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    Giuntoli: “Tudor al Mondiale”, poi la frase su Motta. Tutta la conferenza Juve

    12:41

    Tudor: “Lippi? Con lui penso alla Juve”

    Infine su Marcello Lippi: “È un allenatore che mi ha portato alla Juventus, è andato via e poi è tornato. Quando penso a quella persona penso alla Juventus. I modi di fare, di allenare, di comunicare. Gli voglio bene”.

    12:37

    Tudor: “Pochi gol da calcio piazzato? Sono fondamentali”

    Sui pochi gol realizzati dalla Juve da palla inattiva: “Non mi va di commentare quello che è successo prima. Mi metto a lavorare e vedremo più in là. Spiegare queste cose non sarebbe bello ed educato da parte mia. Con i calci piazzati si smuove la classifica, diventano sempre più importanti nel calcio di oggi”.

    12:36

    “Dna Juve? Ne ho parlato tanto, qui grandi allenatori”

    Tudor sulla mentalità che cercherà di trasmettere: “Ho parlato tanto oggi di quella roba là. Ci sono tanti ragazzi nuovi. Ho preso tanto, non sono stato allenato da gente scarsa. Ho avuto Lippi, Capello, Ancelotti… hanno vinto poco mi sembra (ride, ndr). E’ stata una scuola di vita di tutto, quegli anni mi hanno costruito”.

    12:34

    “Ieri ho sentito il papà di Thuram”

    Una rivelazione su una chiacchierata avuta con Lilian Thuram: “Ieri ho sentito il papà di Thuram, abbiamo fatto una chiacchierata. Mi ha detto: ‘Se fa qualcosa di sbagliato, dagli uno schiaffo’. Lo conosco da Nizza, quando ero sotto contratto con il Marsiglia. Kolo l’ho visto ieri il primo giorno, è un giocatore fortissimo. Ci siamo conosciuti ieri e sono contento di averlo”.

    12:33

    “Genoa? Vieira sta facendo bene”

    Sul Genoa, suo primo avversario: “Vieira sta facendo bene, il Genoa ha qualità ed è una squadra pericolosa. Patrick è un allenatore capace, è riuscito a trasmettere le cose giuste alla propria formazione”.

    12:32

    Tudor: “Quarto posto? Dobbiamo rendere al massimo”

    Sull’obiettivo Champions League: “Senti sempre nello spogliatoio cosa pensano i giocatori. La juventinità qui la senti nell’aria. Ci sta il cuore e l’appartenenza, ma non si vince con quello, sennò portiamo qui il più grande tifoso e facciamo allenare a lui. Ci sono tanti punti da toccare, da parte di tutto il club. I giocatori sono sempre protagonisti, ma noi altri dobbiamo farli rendere al massimo facendo tutte le cose. Il giocatore capisce in fretta com’è fatto il proprio allenatore”.

    12:30

    “Voglio sempre fare un gol in più per vincere”

    Tudor ha risposto così ad una domanda sull’assetto offensivo che potrebbe dare alla squadra: “Non bisogna rinunciare a niente, bisogna fare tutto. Voglio gente che si diverta, sennò il calcio va in una direzione… La mia opinione è che si deve sempre fare un goal in più, ma anche correre e difendere. Mi piace attaccare con tanti ma anche non prendere goal. Se andiamo tutti là e poi prendiamo contropiede, cosa facciamo… Il lavoro dev’essere completo”.

    12:29

    Tudor: “Clima allo stadio? Dobbiamo prepararci, la Juve si ama sempre”

    Quindi su come intende affrontare la crisi ed il clima di contestazione allo Stadium: “Scuotere o coccolare la squadra? Tutte e due. Bisogna prepararsi, mettere cattiveria giusta, però senza ansia e pressione. Qua sappiamo com’è. I tifosi sono sempre importanti, sabato ci daranno un bel supporto. Il club si ama anche in momenti del genere. I ragazzi ci tengono e sono sicuro che partiranno bene”.

