresta a superarlo, senza però essere riuscito a ottenere risultati paragonabili. E non parliamo solamente di trofei vinti. Se diamo per esempio un’occhiata anche solo ai risultati nei derby, il confronto è impietoso per l’attuale patron granata, come dimostrano le statistiche elaborate da Massimo Fiandrino. In 19 anni, dal marzo del 1963 al maggio del 1982, Pianelli ha assistito da presidente a 46 derby: 17 li ha vinti (di cui uno in Coppa Italia ai rigori, dopo lo 0-0 al 120′), 15 li ha pareggiati, 14 li ha persi. Cairo di partite contro la Juve ne ha viste invece 30: una sola vittoria, 6 pareggi e 23 sconfi tte. La diff erenza del numero di gare è dovuta a cinque campionati in cui il derby non c’è stato, in quattro perché il Torino era in B, in uno perché tra i cadetti c’era invece la Juventus. Negli anni di Pianelli c’è poi stata qualche stracittadina in più in Coppa Italia. Imparagonabili i risultati, ma anche i dati riguardanti i gol: 47 quelli segnati e 45 quelli subiti dal Torino di Pianelli (con medie di 1,02 e 0,97 gol a partita); solamente 15 i gol segnati dal Torino di Cairo, contro i 54 incassati (le medie in questo caso sono di 0,5 e 1,8 gol a partita).
    Derby, la media punti di Pianelli
    Considerando sempre 3 punti per le vittorie, la media punti del Torino negli anni di Pianelli contro la formazione bianconera era di 1,43 a partita; quella del Torino dal 2005 a oggi è di 0,33 punti a gara. Nessun presidente del Torino, considerando tutti quelli che si sono alternati da quando Pianelli ha ceduto la società a quando Cairo l’ha presa dai Lodisti, ha ottenuto una media punti peggiore nei derby rispetto a quella dell’attuale patron. Neppure la squadra di Cimminelli e Romero ha fatto così male contro la Juventus, ottenendo 2 pareggi (tra cui un 3-3 passato alla storia) e 2 sconfi tte, per una media di 0,5 punti a partita. Il Torino di Rossi negli Anni 80 vinse 3 volte contro la Juventus (indimenticabile il 3-2 in 3 minuti fi rmato da Dossena, Bonesso e Torrisi), pareggiò in altre 2 occasioni e perse in 5, per una media di 1,1 punti a gara. Sotto la gestione Gerbi, dal 1987 al 1989, la media punti è stata di 0,83 a partita (1 vittoria, 2 sconfi tte, 3 pareggi). Media che è salita a 1,33 con l’arrivo di Borsano (2 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfi tte), per poi scendere a 0,6 con Goveani (0 vittorie, 3 pareggi, 2 ko).
    Cairo, il primato negativo
