Bacigalupo, il portiere del Grande Torino e una vita lunga cent’anni
Erano in undici: otto fratelli, di cui sette calciatori (due portieri e cinque giocatori di movimento), e tre sorelle. Pierino e Valerio, più giovane di sei anni, erano gli ultimi nati dei maschi. Il loro padre, Enrico “Richìn” Bacigalupo, aveva già fondato uno stabilimento balneare nella sua Vado, a due passi da Savona. Che poi per un certo periodo sarebbero diventati due: il Tivoli e il Lido Vadese. L’attività di famiglia, sin dagli Anni 10 del secolo scorso. Anche Valerio e i fratelli, fin da ragazzini, davano una mano. Tuttofare, sulla spiaggia. Ma anche bagnini. Con un fratello, Valerio salvò anche alcuni nuotatori in grande difficoltà, un giorno. Li riportarono a riva a uno a uno. «Sarebbero affogati, mio padre me lo raccontò tante volte», ci dice Paolo Bacigalupo. Figlio di Pierino. Il fratello maggiore che più di tutti si occupò della crescita di Valerio: «Erano vicini negli anni, così loro due facevano gruppo nel gruppo di famiglia».
Impegno, sensibilità e generosità
Il sangue, inteso come i valori morali, di Valerio e dei suoi fratelli e sorelle era la lezione dei genitori: impegno, sensibilità, generosità. Nel 1918 un rimorchiatore da demolire, ormeggiato alla bell’e meglio non lontano, per una mareggiata finì a riva e distrusse lo stabilimento dei Bacigalupo. Il proprietario del rimorchiatore era un imprenditore valdostano. Fu condannato, in tribunale. A quel punto Richìn Bacigalupo, se avesse voluto, avrebbe potuto richiedere un ingente risarcimento. Quell’uomo, disperato, si mise in ginocchio davanti a lui: «Lo prometto, vi pago a rete quando potrò, se no andiamo in rovina io e la mia famiglia». Implorò umanissima pietà. Il padre di Valerio Bacigalupo lo fece rialzare da terra: «Non voglio nulla. Ho costruito i bagni con i miei figli, ho tante braccia a disposizione e li ricostruiremo una seconda volta». Figlio di questo sangue morale era Valerio. Oggi sarebbe il suo compleanno: 100 anni. «Anche’u cusse femmu?». «Se vedemmu da u baci!». «Oggi cosa facciamo? Ci vediamo dai Bacigalupo». Si diceva così a Vado, già un secolo fa anni fa, come oggi. Ci incontriamo ai bagni dei Baci. Era tessuto sociale, erano tutti figli dei figli di Vado. Non era soltanto uno stabilimento balneare.
Lo stabilimento intitolato a Valerio
Nel 1951, due anni dopo la tragedia di Superga, Pierino intitolò lo stabilimento a Valerio. Valerio Bacigalupo “Daubaci”. Sempre, anche oggi, con il nipote Paolo al comando e l’ex giocatore del Genoa Roberto Arco a condurre il ristorante e il music bar. «Papà è mancato nel 2003. Lui faceva il mediano. Arrivò alle soglie della Serie A, poi fu frenato da un brutto infortunio. Ma erano ugualmente tutti palle di gomma, quei fratelli. A 70 anni, per sfida con gli amici di Vado, mio padre saltava ancora a piedi uniti sul bancone del bar, alto un metro. E poi sfotteva tutti in dialetto. Mi ripeteva che uno dei segreti loro era proprio il gran tempo passato in spiaggia a lavorare, correre… Avevano tutti un gran fisico già da ragazzini. Pettorali, addominali, cosce…. E Manlio lo educò da campione». Perché Manlio Bacigalupo, il fratello portiere di 17 anni più vecchio di Valerio, aveva vinto il primo scudetto del Torino nella sua prima stagione in granata, nel ‘28. Dopo quello revocato del ‘27. Oltre a due Coppe Italia con Genoa a Venezia. Poi Valerio, ingaggiato da Novo nel ‘45, ne avrebbe vinti 4 di scudetti col Grande Torino. Aveva cominciato nel Vado, come tutti i fratelli. Poi la Cairese, il Savona, il Genoa nel campionato di guerra del ‘44 e appunto il Toro. Anche Paolo ha giocato a pallone. A buon livello. «Fluidificante».
Il pronipote Ricardo: portiere anche lui
Suo figlio Ricardo, pronipote di Valerio, 14 anni, gioca nei Giovanissimi regionali del Città di Savona. Portiere, come il leggendario prozio. Anzi, al plurale: Valerio e Manlio. E anche Ricardo ha un modo spettacolare di interpretare le parate in tuffo. Valerio era celebre per le sue acrobazie. Un gatto volante. «Merito anche degli allenamenti in spiaggia». Faceva parte del “Trio Nizza” dalla zona in cui abitava, con Martelli e Rigamonti. Compagni, amici, scapoloni col sorriso sulle labbra, condividevano un piccolo appartamento. Sapevano divertirsi per come ci si poteva divertire nella povertà del dopoguerra: amicizie, svaghi semplici. Valerio in stanza conservava una sua foto incorniciata. Su cui aveva scritto di traverso: «A me stesso, con grande ammirazione». Un modo per caricarsi. Soltanto questo fine: perché era un ragazzo gioviale, umile e tutto fuorché presuntuoso. In ogni caso, sul prato, un campione. Anche della nostra Nazionale. «Oggi qui a Vado lo ricordiamo con un torneo giovanile che non è tanto un torneo, ma prima di tutto una festa per i suoi 100 anni: col sorriso, perché Valerio aveva quasi sempre un sorriso sulle labbra. Noi Baci siamo in prima fila nell’organizzazione». Dalle 14 e 30, le sfide under 15 tra Torino, Città di Savona, Vado e Quiliano-Valleggia. Poi dalle 19 e 30 l’evento si protrarrà “Dau Baci”, in riva al mare, tra cerimonie e una mostra storica in memoria di Valerio. Che riposa da 75 anni a Vado, insieme ai fratelli, alle sorelle, ai genitori. Paolo, Ricardo e la grande famiglia dei Baci e della comunità di Vado gli regaleranno una vita anche oggi nel ricordo che si reincarna, come tutti i giorni. L’aereo sorvolò Vado, di rientro a Torino da Lisbona. Valerio, da un finestrino, avrà osservato la spiaggia con un sorriso, anche se era il 4 maggio. Un secolo, correndo e saltando sugli stessi granelli di sabbia. LEGGI TUTTO