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    Liedholm segna, Coppi protesta: 70 anni fa la prima Domenica Sportiva

    L’11 ottobre 1953 andava in onda la prima puntata ufficiale della “Domenica Sportiva”

    La più longeva trasmissione della televisione italiana compie oggi settant’anni e si carica il felice peso di una storia condivisa, che appartiene a tutti noi. L’11 ottobre 1953, è il giorno in cui va in onda la prima puntata ufficiale della “Domenica Sportiva”. L’Italia è uscita dal dopoguerra con una fiducia del futuro che negli anni purtroppo scolorirà, la Rai da qualche tempo ha dato inizio a trasmissioni sperimentali, lo sport – calcio e ciclismo soprattutto – accompagnano gli italiani nella loro faticosa rinascita. C’è la necessità – quasi fisiologica dopo tanto dolore – di trovare consolazione nella bellezza delle gesta sportive. Nelle cronache si tratteggia con enfasi il “nobile sudore” dei protagonisti che rincorrono un pallone e strappano applausi negli stadi pieni di uomini – sì, sono quasi sempre e quasi tutti uomini – vestiti a festa, mentre la bicicletta – in un’Italia ancora prevalentemente rurale – si trasforma da mezzo di trasporto che marca una geografia a veicolo di svago, diventa un fattore di emancipazione che favorisce una maggiore mobilità, quindi una più consapevole autonomia. LEGGI TUTTO

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    Da Monza e Sassuolo a Lecce e Frosinone: quale sarà la sorpresa del campionato?

    Palladino, Dionisi, D’Aversa e Di Francesco hanno vissuto un inizio di stagione speciale e vogliono continuare a stupire

    Qualcuno pensava che il Monza fosse più debole rispetto alla scorsa stagione. E invece la prima parte del campionato ha dato una risposta differente. Può anche darsi che la rosa abbia meno qualità complessiva, d’altronde pesano gli addii di Sensi, Rovella e soprattutto Carlos Augusto. Però Raffaele Palladino ha già trovato nuovi equilibri cambiando la posizione di Pessina, lavorando molto sull’identità della sua squadra e su principi-base che poi possono essere eseguiti anche in modalità differenti. Il Monza è una formazione intelligente, che è sempre dentro la partita: la vive, non la subisce. Può perdere o commettere errori, ma sa cosa fare e come mettere in difficoltà gli avversari. Adriano Galliani, che di calcio capisce parecchio e che quindi aveva ben chiaro il deficit tecnico rispetto alla rosa della scorsa stagione, ha piazzato il colpo-Gomez, che al momento non risalta perché il giocatore deve trovare la condizione. Ma il Papu sarà un valore aggiunto in tempi brevi, magari anche solo part-time. E poi c’è Andrea Colpani, una delle grandi sorprese di quest’avvio di Serie A: corsa leggera e ondulante, dribbling facile, senso del gol. Occhio che se qualcuno lassù stecca, il Monza si iscrive volentieri alla corsa per l’Europa. LEGGI TUTTO

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    Cardinale, Pulisic e Musah: Milan, l’anima americana ti fa bene

    Il proprietario ha le carte per vincere, come ha già dimostrato. i due nazionali hanno dato un contributo importante in questa ottima partenza: fanno squadra e portano mentalità vincente

    mi prendono in giro! Mi dicono, “Dan! Tu, che dovevi diventare l’allenatore del Milan nel lontano 1987, cosa ne pensi del fatto che, oggi, una bella fetta dei successi del Milan all’apertura di questa stagione di calcio sia arrivata grazie agli Americani?”. Chiarisco: primo, non mi hanno “offerto” la panchina del Milan nel 1987. Mi hanno chiesto se se ne poteva parlare. Ho preso tempo dicendogli che sarebbe stato possibile parlarne alla fine della mia stagione di basket, a bocce ferme. Poi, come si sa, il Milan ha preso il leggendario Arrigo Sacchi. Per quanto riguarda la nuova proprietà, nella persona di Jerry Cardinale, e la sua società Red Bird, posso dire che è un esempio. I proprietari americani hanno le carte per vincere, come lo scudetto del Milan di due anni fa ha dimostrato.  LEGGI TUTTO