    Con Calleri sono arrivate due vittorie (quelle precedentemente citate del ’95) e due sconfi tte, per una media di 1,5 punti a gara. Infine con Vidulich un pareggio e una sconfitta, per una media di 0,5 punti. La media dei punti del Torino di Cairo resterebbe la peggiore anche in caso di vittoria domani sera, salirebbe infatti soltanto a 0,38. La formazione bianconera, inoltre è la squadra contro cui il Torino di Cairo ha la media peggiore in campionato (senza considerare le gare di Coppa Italia) in questi 19 anni: 0,32 punti a partita. La Juve, al pari della Roma, è anche la squadra che più volte ha battuto i granata: 21. Ma l’attuale presidente del Torino ha anche un altro primato negativo: mai il Toro nella sua storia aveva perso 7 derby di fila, come è invece capitato nel periodo tra il 2008 e il 2015.
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    Diretta Genoa-Como ore 20.45: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    GENOVA – Ad aprire la 12ª giornata di Serie A sarà l’anticipo in programma alle ore 20.45 allo stadio Luigi Ferraris tra Genoa e Como. Grazie al sigillo di Andrea Pinamonti, al quarto centro stagionale, nell’ultimo turno il Grifone è tornato alla vittoria superando il Parma al Tardini. La formazione di Alberto Gilardino ritrova così un successo che mancava dallo scorso 24 agosto quando, sempre grazie a una rete dell’attaccante scuola Inter, aveva espugnata l’U-Power Stadium di Monza. Meglio in trasferta che in casa i liguri che, però, tra le mura amiche hanno anche fermato Inter (2-2), Roma (1-1) e Bologna (2-2). Dopodiché ben sei sconfitte che costringono i rossoblù a una situazione di classifica piuttosto complicata. Nove sono anche i punti conquistati fin qui dai lariani di Cesc Fabregas, reduci da tre ko di fila, quattro nelle ultime cinque. 
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    Genoa-Como: diretta tv e streaming
    Genoa-Como, anticipo della 12ª giornata del campionato di Serie A, è in programma alle ore 20.45 allo stadio Luigi Ferraris di Genova e sarà visibile in esclusiva in diretta su Dazn e Sky Zona Dazn 1 (214). 
    Le probabili formazioni di Genoa-Como
    GENOA (3-5-2): Leali; Vogliacco, Vasquez, Matturro; Sabelli, Frendrup, Badelj, Thorsby, Martin; Ekhator, Pinamonti. Allenatore: Gilardino.
    A disposizione: Sommariva, Stolz, Kassa, Zanoli, Miretti, Melegoni, Frendrup, Honest, Bohinen, Marcandelli, Masini, Pereiro, Balotelli, Accornero.
    COMO (4-2-3-1): Reina; Goldaniga, Dossena, Kempf, A. Moreno; Braunoder, Engelhardt; Strefezza, Paz, Fadera; Cutrone. Allenatore: Fabregas.
    A disposizione: Audero, Sala, Iovine, Belotti, Jasim, Fellipe Jack, Cerri, Da Cunha, Mazzaglia, Verdi, Barba. 
    ARBITRO: Rapuano di Rimini. ASSISTENTI: Cecconi-Zingarelli. IV UFFICIALE: Massimi. VAR: Paterna. ASS. VAR: Gariglio.  LEGGI TUTTO

