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    Diretta Como-Parma ore 15: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    Como e Parma tornano in campo nell’incontro valido per l’8ª giornata di campionato. Le due formazioni di affrontano al Sinigaglia per provare a fare un passo avanti in una classifica che vede Lariani e Ducali rispettivamente a quota 8 e 6 punti. Meglio gli uomini di Fabregas, che prima del ko di Napoli avevano centrato due vittorie consecutive contro Atalanta (a Bergamo) e Verona. La squadra Pecchia è invece reduce dal pareggio rimediato a Bologna, dove è rimasta in 10 al 52′ in seguito all’espulsione di Coulibaly. Como e Parma propongono inoltre il duello fra il giovane talento Nico Paz e il rumeno Man. Due profili che si sono guadagnati le attenzioni delle big italiane e non solo. L’ex Real non ha perso tempo neppure a ritagliarsi uno spazio in nazionale, dove si è fatto notare per avere mandato a segno Messi nella sfida contro la Bolivia. Mentre l’attaccante classe ’98 ha dimostrato di avere la stoffa per accasarsi un giorno presso un top club. Il suo ct Popescu non fa fatica a vederlo con la maglia della Juve. Insomma, al Sinigaglia ci sono tutti i presupposti per una gara da non dare per scontata.
    Dove vedere Como-Parma: streaming e diretta tv
    L’incontro tra le formazioni di Fabregas e Pecchia è in programma sabato 19 ottobre alle ore 15 presso lo stadio Sinigaglia di Como. L’evento sarà trasmesso in streaming sulla piattaforma Dazn e in pay tv sul canale Sky Zona Dazn 2 (215).
    Segui la diretta di Como-Parma su Tuttosport.com
    Como-Parma: le probabili formazioni
    COMO (4-2-3-1): Audero; Moreno, Kempf, Dossena, Van der Brempt; Perrone, Sergi Roberto; Fadera, Paz, Strefezza; Cutrone. Allenatore: Fabregas.
    A disposizione: Reina, Sala, Goldaniga, Iovine, Baselli, Gabrielloni, Belotti, Jasim, Cerri, Engelhardt, Braunoder, Da Cunha, Mazzitelli, Verdi, Barba. 
    PARMA (4-2-3-1): Suzuki; Valeri, Balogh, Delprato, Hainaut; Bernabé, Sohm; Cancellieri, Hernani, Man; Bonny. Allenatore: Pecchia.
    A disposizione: Chichizola, Corvi, Leoni, Di Chiara, Valenti, Camara, Keita, Haj, Almqvist, Mihaila, Charpentier.
    Arbitro: Fabbri (Ravenna). Assistenti: Del Giovane-Capaldo. Quarto Ufficiale: Crezzini. Var: Serra. Ass. Var: Di Bello.
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    Conte: “Empoli difficile. Napoli? Lavori in corso, c’è troppa esaltazione”

