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    Lazio, Baroni: “Rovella fondamentale. Milan da Scudetto? Lo dice Fonseca…”

    FORMELLO (Roma) – “Ricordo bellissimo di una persona straordinaria, di un allenatore veramente speciale. Ero un ragazzo giovane, è sempre stato attento alla crescita dei giovani, una bellissima persona. Inutile spendere parole sulla grandezza dell’allenatore, è una mancanza enorme per tutto il movimento calcistico”. Inizia con il ricordo di Sven Goran Eriksson la conferenza stampa del tecnico della Lazio Marco Baroni, alla vigilia del match di campionato contro il Milan: “Domani abbiamo una partita difficile, incontriamo un avversario che a prescindere dal punto in classifica ha fatto due partite buone. È la squadra che ha tirato più in porta e a detta dell’allenatore deve vincere il campionato, sarà una partita difficile e servirà una gara di altissimo spessore. Ho visto la partita dello scorso anno. Io non credo tanto ai trascorsi, l’importante è la nostra motivazione. Servirà una partita perfetta nell’atteggiamento e nella compattezza, lo richiede l’avversario. La squadra sa di dover centrare questi aspetti. Gli equilibri sono la cosa più importante, non parlo solo della difesa. Dobbiamo rischiare qualcosina in questo momento, abbiamo segnato quattro gol e preso tre pali, siamo la squadra che ha fatto più cross e battuto più angoli di tutti. Sto cercando una produzione offensiva importante perché la squadra lo scorso anno è stata quindicesima per tiri in porta, dobbiamo migliorare questo aspetto. Ci serve concretezza e allo stesso tempo trovare equilibri di squadra, che non significa avere un centrocampista in più ma distanze giuste e su questo stiamo lavorando. Sto vivendo emozioni bellissime, le tengo dentro perché mi accendono il fuoco. Lo stadio sarà stupendo, dobbiamo tenere accese queste emozioni e portarle in campo”.
    Sul ko con l’Udinese e il sorteggio di Europa League
    “Le sconfitte non sono mai salutari, devono far male e a me quella di Udine fa ancora male. Il dolore ti allontana da queste situazioni, dispiace perché la sconfitta sta nell’atteggiamento. In tre tempi su quattro giocati abbiamo subito gol dopo cinque minuti, ci deve far riflettere. Noi dobbiamo partire sparati, è difficile recuperare in campionato. Questo atteggiamento lo abbiamo evidenziato insieme alla squadra. Sui nuovi acquisti Nuno sta molto meglio, non gioca da febbraio scorso ma questo non vuol dire nulla. Quando parlo di rischi me ne devo assumere e deve fare condizione giocando. Vediamo però sta bene, stessa cosa per Castrovilli. I ragazzi stanno crescendo, ci sono i presupposti adesso per inserirli e per fare non tutti i 90 minuti, ma si potrebbe partire o entrare a gara in corso. Il sorteggio di Europa League? È chiaro che da allenatore la penso come Sarri e sarebbe meglio allenare la squadra tutta la settimana, ma il calcio corre verso più partite perché crea intorno al movimento quella spendibilità per i diritti tv. Col cavallo lanciato non si può tirare la briglia, bisogna saltarci su. Abbiamo due olandesi, due francesi, una spagnola ma mi piace vedere le opportunità, è una competizione bellissima dove dovremo fare prestazioni di livello. Basta vedere la partita di ieri della Fiorentina, non ci sono partite facili a livello internazionale. Non si può scegliere, con queste competizioni non si fanno scelte, si gioca. Dobbiamo essere pronti, poi bisognerà vedere come arriveremo a ogni partita, ma questo non vuol dire non dare valore alla competizione. Sono partite che danno spessore a tutta la squadra. Non è stata la produzione offensiva il problema a Udine, a livello di passaggi riusciti siamo tra i primi della classifica. È l’atteggiamento la chiave, c’è stato anche in altre situazioni e in questo momento non dobbiamo e non possiamo partire piano. Questa squadra deve andare forte, a cominciare dall’atteggiamento mentale. Abbiamo preso due gol da falli laterali, c’è del lavoro da metter dentro. Io sono il responsabile e su queste situazioni deve cambiare atteggiamento. La rosa a disposizione può affrontare la doppia competizione? Dobbiamo farlo, è diverso. Il problema numerico lo vedremo, ci saranno tante situazioni e lavoreremo settimana dopo settimana”, aggiunge Baroni.
    Su Gigot, Dia, Castellanos, Tchaouna e Rovella
    “Gigot? Vi chiedo cortesemente di non parlare di mercato. A chiusura di mercato vi darò tutte le risposte che meritate, voglio però concentrarmi solo sulla partita che è molto importante. Dia e Castellanos insieme? Per caratteristiche preferisco fare un passo avanti piuttosto che uno indietro, domani servirà una partita di produzione e servirà avere il pallone. È un’opzione, poi chiaramente ci vogliono equilibri e per far questo servirà il sacrificio di tutti. Taty è un centravanti, è un giocatore che gioca con una ferocia enorme e mi ha sorprendentemente stupito. Sapevo fosse un giocatore forte, ma ha avuto un atteggiamento importante. Ha mobilità e questo mi piace, stessa cosa Dia. Sa venirsi a prendere il pallone anche lui però dovrà dare una mano. Servirà un aiuto in una fase, nell’altra non ho