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    Andreazzoli dopo Frosinone-Empoli: “Mi è piaciuta la voglia di rimontare”

    FROSINONE – Seconda sconfitta consecutiva per l’Empoli di Aurelio Andreazzoli che cade 2-1 sul campo del Frosinone. I toscani rimangono al penultimo posto in campionato (19° a 7 punti), queste le parole dell’allenatore nel post-partita: “Il primo tempo è stato bello e combattuto da parte di entrambe le squadre. Il ritmo era molto alto, ma per quanto ci riguarda ha stonato l’inizio di ripresa. Il Frosinone per dieci minuti ha tenuto palla senza che noi facessimo nulla: loro sono stati bravi a farci abbassare. Nel finale mi è piaciuta la voglia di rimontare – aggiunge – Oltre al gol annullato di Caputo abbiamo avuto diverse occasioni per pareggiare. La reazione della squadra c’è stata: ha vinto, però, la squadra che ha fatto di più.Ora ci lecchiamo le ferite e valuteremo cosa fare di meglio. Un’idea generale ce l’abbiamo, ora vediamo di rimettere a posto le cose. Purtroppo, abbiamo una condizione fisica non ottimale di alcuni giocatori”. LEGGI TUTTO

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    Cuni-Ibrahimovic show allo Stirpe: il Frosinone di Soulé torna a vincere

    FROSINONE – Il Frosinone di Di Francesco cancella il doppio ko subito con il Bologna e – in maniera rocambolesca – contro il Cagliari, si impone 2-1 contro l’Empoli con i primi centri in Serie A di Cuni e Ibrahimovic (e due legni colpiti da Mazzitelli) e sale a quota 15 punti in classifica, a -1 da Lazio e Monza e -2 da Roma e Fiorentina. I toscani dell’altro ex giallorosso Andreazzoli, invece, in difficoltà per quasi tutta la partita, trovano una doppietta lampo con Caputo tra l’86’ e l’88’: nel secondo caso, però, una posizione di fuorigioco del bomber pugliese condanna gli azzurri all’ottava sconfitta stagionale.
    Annullato il vantaggio di Cuni
    Il primo squillo è dell’Empoli con Cancellieri che, dopo appena un minuto e una manciata di secondi, si gira sulla trequarti, parte a tutta velocità e lascia partire un potente tiro dalla distanza che scheggia la traversa. Un giro di lancetta più tardi, poi, ci prova Fazzini dal limite ma la sua conclusione, deviata, termina in angolo. La reazione del Frosinone è affidata ai due talenti argentini di proprietà della Juventus, con Soulé che detta i ritmi e disegna traiettorie invisibili agli altri e Barrenechea che ci prova dal limite, portando a casa soltanto un corner. La formazione toscana, però, all’8′ si divora il vantaggio, con Gyasi che cicca la sfera a tu per tu con Turati. Al 14′, invece, è provvidenziale Monterisi sul piattone mancino dello stesso attaccante italo-ghanese scuola Torino. Il Var salva l’Empoli al 20′, dopo un vero e proprio suicidio difensivo: Ismajli riceve palla da Berisha nei pressi dell’area piccola, subisce il pressing di Ibrahimovic, il rimpallo favorisce Cuni che, tutto solo – ma in leggera posizione di offside – mette in rete. I ciociari, nonostante la delusione, aumentano i giri del proprio motore, trascinati da un Soulé che regala al pubblico dello Stirpe una serie di giocate d’alta fattura, stanziando stabilmente nella metà campo avversaria, senza tuttavia riuscire davvero a pungere. 
    Cuni-Ibrahimovic gol, accorcia Caputo
    La ripresa si apre sulla stessa falsariga della seconda metà del primo tempo, con il Frosinone che, totale padrone del campo schiaccia l’Empoli nella propria metà campo. Soulé scarica su Reinier al 53′, ma Berisha blocca sicuro a terra, Mazzitelli s’inventa un bellissimo destro a giro al 57′, che si stampa contro il palo e Cuni che, al 58′ su cross di Ibrahimovic, trova il suo primo gol in Serie A – stavolta convalidato – con un incredibile colpo di tacco “volante”. Andreazzoli richiama Marin e Gyasi e si gioca le carte Ranocchia e Cambiaghi, ma al 66′, con un tiro fotocopia al precedente sfortunato, Mazzitelli colpisce un altro legno, stavolta la traversa. Il capitano gialloblù, alla ricerca del terzo gol in campionato, ci riprova – invano – al 68′. Baldanzi rileva Cancellieri, ma per rivedere gli uomini di Andreazzoli dalle parti di Turati bisogna attendere il 72′ quando, subito dopo un tentativo laziale di Ibrahimovic, Caputo non inquadra lo specchio. Per il 17enne tedesco di origine kosovara c’è gloria personale al 74′, sfruttando al massimo il quarto assist stagionale di Marchizza e trovando – dopo quello in Coppa Italia al Torino – anche il primo centro nel massimo campionato italiano. Tra le fila toscane entrano Kovalenko e Cacace per Grassi e Bastoni, dall’altra parte, all’80’, arriva il momento di Kaio Jorge, che fa il suo ingresso insieme a Caso al posto dei due mattatori di giornata, seguito 3′ più tardi da Brescianini, che rileva Reinier. Il Frosinone rivive i fantasmi di Cagliari tra l’86’ e l’88’: nel primo caso Caputo accorcia di testa, nel secondo il Var annulla il clamoroso pareggio lampo per fuorigioco. Di Francesco annusa il pericolo e inserisce Oyono per Soulé, ma il match è cambiato e i sei minuti di recupero (poi allungati) sembrano un’eternità per il pubblico presente sugli spalti: l’ultimo brivido al 97′, con Turati che blocca il tentativo ravvicinato di Kovalenko. LEGGI TUTTO