    Empoli-Napoli, parla Antonio Conte
    Sono passati solo due mesi dall’inizio del campionato, è già possibile stilare un primo bilancio? “Siamo con il cartello lavori in corso, non può essere altrimenti dopo soli tre mesi altrimenti si andrebbe a sottovalutare un po’ tutti il percorso che c’è da fare in una fase di ricostruzione come la nostra. Però c’è sicuramente la soddisfazione del lavoro, stiamo lavorando tanto e bene, con un gruppo di ragazzi che ha voglia di lavorare e questo è ciò che conta di più. Ho un gruppo disponibile, c’è voglia di fare questo percorso e nei momenti di difficoltà dovremo essere forti tutti, quando le cose vanno bene è molto più semplice per tutti, ma so bene che durante questo percorso ci saranno momenti in cui conterà essere forti di testa, di cuore, di persona”.
    Si torna dopo due settimane di stop, quali sono le sensazioni? “Ho percepito troppa esaltazione, per fortuna torniamo a giocare. Sono stati 15 giorni in cui c’è stata un’esaltazione esagerata, sono passate solo 7 giornate. Ci fa piacere ricominciare da quella posizione, ma sappiamo benissimo che la classifica è corta, in 4 punti sono racchiuse tante zone e dovremo essere bravi a ripartire nella giusta maniera”.
    Il ritorno dei calciatori dalle nazionali non è stato dei migliori: “La sosta ci ha portato dei problemi, Lobotka è tornato con un problema al flessore, non è un problema gravissimo però bisogna affrontarlo e recuperare, inevitabilmente dispiace perché si stava esprimendo a livelli molto alti, al tempo stesso sarà l’occasione per vedere Gilmour, l’ho detto più volte che era uno di quelli che stavo penalizzando di più vedendo gli allenamenti, siamo sereni ed ho sempre detto che per costruire squadre forti e durature per competere in questi 3 anni bisogna essere bravi a riempire le caselle con doppi titolari. Abbiamo appena iniziato. Dietro a Lobo c’è sicuramente uno forte, dispiace, speriamo recuperi quanto prima, ma grande fiducia in Billy che dà garanzie”.
    Sull’Empoli, avversario ostico con la miglior difesa del campionato: “Parliamo di una squadra che ha subito l’unica sconfitta prima della sosta, negli ultimi minuti e su un campo difficile, contro la Lazio all’Olimpico. E’ molto ben organizzata, ha calciatori interessanti, sappiamo benissimo che il presidente Corsi è lungimirante, da tanti anni nel calcio ed ha creato qualcosa di sostenibile e crea sempre difficoltà agli avversari. Storicamente ho letto che Empoli è sempre stato un campo difficile, la storia va rispettata, ma bisogna essere pronti a scriverne altre, sappiamo che sarà difficile per la loro forza.
    Su Roberto D’Aversa: “Hanno un allenatore bravo che è anche un mio amico, oltre ad essere un professionista è anche una persona perbene e sono contento che si sta togliendo soddisfazioni. Dovremo fare attenzione. Ho letto anche delle dichiarazioni di alcuni giocatori che parlano di organizzazione e spirito di sacrificio e noi dovremo avere ancora più spirito per ottenere un risultato su un campo difficile”.
    Conte: “Ragioniamo di partita in partita”
    Dopo la sosta si apre un tour de force che potrebbe incidere molto sul cammino degli azzurri: “Chi mi conosce sa benissimo che non guardo oltre la prima partita, cerco di trasferire questo a tutti quelli che lavorano con me. Abbiamo l’Empoli che sta mettendo in difficoltà tutte le squadre, dovremo fare grande attenzione. Chi guarda dall’esterno è molto più superficiale, leggero nel dire che le prossime due sono alla portata e poi ci saranno tre più impegnative. Ogni gara va giocata, la prossima è quella della vita, ragioniamo di gara in gara, non si vince sulla carta, ma c’è il campo verde, l’arbitro, i tifosi, e dobbiamo dimostrare quel giorno lì di meritare i 3 punti. Poi arriverà quella dopo. Sarebbe sciocco pensare a lungo termine, ogni gara è difficile! Tutte quelle che abbiamo giocato e con l’Empoli sarà difficile. Alla sosta tireremo le somme, ma quando arriverà la sosta, quando arriverà! Oggi indirizziamo il nostro destino”.
    Come sta vivendo la pressione da quando è arrivato sulla panchina del Napoli? “La vivo come una responsabilità, la mia precisa responsabilità è riportare il Napoli a costruire una squadra solida che possa avere ogni anno l’ambizione di poter lottare per qualcosa di importante. Sento questa pressione, ma poi capisco: a me piace vivere la città e quando ti scoprono sotto il cappello e gli occhiali ti dicono ‘mister, lo Scudetto’ ed io rispondo ‘pazienza’, le vittorie si costruiscono, non si inventano, può capitare di inventarle improvvisamente, ma ciò che mi sento di garantire è di ricostruire fondamenta solide che possano durare nel tempo. Per il resto dico pazienza, sapendo che l’obiettivo è rendere orgoglioso il popolo napoletano”. LEGGI TUTTO

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    Fonseca alza la voce: “Non me ne frega un c… del giocatore, non sono un attore”

