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    Tattica, gestione, leadership, appeal: Pioli e Inzaghi a confronto

    Uno inventa e dà fiducia a tutti, l’altro resta fedele alle proprie idee e limita il turnover: testa a testa tra gli allenatori Inter e Milan

    Cambi e invenzioni contro fedeltà al modulo, fiducia ai nuovi acquisti contro turnover limitato. Uno è un leader calmo, l’altro un martello: Stefano Pioli e Simone Inzaghi hanno idee e metodi diversi. Li abbiamo messi a confronti su 4 aspetti fondamentali: tattica, gestione, leadership e appeal.  LEGGI TUTTO

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    Frosinone, l’altra Juve: Caso, Soulé e l’idolo bianconero

    Giuseppe Caso con il suo ingresso nella ripresa ha spaccato in due la partita contro la Fiorentina. Il numero 10 ciociaro è entrato a gara in corso e sin da subito ha mostrato grande voglia di incidere e farsi notare con la squadra in cui è cresciuto nel settore giovanile. Dieci anni in viola prima di girovagare tra C e B poi ha trovato la Serie A dopo l’ottima stagione con il Frosinone. 
    Di Francesco ha deciso di mandarlo in campo e dopo pochi minuti è stato suo il passaggio vincente a Soulé per l’1 a 1 finale: “E’ stato bravissimo a metterci la testa, non era facile” ha detto l’esterno a Dazn al termine, elogiando la prova del compagno argentino. Dall’ex Juve a un altro bianconero come idolo, sempre argentino…
    Caso, Tevez e obiettivo Frosinone
    “Il mio idolo è sempre stato Tevez sin da bambino”. Senza nemmeno esitare Caso ha risposto così alla domanda che ha sempre seguito l’argentino ex Juve e Boca per rubarne i segreti e capirne il modo di giocare. Dall’idolo all’obiettivo del Frosinone: “Il nostro è quello di salvarsi. Il segreto è il gruppo perché siamo una grande famiglia. Non so come andrà a finire la stagione ma sappiamo cosa stiamo facendo”. Poi in chiusura sulla Nazionale: “Sarebbe un sogno e spero di realizzarlo”. LEGGI TUTTO

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    Roma, quattro e a casa: Mourinho, che ripassata!

    Un po’ in ritardo sul primo gol di Gudmundsson. Poi si fa fregare da Thorsby in modo anche abbastanza banale sul 3-1.

    Mancini 4

    Troppo nervoso per fare la differenza.

    Belotti (1′ st) 4.5

    Inconsistente in attacco e dannoso in difesa: perde Dragusin sull’azione che porta al tris di Thorsby.

    Llorente 5

    Gioca poco meno di mezz’ora, poi esce per infortunio. Non convince sull’azione del gol di Gudmundsson.

    Bove (24′ pt) 5

    Non riesce mai a incidere.

    N’Dicka 4

    Perde il duello con Thorsby da cui nasce il 2-1 di Retegui. E balla molto anche nel finale.

    Kristensen 4

    Tra i giocatori meno convincenti nella Roma. Spinge poco e non copre. LEGGI TUTTO

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    Dopo le polemiche di Monza-Bologna, Rocchi ferma Pezzuto: tornerà dopo la sosta

    Oltre al gol annullato ai rossoblù, al designatore non è piaciuta in assoluto la direzione del fischietto leccese, oltretutto non aiutato dal Var nell’azione chiave del match

    La rabbia di Thiago Motta dopo il gol annullato a Ferguson (non é fallo di Zirkzee su Caldirola: l’olandese anticipa il difensore monzese) non si placa. Ma nemmeno al designatore Gianluca Rocchi la conduzione dell’arbitro della sezione di Lecce é piaciuta. Anzi. A tal punto che Ivano Pezzuto, direttore di gara di Monza-Bologna 0-0, resterà ai box per un po’ di tempo. Qualche gara insomma, forse fino alla prossima sosta prevista dopo metà ottobre.

    dopo di bello—  Nella rivisitazione degli episodi, i vertici arbitrali hanno riscontrato l’errore di aver complicato una gara che inizialmente non dava segni di criticità. Anche il Var Pro Di Paolo (sbagliando) non ha corretto Pezzuto, che però -pur attendendo la fine dell’azione – ha annullato il gol considerando come fallosa l’intromissione di Zirkzee su Caldirola, tutt’altro che punibile. Un fallo invertito, poi, sul finire della gara ha fatto esondare di rabbia Motta che a fine gara ha definito “delirante” la conduzione dell’arbitro leccese e della squadra arbitrale. Motta ha lamentato 4 episodi “a sfavore e decisivi” nelle prime 6 gare di campionato, dal più palese in Juve-Bologna (rigore non dato a Ndoye) a Napoli-Bologna (non era punibile il tocco di braccio di Calafiori) a Bologna-Milan (colpo di Tomori a Orsolini) fino all’episodio di ieri all’U-Power che costerà a Pezzuto di Lecce (come successo a Di Bello di Brindisi) uno stop forzato. LEGGI TUTTO

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    Con Adli è un Milan da cinema: da Albertini a Pirlo, i precedenti registi rossoneri

    Contro il Cagliari è stata la prima volta da titolare di Yacine Adli. Inserito da Pioli nella nuova posizione di regista, il francese ha preso la residenza a centrocampo e si è divertito ad arredare la casa a modo suo: palloni ovunque. Su 71 palloni giocati, ne ha sbagliati solo un paio e il 97% dei passaggi è andato a segno. Piena promozione e grande regalo per il tecnico rossonero che ha così trovato il suo nuovo regista in attesa del rientro di Bennacer e Krunic. Ma chi prima di lui? Ecco tutti i precedenti rossoneri LEGGI TUTTO

