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    Gioco, nuova leadership e…: Juve, le quattro differenze tra quest’anno e l’anno scorso

    Crescita del gruppo dopo le difficoltà della scorsa stagione, novità proposte dall’allenatore e non solo: come sta prendendo forma il progetto 2023-24 della Signora

    Dove potrà arrivare la Juve di quest’anno lo si capirà strada facendo. Allegri ha fissato al 30 dicembre la deadline per esprimersi sull’obiettivo realistico, ben consapevole che non si possa scendere sotto il quarto posto per le esigenze economico-finanziare del club. Il progetto sta prendendo forma pian piano, rispetto alla passata stagione ci sono diversi aspetti nuovi, almeno in parte completamente differenti dal passato. Alcuni fanno capo allo stesso allenatore, altri sono da legare alla crescita del gruppo che può adesso ottimizzare gli insegnamenti presi nel periodo di difficoltà vissuto l’anno scorso.      LEGGI TUTTO

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    Pulisic: “Il Milan è arrivato al momento giusto. E se penso al futuro sono entusiasta”

    L’attaccante rossonero dal ritiro della nazionale Usa: “Per me è una bella ripartenza, mi sto divertendo e sono entusiasta per il futuro”

    Per uno come lui che era in cerca di riscatto, non poteva esserci inizio di stagione migliore. Christian Pulisic è uno dei nuovi eroi della gente rossonera, e non potrebbe essere diverso da così visto il suo impatto: tre partite da titolare, due gol, la media voto migliore della rosa (un lussuosissimo 7,16). Ma soprattutto una comprensione agile e veloce di ciò che gli chiede Pioli, agevolato dall’essere uno dei nuovi acquisti arrivati prima a Milanello.

    Per Christian una nuova vita, una rinascita dopo una parabola calante al Chelsea che era arrivata al punto di non ritorno. La voglia di tornare ai suoi livelli è immensa e il Milan è arrivato nel momento giusto: esigenze dall’una e dall’altra parte che hanno creato l’alchimia perfetta. Non stupisce quindi che dal ritiro della nazionale Usa, il fantasista rossonero spenda parole importanti per il Diavolo: “Per me è una cosa bella, una bella ripartenza. Sicuramente è stato il momento giusto, mi sto divertendo a giocare. Ora devo solo continuare e sono molto entusiasta per il futuro al Milan”. LEGGI TUTTO

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    L’ambizione dei Friedkin e i conti della Roma: come cresce il monte ingaggi giallorosso

    Con Dan al vertice, nell’era Usa la media del del club è passata da 124 a 154 milioni

    Interpretazioni. Se il denaro nel calcio diventa sinonimo di forza potenziale, la sensazione forte è che la famiglia Friedkin col passare del tempo abbia sempre più voglia di battere i pugni sul tavolo. A dimostrarlo, c’è il denaro che spende per la Roma. E non ci riferiamo agli oltre 750 milioni che, in poco più di tre anni, ha investito per il club tra acquisizione e ricapitalizzazioni. C’è anche altro, ovvero la materia prima del calcio del Terzo Millennio insieme al costo dei cartellini: gli stipendi.  LEGGI TUTTO

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    Fiumi di denaro ai procuratori: paga il calcio, non succeda più

    I dati Fifa: 651 milioni finiti nella tasche degli agenti per le sole transazioni internazionali. In nessun settore dell’imprenditoria le intermediazioni raggiungono costi del genere

    Qualcuno ha forse pensato che negli anni scorsi i procuratori avessero incassato troppo denaro? Idea ingenua: al peggio non c’è mai fine. Così adesso, alla fine di questo mercato, la Fifa ci fa sapere che i soldi finiti nelle loro tasche sono di più, molti di più rispetto all’estate del 2022. La crescita fa quasi spavento: è pari al 41,2 per cento, da 461 a 651 milioni di euro. La cifra si riferisce solo alle intermediazioni tra club di federazioni diverse, vale a dire i trasferimenti internazionali. Un numero spaventoso ancorché parziale, perché non comprende non solo le operazioni che coinvolgono società dello stesso Paese, ma anche quello che i procuratori prendono direttamente dai contratti dei calciatori. E c’è un altro numero impressionante: se le operazioni internazionali hanno movimentato complessivamente 6,87 miliardi, addirittura il 9,5% di questi sono finiti agli agenti. Dieci anni fa la quota era quasi la metà: il 5,8%.  LEGGI TUTTO