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    “Costruita da anni per vincere lo scudetto”: le parole di Allegri non sono piaciute all’Inter

    In viale della Liberazione le considerazioni del tecnico bianconero non sono passate inosservate. I dirigenti nerazzurri ritengono che il loro lavoro in economia sia stato svilito, perché da tre anni costruiscono la squadra chiudendo in attivo o in parità il mercato

    “Inter, Milan e Napoli sono più attrezzate di noi” ha ripetuto Allegri ieri sera, dopo la vittoria di Firenze. Poi ha aggiunto: “Abbiamo davanti una squadra (l’Inter, ndr) che è costruita da anni per vincere gli scudetti”. In viale della Liberazione le parole dell’allenatore della Juventus non sono passate inosservate. Anzi, non sono piaciute perché i dirigenti nerazzurri sono convinti che la realtà sia molto diversa rispetto a quella che ha raccontato il tecnico di Livorno. Non tanto la considerazione relativa alle milanesi e al Napoli più attrezzati rispetto alla Signora nella corsa per il tricolore: quella è un’opinione personale, dettata anche dalla volontà di Max di tenere la sua formazione lontana dai riflettori, evitandole la pressione del pronostico. L’altra affermazione, quella sull’Inter “costruita da anni per vincere gli scudetti”, ha dato più fastidio perché Marotta, Ausilio e Baccin conoscono le difficoltà con le quali hanno fatto i conti, dal 2021 in poi, per rimanere competitivi. Senza investimenti di mercato, ma anzi con la necessità di chiudere in attivo o al massimo in parità il bilancio. 

    INVESTIMENTI… DIVERSI—  Al di là del bilancio in cui (complici le formule) sono state contabilizzate le operazioni, l’Inter ha chiuso la campagna acquisti-cessioni del 2021-22 con un attivo di un centinaio di milioni complici le cessioni di Lukaku (115 milioni) e Hakimi (68), due colonne della squadra che aveva vinto il campionato con Conte. Ha acquistato tra gli altri Correa (33), Gosens (25) e Dumfries (12,5), ma ha reinvestito poco più di un terzo dei ricavi e così ha dato ossigeno al bilancio del club, passato da un passivo di 245,4 milioni a uno di 140. In attivo, di una decina di milioni, anche la campagna trasferimenti 2022-23, caratterizzata dalle partenze di Pinamonti (20 milioni), Casadei (15) e Di Gregorio (4) e dagli arrivi di Lukaku (7,8 per il prestito), Asllani (14), Bellanova (3 per il prestito) più le commissioni per Onana e Mkhitaryan. In sostanziale parità invece il mercato della scorsa estate con gli incassi da Onana (se il camerunense raggiungerà un certo numero di presenze e lo United si qualificherà per la Champions la cifra salirà fino a 55 milioni), Brozovic (17,5), Gosens (13 più bonus) e di alcuni giovani (in tutto 22 milioni) e le spese per portare alla Pinetina Sommer (7), Frattesi (33 milioni), Thuram (8 di commissioni), Pavard (30 più 3 di bonus), Arnautovic (10), Carlos Augusto (13 più 3 di bonus), Acerbi (4) e Bisseck (7). Insomma, nessun investimento, ma anzi cessioni importanti per migliorare i conti e tenere alto il livello di competitività. Differente il discorso per la Juventus che nelle stesse tre stagioni ha preso, tra gli altri, Vlahovic (70 milioni più 10 di bonus più 11 di oneri accessori), Bremer (41 milioni più 9 di bonus), Kean (38), Locatelli (30), McKennie (20,5), Kostic (13) e Weah (11,3) e ha venduto, come principali operazioni, De Ligt (67), Demiral (20), Kulusevski (40), Bentancur (19), Romero (17) e Cristiano Ronaldo (17). Più spese che incassi, da qui l’aumento di capitale di 200 milioni varato dalla proprietà pochi mesi fa.

    idee e lavoro—  L’Inter, dunque, è rimasta ad alti livelli e ha vinto 4 trofei nelle ultime due stagioni grazie al lavoro di Inzaghi sul campo e alle idee di mercato della dirigenza che ha piazzato colpi da maestri con i parametri zero Calhanoglu, Mkhitaryan, Onana, Thuram, Cuadrado, Sanchez e Klaassen. Le squadre costruite per vincere gli scudetti, secondo l’interpretazione che danno in viale della Liberazione, sono quelle che per anni chiudono in passivo le campagne trasferimenti. Non l’Inter… Possibile che a breve il concetto sia ribadito pubblicamente. Perché se le valutazioni sulle rose sono soggettive, i numeri non possono essere interpretati. Su questo nel quartier generale nerazzurro nessun dubbio. LEGGI TUTTO