    Milan-Udinese, parla Paulo Fonseca
    L’allenatore rossonero mette in guardia i suoi ragazzi: giocare al massimo. “Domani non sarà una partita diversa. L’Udinese è una buona squadra, ha iniziato bene il campionato, gioca bene ed è motivata. Dovremo giocare al massimo livello per vincere, sarà una partita intensa e difficile”.
    Dopo le due settimane di sosta, precedute dalla sconfitta contro la Fiorentina, qual è il clima dello spogliatoio? “Ci siamo allenati durante la sosta con il Milan Futuro, ho tutta la squadra a disposizione da ieri. Questo è il tempo che abbiamo avuto a disposizione per preparare la partita con l’Udinese. È stato molto importante ieri parlare con la squadra della partita di Firenze. Io non chiudo gli occhi davanti ai problemi. I problemi ci sono e vanno affrontati”.
    La leadership di Fonseca, a tratti ritenuta silenziosa, potrebbe non essere colta nel modo giusto dai giocatori: “Non sono un attore. Quello che penso lo dico dentro lo spogliatoio, faccia a faccia con i giocatori. Se abbiamo qualche problema non mi frega nulla del nome del giocatore. Per me è importante affrontare immediatamente il problema con chi ha sbagliato”. E aggiunge: “Non ho bisogno di dimostrare niente. Sono sempre stato così dal primo giorno. Fate questa domanda al giocatori, come sono stato dal primo giorno”.
    Sul rapporto con Ibrahimovic: “Parliamo quasi tutti i giorni di quello che succede. Siamo tornati insieme dopo la partita di Firenze e abbiamo parlato in treno. Tutto nella normalità”. Ci sarà una punizione per chi ha sbagliato a Firenze? “Vediamo domani. Per me nessun calciatore è più importante della squadra, del Milan. Ci dobbiamo assumere la responsabilità quando sbagliamo. Se qualcuno sbaglia nello spirito di squadra per me è difficile”.
    La squadra sembra non recepire ancora le indicazioni tattiche dell’allenatore portoghese: “Come sempre voglio dire la verità. È sempre difficile cambiare. Stiamo cambiando tanto, anche io ho fatto questa riflessione e devo essere più paziente. Abbiamo bisogno di più tempo per cambiare”. Il cambiamento è più complicato dal punto di vista tattico o tecnico? L’allenatore non ha dubbi: “Su tutti gli aspetti che sono legati tra di loro. Pensate che a Firenze abbiamo perso per un problema tattico o tecnico? Per me è di più. Penso che non abbiamo avuto la cattiveria e la voglia nel primo tempo di correre più della Fiorentina. Questo passa dalla testa”.
    Per il futuro il portoghese ha una “richiesta”: “Vorrei divertirmi di più. A questo livello, in qualsiasi squadra, è difficile essere sempre con il sorriso in faccia. Io porto sempre la mia passione, tutti i giorni. Non cambierei questo lavoro perché amo quello che faccio. È difficile, sia per me che per la mia famiglia. Quando arrivo a casa provo a lasciare da parte il lavoro, ma non è facile”.
    Fonseca e i dubbi di formazione
    Dal sostituto di Theo Hernandez a Musah e Pulisic, i dubbi sono tanti: “Ho la fortuna di avere un giocatore come Musah che può giocare in più posizioni. Fare l’esterno con questo tipo di gioco non mi sembra una possibilità. Non ho ancora deciso chi giocherà al posto di Theo”. Poi aggiunge: “Non abbiamo necessità di fare turnover”. Mente su Okafor: “Non credo giochi”.
    Morata nuovo capitano? “Sono arrivato qui e il Milan aveva già tre capitani: Calabria, Theo Hernandez e Leao. Sono i giocatori con più partite nel Milan. Posso essere o meno d’accordo con questo, ma ho rispettato questa decisione. Io penso che questa squadra abbia bisogno di maggiore leadership. Non dipende dal giocatore con la fascia al braccio, ma da quei 2-3 giocatori con più leadership nello spogliatoio. Per me il leader non è solo chi indossa la fascia, abbiamo altri giocatori che possono aiutare”.
    Durante la sosta nazionali Pochettino, l’allenatore degli Stati Uniti, ha parlato di un Pulisic stanco e da preservare: “Intanto devo ringraziare Pochettino che ha liberato Pulisic dalla seconda partita della nazionale. Ci aspettano sette partite, se pensiamo che Pulisic sia stanco adesso. Lui è stato il giocatore più costante in questo inizio campionato, per me non ha senso parlare di stanchezza in questo momento della stagione”.
    Si apre un ciclo di partite che potrebbe essere decisivo per la stagione del Milan. Ma per Fonseca…: “Tutti i momenti e tutte le partite sono importanti, per questo non penso a lungo termine. Il match più importante è quello di domani. Ci aspetta una partita difficile, non posso pensare alle altre”. E si continua a lavorare sodo: “Sto lavorando molto per raggiungere quello che voglio. Non abbiamo molto tempo, ma lo stiamo facendo. I giocatori stanno rispondendo bene, dobbiamo continuare così e credo che saremo un’altra squadra in futuro”.
    Un rinforzo potrebbe arrivare proprio dai giovani rossoneri, con Liberali che è stato inserito dal Guardian tra i migliori 2007: “Io credo nei giovani che abbiamo come Jimenez, Zeroli, Camarda, Cuenca e Liberali. La società ha fatto bene con il Milan Futuro, creando un’opportunità per questi giovani. Liberali ha giocato nella pre season contro Real Madrid e Barcellona. Sono amichevoli, ma per me è un giocatore con un grande futuro. Se continua a lavorare con umiltà può diventare in futuro un giocatore importante per il Milan. Ha grande qualità, ma deve continuare il suo percorso di crescita”. LEGGI TUTTO

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    Pecchia: “Le voci sul mio futuro? Mi hanno dato fastidio. La realtà è che…”