preoccupazioni. Il Milan è una squadra ferita, servirà grande attenzione e molto passerà dalla nostra prestazione. So che prestazione faranno, tutti conosciamo il valore della loro rosa. Tchaouna? È un ragazzo che sta lavorando e sta crescendo, può giocare su entrambe le fasce, forse meglio a destra che a sinistra. Sicuramente scenderà in campo, vedremo come. Rovella? È un giocatore per me importante e fondamentale. Ha fatto molto bene con il Venezia a prescindere dall’episodio del gol, ma per me non conta perché nella prestazione non guardo mai il singolo errore. È un giocatore che stimo e che so quanto potrà dare. La scelta di Vecino è stata tecnica per alcune situazioni anche legate alla fisicità dell’Udinese, che è l’arma che hanno come le palle inattive e bisogna valutare anche queste piccole cose”, afferma ancora Baroni.
    Sulla Lazio
    “Quali segnali positivi si porta dopo la sconfitta di Udine? Ci sono tanti aspetti positivi che arrivano da quella partita, specialmente dalla produzione sugli esterni. Quest’anno ci sono tante squadre che giocheranno 3-4-2-1 e ci servirà tanta produzione esterna, la squadra ha fatto tanti cross e servirà più cattiveria in area di rigore. Ci sono stati segnali positivi, ma anche alcune cose specialmente nell’equilibrio su cui dobbiamo lavorare. Abbiamo giocato con due squadre che si schieravano con la difesa bassissima e abbiamo gestito bene alcune transizioni, ma siamo mancate in alcune cose su cui non possiamo sbagliare. Prendere due gol a inizio tempo come fatto a Udine ti mette in grande difficoltà, la squadra ha creato molto e trovando il gol prima sarebbe venuto fuori un altro risultato. Domani servirà la partita perfetta, la squadra può farla. Sarà una Lazio che correrà meno ma meglio? La squadra da questo punto di vista può cercare più compattezza. La densità non è difensiva, ma l’aggressività è fondamentale e ci stiamo lavorando. A tratti abbiamo fatto cose buone, servirà una partita con pochissimi errori e produttiva. Per subire meno gol a inizio tempo è una questione di atteggiamento, ci sono dei momenti della partita in cui non si può staccare la testa. Se la palla è fuori dal campo non si può staccare la spina, c’è grande consapevolezza. Perché non ho chiesto tempo? È la realtà, io sono un uomo che vorrebbe avere 20 anni ma non li ho. Ho esperienza e tante partite giocate e altrettante in panchina. Tempo di che cosa? Si gioca ogni settimana, non esiste il tempo. Quando c’è lavoro, partecipazione e attenzione a che serve tempo? Poi conosco perfettamente le difficoltà, ma dico che si possono ridurre i tempi quando c’è grande partecipazione e attenzione”, conclude Baroni.
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    Diretta Casertana-Juve Next Gen ore 20,45: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    Montero presenta Casertana-Juve
    Queste le dichiarazioni di Montero: “I ragazzi stanno bene, stanno lavorando molto duro in queste settimane e quindi siamo fiduciosi: è un momento particolare perché il mercato è ancora aperto, dopo la fine di questo periodo ci sarà più stabilità. Siamo fiduciosi verso la partita con la Casertana, che come tutte le squadre di Serie C è di ottimo livello, anche se è giovane. Puntiamo a ripetere quanto fatto bene nelle amichevoli e nel risultato, perché vedo molte cose positive: per esempio come i ragazzi affrontano il lavoro. Vogliamo essere protagonisti delle partite e questo è un punto di forza, e stiamo anche lavorando molto sulle transizioni e sulle coperture preventive, che sono fondamentali nel calcio moderno, sempre però preservando la creatività dei ragazzi quando hanno la palla.
    Il campionato di C? Ho già allenato in questo campionato e in Argentina ho guidato una prima Squadra, quindi sono contento e mi trovo bene in questa esperienza dopo la Primavera: i ragazzi sono molto disponibili al lavoro, noi dobbiamo accompagnarli e aspettarli quando serve, perché questa non è una maglia come le altre. Il gruppo percepisce l’importanza del progetto in cui sono, perché la vedono con i fatti. Quando uno dei giocatori della Next Gen va in prima squadra, capiscono ancora di più che il lavoro serio paga sempre, anche nei momenti di difficoltà. E poi il gruppo è davvero affiatato, basti pensare che Savona è venuto a vedere la loro partita a Biella ed è sceso nello spogliatoio a salutare tutti, ed è stato davvero un bel momento, un esempio di appartenenza”.
    Dove vedere Casertana-Juve Next Gen
    La sfida tra Casertana e Juventus Next Gen, valida per la 2ª giornata del Girone C di Serie C, sarà trasmessa in diretta su Sky e in diretta streaming su NOW e Sky Go. Il fischio d’inizio del match è previsto per le 20:45. Non sarà possibile vedere il match gratis e in chiaro. Qui su Tuttosport la diretta testuale della gara.
    Casertana-Juve Next Gen, le probabili formazioni
    CASERTANA (4-2-3-1): Zanellati; Heinz, Gatti, Bacchetti, Falasca; Bianchi, Proia; Paglino, Deli, Galletta; Salomaa. All. Iori.
    JUVENTUS NEXT GEN (3-4-2-1): Daffara; Citi, F. Scaglia, Stivanello; Mulazzi, Palumbo, Peeters, Puczka; Guerra, Anghelè; Da Graca. All. Montero. LEGGI TUTTO