    12:27

    “Senso di appartenenza? Vi parlo di Zidane e Del Piero”

    Tudor ha svelato due curiosità del suo periodo da calciatore alla Juve: “Mi metto ad aspettare per fare una terapia, il lettino si libera e arriva Zidane: io mi sposto, lui però mi prende e dice che tocca a me. Poi, dopo un allenamento, prendo le calze e le butto via. Arriva Del Piero e mi dice di metterle in ordine. Sono due cose belle dei miei tempi, così vi ho raccontato due curiosità”.

    12:23

    “Difesa a tre? La differenza la farà lo spirito”

    Tudor ha anche risposto ad una domanda su come intende costruire tatticamente la sua Juve: “In carriera ho giocato sia a quattro che a tre, pressing a uomo o a zona. Bisogna trovare l’assetto giusto per i calciatori a disposizione, ma non è questo a fare la differenza, bensì lo spirito e la voglia di sacrificio. Non posso paragonare la mia Juve con quella precedente. Faccio il mio, vedo e lavoro in allenamento, sabato dobbiamo mettere in pratica il nostro lavoro. Ora abbiamo lavorato poco, ma spero di far vedere qualcosa”.

    12:21

    Tudor, l’annuncio sul capitano

    Il nuovo allenatore ha annunciato il capitano: “Sarà Locatelli. Poi di altri due o tre nomi, parleremo in questi giorni. Manuel è il ragazzo giusto. Tutti devono prendersi delle responsabilità, è il calcio, non esiste o l’uno o l’altro. Svolta? Ci credo tanto. Bisogna lavorare su tutto, dare un po’ di spensieratezza ma, allo stesso tempo, dare cattiveria e motivazione. Dal punto di vista tattico bisogna lavorare su tutti gli aspetti, senza trascurare niente. Dobbiamo andare forte, consapevoli di quello che rappresentiamo”.

    12:19

    “Leader? Alla Juve non importa se sei giovane o vecchio, devi vincere!”

    Tudor sui leader nella squadra e su cosa vuol dire essere Juve: “Qualcuno l’ho conosciuto ieri, non posso dire in qualche ora come sono le persone. Chiaro, generazioni sono diverse, non di calciatori ma anche di giovani che arrivano. Chiaro che prima c’era tanta più personalità, ovunque. Però va anche detto che si è intrapresa una strada di cambiamento, quando ci sono tanti giocatori il percorso di crescita di una squadra può rallentare. Alla Juve, non frega a nessuno se sei giovane o vecchio: devi vincere e crescere in fretta. Questo vale per tutti. La Juve fa le cose giuste scegliendo le persone giuste, se si sbaglia persone non si fa bene. Qua, invece, c’è stata sempre questa forza, a partire dalla gente ai vertici. L’umilità me l’hanno trasmessa questi 7-8 anni qui da calciatori come Del Piero, Zidane e Montero. Ricordo bene la cultura della Juve 1990/2000: c’era sempre voglia di vincere, sia il mercoleedì in Champions che la domenica contro squadre meno forti in campionato. E’ una cosa che ho provato a trasmettere anche da allenatore”.

    12:17

    Tudor: “Scelgo con il cuore, gli anni di contratto non mi interessano”

    L’allenatore ha spiegato perché ha accettato un contratto così breve con la Juve: “Mi considero un allenatore, nella mia carriera ho iniziato ad allenare abbastanza presto per problemi di infortuni. Posso essere un po’ particolare, faccio le scelte con il cuore: avere dieci anni di contratto o meno, per me cambia poco, faccio ugualmente il mio lavoro. Io vorrei stare qui dieci anni, ma faccio comunque il mio lavoro. Il futuro e il passato non possiamo controllarlo, vivo nel presente, stamattina ho preparato l’allenamento e devo parlare con i giocatori”.