    Como-Parma, parla Fabio Pecchia
    Si riparte dopo la sosta per le nazionali. Come l’ha vissuta Pecchia? “C’è stata una sosta, un’altra a novembre poi per un po’ non più. Dobbiamo sempre sperare che i ragazzi in nazionali rientrino in condizione. A Collecchio abbiamo lavorato bene, ma c’è sempre un occhio di attenzione ai 7-8 ragazzi fuori, sono un’alta percentuale della rosa. Ciò che è successo qui mi rende fiducioso, ho visto la giusta applicazione”.
    Il rendimento del Parma, fino a oggi, è stato molto altalenante, ma per il tecnico non è tutto da buttare: “Vedere la squadra giocare in questo modo è oltre alle aspettative. Non ci siamo snaturati, in ogni partita contro squadre con struttura e esperienza ce la siamo sempre giocata. È un dato molto positivo, abbiamo continuato a fare ciò che sappiamo. Chiaro che c’è il rammarico per non aver vinto partite in cui abbiamo meritato. I risultati ci sono scivolati di mano, il campo dice che potevamo raccogliere di più”.
    Presto per guardare la classifica: “Tutto torna alla fase di assestamento per i nostri ragazzi e nel loro approccio alla Serie A. Hanno dimostrato di saper gestire i momenti in Serie B, ora dobbiamo valutare se è un caso o meno in Serie A. Mi fa piacere vedere una squadra che scende in campo per giocare e vincere. Abbiamo raccolto però molto meno di quanto meritiamo”.
    Ci sono dubbi per la formazione da schierare? “C’è sempre il dubbio, è normale per chi fa questo mestiere. Le scelte sono dettate dal momento individuale di tanti ragazzi, che sono stati in giro per l’Europa. Devo tenerne conto, vengono da partite ravvicinate. A parte Osorio, anche gli altri sono stati in giro, considerazioni che vanno fatte”. E sul Como e sul paragone con gli emiliani: “Parliamo di due strutture che non possono esser comparate, abbiamo filosofie totalmente diverse. Noi siamo per buona parte gli stessi, loro hanno cambiato moltissimo, solo due degli undici hanno fatto la Serie B. Tutte le squadre hanno alti e bassi, anche loro che hanno esperienza. Sono partiti in un certo modo ma poi hanno trovato stabilità, molto chiara in ciò che fa, con qualità, gioventù e anche giocatori esperti in grado di gestire la partita”.
    L’allenatore dei lombardi Cesc Fabregas ha elogiato i gialloblù. Pecchia, ricambia: “Ha lavorato portando la squadra ad una condizione definita. Ha idee chiare, mi piace confrontarmi sul campo, vedo un allenatore con idee precise”.
    Le parole sul suo futuro
    Alcuni rumors usciti in queste settimane, circa il suo futuro, hanno infastidito Pecchia: “Ciò che mi ha dato fastidio son state le falsità. Le voci accompagnano ogni allenatore, ma se non c’è riscontro con la realtà mi dà molto fastidio. Non c’è riscontro con la realtà, è assolutamente da condannare. Il nostro obiettivo è Como, il resto è da condannare”.
    L’emergenza in difesa
    Il reparto difensivo tra squalifiche e infortuni è in piena emergenza: “Non siam scoperti, abbiamo i giocatori. Preferisco ovviamente avere tutta la rosa, aiuta ad esser più competitivi negli allenamenti. Valenti è pronto per giocare, Leoni anche, è rientrato dalla sosta. Non inventeremo nulla, ho giocatori in quella posizione”. In porta potrebbe essere il momento di Chichizola, ma tutto dipende dalle condizioni di Suzuki: “Bisogna fare le giuste valutazioni, al di là del ruolo ci sono anche età diversa. Ma è una valutazione su tutti i nazionali, dobbiamo valutare la condizione mentale e soprattutto psicologica. È un dispendio di energia giocare in nazionale per loro, può accumularsi un dispiego di energie mentali”.
    Ha poi aggiunto: “Non abbiamo Osorio, con Circati fuori è avere un altro difensore centrale fuori. È evidente che crea un disagio ma la squadra ancora una volta verrà chiamata nuovamente a fare qualcosa di più”. Si potrà attingere ai ragazzi della Primavera? “Mi piace seguire la Primavera, veder le partite dei ragazzi e avere un contatto diretto con mister Corrent. Spesso vengono con noi sul campo, ma abbiamo già una squadra di giovanissimi. abbiamo già inserito Anas. Se ci sarà qualche giocatore non me lo farò scappare, mi piace tenerli in considerazione”. LEGGI TUTTO

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    Baggio e Guardiola, l’incontro si è fatto: ecco dove e come, “grazie amici”

    Una coppia che fa sognatore tutti gli amanti del calcio, dai nostalgici che hanno vissuto quei tempi ai più giovani. L’avevano annunciato e lo hanno fatto: Pep Guardiola e Roberto Baggio si sono incontrati di persona. Dopo l’intervista doppia a “Che Tempo che Fa”, il programma di Fabio Fazio, che li aveva riuniti virtualmente, c’è stata la cena tra i due ex compagni di squadra. Lo hanno fatto presso il Laboratorio Lanzani, un ristorante di Brescia, città nella quale il Divin Codino e l’allenatore del Manchester City hanno giocato insieme sotto la guida di Carlo Mazzone. Non si vedevano da quasi dieci anni e tra i due è scattato un lungo abbraccio. L’ex tecnico del Barcellona era arrivato nella città lombarda domenica sera. Con loro c’erano anche Andrea Caracciolo e Luca Toni. Ed è arrivato anche il post di ringraziamento dell’ex pallone d’oro: “Grazie amici miei, è stato bello rivedervi”.
    Guardiola in Italia? “Solo con Baggio”
    Nella chiacchierata con Fazio andata in onda domenica scorsa c’è stato un lungo amarcord tra il tecnico e l’ex calciatore della Juve, nel quale hanno ripercorso gli anni insieme. Alla fine, però, la domanda che probabilmente tutti attendevano è arrivata: “Ti vedremo allenare in Italia?” e Guardiola ha risposto con una sola condizione “Solo se Baggio viene con me”. Chissà, ma sognare è lecito. LEGGI TUTTO

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    Inter, l’inchiesta in tv: “Milano è della ‘Ndrangheta, Beretta o parla o muore”

    Beretta-Bellocco e il ruolo dell’uomo misterioso: “C’è un altro che sa tutto…”