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    Diretta Inter-Atalanta ore 20.45: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    MILANO – Alle ore 20.45, allo stadio Giuseppe Meazza di Milano, l’Inter ospita l’Atalanta nell’anticipo della terza giornata del campionato di Serie A. I nerazzurri di Simone Inzaghi, dopo il pareggio per 2-2 al debutto contro il Genoa al Ferraris, hanno superato il Lecce in casa grazie al colpo di testa di Matteo Darmian e al 17° rigore consecutivo trasformato da Hakan Calhanoglu (staccato Pazzini, 16 penalty consecutivi da settembre 2012 a febbraio 2020). Salentini contro cui la Dea ha aperto il proprio campionato al Via del Mare vincendo con un netto 4-0 prima del ko in rimonta all’Olimpico Grande Torino contro i granata. Terminata la “telenovela” Koopmeiners, ufficialmente un nuovo giocatore della Juventus: “Ha ottenuto ciò che voleva, ci ha dato tanto. Ora sono tutti felici”, ha commentato Gian Piero Gasperini nella conferenza stampa della vigilia. Tornando alla sfida di stasera a San Siro, l’Inter ha una striscia aperta di cinque vittorie consecutive negli scontri diretti contro gli orobici e non perde addirittura dal 2014 in casa. 
    Le probabili formazioni di Inter-Atalanta
    INTER (3-5-2): Sommer; Pavard, Acerbi, Bastoni; Darmian, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco; Thuram, Lautaro. Allenatore: Inzaghi. 
    A disposizione: Martinez, Di Gennaro, De Vrij, Bisseck, Dumfries, Carlos Augusto, Asllani, Frattesi, Zielinski, Correa, Taremi, Arnautovic. 
    ATALANTA (3-4-3): Carnesecchi; De Roon, Djimsiti, Ruggeri; Bellanova, Pasalic, Ederson, Zappacosta; De Ketelaere, Retegui, Brescianini. Allenatore: Gasperini. 
    A disposizione: Rui Patricio, Rossi, Toloi, Godfrey, Del Lungo, Palestra, Cassa, Cuadrado, Riccio, Manzoni, Samardzic, Vlahovic, Lookman.
    ARBITRO: Marchetti di Ostia Lido. ASSISTENTI: Imperiale-Colarossi. IV UFFICIALE: Sacchi. VAR: Marini. ASS. VAR: Doveri. 
    Inter-Atalanta: scopri tutte le quote LEGGI TUTTO