    12:16

    “Yildiz e Koopmeiners? Facile trovare un ruolo”

    Tudor ha quindi spiegato come intende utilizzare Yildiz e Koopmeiners: “Quando un giocatore è forte, è facile trovare il suo ruolo. Tutti i ragazzi li ho visti dispiaciuti, quando un allenatore va via è anche responsabilità loro. Allo stesso tempo li ho visti molto motivati per ripartire. Koop e Kenan hanno caratteristiche rare, devono e possono fare goal, sono sempre i calciatori che fanno differenza nel calcio. Proverò a metterli nel ruolo giusto per farli rendere di più. I giocatori si devono sentire a loro agio giocando dove possono rendere di più. Koop è un giocatore forte con voglia di fare, è mio compito farlo rendere al massimo e sono sicuro che lo farò”.

    12:13

    “Vlahovic è fortissimo, ha fatto un bel gesto”

    Il nuovo allenatore ha subito parlato di Dusan Vlahovic: “Dusan ha fatto un bel gesto, quello di rientrare in anticipo. Si tratta di un calciatore fortissimo, sono felice di allenarlo. Ho fatto qualche dichiarazione su di lui, ma dimostra le sue doti con i fatti. Sa fare goal, capisce le azioni, è un trascinatore. Abbiamo parlato, scambiato le opinioni e ci siamo messi a lavorare. Lui e Kolo Muani sono due giocatori forti, possono giocare insieme, si può fare tutto. L’importante è avere giocatori forti, sennò un allenatore non può fare niente. La rosa poi è giovane, è stimolante”.

    12:11

    Tudor: “Tutti vorrebbero allenare la Juve”

    Prende la parola Igor Tudor: “Ringrazio il direttore e il club per questa opportunità, questa possibilità. Darò tutto per non deludere nessuno. Emozioni ci sono, chiaramente: tutti vorrebbero allenare la Juventus. Ma soprattutto c’è la voglia di lavorare, fare bene e raggiungere l’obiettivo, sappiamo tutti qual è. Credo tanto in questa squadra, ci sono giocatori forti. Ieri sono rientrati tutti dalle nazionali, però non ci sono scuse. Cerco responsabilità dai miei calciatori”.

    12:07

    Giuntoli: “Tudor resterà fino al Mondiale per Club, la speranza è continuare insieme”

    Spazio poi alla scelta di affidare la panchina a Tudor: “Le nostre scelte sono andate subito su Igor, non solo per il suo passato in bianconero, ma anche e soprattutto per le sue qualità tecniche, umane e morali. Rimarrà con noi fino alla fine della stagione, compreso il Mondiale per Club, poi ci siederemo attorno a un tavolo e la speranza è quella di continuare insieme, ha qualità importanti per continuare il nostro progetto. Questa squadra può dare grandi soddisfazioni per il futuro, siamo fiduciosi data la giovane età e l’esperienza in più di un anno fatta tutti insieme. Questo ci potrà garantire da subito una maggiore competitività sin da subito”.

    12:06

    Giuntoli ringrazia Motta: “Resterà una grande stima”

    Il dirigente bianconero ha subito speso della parole per l’ex allenatore: “Volevo cominciare questa conferenza nel ringraziare Motta e il suo staff per il grande impegno profuso in questi mesi. Il rapporto tra me e Thiago resterà uno di grande stima. Durante la settimana di sosta ci siamo presi tempo e abbiamo analizzato l’andamento delle gare, decidendo così di dare una sterzata importante per la squadra e per la Juve”.

    11:53

    Conferenza Tudor, a minuti l’inizio

    Sempre più vicino l’inizio della conferenza stampa di presentazione di Igor Tudor alla Juventus, in programma alle 12:00.

    11:42

    Capitano Juve, la novità con Tudor

    Dopo i tanti cambi di che hanno caraterizzato la gestione Thiago Motta, Tudor dovrebbe applicare un gestione diversa della fascia di capitano. 

    11:30

    Juve, l’attacco può rinascere

    L’arrivo in panchina di Igor Tudor potrebbe contribuire a sbloccare il reparto offensivo bianconero, ormai a secco da due partite. Una “cura” che l’allenatore croato ha già sperimentato al Verona ed al Marsiglia.