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    La Roma riposa e Mou vola dalla famiglia: prima in Portogallo e poi a Londra

    Il tecnico giallorosso, in due giorni, prima a Setubal dalla madre e poi nella capitale britannica da moglie e figli. Uno stop per staccare dalle preoccupazioni dopo il brutto avvio in campionato

    Benedetta sia la sosta. Deve aver pensato qualcosa del genere in questi giorni José Mourinho, che ieri ha concesso uno stop di un paio di giorni ai suoi giocatori. Non solo per il possibile recupero degli infortunati, ma anche per riuscirsi a godere almeno un po’ la sua famiglia. Lo Special One è partito venerdì pomeriggio da Fiumicino con un volo per il Portogallo. La prima tappa di questo particolare weekend è infatti Setubal, la sua città, dove ha potuto trascorrere del tempo con la madre Maria Julia. Oggi altro spostamento, aeroporto di Lisbona e nuovo volo, stavolta per Londra. La città dove – è cosa nota – vivono moglie e figli, ed è qui che Mou corre ogni volta che può. Di certo anche lui ha bisogno di distrarsi.

    classifica e infortunati—  La situazione della Roma lo preoccupa parecchio. Al di là dell’unico punto in classifica conquistato in tre giornate e del gioco che continua a latitare, a tenere sulle spine il tecnico giallorosso è la situazione infortunati. L’ultima situazione da chiarire è quella di Lorenzo Pellegrini, rientrato anzitempo da Coverciano per un risentimento muscolare al flessore destro. Ma da verificare ci sono anche le condizioni di Aouar e Renato Sanches che continuano a lavorare a parte, nonostante da Trigoria si dicano ottimisti rispetto al loro recupero. Quadro simile anche per quanto riguarda le condizioni di Zalewski e Dybala, che saranno valutati lunedì alla ripresa degli allenamenti. LEGGI TUTTO

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    Fabbian: “Io, le lacrime di nonno, le visite aspettando Samardzic. E ora volo col Bologna”

    Il protagonista della vittoria sul Cagliari si racconta: “Da piccolo studiavo Pogba, ho passato due giorni a Roma facendo gli esami per l’Udinese. L’Inter? C’è una recompra, ma per ora non ci penso…”

    dal nostro inviato Matteo Dalla Vite
    9 settembre

    – casteldebole (bologna)

    c i sarebbero i contorni per una sceneggiatura da film: il nonno ex calciatore cercato da Rocco, il primo gol in A al novantesimo, un’esultanza old style (un po’ alla Tardelli? Andiamoci piano…), quel sentirsi sballottato e in sala d’attesa per l’affare Samardzic-Inter mai andato in onda, lo scudetto con l’Inter Primavera, le lacrime da quindicenne quando la stessa Inter pareva sfumata, un allenatore che ti convince elencandoti non i pregi ma i difetti, poi l’errore da “Serie-tv” di Radunovic che ti apre un altro mondo. A vent’anni. “Certo che me la ricordo quella scritta sui muri in cui un innamorato scrive ‘Sei bella come un gol al novantesimo’. Ecco, il mio è stato pazzesco e bellissimo. Oltre che il primo in A. Un sogno vero realizzato”. Giovanni Fabbian è alto e tosto, tenace e sobriamente sfacciato, non ha tatuaggi (“Mi piace essere pulito…”), è un centrocampista interventista e in Bologna-Cagliari ha esordito al Dall’Ara così: entra sull’1-1 e in tre minuti fa il 2-1. Gol, gioco, incontro. Al minuto novanta. “E fra l’altro è successo davanti ad Alberto, Annalisa e Alessia, papà, mamma e mia sorella. Ah: in quello scorcio di gara ho preso anche una botta che mi ha fatto saltare l’Under 21: non mi sono fatto mancare nulla, ecco…”.  LEGGI TUTTO