    Federico Ruffo spiega: “Sembra che dobbiamo essere sorpresi da una cosa che era lì, sotto gli occhi di tutti. Quando Boiocchi viene ucciso, viene ucciso sotto casa da 2 persone in moto. Quel giorno c’è Inter-Sampdoria, a cui lui non può andare perché è stato beccato pochi mesi prima mentre andava a sequestrare un imprenditore per estorcergli 2 milioni di euro coi fratini della GdF e tutto l’occorrente. Boiocchi era stato in carcere per 23 anni per rapina e traffico internazionale di stupefacenti: è un uomo dei palermitani. Torna in curva dopo 23 anni per Inter-Udinese, specifichiamo che aveva lasciato le chiavi della Curva al suo braccio destro, Franco Caravita. Quel giorno i due si incontrano: dall’anello sotto parte un coro per Boiocchi, i due quel giorno si picchiano. C’è una foto che li ritrae successivamente in ospedale col dito medio alzato, a far intendere che han fatto pace. Quello che accade quel giorno allo stadio, quando torna Boiocchi, è il simbolo di una resa, è la foto del proprietario della curva che torna, se la riprende, manda via chi gliel’ha retta, dicendo ‘Tutto mio’. A Milano hanno fatto finta di non vedere, ma è così evidente che è quasi assurdo doverlo ribadire”.

    A questo punto viene ricostruita la vicenda. Boiocchi si trovava di fronte la sua abitazione. All’improvviso, arriva una moto con due persone a bordo, caschi integrali. Il passeggero scende, sembra ripensarci ma poi ripercorre il porticato verso Boiocchi, con quest’ultimo che si rende conto e urla “Non lo fare, non lo fare”. Ma l’assassino estrae la pistola e spara 5 colpi, di cui 2 mortali per Boiocchi. Poi torna dal complice e fugge. Lucarelli dice la sua: “I sospetti ricadono fin dal primo momento su Beretta. Lui ha avuto vari comportamenti sospetti dopo la morte di Boiocchi: diventa irreperibile per giorni, va a Pietrelcina, viene rintracciato in un locale di Pioltello. Poi è costretto ad andare in Questura. Brucia addirittura il telefono nel forno a microonde perché si sente insicuro, ha paura. Vari indizi porterebbero a lui, poi ha un pedigree criminale di tutto rispetto: ha massacrato di botte un napoletano che stava vendendo magliette fuori dallo stadio, tra l’altro quest’uomo soffriva di asma, ha chiesto i medicinali, Beretta li ha buttati a terra dicendo ‘Muori, ti ammazziamo’. Quest’uomo è stato portato in ospedale in fin di vita. Poi tra i due, Boiocchi e Beretta, c’erano state frizioni per le spartizioni di denaro”. Ruffo rincara: “Questa cosa fra gli ultras se la sono raccontata. Boiocchi dice ‘Io ho 23 anni di arretrati’. Il codice, esattamente come nelle famiglie mafiose, dice che se io sto in carcere, voi vi dovere prendere cura di me. O mi mandate i soldi oppure quando esco me li date. Ma che ci fosse un tentativo di scalata era evidente: poche settimane dopo l’uscita di Boiocchi c’è questo Inter-Napoli, in cui un tifoso bresciano, Belardinelli, muore. Era stato investito da un tifoso del Napoli, che viene arrestato, nel corso di scontri che, si scopre, erano stati organizzati dai giovani della curva dell’Inter che volevano mandare il messaggio ‘Noi siamo il nuovo che avanza, il nostro sangue ribolle rispetto al vostro’. L’aria era pesante”.

    Viene mandata in onda una telefonata con la moglie di Boiocchi, Giovanna Pisuo: “Quella frase su chi ha ucciso mio marito? Non è che ci vuole uno studio, eh… Due più due fa quattro. Alla luce di quanto successo ultimamente mi sembra chiaro? Assolutamente. Guardi, non riesco a parlarne. Questioni legate alla curva? Io in questo momento… Non sono io che lo devo dire. È quel signore che lo deve dire, non io. Se mi riferisco a Beretta? Non lo so, uno lo deve dire… Sono in tanti. Se conosco Beretta? Sì, l’ho conosciuto. Se aveva rapporti con mio marito? Non lo so, io sono sempre stata in casa, quindi… Come stavo a casa prima, sto a casa adesso. Non ho a che fare, quindi… non lo so. Se Beretta iniziasse a collaborare potrebbe fare luce sulla morte di mio marito? Assolutamente si”. Ruffo interviene: “E’ abbastanza evidente come sono andate le cose. Boiocchi era l’uomo forte della curva: dopo 23 anni esci e in 20 minuti ti riprendi una curva gestita da un altro, fa capire che non c’è discussione, era roba sua. Beretta non ha molte possibilità in questo momento, ha ucciso un rampollo dei Bellocco: o si pente, o si pente. E poi c’è un altro uomo che sa, quello che ha salvato la vita a Beretta e ha condannato Bellocco. L’uomo che, e si sa perché è stato pedinato in questa fase, doveva far addormentare Beretta dandogli qualcosa da bere, ma poi non se la sente. E quest’uomo va poi da Beretta avvisandolo: a fine luglio Beretta sa che lo vogliono far fuori, e inizia a prepararsi. Le 30 coltellate sono di uno che lo sa da 2 mesi”.