    11:18

    Nico Gonzalez, possibile svolta con Tudor

    Dopo una prima parte di stagione deludente in bianconero, Nico Gonzalez potrebbe cambiare ruolo sotto la gestione di Igor Tudor.

    11:07

    Rogic e Javorcic, chi sono i collaboratori di Tudor

    Oltre all’allenatore, con l’esonero di Motta è cambiato anche parte dello staff tecnico. Tra le novità ci sono Tomislav Rogic e Ivan Javorcic, entrambi con una storia particolare che si intreccia anche a quella di Gatti.

    10:56

    Vlahovic, il confronto e la promessa a Tudor

    Nei suoi primi giorni di lavoro alla Continassa, Igor Tudor ha parlato spesso con Dusan Vlahovic. Il nuovo allenatore bianconero intende infatti puntare di nuovo molto sul serbo.

    10:44

    Tudor, il punto sul futuro

    L’allenatore può giocarsi la conferma alla Juve anche per la prossima stagione in caso di qualificazione alla prossima Champions League.

    10:32

    Juve-Tudor, tutto pronto per la presentazione

    La conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore bianconero inizierà alle 12:00.

    Torino – Allianz Stadium LEGGI TUTTO

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    Bonato esclusivo: “Il Cagliari che vogliamo. Giovane, forte, da serie A”

    Mentre ancora calcava i campi del nord Italia (giovanili del Verona, Lecco, Brescello), Nereo Bonato, 60 anni, veronese, già pensava al futuro, e metteva in cascina una laurea in Economia. Smesso di fare il portiere, ha infilato il naso in uno studio di commercialista. Per poco. «Non faceva per me», racconta, «e ho intrapreso la carriera di direttore sportivo». Carriera che si è snocciolata tra Brescello, Modena, LEGGI TUTTO

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    Galeone esclusivo: “Allegri fu scelto per fare da chioccia a Thiago Motta”

     E da quando lo conosci? Lui dice dal ‘91. 

    «Da prima del ‘91».  

    Non è il solo: Cucci lo conosco dal ‘79, lo sento un giorno sì e l’altro pure e continuo a dargli del lei. «È una forma di rispetto».  

    Per i più giovani l’84enne Giovanni Galeone non è soltanto un vecchio amico di Allegri ma una sorta di padre («lui e la Checca non hanno avuto figli» mi spiegò un giorno Max). Per qualche giornalista è invece un grillo parlante. Tanti trascurano, o addirittura ignorano, i suoi trentatré anni di panchina, i tanti calciatori che ha formato, le promozioni, la zona alla Galeone, la propensione alla fantasia. Con questa chiacchierata mi piacerebbe restituirgli qualcosa di suo. «Avevo diciassette anni quando vinsi l’Europeo juniores. In squadra con me c’erano Albertosi, Salvadore, Bruno Bolchi, Corso. Mariolino Corso, capisci? L’anno dopo Facchetti. Giocammo in Bulgaria e in Lussemburgo. In finale battemmo l’Inghilterra di Bobby Charlton… Nell’Ungheria c’era un altro attaccante formidabile Flòrian Albert».  

    L’Imperatore di Budapest. «E trentatré anni in panchina… Ridendo e scherzando, quattro di settore giovanile, quattro in C2, altrettanti in C1 e la B col Pescara. E anche quattro promozioni dalla B alla A. Nel ‘95-96 presi il posto di Adriano Fedele a Udine, promossi, da allora l’Udinese non è più retrocessa. E sono passati trent’anni. Senti questa, sulla trattativa. Mi trovai a Varese con Sogliano, il ds. Ricky mi mostrò il contratto e io: “Guarda che a Pescara quella cifra la prendevo in un mese”. Chiamò il presidente Pozzo che mi accontentò e aggiunse: “Digli che gli do i soldi che vuole, se saliamo in A. In seguito mi presentò un contratto legato alla salvezza. Ma non esiste, mai fatto un accordo vincolato alla permanenza nella categoria, indegno per chi fa questo mestiere. Con i Pozzo conservo uno splendido rapporto».  