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    Stesso ruolo, filosofie opposte: Calha e Krunic, il derby del regista diverso

    Prima di essere collocati al centro della mediana entrambi hanno fatto un lungo pellegrinaggio per il campo. Adesso per Inzaghi e Pioli sono indispensabili davanti alla difesa. Ma ognuno… a modo suo

    Li accomuna il fatto che nessuno dei due nasce lì. In quei metri quadrati delicati, preziosi e bollenti. Lì – ovvero al centro della mediana, davanti alla difesa – Hakan Calhanoglu e Rade Krunic ci sono finiti nel corso del loro pellegrinaggio tattico. Per merito, ovviamente, perché da quelle parti c’è una delle porte di ingresso della squadra, e possederne le chiavi è una responsabilità grande. Li accomunano anche i trascorsi da trequartista, per qualcuno di più (Calha) e per qualcuno di meno (Krunic). Modi diversi di intendere il ruolo, perché diversi sono i giocatori. Una diversità che rimane anche ora, nel cuore del centrocampo. Nel cuore del derby. LEGGI TUTTO

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    Chiesa out, Locatelli in panchina: in Nazionale non c’è più la Juve

    Sarebbe la seconda volta in un anno senza bianconeri fra campo e panchina. Non capitava dal 1994 (Sacchi c.t.). La società punta al ricambio generazionale con tanti azzurrabili… per il futuro

    Il campanello d’allarme era scattato già lo scorso 23 marzo: in occasione di Italia-Inghilterra, a Napoli, la tribuna di Bonucci aveva azzerato completamente la presenza di juventini in nazionale, riportando indietro di ventinove anni. Che non ci fossero bianconeri tra gli undici titolari non capitava dal 2018, in occasione di un match contro il Portogallo in Nation League, ma nel 1994 contro l’Estonia la rappresentanza bianconera nell’Italia di Sacchi fu praticamente nulla tra campo e panchina. Ci risiamo quasi, considerato che a reggere il blasone del club torinese nella prima Italia di Spalletti sarà soltanto Locatelli, l’ultimo reduce tra gli uomini di Allegri dopo il rientro anticipato di Chiesa (gli esami strumentali effettuati a Firenze hanno escluso lesioni muscolari ma il calciatore ha comunque lasciato il ritiro di Coverciano per precauzione). Il centrocampista non dovrebbe partire neanche titolare.

    ricambio generazionale—  Il momento di restaurazione alla Juventus è noto. Il club lavora al ricambio generazionale e, avendo puntato su molti giovani, riesce a offrire poche soluzioni nell’immediato alla nazionale. Dai piani alti della società però è arrivato forte l’input sul ritorno alle tradizioni: la volontà della proprietà è di riavere presto una buona rappresentanza nello spogliatoio azzurro, com’è avvenuto per diversi anni. Diversi giocatori, che lavorano in questi giorni alla Continassa con Allegri per ritagliarsi uno spazio importante nella Juve che sta nascendo, puntano anche a ritrovare presto l’azzurro. Da Kean, che può essere un osservato speciale di Spalletti nella cernita dei migliori attaccanti, a Fagioli, che non ha mai nascosto il sogno di essere un protagonista azzurro nel prossimo Mondiale del 2026; a Cambiaso, che ha appena lasciato l’Under 21 per limite d’età ma spera di poter tornare presto tra i prescelti di Coverciano. Senza dimenticare Gatti, che dopo aver fatto la sua prima stagione in Serie A cerca adesso conferme e sempre più spazio per poter entrare anche nelle rotazioni del reparto difensivo della selezione di Spalletti. Certo, i tempi della gloriosa BBC a protezione di Buffon, ora capo delegazione azzurro, sembrano davvero tanto lontani. LEGGI TUTTO