    Ruffo, nella sua trasmissione ‘Mi Manda Rai 3’ del 5 ottobre 2024, ha intervistato un ultrà Inter, sempre anonimamente. Il tifoso spiega: “La curva è come un’azienda, ed è come un’associazione mafiosa, funziona con le stesse omertà e modalità. C’è uno che tiene i conti, uno che distribuisce le sciarpe, che tiene i conteggi…”. Poi sul litigio Boiocchi-Caravita: “Questa cosa non finisce. Sai perché hanno litigato? Perché Boiocchi quando è uscito è andato allo stadio, dicendo a Caravita che in tutti quegli anni non gli aveva mandato un centesimo e che gli doveva dare tutti i soldi, poiché negli anni si era preso anche la sua parte. Caravita gli ha risposto che non gli doveva nulla, e quindi si son presi con le mani”. Il giorno seguente la rissa, i due pubblicano una foto insieme, per provare di aver fatto pace. Il tifoso anonimo della curva racconta però un’altra versione: “Questa cosa non finisce così. E alla fine qualche testa salta”.

    Giletti manda in onda un’intervista effettuata a Franco Caravita, ex capo ultras Inter: “La storia la conosce solo chi l’ha vissuta, l’hanno raccontata sempre in maniera distorta. Boiocchi era un grande interista, per me è stato anche un amico. Abbiamo avuto diverbi, c’è anche stata una scazzottata. Abbiamo condiviso un paio d’anni nei ’70, poi lui si concentrò esclusivamente sulla malavita, con le rapine. Dopo 27 anni di galera si ha bisogno di rientrare in società, per rifarsi una vita. Chi secondo me lo ha ucciso? Non lo so, ancora oggi mi chiedo quale sia stato il movente: soldi non ne aveva, era intercettato. Magari qualcosa di vecchio, non so. Curva? In quel momento aveva la curva in mano, qualcuno ha detto che lui ha deposto ma io nel 2018 ero fuori già da 6 anni. Quando muore lui, iniziano queste dinamiche, ed entra Bellocco, ma Bellocco non è la ‘Ndrangheta. Boiocchi ha ricevuto 5 colpi al petto, ma non era neanche così sorpreso di vedere queste persone sotto casa. Era un amico (si commuove, ndr)”.

    Dopo l’intervista, Lucarelli esclama: “Non avrà un gran pedigree criminale, ma romanticizzare la figura di Boiocchi è eccessivo, non è uno stinco di santo. Definirlo poi un grande tifoso dell’Inter mi fa rabbrividire: non si può definire uno che controllava tutto ciò che girava intorno alle partite e allo stadio un grande tifoso dell’Inter. Inquinare il calcio con la criminalità non ha nulla a che fare col tifo. Tanto più che tendenzialmente molti capi neanche potevano andare, per Daspo o per altri motivi. Che grande interista sei? Ci dispiace per le lacrime, ma resto perplessa”. Ruffo dice la sua: “Parte dei soldi arrivavano dai biglietti che le società gli davano gratis perché avevano timore dei tifosi per vari motivi, così loro li rivendevano a prezzi maggiorati. Tu sulla passione dei tifosi veri ci stai lucrando, dove sta l’amore per la maglia?”. E Lucarelli rincara la dose: “A molti la passione dello stadio è passata. Conosco personalmente persone che non vanno più allo stadio per non vivere in quel clima di paura”. LEGGI TUTTO

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    Motta, hai visto? L’Inter di Marotta piomba sul “tuo” difensore

    L’esordio con Thiago Motta

    Bertola, che esordì in A nel maggio 2022 sotto la gestione Thiago Motta, ha giocato otto gare di campionato da titolare – da braccetto destro o sinistro della difesa a tre -, segnando addirittura due gol. L’Inter lo sta seguendo con attenzione anche perché nello Spezia in prestito gioca – e segna – Pio Esposito, enfant prodige del vivaio nerazzurro, compagno di Bertola anche in Under21. I rapporti fra i due club, ça va sans dire, sono buoni; così come quelli fra la dirigenza dell’Inter e l’agente di Bertola, quel Tinti che a Milano segue gli interessi di Inzaghi, Bastoni e Darmian. Il ragazzo ha il contratto in scadenza a giugno 2025: il ds spezzino Melissano ha già sottoposto una proposta di rinnovo, quattro anni con ingaggio raddoppiato (da 130mila euro a 260mila più bonus) e una clausola di rescissione da 4.5 milioni.