    Dicevamo di Allegri. «L’anno dopo Udine andai a Perugia e naturalmente lo feci prendere. Vincemmo subito».  Nonostante la sua pigrizia. «Max è pigro e se glielo dici si offende. Livorno, suo padre, la famiglia alla quale è molto legato, Giorgio che gioca a calcio nella Juve e adesso Max è anche diventato nonno, Valentina gli ha dato due nipotini».   In una scala da 1 a 10 quanto è pigro? «Quando lavorò al Milan gli misero a disposizione un insegnante d’inglese per fare pratica tutti i giorni. Mai ascoltato, non ne aveva voglia».  Un limite notevole. «Lo sceicco del Psg telefonò pregandomi di convincerlo ad andare. Tre, quattro anni di contratto, Max avrebbe dovuto crescere Motta che allenava le giovanili e in seguito sarebbe passato in prima squadra. Vai a Parigi, gli ripetevo. Vacci, mister, vincerai tutto».  E lui? «“In Francia giocano a scapoli e ammogliati”. Che gli vuoi dire? Pensa che ha rifiutato il Chelsea due volte nello stesso anno, la seconda perché era appena morta sua mamma. Poi l’Arsenal dopo Wenger. Vedrai che si riprende, dicevo. Non si fidava del progetto. Anche il Manchester United e prima di tornare alla Juve, il Real Madrid».  La motivazione del no a Florentino? «Non ci vado per rispetto nei confronti dei club ai quali ho detto no».  Pure bugiardo. Pigro e bugiardo. «Ma allenatore straordinario. E un uomo leale, diretto. Sono stato fortunato».  In che senso? 
     «Ho avuto lui e anche Piero (Gasperini, nda). Che a Pescara era tutto, non avevamo una gran squadra, l’anno prima era retrocessa, non s’era iscritta e soltanto tre giorni prima dell’inizio era stata riammessa».  

     Max è pigro, e Gian Piero o Piero? «Permaloso, un tipo selvatico. Max è fantasioso, intuitivo, Gasperini scientifico, solido, in campo era un professore. Quel Pescara veniva da Catuzzi, uno che la zona la faceva nell’82. Io andavo a vedere il suo Bari perché mi interessava Caricola. Il 4-3-3 lo interpretava benissimo. La squadra aveva assimilato i concetti della zona e Piero la guidava da dietro, bravissimo. Questa te la devo raccontare».   Devi, devi. «A Max e Piero dicevo: “Leggete la partita e quando andate in difficoltà cambiate, se vedo che avete cambiato bene vi dico di proseguire, sennò decido diversamente”…».   Autonomia indotta. «Piero non giocava per sé, ma per la squadra. Un martedì mi presento all’allenamento, io di solito parlavo poco. Berlinghieri, che attaccava a sinistra, a un certo punto fa: “Mister, il pallone va sempre a destra, sempre a Pagano, Pagano, Pagano. Piero si alza e ad alta voce: «Senti, Primo, Rocco salta l’uomo dieci volte su dieci, fai altrettanto a sinistra e vedrai che cerchiamo anche te. Mai un problema».  

    Rimpianti professionali? «Sbagliai ad andare a Napoli dove mi voleva Diego, me lo disse Moggi. Mazzone non era stato mandato via, s’era dimesso. E se Mazzone si dimette significa che ha capito e nessuno può pensare di fare meglio di lui. In quel periodo mi voleva Viola alla Roma».  Indimenticabili i tuoi scontri con Sacchi. «Non coltivo il senso dello spartito. Ma quello del talento. Se al piano c’è Rachmaninov il risultato è fantastico, ma se c’è uno da pianobar, ti saluto. Lui voleva adattare il calciatore al gioco. Un giorno andammo insieme a Düsseldorf per Olanda-Inghilterra, Europei. Mi parlava solo di Lineker: “Vedi con quello io… Guardalo bene”. E io: Arrigo, tu hai Van Basten, mannaggia a te, Van Basten! Il calcio fa parte del mondo dello spettacolo e lo spettacolo richiede la fantasia. Miracolo a Milano di De Sica e anni dopo ET volava con la bicicletta. La Tempesta di Shakespeare, il Caligola di Carmelo Bene, Baggio e Totti, Del Piero e Zola, Causio, Meroni».  Ho capito, il calcio di oggi ti diverte poco. «Il nostro pochissimo, preferisco guardare la Premier o la Liga. Trascurando i vivai, rinunciamo alla nostra identità. Molto meglio il catenaccio, almeno eravamo noi, era l’Italia».  LEGGI TUTTO