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    Salvatori: “Toro, conosco Cairo. Ora potrebbe vendere”

    Il Cairo imprenditore e il Cairo presidente del Torino sembrano perfino due persone diverse. «Secondo me ha sempre pensato che fosse sufficiente fare quello che stava facendo, che fosse sufficiente dare quello che dava… Invece si è verificato il contrario, inevitabilmente. Credo che pensasse di poter costruire qualcosa di bello, di grande e duraturo anche con poco. Sono tutte scelte. Di sicuro non era nella condizione di dire: più di questo non posso fare. Non era questa la sua condizione. Cairo è una persona che nel calcio delega poco o nulla ai dirigenti. Nel calcio, se sei neofita, è sempre meglio circondarti di persone esperte e valide cui delegare le scelte chiave sotto l’aspetto sportivo… Poi deciderai se confermarli o meno, in base al lavoro e ai risultati. Ma lui ancora adesso vuole controllare tutto, me lo dicono, lo so… Altro che delegare! Per lui la strada giusta è quella dell’uomo solo al comando. Un limite, tanto più al giorno d’oggi». Il 1° dicembre raggiungerà il grande Pianelli, il giorno dopo diventerà in solitudine il presidente più longevo del Torino. «Ho letto, sì. Un primato temporale, statistico come questo gli fa certamente piacere, gli darà un orgoglio immenso. Ci tiene tantissimo di sicuro, per lui sarà come vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi, sa che passerà alla storia almeno sotto questo aspetto. E credo anch’io che se mai volesse vendere la società, lo farebbe sicuramente dopo e mai il giorno prima di raggiungere il suo personalissimo record». Ha letto le sue ultime dichiarazioni? «Ho letto che dopo la Fiorentina ha risposto male al vostro giornalista che gli domandava se nel caso avrebbe ascoltato un candidato acquirente… Ha perso la calma. Mi metto anche nei suoi panni, però: subire da settimane la contestazione che subisce non farebbe piacere a nessuno, ci sta che si senta particolarmente sotto pressione. Ai tifosi mi permetto però di dire una cosa: è legittimo che possano essere delusi, arrabbiati, che vogliano contestare… Ma ogni comportamento deve essere sempre il più possibile civile… Anche perché certe esasperazioni, certe derive non attraggono certo un candidato acquirente… C’è modo e modo per esprimere il dissenso. Aggiungo che umanamente mi dispiace per Cairo, immagino la sua sofferenza, mi metto nei suoi panni. Detto questo, però, è chiaro che se compri il Toro, poi devi dare qualcosa in più, sempre, per rispetto della storia e della piazza. Più del proverbiale decimo posto, insomma. Il Toro è nel mio cuore: è bastato un anno, quell’anno così pazzesco e trionfale». Buongiorno, Bellanova… Rinforzi modesti… E ora il Torino è in caduta libera. «Se vuoi costruire, se vuoi crescere, ne vendi al massimo uno. Ha spiegato che voleva sistemare il bilancio: restano delle scelte, però. Sarebbe stato meglio stare zitto, allora, invece di promettere… I tifosi si sono sentiti non rispettati, persino calpestati: comprensibile, e tanto più dopo 19 anni». «Non voglio vendere», ripete. «Ma dentro di sé, anche pensando a tutta la sua famiglia, ascoltando i sentimenti dei suoi cari… Insomma… conoscendolo, e per quel che si percepisce, secondo me ci sta pensando eccome alla possibilità di vendere, se già non sta facendo operare qualcuno per lui sotto traccia. Che poi smentisca è normale, in casi come questi: se no fai solo un favore a un candidato acquirente già esistente o in arrivo… e il prezzo scende… La mia sensazione è che quantomeno ci stia pensando. La contestazione lo ha toccato di sicuro e anche tanto: puoi avere il pelo sullo stomaco, ma vivere così è… pesante». Perché lei non è rimasto, dopo quel finale trionfale del 2006? «Ebbi la sensazione di essere stato usato e gettato. Ero molto deluso. Conquistammo la promozione e dovetti andarmene. Già da gennaio cercava un nuovo ds… Prima il caso Sartori, subito dopo Tosi… Tra gennaio e febbraio ci furono ripetuti battibecchi feroci… contestava tutto e tutti solo perché per un po’ non arrivarono grandi risultati sul campo… era già un pochino nervoso… (e dalla voce si coglie benissimo l’ironia, ndr). A promozione ottenuta chiesi un appuntamento, andai da lui a Milano, gli restituii il telefono aziendale e rifiutai la sua proposta di rinnovo. Presidente, io non amo le confusioni in società, gli dissi. Lei da mesi cerca un altro ds e l’ha anche trovato alla fine, seppur un po’ a fatica… E la riconoscenza? Arrivederci e grazie, presidente. Così gli dissi. Rimasi per un po’ senza squadra, ma con la mia dignità e il mio orgoglio intatti». E lei, adesso, con alle spalle una carriera lunga con diversi bei successi? Da giocatore, prima. E poi da ds, ancor di più: 2 promozioni in A e l’Intertoto vinto col Perugia, quindi altre 2 promozioni dalla B con Torino e poi Bologna. Una promozione anche con la Pistoiese, dalla C. Tante squadre, in questi lustri… «Mi auguro che una società seria possa apprezzare il mio percorso, la mia esperienza, le mie grandi motivazioni. E mi prospetti un progetto convincente». LEGGI TUTTO

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    Ancelotti in confusione, Leao da fuoriclasse: Milan, le pagelle dell’impresa

    Decisivo su Mbappé poco prima dell’intervallo e, soprattutto, sul colpo di testa di Brahim in piena zona Real. Salvato dal Var sul gol di Rudiger, dopo uscita un po’ così.