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    FANTACUP, il mercato cambia tutto: i nomi da non farsi scappare

    Cuadrado (difensore, Atalanta): nell’ultima stagione ha avuto un problema fisico importante e il campo l’ha visto poco con la maglia dell’Inter. All’Atalanta avrà davanti Bellanova, ma è senza dubbio un giocatore che come alternativa può dire la sua. Proprio in questo senso va gestito il colombiano: si può prendere in coppia con l’ex Torino oppure come jolly negli ultimi slot. 
    Iling Jr (centrocampista, Bologna): il suo arrivo a Bologna è senza dubbio interessante. Alla Juve ha mostrato qualità interessanti. È in grado di detreggiarsi bene sull’out di sinistra e con Italiano può giocare avanzato nel 4-2-3-1. Non segna molto, ma potrebbe fornire comunque assist. Sicuramente entrerà nelle rotazioni del tecnico che lo ruoterà con Ndoye. 

    Danso (difensore, Roma): è atteso a Roma per iniziare la sua nuova avventura in Italia e in Serie A. Arriva dal Lens per vestire il giallorosso. Grande fisicità e 190 centimetri d’altezza può essere sicuramente un pericolo per le palle inattive, ma in carriera non si è mai distinto per gol segnati. Buon giocatore, ma difficile considerarlo al pari di altri big magari può essere la sorpresa in alcuni match. 

    Miretti (centrocampista, Genoa: il centrocampista è andato in rossoblù per giocare con più continuità. Un’occasione importante per lui e da sfruttare prima di fare ritorno alla Juventus. Con Gilardino potrebbe giocare più avanzato dunque da trequartista dietro alla punta, suo ruolo naturale. Può essere una scommessa, sempre da ultimi slot.

    Lukaku (attaccante, Napoli): non è ancora ufficiale ma è pronto a vestire la maglia azzurra nella prossima stagione. Il binomio Conte-Lukaku regala sempre tanti bonus al Fantacalcio® e non avrà grandi alternative. Senza Coppe è un ulteriore valore aggiunto per puntare sul belga. 

    McTominay (centrocampista, Napoli): stesso discorso per Lukaku, non è ufficiale ma è in arrivo nel centrocampo del Napoli. Un giocatore di livello internazionale cheha dimostrato di avere anche i gol nel sangue. Dieci nell’ultima stagione i tutte le competizioni. Bravo nell’inserimento e per caratteristiche potrebbe giocare nei due in mezzo oppure anche più avanzato.

    Koopmeiners (centrocampista, Juventus): dalle parti della Torino bianconero lo aspettavano da tempo ed è pronto a iniziare la sua nuova avventura con la Juve. Giocatore ideale e funzionale per il gioco di Thiago Motta perché può utilizzarlo alle spalle della punta (come faceva Gasperini all’Atalanta) o anche nei due mediani. In ogni è un centrocampista in grado di fornire gol e assist. I numeri sono dalla sua e attenzione anche ai rigori perché nella Dea ha dimostrato di saperli tirare, anche se il rigorista dovrebbe restare comunque Vlahovic. 

    Nico Gonzalez (attaccante, Juventus): l’esterno che voleva Thiago Motta da poter utilizzare sulla destra. Listato attaccante ma anche i numeri sono importanti e può valere la pena puntarci, qualora dovesse sfuggire Dusan. Gli esterni con Motta hanno sempre fornito ottime prestazioni e gol (vedi Orsolini), e nel suo bagaglio ne ha qualcuno di più. 

    Conceicao (centrocampista, Juventus): ufficializzato nella mattinata di martedì dai bianconeri, gioca dalla parte opposta rispetto all’argentino ma può essere utilizzato anche a destra. Questa intercambiabilità in zona offensiva potrebbe favorire gli avanti bianconeri. Con le tre competizioni sicuramente si alternerà sull’esterno. Un punto a ssuo favore è il fatto di essere listato come centrocampista e dunque più appetibile giocando più avanzato. 