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    Toro, Zapata più Sanabria: le tre strade per svoltare

    Ci ripetiamo a distanza di 24 ore, ma speriamo di sbagliarci pensando al futuro: il Toro a Roma ha schierato due attaccanti, però non ne ha trovato neanche uno. Va (ri) detto, per completezza, che tutto il Torino si è comunque perso strada facendo contro la Lazio. Poche sufficienze individuali e un’implosione nel secondo tempo anche atletica, non soltanto nella manovra o tattica col ritorno al mono-pivot (Sanabria) con dietro due trequartisti (Radonjic, in aggiunta a Vlasic).

    Zapata-Sanabria, il giudizio di Juric

    Ricominciamo. E lo facciamo sull’onda di alcune dichiarazioni rilasciate da Juric nella notte dell’Olimpico: «A me Zapata e Sanabria non hanno deluso, anche se la prestazione generale della squadra non mi ha soddisfatto. A me Sanabria non è dispiaciuto. Zapata aveva giocato tutti i 90 minuti contro la Roma per la prima volta dopo anni», appena 3 giorni prima. «Domenica aveva speso tantissimo e stavolta l’ho visto meno reattivo. Invece Tonny mi è piaciuto più da secondo attaccante che da primo. E penso che si possa proporre di nuovo questo schieramento. La squadra aveva speso tanto sul piano psicofisico contro la Roma, così con la Lazio ci sono mancate energie, cattiveria agonistica, accelerazioni. In ogni caso, ripeto, la coppia Duvan-Tonny non mi è dispiaciuta». La rivedremo, dall’inizio o a gara in corso: e magari già col Verona, lunedì prossimo. Ma ci pare che servano come il pane trecondizioni fondamentali per appoggiare la svolta del doppio attaccante su basamenti non d’argilla. Il primo aspetto concerne proprio la condizione atletica.

    Toro, la forma di Zapata: questione di allenamenti

    Sì, è vero, a 32 anni Zapata va gestito: nello scorso biennio aveva giocato molto meno e incontrato più volte problematiche di natura muscolare. Lo stesso Juric, dopo la partita di Salerno, aveva ammesso che il colombiano aveva fatto fatica a recuperare fisicamente, con vista sulla Roma. I progressi di natura atletica che devono attendere (per forza) Duvan saranno dirimenti per il suo impiego costante e la sua efficacia sotto porta. Questione di allenamenti, un giorno dopo l’altro. Nessun dubbio sulla stoffa e sul fiuto del centravanti. La forma si acquista col lavoro al Fila. E vale per Zapata come per chiunque altro compagno, naturalmente. Il problema più facilmente risolvibile è questo, col tempo. Per giocare col doppio attaccante senza buttare a mare il canonico sistema di gioco di Juric trasmesso fin dal suo arrivo (per cui transitando dal 3-4-2-1 al 3-4- 1-2) occorre un Vlasic decisamente più ficcante nella produzione.

    Toro, il contributo dei trequartisti

    Dei 4 jolly offensivi che ha il Torino (il croato, Radonjic, Seck e Karamoh), Vlasic è l’unico con spirito di adattamento e capacità di giocare in posizione centrale dietro a 2 punte, se questo è l’ordine superiore. Gli altri 3 sono, fondamentalmente, delle ali. E Juric in queste settimane in conferenza aveva già ammesso come Radonjic e compagnia fossero naturalmente portati a decentrarsi, nelle prove (fallite) da fantasisti inseriti nel cuore del prato. Stando così le cose, l’unico trequartista che si può adattare in mezzo al campo dietro al doppio attaccante è dunque Vlasic (adattare, perché non è questo il suo ruolo naturale, in ogni caso). Difatti Juric ha piazzato Nikola in quella posizione particolare da numero 10, tatticamente parlando (uno dei ruoli più difficili, nel calcio: servono grandi dosi di qualità tecnica e di fantasia). E quando il tecnico ha inserito Radonjic è subito tornato al 3-4-2-1 con il serbo piazzato su porzioni di campo laterali a sinistra (e a quel punto Vlasic si è allargato sul centrodestra). Nikola è dunque chiamato a migliorare in allenamento l’indice dell’estro, la brillantezza sul breve, l’imprevedibilità, il dribbling e l’assist in profondità. Altrimenti finirebbe per sparire sulla trequarti, nelle tonnare avversarie. Qualità tecniche ne ha: saprà crescere forzando la propria natura sotto il profilo tattico? Anche in questo caso parleranno gli allenamenti: al Fila si studia e si costruisce, la partita è un esame. Infine, per valorizzare al meglio l’uso del doppio attaccante (e, in specie, di un centravanti alto quasi un metro e 90 come Zapata, particolarmente efficace e reattivo sul gioco aereo), il Torino dovrà saper sfornare un numero sempre maggiore di cross dalle fasce, dal fondo: rapidi, secchi e non al rallentatore, imprevedibili, ben tarati in mezzo all’area. Juric, dopo la Lazio, ha sottolineato i progressi di Bellanova e invocato una crescita di Lazaro («può e deve dare di più in spinta»). Questa è la terza condizione da far decollare al Filadelfia, affinché il tandem Duvan+Tonny abbia un senso. E quindi un risultato tangibile. LEGGI TUTTO