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    Napoli, Garcia via? Non solo Conte, De Laurentiis pensa a un nome clamoroso

    NAPOLI – Chissà quanto si sarà trattenuto De Laurentiis per evitare di esternare tutto il suo malumore nei confronti del tecnico Garcia, da lui scelto la scorsa estate per sostituire Luciano Spalletti. Si sarà morso la lingua più volte, anche se il messaggio che ha mandato ieri al mondo Napoli dall’Università Luiss di Roma è stato fin troppo chiaro. «Con Garcia sto vivendo un momento no – ha ammesso nel corso di una tavola rotonda organizzata da La Repubblica – e prenderò le decisioni più opportune quando sarà il momento. La piazza non può essere condizionante. Devi fare sempre una pausa riflessiva. Ogni scelta affrettata è sbagliata. Ora testa bassa, pedalare e lavorare. Panta Rei, tutto scorre, si vedrà. Quando prendi un allenatore che non conosce più il calcio italiano, forse fa fatica. L’unica responsabilità che ho, oltre ad aver scelto l’allenatore, è che non ho avuto la possibilità di stargli tutti i giorni vicino a Castelvolturno».
    De Laurentiis, le parole su Thiago Motta e Luis Enrique
    Quando parla don Aurelio non bisogna sforzarsi alla ricerca delle interpretazioni e ieri ha confermato questo suo modus operandi, lasciando intendere che il coach francese cammina sul filo del rasoio ed il suo esonero è solo una questione di tempi collegati al nome del tecnico che De Laurentiis vorrebbe prendere al posto di quello che non è mai stato la prima scelta per i campioni d’Italia. «Ne ho chiamati parecchi – ha ammesso il patron – ho interrogato Thiago Motta, ma non ha voluto rischiare di prendere il posto di un allenatore che ha fatto quello che ha fatto. Ho chiamato Luis Enrique e meno male che è andato in Francia: guardate che risultati sta facendo. Lui non mi aveva nemmeno convinto negli excursus dialettici che abbiamo avuto per tre giorni». LEGGI TUTTO

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    Le scelte di Spalletti e la Serie A che non lo aiuta

    Infortuni, Locatelli che scappa, il blocco interista distratto e il rebus centravanti. Il c.t. dell’Italia chiede affetto invano

    “Tutti devono amare la Nazionale”, ha auspicato Luciano Spalletti. Ma, a giudicare dalla prime otto giornate, non pare che il campionato abbia sperperato affetto per il c.t. azzurro. Una cosa chiedeva più delle altre, come il suo predecessore, peraltro: la candidatura forte, perentoria, di un centravanti. E invece, come in tutte le vigilie degli ultimi anni, siamo qui a chiederci chi giocherà, senza che i campi della Serie A lo abbiano suggerito in modo insindacabile.  LEGGI TUTTO

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    Danilo come Pozzo, Nesbø & co.: storie di calciatori scrittori

    Il capitano della Juve avrà una rubrica fissa su una rivista brasiliana: ma prima di lui ci sono stati tanti casi di calciatori che hanno fatto del racconto e delle parole un secondo mestiere

    Sui calciatori che si misurano con la scrittura della loro autobiografia circola questa battuta non meritata: hanno scritto più libri di quanti ne leggono. Facile ironia, per una categoria che certamente non annovera premi Pulitzer ma che tutto sommato annovera qualche prezioso esempio di calciatore-scrittore. La recente nuova avventura del brasiliano Danilo – il capitano della Juventus avrà una rubrica fissa sulla rivista del suo paese, “Vida Simples”, e racconterà ogni mese curiosità e retroscena legati al suo lavoro – rispolvera una tradizione che possiamo tranquillamente definire antica, perché affonda le sue radici in tempi insospettabili e lontani. Basti qui dire che il c.t. più vincente della nostra storia, Vittorio Pozzo, era un uomo di grande cultura, cosmopolita, un perfetto esemplare di cittadino d’Europa che nel Novecento trovò il suo habitat naturale per contribuire alla crescita del football. LEGGI TUTTO