    Pronta l’offerta nerazzurra

    A metà settimana ci sarà un nuovo incontro con Tinti e Montipò (il procuratore che segue il difensore in prima persona) e se non si arriverà un accordo entro fine anno, è probabile che lo Spezia cerchi di monetizzare il suo addio già a gennaio. Il Venezia in estate aveva offerto 1.2 milioni più il cartellino del portiere brasiliano Oliveira. Con una proposta intorno ai 2 milioni, quindi, Bertola potrebbe essere acquistato già a inizio 2025. L’Inter, che potrebbe lasciare il difensore in prestito a Spezia o girarlo a un club di Serie A, ci pensa: Bertola potrebbe essere il primo mattone per costruire un nuovo muro in difesa e continuare quel filo azzurro che da anni guida il mercato di Marotta ed Ausilio. LEGGI TUTTO

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    “La Fifa ha imposto senza confronto”. De Siervo, che stoccata a Infantino

    Le parole di De Siervo
    L’ad della Serie A, intervistato da Calcio e Finanza, ha rilanciato la questione dei troppi impegni ravvicinati per i giocatori: “La Lega Serie A da vent’anni mantiene invariato il numero di partite del proprio campionato, diminuendo anzi quelle necessarie per vincere la Coppa Italia. Per contro FIFA e UEFA, ciclo dopo ciclo, hanno aumentato costantemente le dimensioni delle loro competizioni sia per Club che per le squadre Nazionali, raggiungendo ora un punto di saturazione nel calendario. Per questo motivo, insieme alle altre Leghe europee, siamo stati costretti a denunciare la FIFA per la mancata consultazione dei vari stakeholder tra cui le Leghe nazionali e l’Associazione dei calciatori prima della decisione di organizzare il Mondiale per Club”.
    Per De Siervo quanto fatto fino a questo momento non è sufficiente: “Evidentemente non può bastare l’intesa con l’ECA che rappresenta solo una parte dei Club che costituiscono la nostra industria. La UEFA, diversamente, ha seguito un processo formale ineccepibile aprendosi a un confronto con tutte le componenti prima di approvare il format attuale della Champions League. Con tutte le altre Leghe europee dobbiamo difendere la centralità dei Campionati nazionali, schiacciati dalle competizioni per Club e per Nazionali organizzate da due Associazioni che, è bene ricordare, sono soprattutto le entità sovra ordinate regolatrici del sistema e che, invece, hanno finito per fare concorrenza alle Leghe domestiche”.
    Inoltre, per il dirigente, c’è il rischio di aumentare a dismisura il divario tra club di prima e seconda fascia: “Queste nuove competizioni, potenziate o create ex novo, accresceranno significativamente la sperequazione economica tra i club di prima fascia e squadre medie con la conseguenza di ridurre la competitività e di rendere meno interessante i nostri campionati”.
    De Siervo sulla questione Ultras e pirateria
    La doppia inchiesta che ha coinvolto la Curva dell’Inter e quella del Milan, ha riportato in auge il problema relativo alla sicurezza negli stadi e il contrasto alla criminalità. Un tema caldo, che sta portando all’implementazione degli impianti con il “riconoscimento facciale” obbligatorio: “Entro un anno dall’inizio dei lavori tutti gli stadi di Serie A saranno pronti per l’implementazione del riconoscimento facciale da effettuare ai varchi di ingresso. Il progetto è stato studiato in ogni dettaglio ed è già pronto per essere realizzato”.
    Su cos’altro sarà possibile intervenire? “Ritengo che il riconoscimento facciale sia l’ultimo tassello di un percorso iniziato col Decreto Pisanu diversi anni fa. Sono stati fatti passi importanti come la nascita dell’Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive, l’introduzione dei biglietti nominativi, dei tornelli e della tessera del tifoso. Le Società hanno sempre fatto la loro parte per liberare gli stadi dalle frange violente. Servono anche impianti moderni per consegnarli alle famiglie, che devono considerarli come la propria seconda casa dove poter vivere la gara nella massima serenità”.
    Potrebbe così scomparire la regola relativa alla responsabilità oggettiva dei club: “Certamente, basta utilizzare l’articolo 7 del Codice di Giustizia Sportiva inserendo gli investimenti per il riconoscimento facciale tra le scriminanti previste per evitare la responsabilità oggettiva. Questo genererebbe evidenti ripercussioni positive evitando sanzioni pecuniarie e gravi danni di immagine anche a livello internazionale. Inoltre la parte sana del tifo, che è bene ricordare rappresenta ancora la stragrande maggioranza, non sarebbe costretta a subire le colpe di facinorosi come avvenuto per la recente partita a porte chiuse Genoa – Juventus, in cui si è impedito di andare allo stadio a oltre 30mila tifosi per gli scontri con le Forze dell’ordine avvenuti lontano da Marassi nella settimana precedente alla gara”.
    Sia la Lega che le forze dell’ordine si sono attiva in maniera particolare per fronteggiare il dilagante fenomeno della pirateria: “L’eterna battaglia tra guardie e ladri vive di mosse e contromosse. I timori per le attività lecite sono un falso problema perché chi si muove nella legalità non ha nulla da temere. E così devono fare le piattaforme e i motori di ricerca, non possiamo pensare che in occasione di ogni partita si trovino facilmente online indirizzi per vedere illegalmente gli incontri. Gli ultimi sviluppi della piattaforma Piracy Shield ci confortano poiché consentiranno alle Forze dell’ordine di individuare il singolo utente e, soprattutto, di sanzionarlo per il reato che commette a danno di tutto il sistema”.