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    Mezzano: “Con Elmas e Biraghi è un Torino da Europa”

    TORINO –  “Blasone, bacino d’utenza: il Toro ha tutto per giocare in Europa”. Parole queste di Luca Mezzano, l’ultimo capitano della squadra granata prima dell’inizio dell’era Cairo. Nei suoi anni da calciatore al Torino aveva anche disputato qualche gara internazionale nell’Intertoto del 2003, ma quella era un’altra epoca. Il Torino ha ancora la possibilità di qualificarsi a una coppa?& LEGGI TUTTO

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    Juve, il Gioco dell’Oca

    Pensando in queste ore alla Juve, la sensazione è esattamente la stessa: di amarezza e stordimento, perché al rinascimento mottiano si è sostituita necessariamente la restaurazione tudoriana, quattro mesi in cui non ci sarà spazio per nuove utopie.

    La rimozione di Thiago è stata rapidissima. Staccato il quadro, di lui non resta più nulla alla Continassa. Il peccato originale che ha commesso? Forse quello di cercare di convincere gli altri di essere migliore di quanto in realtà sia, indipendentemente dal fatto che egli stesso ne fosse convinto o meno.

    Parafrasando Epittèto, «è impossibile per un uomo imparare ciò che crede di sapere già»: quando il divario tra la competenza effettiva e quella percepita è colmato dall’ego, in contrapposizione al talento o agli sforzi, tutto ristagna.

    Da giorni leggo di ex calciatori, ex allenatori, giornalisti, opinionisti e (poco)talent che attribuiscono colpe anche a Giuntoli. Corretto, ci mancherebbe. Ma dov’erano quando – fedele alla mission aziendale – smantellava il passato e, con esso, l’anima Juve?

    E nessuno la meni di nuovo con la storia delle ricapitalizzazioni e dei bilanci ululanti, perché la maggior parte degli analfabeti di settore, che commentano queste vicende, dimostra di non avere un’idea di come e quanto il calcio sia cambiato dal 2009 a oggi con l’introduzione del FFP.

    Il calcio moderno è dinamico, multiculturale, multietnico, multidebito. La Serie A con i suoi meriti e i suoi tanti limiti è costretta a soddisfare esigenze multiple. Si tratta di darsi delle priorità e capire bene quali sono.

    L’obiettivo di un top club è quello di fare risultati e vincere trofei. Ma spesso c’è un trade-off : se si vuole la gloria, si deve dimenticare di massimizzare i profitti. E, se si vuole il massimo profitto, a volte si devono abbandonare i sogni di gloria. È il Sistema che va cambiato a livello europeo. Ci troviamo di fronte a una sfida globale che deve essere giocata su più fronti. Meglio, su altri fronti. LEGGI TUTTO

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    Adams, Vanoli ha un nuovo leader: con la Lazio per continuare a segnare e stupire

    TORINO – La leadership nel calciatore, la sua emersione trattandosi di ragazzi che devono esprimerla mediamente tra i 18 e i 35 anni è materia delicata, e si costruisce sia attraverso la risolutezza che la capacità di fare gruppo. Oltreché, e questa è la base sottostante vista la materia in esame, grazie alle prestazioni e al contributo offerto. In tal senso Ché A LEGGI TUTTO