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    Marengo: “Sogno un Toro con Vanoli in panchina e un nuovo proprietario”

    Avvocato Marengo, lei ha raggiunto il corteo di protesta quando si è avvicinato allo stadio Grande Torino. Che effetto le ha fatto vedere quella fiumana di gente?
    «Bellissimo, davvero. Questa contestazione è stata organizzata in tre giorni, a fine agosto e con un caldo insopportabile. Tanta gente non era nemmeno in città per le ferie. Penso che sia una protesta paragonabile alla marcia dei 50 mila del 2003: ai tempi non c’erano i social, fu una manifestazione organizzata con largo anticipo e tutta la stampa fece da notevole cassa di risonanza. Vennero coinvolti tanti nomi di spicco del mondo granata, ai tempi, ma questa marcia non ha nulla da invidiare a quella: è stata un capolavoro, sì».
    Cosa risponde a chi pensa che la protesta sia indirizzata solo e unicamente alla cessione di Raoul Bellanova all’Atalanta?
    «Anche la Prima Guerra Mondiale esplose con l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria e Ungheria. La cessione di Bellanova è solo la miccia che ha fatto esplodere la bomba. Questa è una protesta con radici molto più profonde rispetto ad una plusvalenza, ad un giocatore ceduto dopo un solo anno al Toro».
    Come spiegherebbe, a chi non li conosce, i motivi che inducono i tifosi a chiedere un passo indietro di Cairo?
    «Molto facile: per prima cosa il Toro non è il Sassuolo, con tutto il rispetto per gli emiliani, e non può galleggiare come succede da 19 anni a questa parte nel limbo della Serie A. Parliamo di una società senza ambizioni e senza un progetto tecnico. Per non parlare della storia: quella del Toro, con Cairo, è finita nell’oblio e non è accettabile. E il terzo aspetto, quello che considero il più grave, è questo: Cairo ha trasformato il Toro in una squadra da risultato. Ma il Toro è una squadra sociale, che rappresenta un mondo. Eppure non ha radici sul territorio. Basti pensare che il centro nevralgico del club è a Milano, negli uffici di Cairo».
    La protesta ha avuto un seguito roboante: 20 mila persone, fra quelle che hanno marciato e quelle che si sono ritrovate fuori dallo stadio. Ma i prossimi step quali saranno?
    «Non si può pensare che l’azione di domenica diventi replicabile in ogni weekend di campionato. Ma almeno tutta Italia ha capito, una volta per tutte, che il mondo granata non è con Cairo. I sondaggi di cui ama fregiarsi sono farlocchi. Ora non bisogna mollare la presa: sicuramente mi aspetto un urlo di ribellione dalla Maratona durante ogni gara casalinga, salvaguardando sempre la squadra, com’è accaduto contro l’Atalanta. Solo così, con una disapprovazione continua, è possibile ottenere qualcosa».
    Il mondo Toro chiede un’uscita di scena di Cairo. Ma i tifosi come immaginano una nuova proprietà?
    «Dobbiamo essere realisti: nel calcio di oggi i fondi d’investimento sono una componente, un fattore indispensabile per lo sviluppo del business. Persino l’Atalanta è gestita così: c’è il mecenate Percassi, ma anche l’anima statunitense. Io immagino un fondo che possa prendere il Toro, scegliendo delle figure che possano rappresentare il mondo granata. Immagino Paolino Pulici presidente onorario, per dirne una. Immagino gente come Asta e Benedetti in società. Sono andati via loro e non c’è più nulla di granata nel club, nessuno che possa raccontare il Toro».
    Bella la risposta della squadra contro l’Atalanta. Se l’aspettava?
    «Si, perché nello sport l’adrenalina è il doping più potente in assoluto. La protesta non è mai stata contro i giocatori, così loro si sono compattati e hanno trovato il modo per tirare fuori una partita di nervi. Poi è ovvio che i limiti ci siano: la rosa è raffazzonata e dobbiamo augurare una vita calcistica lunghissima a Zapata, perché se si inceppa qualcosa sono dolori davanti».
    E Vanoli? Si aspettava una presa di posizione così netta sulla cessione di Bellanova?
    «Ecco, voglio spendere un elogio sincero nei suoi confronti. Raramente ho sentito in vita mia un allenatore così lucido, schietto e libero da servilismi. Non è decisamente un aziendalista e questo aspetto già ce lo fa amare. Vanoli mi ricorda i tre grandi allenatori dopo Superga: Giagnoni era sconosciuto ad alti livelli, Radice fece bene solo a Firenze e anche Mondonico non aveva un vissuto in Serie A. A Torino hanno scritto la storia. Il problema di Vanoli è che i suoi predecessori avevano Pianelli e Borsano come presidenti, lui si ritrova Cairo».
    Se dovesse esprimere un desiderio da qui ai prossimi 12 mesi?
    «Mi auguro che il prossimo campionato inizi con Vanoli in panchina e con un nuovo proprietario in tribuna». LEGGI TUTTO