    E ci sono ulteriori mosse in arrivo per incrementare il contrasto a questa attività illecita: “Le Telco stanno finalmente collaborando al funzionamento della piattaforma Piracy Shield che l’AGCom sta gestendo con equilibrio e fermezza. Dopo l’individuazione di centrali non autorizzate di smistamento dei segnali e dei relativi utenti fruitori, il prossimo passaggio sarà il blocco delle VPN usate per consumare illegalmente i contenuti e il tracciamento dei sistemi di pagamento utilizzati da chi commette questo tipo di reati. La rete è un filo di Arianna digitale, dove si lasciano tracce indelebili che aiuteranno le Forze dell’ordine a risalire a tutti coloro che vedono le partite di calcio, film o serie TV senza sottoscrivere un abbonamento”.
    Il documento di FIFPRO Europe, Leghe Europee e LaLiga
    I sindacati dei calciatori e le Leghe hanno presentato un reclamo alla Commissione Europea per l`imposizione del calendario internazionale delle partite da parte della FIFA. Di seguito il comunicato integrale:
    1. Il reclamo alla Commissione europea sul calendario delle partite denuncia come il conflitto di interessi della FIFA come organizzatore di competizioni e allo stesso tempo organo di governo, unito alla mancanza di un impegno significativo con le parti in causa, violi il diritto della concorrenza dell`Unione europea.
    2. La denuncia si concentra sul calendario internazionale degli incontri maschili, comprese la Coppa del mondo per club FIFA 2025 e la Coppa del mondo FIFA 2026.
    3. L`eccessiva saturazione del calendario calcistico internazionale mette a rischio la sicurezza e il benessere dei calciatori e minaccia la sostenibilità economica e sociale di importanti competizioni nazionali, apprezzate da generazioni dai tifosi in Europa e nel mondo.
    La FIFPRO Europe e le Leghe Europee, che rappresentano i sindacati dei calciatori e le Leghe nazionali europee, insieme a LaLiga, hanno presentato oggi un reclamo alla Commissione Europea contro la FIFA per la sua condotta in merito all`imposizione del calendario internazionale delle partite, comprese le decisioni relative alla Coppa del Mondo per Club FIFA 2025.
    Il reclamo, dettagliato e documentato, è stato formalmente presentato alla Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea.
    La presentazione della richiesta segue un`ampia revisione del caso da parte degli avvocati che agiscono per conto della FIFPRO Europe e delle Leghe europee, i cui organi decisionali hanno approvato l`azione legale a luglio. L`azione legale si inserisce nel contesto delle diffuse preoccupazioni espresse pubblicamente dai calciatori sull`impatto che un calendario calcistico insostenibile ha sulla loro salute, sul loro benessere e sulla longevità delle loro carriere. Il comportamento della FIFA minaccia anche la sostenibilità economica e sociale e la stabilità di importanti competizioni nazionali, apprezzate da generazioni dai tifosi in Europa e nel mondo.
    I dirigenti della FIFPRO Europe, delle Leghe europee e de LaLiga hanno presentato i dettagli del reclamo in una conferenza stampa tenutasi oggi a Bruxelles, sottolineando come la FIFA ricopra ruoli contrastanti come organo di governo e organizzatore di competizioni, che danno origine a un conflitto di interessi. E` stata evidenziata l’assenza di un giusto iter decisionale e la mancanza di un impegno significativo da parte della FIFA con i calciatori e le Leghe sulle questioni relative al calendario e come la FIFA abbia usato il suo potere regolatore per promuovere i suoi interessi commerciali a spese degli stakeholders (giocatori e leghe).
    Il reclamo illustra come l`imposizione delle decisioni della FIFA sul calendario internazionale costituisca un abuso di posizione dominante e violi il diritto dell`Unione Europea. La recente giurisprudenza dei tribunali dell`UE, comprese le sentenze della Corte di Giustizia Europea nei casi “Super League” e “Diarra”, chiarisce che, dato il suo conflitto di interessi, la FIFA deve esercitare le sue funzioni di ente regolatore in modo trasparente, obiettivo, non discriminatorio e proporzionato, così da neutralizzare suddetto conflitto di interessi. In questo contesto, il coinvolgimento dei rappresentanti dei sindacati dei calciatori e delle Leghe nel processo decisionale sulle questioni relative al calendario è giuridicamente indispensabile.
    Le regole e la condotta della FIFA sono ben al di sotto di quanto richiesto dal diritto dell`UE e danneggiano gli interessi economici delle Leghe nazionali e la salute e la sicurezza dei calciatori del calcio europeo. Un`azione legale presso la Commissione Europea è diventata necessaria per salvaguardare il settore calcistico europeo, che è una forza culturale e di intrattenimento globale. La FIFPRO Europe, le Leghe europee e LaLiga sono ansiose di lavorare a stretto contatto con la Commissione europea, oltre che con le Istituzioni pubbliche competenti e le parti interessate del mondo del calcio, nello svolgimento di un`indagine preliminare sul reclamo.
    I denuncianti si riservano il diritto di presentare ulteriori informazioni e prove rilevanti sugli effetti negativi che la condotta scorretta della FIFA sta causando alle Leghe nazionali e ai calciatori. LEGGI TUTTO