    Emerson 6

    Cade nella trappola di Vinicius, provocando il rigore dell’1-1, ma la verità è che è l’unica macchia di una prestazione più che sufficiente. Calabria (47′ st) ng

    Thiaw 7.5

    Una sicurezza quando deve uscire palla al piede e sempre presente in chiusura. È lui a rompere il ghiaccio.

    Tomori 7

    Ottimo compagno di viaggio per Thiaw. Per caratteristiche spinge di meno che Emerson, ma dalla sua parte non si passa.

    Musah 7

    Fonseca gli affida il compito di aiutare Emerson a limitare Vinicius. Missione compiuta. Pavlovic (47′ st) ng

    Reijnders 7.5

    Con la battuta in mano, si consacra in uno dei tempi più importanti del calcio mondiale. E segna anche il gol che chiude la partita.

    Fofana 7

    Dove c’è una palla sporca, c’è lui. Polpo.

    Theo Hernandez 6.5

    Non lesina mai energie, soprattutto quando si tratta di attaccare ma non è sempre preciso come potrebbe e dovrebbe.

    Pulisic 7

    Serve l’assist del primo gol a Thiaw e non dimentica mai che in fase di non possesso tocca a lui fare il terzo centrocampista.

    Loftus-Cheek (25′ st) 6

    Fonseca ha bisogno di muscoli e lui glieli dà.

    Morata 7.5

    Generoso, gioca una partita completa, a tutto campo, segnando al “suo” Real Madrid il settimo gol in 13 incontri.

    Abraham (25′ st) 6

    Attento e disponibile al sacrificio.

    Leao 7.5

    Il Milan ha un disperato bisogno di lui e, dopo ieri sera, difficilmente Fonseca cercherà la quadratura del suo cerchio senza il suo fuoriclasse lusitano, il suo uomo. Okafor (33′ st) ng

    All. Fonseca 8

    Come gli era successo contro l’Inter, dà il meglio di sé quando è con le spalle al muro. E dopo aver imbrigliato Simone Inzaghi, stravince contro Carlo Ancelotti grazie a un atteggiamento coraggioso. Non se ne dimentichi.

    Arbitro Vincic 7

    Sempre vicino all’azione. Sbaglia pochissimo. LEGGI TUTTO

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    Gonzalez fermo da un mese, ma l’Argentina lo chiama. E un ex Juve sorprende

    Argentina, Nico Gonzalez convocato

    L’attaccante della Juventus non scende in campo dal match di Champions League vinto contro il Lipsia dello scorso 2 ottobre. Thiago Motta ha dovuto fare affidamento soltanto su Vlahovic per il ruolo da punta, che può ricoprire anche l’argentino. Il serbo, vista anche l’assenza di Milik, è stato chiamato agli straordinari. Il recupero di Nico Gonzalez sarà fondamentale per i bianconeri, che però dovranno salutarlo per la pausa nazionale. E al tecnico della Vecchia Signora non resta che pregare per evitare eventuali ricadute. Ma in lista sono presenti tanti giocatori di talento, tra questi alcuni della Serie A e anche qualche ex Juve.

    Scaloni convoca Barrenechea e Nico Paz: la lista completa

    Dopo l’ottima prova contro la Bolivia, Nico Paz ha convinto il ct Scaloni e anche Messi. L’allenatore lo ha riconfermato anche per i prossimi impegni. In lista anche l’ex Juve Barrenechea, che con il Valencia si sta ritagliando il proprio spazio. Presente anche Paredes, non convocato invece Dybala. In lista anche Lautaro Martinez e Castellanos, premiato di nuovo per l’ottimo inizio di stagione con la Lazio.