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    Conceicao-Juve: è ufficiale! Le cifre e la formula dell’intesa con il Porto

    Conceicao: “Juve, voglio vincere titoli!”
    Ai canali ufficiali del club, Conceicao ha subito messo in chiaro quelli che sono i suoi obiettivi: “Spero di fare grandi cose qui alla Juve: qui l’ambizione è massima, voglio vincere titoli perché questo è ciò che chiede il club. Sono molto felice, questo primo giorno è andato molto bene e non vedo l’ora di unirmi ai miei nuovi compagni di squadra: spero che questo succeda il più rapidamente possibile, ho la convinzione di poterli aiutare”. In merito alle sue sue caratteristiche tecniche, il portoghese chiarisce: “Mi piace molto inventare e fare cose diverse: il dribbling è una delle mie risorse, una delle mie caratteristiche così come la velocità, la mentalità e la grinta”.
    Suo papà Sergio, allenatore proprio del Porto fino a qualche mese fa, ha avuto un passato da calciatore. Cinque stagioni e mezzo vissute in Italia tra Lazio, Parma e Inter: “Mi ha detto che ai suoi tempi il campionato italiano era di altissimo livello e che aveva i migliori giocatori del mondo, ora continua ad essere un campionato molto competitivo con grandi giocatori e tutti sognano di giocare in Serie A. Io ho l’ambizione di giocarci con la maglia della Juve”. LEGGI TUTTO

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    Torino, un amore così grande non si può tradire

    I tifosi di calcio, talvolta, hanno pretese insaziabili o illogiche, affetti da una specie di bulimia di acquisti e trofei. I tifosi granata, diversi anche in questo, chiedono a Cairo il rispetto per la storia del club che amano, quindi: un museo al Filadelfia che celebri la leggenda granata nel suo luogo più sacro e un centro sportivo (l’ormai famigerato Robaldo) dove vedere crescere il futuro, rinverdendo la tradizione di un vivaio prolifico nel quale maturava il talento e un inossidabile spirito di appartenenza. Finora non hanno mai ottenuto né l’uno né l’altro.I tifosi granata, poi, vorrebbero capire perché altri club, con bacini e fatturati analoghi al Toro, riescono a sviluppare progetti tecnici che hanno, per esempio, portato il Bologna in Champions League o la Fiorentina per due anni di fila in finale di Conference League. I tifosi granata vorrebbero, infine, sapere perché ogni anno, da un po’ di anni, devono assistere alla cessione dei giocatori più forti, dopo aver incassato la promessa di tenerli. E quest’ultima domanda l’ha posta, in modo compostamente indiretto, anche Paolo Vanoli, un allenatore che ha saputo imitare i tifosi e ricompattare la squadra per l’eroica vittoria sull’Atalanta. LEGGI TUTTO

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    Diretta Fiorentina-Venezia ore 18:30: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    Segui la diretta di Fiorentina-Venezia su Tuttosport.com
    Dove vedere Fiorentina-Venezia: streaming e diretta tv
    Il match tra le formazioni di Palladino e Di Francesco è in programma oggi alle ore 18:30 al Franchi di Firenze. L’incontro sarà trasmesso in streaming sulla piattaforma DAZN e su Sky Zona Dazn 2 canale 215.
    Fiorentina-Venezia, le probabili formazioni
    FIORENTINA (3-4-2-1): Terracciano; Quarta, Ranieri, Comuzzo; Dodo, Amrabat, Richardson, Biraghi; Colpani, Sottil; Kean. Allenatore: Palladino. A disposizione: De Gea, Martinelli, Kayode, Parisi, Barak, Mandragora, Bianco, Ikonè, Beltran, Infantino, Brekalo, Kouamè, Baroncelli. Indisponibili: Gudmundsson. Squalificati: Pongracic.
    VENEZIA (3-5-2): Joronen; Sverko, Svoboda, Idzes; Candela, Andersen, Duncan, Ellertson, Zampano; Oristanio, Gytkjaer. Allenatore: Di Francesco. A disposizione: Grandi, Stankovic, Altare, Lucchesi, Sagrado, Crnigoj, Doumbia, Pierini, Raimondo. Indisponibili: Pohjanpalo, Bjarkason, Busio, Tessmann, Jajalo. Squalificati: /.
    ARBITRO: Sozza della sezione di Seregno. ASSISTENTI: Colarossi-Cavallina. QUARTO UFFICIALE: Manganiello. VAR: Serra.
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