    Questa la lista dei convocati:

    Portieri: Martinez (Aston Villa), Rulli (Marsiglia), Benitez (Psv)

    Difensori: Molina (Atletico Madrid), Montiel (Siviglia), Romero (Tottenham), Pezzella (River Plate), Balerdi (Marsiglia), Otamendi (Benfica), Perez (Porto), Lisandro Martinez (Manchester United), Tagliafico (Lione)

    Centrocampisti: Enzo Fernandez (Chelsea), Paredes (Roma), Palacios (Bayer Leverkusen), De Paul (Atletico Madrid), McAllister (Liverpool), Lo Celso (Betis), Barrenechea (Valencia), Thiago Almada (Botafogo)

    Attaccanti: Buonanotte (Leicester), Messi (Inter Miami), Nico Paz (Como), Nico Gonzalez (Juventus), Julian Alvarez (Atletico Madrid), Lautaro Martinez (Inter), Garnacho (Manchester United), Castellanos (Lazio)

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    “La Juve è un mostro. Motta architetto, in 5 anni ci siamo detti di tutto”

    «David attraversa un periodo favorevole, ma anche in questo caso “Jona” sfoggia buone prestazioni perché c’è una squadra dietro di lui, un gruppo, giocatori che lavorano sodo e gli permettono di realizzare gol. La chiave della partita sarà il collettivo. Come contro il Real, tutto il club e tutta la squadra dovranno giocare una partita perfetta se vogliamo ottenere un risultato positivo. La Juve è favorita, ma noi abbiamo le nostre qualità e i nostri argomenti da far valere». A proposito di David, come procedono le trattative per il rinnovo del suo contratto che scade il 30 giugno?
    «Stiamo parlando con “Jona” e lui ha una proposta in mano. Ha detto che il LOSC è il suo club. Le nostre discussioni devono però rimanere tra noi».
    Si potrebbe dire che lei è un po’ come l’ex presidente del Porto, Pinto da Costa: una capacità unica di acquistare giocatori a prezzi più che ragionevoli e poi rivenderli a cifre da capogiro. Da dove viene questo dono? Forse dal fatto che lei è stato direttore sportivo al PSG e prima ancora, quando era centrocampista professionista allo Stade de Reims, ha svolto contestualmente la funzione di direttore amministrativo e finanziario del club per poi essere promosso amministratore delegato?
    «Lavoriamo molto. Abbiamo meno risorse finanziarie dei nostri concorrenti, quindi dobbiamo essere diversi, dirompenti e creare un vantaggio competitivo rispetto ai nostri rivali. Nel calcio, se incontri qualcuno che ti dice che devi fare così o così e vincerai, allora scappa a gambe levate. In questo campo ci vuole molta umiltà, perché se fai tutto alla perfezione forse, solo forse, puoi vincere. Per tornare al sottoscritto, ho un profilo totalmente atipico: sono stato un giocatore professionista, mi sono formato come revisore dei conti, ho trascorso due anni a conseguire un MBA (ndr: Master in Business Administration), mi sono qualificato come allenatore in età molto giovane, sono stato direttore finanziario, amministratore delegato (allo Stade de Reims) poi direttore sportivo di uno dei più grandi club d’Europa e infine presidente (ndr: al Rennes prima del Lille). È probabilmente questa cultura a 360° della gestione di un club che mi aiuta nei periodi di mercato. È essenziale fornire un supporto umano ai giocatori, ma anche alle persone. Bisogna metterli nelle migliori condizioni possibili, farli crescere, prendersi cura di loro e delle loro famiglie. Ingaggiare un calciatore non è sufficiente, è solo l’inizio di un processo. Prima di essere giocatori, sono persone, quindi a prescindere dall’aspetto sportivo, è basilare l’aspetto umano. Il mio mercato? D’accordo, ok, ma per me è fondamentale vincere titoli e portare emozioni, orgoglio e passione alla nostra comunità». LEGGI TUTTO